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Una sana disobbedienza
lunedì 27 ottobre 20.30 assemblea cittadina al Teatro Puccini a Firenze Se volete, denunciateci tutti, perché il nostro è un atto collettivo E non vi permettiamo di sviare dalla domanda: quando riapre la fabbrica? 1. Sabato 10.000 persone sono scese … Leggi tutto L'articolo Una sana disobbedienza sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Una sana disobbedienza: la rabbia operaia e la festa dei sound system per la fabbrica socialmente integrata
Fanno più rumore 1567 giorni di presidio permanente, o i manganelli della celere contro persone disarmate e a volto scoperto? Forse, a pensarci bene, il frastuono più fragoroso è quello prodotto dal silenzio imbarazzato (e imbarazzante) delle istituzioni di fronte … Leggi tutto L'articolo Una sana disobbedienza: la rabbia operaia e la festa dei sound system per la fabbrica socialmente integrata sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Collettivo di Fabbrica ex-Gkn: le foto dell’occupazione dell’aeroporto
Se si vuole rispondere alla domanda da dov’è venuta la mobilitazione per la Palestina “blocchiamo tutto”, una delle strade da percorrere è quella di Campi Bisenzio, hinterland di Firenze, fino allo stabilimento dell’ex-Gkn, iniziata il 9 luglio di quattro anni fa, quando il fondo finanziario che aveva comprato la fabbrica decide di dismettere la produzione e così anche la vita di tutti gli operai. Ma il collettivo di fabbrica non ha accettato l’isolamento, la depressione, la vendita e lo svuotamento delle proprie vite e dello stabilimento, e dall’occupazione della fabbrica non si è più fermato. Lottare contro la speculazione finanziaria e immobiliare non è facile, soprattutto quando le istituzioni sono completamente inattive, e quindi complici. Non è bastata la scrittura dal basso di un piano per la reindustrializzazione, l’istituzione di una cooperativa, la raccolta fondi di più un milione di euro, la prospettiva di una fabbrica ecologica e sociale integrata nel territorio, un festival di letteratura working class. Il corteo di sabato 18 era convocato per questo: “non ci lasceremo logorare in silenzio” ha spiegato dal camion Dario Salvetti, portavoce del collettivo di fabbrica. Insieme ai collettivi studenteschi, agli operai del tessile di Prato, ai comitati territoriali, e alle tante persone venute da tutta la Toscana e il centro Italia, perché la mobilitazione “Insorgiamo” rappresenta un’alternativa concreta e dal basso all’economia di guerra. E dopo aver percorso tutto il quartiere di Novoli, prima della conclusione, il corteo ha deviato verso l’aeroporto di Peretola, riuscendo a bloccare le partenze. Perché questa lotta ha bisogno di spazio e una chiara presa di posizione da parte delle istituzioni. Domenica la mobilitazione è continuata con una assemblea in fabbrica dedicata alle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali. * * * * * * Tutte le immagini sono di Luca Mangiacotti SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Collettivo di Fabbrica ex-Gkn: le foto dell’occupazione dell’aeroporto proviene da DINAMOpress.
Gkn: un blocco per sbloccarsi
Un racconto del corteo di sabato: occupato per circa 30 minuti l’aeroporto di Firenze-Peretola, sfondato il cordone delle forze dell’ordine da una folla non prevista. Il popolo di Gkn non è dormiente e non resta passivo ad aspettare.
FIRENZE: IN 10MILA PER LA GKN SFONDANO IL CORDONE DI POLIZIA E OCCUPANO L’AEROPORTO, “NESSUNO FERMA LA RABBIA OPERAIA”
Un corteo numeroso e rumoroso, partito intorno a alle 15.30 dal polo universitario di Novoli, area ex Fiat, ha sfilato per le strade di Firenze a sostegno del progetto operaio della fabbrica di Campi Bisenzio, ex Gkn. Il corteo sotto lo slogan “Il futuro (ir)rompe” chiedeva l’avvio del Consorzio industriale nella fabbrica in Provincia di Firenze. Un consorzio pubblico per  reindustrializzare lo stabilimento in balia di iter politici, pause estive, freni burocratici e stalli elettorali e che attende ancora le nomine. “Siamo stanchi di questo muro di gomma” ripetono dal Collettivo che ha richiamato in piazza migliaia di persone, almeno 10 mila secondo gli organizzatori. Il corteo, a fine giornata, alla periferia nord di Firenze ha deviato il percorso autorizzato occupando l’aeroporto Peretola. Si sono verificate cariche di polizia prima di raggiungere lo scalo toscano e dentro agli ingressi dell’aeroporto. Nonostante il cordone poliziesco, la testa del corteo – composto da lavoratori e lavoratrici – al grido di “nessuno ferma la rabbia operaia” è riuscito a eludere il dispiegamento di agenti e raggiungere l’aeroporto di Firenze, occupandolo.
Riaprire GKN: una rotta per equipaggi di terra
Le piazze oceaniche di queste settimane contro il genocidio e in solidarietà alla Flotilla hanno finalmente innescato un processo di rottura delle politiche di morte, di cui il governo italiano è attivamente complice. Questo processo non può esaurirsi, ma deve anzi permanere e articolarsi con le altre lotte sociali nel nostro Paese, per trarne forza e far dilagare la capacità mobilitativa. È in questa cornice che pensiamo si debba inserire la chiamata del Collettivo di Fabbrica ex-GKN per il corteo del 18 ottobre a Firenze. > L’esperienza della fabbrica socialmente integrata non è solo una lotta per la > dignità del lavoro, ma anche per un’alternativa a un sistema produttivo che > trae profitti dal genocidio. Un punto di rottura di questa filiera di morte, > di cui già i blocchi e gli scioperi generali ci hanno mostrato l’importanza > per il sostegno al popolo palestinese. La speculazione finanziaria e immobiliare, le politiche ecocide, la deindustrializzazione che lascia spazio alla riconversione bellica delle produzioni sono processi legati a doppio filo alla stessa base che sostiene il genocidio. È questa la realtà di stabilimenti come la Beko di Siena, dove Leonardo S.p.A è pronta a intervenire sulla crisi occupazionale al prezzo di una conversione bellica dello stabilimento. Per questo, domandarsi cosa si produce e per chi, trovare un’alternativa a questo presente di morte, è oggi più che mai imporre il primato della vita contro i profitti della guerra. È questa urgenza che il Collettivo di Fabbrica ex-GKN è riuscito a imporre nel discorso pubblico. di Andrea Tedone LO STATO DELLA VERTENZA Quattro anni di vertenza e lotta sociale per la reindustrializzazione non sono bastati a rompere il muro di gomma di padronato e istituzioni. Una vertenza che si vuole far chiudere senza alternative, in quello che potrebbe diventare un ennesimo esempio della speculazione immobiliare e finanziaria. Nel 2021 a Campi Bisenzio sembrava ripetersi una storia paradigmatica di capitalismo all’italiana: l’ex FIAT, diventata azienda committente di semiassi per Stellantis, chiusa col pretesto della transizione ecologica. Un piano del capitale come tanti, che però si è scontrato con l’ostinazione del collettivo operaio a non voler subire il licenziamento e farsi invece protagonista di una vera transizione ecologica, dal basso. Nonostante un piano di reindustrializzazione per la produzione di cargo-bike e pannelli fotovoltaici, scritto col supporto di ricercatorə solidali e l’approvazione di una legge regionale per consorzi industriali, le istituzioni impongono ancora un’attesa logorante. Il consorzio che si è costituito a luglio potrebbe rilevare lo stabilimento e far partire la produzione, ma le tempistiche non sono obbligate e un’ennesima posticipazione sarebbe insostenibile per la reindustrializzazione, le vite degli operai e la lotta in sé. Il timore è che l’urgenza della sua attivazione si disperda nell’agone delle vicine elezioni regionali, dilatando ancora i tempi di attuazione del piano industriale. Per questo la ex-GKN non è mai stata tanto vicina al successo e alla sconfitta nello stesso momento. Il corteo del 18 ottobre, a elezioni regionali ormai alle spalle, esigerà risposte definitive sullo stabilimento e sul consorzio. Serve quindi spingere ancora il Collettivo di Fabbrica oltre l’immobilismo delle istituzioni, perché questa vittoria dà forza al movimento nel suo complesso e una vittoria del movimento dà forza a ogni lotta particolare. PER TUTTO, PER ALTRO, PER QUESTO Il Collettivo ha definito il 18 ottobre come la data del per tutto, per altro, per questo. Ha invertito l’ordine di due anni fa, quando questa particolare vertenza era diventata un punto di ricaduta del movimento, convergendo con varie altre lotte per mettere in discussione il generale (un tutto). Oggi sono il genocidio e il riarmo a imporsi necessariamente come raccordo delle varie lotte particolari (il tutto). Tra i tanti (altri) punti di rottura da aprire, il particolare della ex-GKN è uno di questi. La fabbrica socialmente integrata, con l’accento posto su cosa e come si produce, può essere un modello largamente replicabile e alternativo agli interessi del comparto bellico che permea sempre più settori della società. Come in fabbrica, anche in università è necessario chiedersi che ricerca si conduce, per chi, con quali mezzi: ricercatorə solidali si sono messə a disposizione della vertenza ex-GKN e dei suoi piani industriali, aprendo così lo spazio a un’idea di università come motore di interesse collettivo. E se da un lato l’università diventa sempre più dipendente da finanziamenti di aziende belliche e inquinanti, il conseguente smantellamento della spesa pubblica a favore del riarmo ha già fatto perdere il posto di lavoro a questə stessə ricercatorə e con loro a moltə altrə colleghə. > La lotta ex-Gkn ha permesso inoltre di riprendere parola sulla crisi > eco-climatica da una prospettiva di classe, in una fase in cui questa è > drammaticamente scomparsa dalle rivendicazioni di piazza, nonostante continui > ad aggravarsi, ed è impugnata soltanto pretestuosamente dalla destra fascista > trumpiana in chiave negazionista. Il piano di reindustrializzazione della ex-GKN è un’alternativa alla dipendenza dal combustibile fossile, pretesto e obiettivo dei conflitti, una soluzione alla crisi produttiva e un passo avanti verso la democrazia energetica. Mettere a terra la transizione ecologica, dal basso, è oggi più che mai la nostra comune priorità. Per questo la lotta della ex-GKN è l’occasione di ricomporre sempre più lotte in aderenza al tutto di genocidio e riarmo. Riaprire la fabbrica significa riaprire un orizzonte di possibilità per disertare la guerra oltre il solo piano di movimento e per costruire l’alternativa tramite la transizione ecologica dal basso. La possibilità di vedere altre vertenze simili nei prossimi anni nel nostro Paese non può prescindere del tutto da questa vittoria. Per questo tuttə noi ci dobbiamo assumere la responsabilità del 18 ottobre: della vittoria, così come dell’eventuale sconfitta di questa vertenza. Deve essere la convergenza politica e umana larghissima che in questi anni si è stretta attorno alla fabbrica di sogni a dare la spallata finale all’immobilismo delle istituzioni. Tocca a tuttə noi, il 18 ottobre a Firenze, riaprire la nuova GKN. La copertina è di Andrea Tedone SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Riaprire GKN: una rotta per equipaggi di terra proviene da DINAMOpress.
Le interviste di Frittura mista alias radio fabbrica al festival alta felicità 2025@1
Nella giornata di domenica 28, come redazione di Frittura Mista alias Radio Fabbrica, abbiamo realizzato due approfondimenti all’interno del Festival Alta Felicità 2025, essendo stata Radio Blackout parte integrante di questa edizione del festival. La seconda intervista la abbiamo realizzata in compagnia di Dario Salvetti, del collettivo di fabbrica ex GKN, presente all’assemblea tenutasi venerdì […]
Le interviste di Frittura mista alias radio fabbrica al festival alta felicità 2025@0
Nella giornata di domenica 28, come redazione di Frittura Mista alias Radio Fabbrica, abbiamo realizzato due approfondimenti all’interno del Festival Alta Felicità 2025, essendo stata Radio Blackout parte integrante di questa edizione del festival. La seconda intervista la abbiamo realizzata in compagnia di Dario Salvetti, del collettivo di fabbrica ex GKN, presente all’assemblea tenutasi venerdì […]
La vertenza della ex-Gkn è pronta a Resistere davanti alla minaccia di sgombero
Venerdì 11 e sabato 12 luglio non prendete impegni, il collettivo di fabbrica dell’ex-Gkn ha bisogno di noi, tutte e tutti, a piazza Poggi a Firenze. L’evento ospiterà la sera del primo giorno un concerto, mentre il secondo giorno sarà dedicato alla terza assemblea popolare dell’azionariato popolare e della solidarietà, e sarà anche l’occasione per condividere con le e i solidali idee e progetti di resistenza. “Resistere per Ri-esistere” è infatti il motto di questo appuntamento, il momento di inizio di un’estate di lotta per difendere un’esperienza che ha già rivoluzionato il panorama dei movimenti in Italia e in Europa. > Il rischio che il presidio dello stabilimento di Campi Bisenzio venga > cancellato dall’intervento delle forze dell’ordine è ormai concreto. A fine giugno il Tribunale fallimentare competente ha emesso una sentenza che ordina lo sgombero di alcuni dei punti centrali in cui si è sviluppato la lotta nella fabbrica, come per esempio la reception, la tensostruttura e la palazzina nord. Per la vertenza, questa ingiunzione di sgombero è a tutti gli effetti un attacco alla lotta, anche se da un punto di vista più “tecnico” viene presentata come una possibile soluzione alla questione della chiusura della fabbrica e al licenziamento di lavoratrici e lavoratori. Ma andiamo per ordine. La mobilitazione è iniziata il 9 luglio 2021, dopo che l’allora direttore della fabbrica aveva annunciato con una mail la chiusura dello stabilimento. Immediatamente ha preso vita l’assemblea permanente che ancora oggi porta avanti la lotta per la rilocalizzazione della produzione e la realizzazione di un piano industriale a trazione popolare per la transizione ecologica dal basso nel territorio. Da non dimenticare che a novembre del 2023 proprio Campi Bisenzio, una delle zone più industrializzate e cementificate della Toscana, è stata colpita da una forte alluvione, che ha ucciso 7 persone. Al momento della chiusura, la fabbrica era di proprietà del fondo finanziario Melrose, che a fine 2021 ha venduto lo stabile a Francesco Borgomeo, imprenditore e già advisor di Melrose. A sua volta, Borgomeo ha creato una nuova società, la QF, che si è sostituita al fondo Melrose come controparte delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta. Se inizialmente il discorso portato avanti da Borgomeo, il quale aveva promesso, senza mai farlo, di presentare un nuovo piano industriale, sembrava andare incontro alle richieste e le rivendicazioni del collettivo, dall’autunno del 2022 i suoi attacchi nei confronti della mobilitazione sono diventati sempre più frequenti. In particolare il nuovo proprietario si è concentrato nel dipingere il presidio operaio come una “occupazione”, un atto illegale, che gli impediva di usufruire pienamente dell’immobile da lui comprato. È importante precisare che, sebbene lo stabilimento fosse chiuso, le operaie e gli operai della ex- Gkn, diventata di proprietà della società QF, ricordiamo, erano ancora formalmente assunte e assunti e avevano diritto di recepire lo stipendio. Ma i soldi non si sono fatti vedere, o comunque molti meno di quelli che dovevano essere legalmente versati, trasformando nel tempo, con sentenze del Tribunale, le operaie e gli operai in creditrici e creditori nei confronti di QF. Nel frattempo, ad aprile 2025, tutte le operaie e tutti gli operai sono state licenziate e licenziati. Nel corso del tempo, secondo quanto è stato anche riportato da un articolo pubblicato da La Nazione pochi giorni fa, la proprietà dello stabilimento è stata a sua volta rivenduta da QF a due altre società, la Tuscany Industry srl e la Sviluppo Immobiliare Toscana srl, che sono, però, collegate a QF stessa. È quella che è stata chiamata una “vendita infragruppo”. Una compravendita che ha come effetto di rendere ancora meno chiare le responsabilità della proprietà nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta. > La sentenza che è stata emessa a fine giugno è infatti volta a “garantire” > alle società proprietarie dell’immobile la possibilità di disporre del bene > per poterlo vendere, con l’intenzione, almeno formalmente, di risarcire i > creditori, ovvero le operaie e gli operai. Questa narrazione non ha però convinto in nessun modo il collettivo di fabbrica, che non crede più alle promesse fatte da QF e dai giudici fallimentari, soprattutto perché procedere con lo sgombero e la vendita dell’immobile significherebbe cancellare il progetto di creare una fabbrica socialmente integrata nel territorio, che dia lavoro e che contribuisca, dal basso, alla riconversione in chiave ecologica della produzione. L’unico piano industriale in campo è, ed è sempre stato, quello redatto dalle operaie e dagli operai e dalle ricercatrici e dai ricercatori solidali. Un piano di reale alternativa economica e di transizione ecologica dal basso, volto alle esigenze del territorio e del movimento climatico – italiano ed europeo. I tentativi da parte delle varie scatole cinesi delle proprietà di neutralizzare le rivendicazioni portate avanti in questi anni dalla mobilitazione hanno infatti reso impossibile alla vertenza di riconoscere una qualsiasi buona volontà da parte della controparte di voler riattivare la produzione. E l’ultima sentenza di sgombero emessa dal Tribunale fallimentare, che in passato si era anche pronunciato contro la proposta del collettivo di rendere il comune di Campi Bisenzio ente tutelare della fabbrica, non può far altro che accentuare i timori di una volontà di eliminazione della vertenza. Per questo è importante essere a Firenze questo fine settimana. Perché lottare per un futuro diverso, dove a comandare non sia la logica del profitto e la cinica legge del più forte, è ancora possibile. Ed è ancora possibile vincere. L’immagine di copertina è di Jacopo Clemenzi SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo La vertenza della ex-Gkn è pronta a Resistere davanti alla minaccia di sgombero proviene da DINAMOpress.
EX-GKN: PARTECIPATA ASSEMBLEA DOPO LE NOTIZIE DI SGOMBERO, IN VISTA DELLA DUE GIORNI DI MOBILITAZIONE DEL PROSSIMO 11-12 LUGLIO
Giovedì 26 giugno, al presidio del collettivo di fabbrica dell’ex GKN di Campi Bisenzio, si è tenuta un’affollata assemblea, dopo che nei giorni scorsi si è avuta notizia di un’ordine di sgombero del presidio stesso. Sullo sgombero, i lavoratori non hanno ricevuto comunicazioni ufficiali, ma la notizia arriva proprio mentretre comuni (Campi Bisenzio, Calenzano e Sesto Fiorentino) stanno per entrare con la Regione Toscana nel Consorzio industriale pubblico, per la reindustrializzazione dello stabilimento sulla base del progetto della cooperativa Gff. Tra pochi giorni ci sarà il quarto anniversario dell’inizio della lotta, quando il 9 luglio 2021 arrivarono via messaggio le lettere di licenziamento per quasi 500 persone. Per questo, il prossimo 11 e 12 luglio ci sarà una due giorni di lotta al presidio. Ne abbiamo parlato con Matteo Moretti del collettivo di fabbrica ex GKN. Ascolta o scarica