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BRESCIA: DOPPIO APPUNTAMENTO DI PIAZZA PER LO SCIOPERO GENERALE DI LUNEDI 22 SETTEMBRE 2025
Anche Brescia scende in piazza in occasione dello sciopero generale di lunedì 22 settembre 2025 promosso da gran parte del sindacalismo di base italiano. L’appuntamento sarà doppio: in mattinata il primo momento di lotta sarà in Piazza Rovetta (Largo Formentone) alle ore 10, mentre la sera si replica con l’appuntamento lanciato dalle organizzazioni sindacali e le realtà politiche e sociali locali alle 18 in Piazza Duomo (Piazza Paolo VI). Presenta lo sciopero e le iniziative locali ai microfoni di Radio Onda d’Urto Dario Filippini, dell’USB. Ascolta o scarica Alle iniziative sarà presente anche il Coordinamento Palestina di Brescia, come ricorda Mariam. Ascolta o scarica
CURAMI – PRIMA DI TUTTO LA SALUTE: L’ IMPORTANTE ESPERIENZA DI “SANITARI PER GAZA”
CURAMI – Prima di tutto la salute è la trasmissione in onda il sabato mattina, dalle ore 12.00 alle 12.30, con Donatella Albini, medica del centro studi e informazione sulla medicina di genere, già delegata alla sanità del Comune di Brescia e Antonino Cimino, medico e referente di Medicina Democratica di Brescia. La trasmissione viene replicata il mercoledì alle ore 12.30. Nella prima puntata di questa nuova stagione di di Curami – prima di tutto la salute andata in onda il 20 settembre 2025 ospiti Raed, e Antonella Savio, di “Sanitari per Gaza”. Il tema che si affronta è appunto quello di descrivere e raccontare l’importante esperienza di questo gruppo di sanitari impegnati in azioni di solidarietà con la popolazione palestinese vittima del genocidio israeliano. Ascolta o scarica la puntata condotta in studio da Antonino Cimino. Ascolta o scarica 
MILANO: LA “FAKE WEEK – BABELE MILANO” IN CORTEO NEL GALLARATESE PER DIFENDERE (DAVVERO) IL TERRITORIO DA CEMENTO E SPECULAZIONI
Manifestazione nella mattina di sabato 20 settembre 2025  a Milano all’interno della terza edizione di  “Fake Week / Babele Milano”  partita dalla Maura e giunta al Bosco Falck, promossa dal Comitato Difesa Bosco Falck  che con altre numerose realtà promuovono quattro giorni di iniziative in concomitanza con la Green Week del Comune di Milano.  Una iniziativa che vuole denunciare le storture e le diseguaglianze prodotte dal cosiddetto “modello Milano” che favorisce solo grandi gruppi di potere economico-finanziario. Dalla conclusione del corteo la corrispondenza di Andrea, nostro collaboratore da Milano, che intervista Luciano, uno dei manifestanti. Ascolta o scarica
PALESTINA: GLOBAL SUMUD FLOTILLA NAVIGA VERSO GAZA, MENTRE A ROMA 3 ATTIVISTE DI UG IN SCIOPERO DELLA FAME DAVANTI A MONTECITORIO
Mentre forze israeliane continuano con il genocidio del popolo Palestinese, la solidarietà internazionale continua ad espandersi e rafforzarsi: in vista dello sciopero generale per la Palestina di lunedì 22 settembre 2025 in Italia promosso da gran parte del sindacalismo di base, tre persone supportate da Ultima generazione hanno iniziato il 20 settembre 2025, davanti alla Camera dei deputati in piazza Montecitorio a Roma, uno sciopero della fame ad oltranza per chiedere al governo meloni di riconoscere ufficialmente il genocidio per mano israeliana in corso in Palestina e di garantire protezione e ritorno in sicurezza ad attiviste ed attivisti della  Global Sumud Flotilla. Su Radio Onda d’Urto le voci di due delle tre persone in sciopero della fame. Ascolta o scarica Per quanto riguarda la Global Sumud flotilla, la navigazione prosegue dopo la partenza ieri da Capo Passero delle 49 imbarcazioni. Il diario di bordo di questo 20 settembre 2025 dal nostro collaboratore Stefano Bertoldi, capitano di una delle imbarcazioni. Ascolta o scarica  
FRANCIA: OLTRE UN MILIONE IN PIAZZA PER LA “GIORNATA DI AZIONE INTERSINDACALE” CONTRO L’AUSTERITÀ E PER LA GIUSTIZIA SOCIALE
Oltre un milione di lavoratori e lavoratrici, giovani, studenti e studentesse, precari e precarie sono scesi in piazza giovedì 18 settembre 2025 in tutta la Francia – dando vita a oltre 250 manifestazioni – per la “giornata d’azione intersindacale”. A Parigi e in altre grandi città francesi come Bordeaux, Marsiglia e Lione ci sono stati scontri con la polizia, che già dall’alba si è presentata in forze ai blocchi operai e studenteschi organizzati davanti ai depositi dei mezzi di trasporto pubblico, alle scuole e alle grandi piattaforme logistiche. Centinaia i manifestanti fermati durante le cariche. La mobilitazione nazionale è arrivata soltanto una settimana dopo la giornata del 10 settembre. Anche in quell’occasione, centinaia di migliaia di persone erano scese nelle strade di tutto il Paese dietro la parola d’ordine “Bloquons tout” (“Blocchiamo tutto”). Le mobilitazioni si oppongono alla legge finanziaria, alla riforma delle pensioni e, in generale, all’intera politica economica fatta di austerity, tagli per decine di miliardi ai servizi pubblici come la sanità e la scuola, voluta dal presidente Emmanuel Macron e portata avanti prima dall’ex premier Bayrou (sfiduciato l0 scorso 8 settembre) e ora dal suo successore Lecornu. Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, le considerazioni sulla giornata di lotta del 18 settembre 2025 in Francia con: * Gianni Mainardi, compagno italiano che vive da molti anni a Parigi. Ascolta o scarica. * Matteo Polleri, ricercatore italiano tra Parigi e Lione. Ascolta o scarica.
“FERMARE IL MASSACRO NELLA STRISCIA DI GAZA”: INIZIATIVE DELLA CGIL IN 80 CITTA’ ITALIANE
In Italia oggi, venerdì 19 settembre, mobilitazione “per fermare il massacro nella Striscia di Gaza” della Cgil: sciopero di 4 ore a fine turno, che però non riguarda i servizi pubblici definiti essenziali come trasporti, scuola e sanità. Manifestazioni in 80 città. Il segretario generale Landini, ha scelto le piazze di Messina e Catania, da dove ha ricordato la lettera aperta del segretario generale della Confederazione sindacale internazionale, Luc Triangle, indirizzata a capi di Stato, governi e istituzioni internazionali, in cui si chiede il riconoscimento dello Stato palestinese. “L’inazione politica su Gaza e sulla Palestina è una negligenza criminale. Il mondo è testimone di un orrore che sfida la comprensione”, che va fermato, si legge nel testo. “Le opzioni disponibili nell’ambito del diritto internazionale sono molte. La comunità internazionale deve agire ora. I sindacati di tutto il mondo chiedono un’azione immediata e duratura: Fermare immediatamente la fornitura di armi a tutte le parti. Cessare il fuoco immediatamente e garantire un accesso umanitario senza restrizioni. Rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e i prigionieri politici. Riconoscere immediatamente la Palestina e porre fine all’occupazione e al commercio con gli insediamenti illegali. Rafforzare la democrazia per garantire la pace immediatamente. Dobbiamo agire immediatamente”, si rimarca nella lettera citata da Landini, che ha aggiunto; “non è il momento di spendere per le armi ma per i diritti e la qualità della vita”. Tra le altre piazze, Radio Onda d’Urto si è collegata con: * * Milano, dove si è tenuto un corteo con diverse migliaia di persone. La corrispondenza con il nostro collaboratore Andrea CegnaAscolta o scarica * Breno, in Valle Camonica, con la Cgil del comprensorio sebino – camuno, alla presenza di un centinaio di persone Alessandro della nostra redazione locale della Valle Camonica Ascolta o scarica * Brescia città, dove in piazza Rovetta circa 700 persone hanno risposto all’appello della Camera del Lavoro. Il collegamento con Siham della redazione Ascolta o scarica * Le interviste realizzate in piazza a Brescia da Siham della redazione Ascolta o scarica  
PALESTINA: L’ESERCITO ISRAELIANO PARLA DI “FORZA SENZA PRECEDENTI” CONTRO GAZA CITY. PARTE LA FLOTILLA IN MARE; A TERRA, MOBILITAZIONE CGIL.
“Useremo una forza senza precedenti su Gaza City“; così l’esercito occupante e genocida israeliano, impegnato da giorni a distruggere e poi occupare la principale città della Striscia, intimando poche ore fa nuovamente l’autodeportazione a centinaia di migliaia di persone. Secondo l’Ufficio di statistica palestinese, sono però ancora 740mila i palestinesi nella zona centro-nord della Striscia, dove il genocidio per mano israeliana accelera la propria mattanza: droni, quadricotterei, aerei da combattimento ed esplosioni di robot radiocomandati, con interi quartieri che saltano in aria durante l’avanzata. Mentre si susseguono scene apocalittiche, le famiglie in fuga si trovano ad affrontare la straziante prospettiva di un nuovo sfollamento, verso un qualche ghetto più a sud, in un territorio privo di qualsiasi “zona sicura o umanitaria, senza cibo, acqua, farmaci, ripari, affetti. Dall’alba le vittime palestinesi a Gaza sono 35, di cui almeno 4 in cerca di qualcosa da mangiare prima di essere freddati per le strade. Bilancio comunque destinato a salire, come accade ogni giorno. Impressionanti i numeri in quasi due anni: 65.141 morti e 166mila feriti, per il bilancio ufficiale ma parziale. Altri conteggi, effettuati attraverso alcune stime statistiche da docenti universitari di mezzo mondo, parlano esplicitamente di quasi 700mila persone morte o ferite tra guerra, fame, sfollamenti e collasso totale del sistema sanitario. Un’intera terra ridotta a macerie, per costruire – questo il piano esplicito di Usa e destra israeliana – resort di lusso per ricchi, o “case di lusso per poliziotti”, come detto pochi giorni fa dal ministro israeliano Smotrich, mentre gli Stati Uniti hanno posto l’ennesimo veto ad una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza. La risoluzione, approvata da 14 dei 15 Stati, chiedeva un “cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente a Gaza”, il rilascio di tutti i prigionieri e la revoca delle restrizioni imposte da Israele agli aiuti umanitari a Gaza. Da Gaza alla Cisgiordania Occupata. Nuova ondata di raid: decine di prigioneri a Nablus, fuoco su una casa a Surda, vicino a Ramallah, finché le persone all’interno non sono state anch’esse rapite. Fermi e violenze pure nella valle del Giordano, con i coloni lasciati liberi di rubare terre e distruggere auto e attrezzature, mentre i legittimi abitanti palestinesi –in particolare beduini –sotto tiro dei militari occupanti, che hanno pure chiuso il ponte di Allenby, tra Cisgiordania e Giordania, il giorno dopo che un camionista – militare giordano in pensione – ha ucciso a coltellate 2 militari occupanti, prima di essere ammazzato. Infine Gerusalemme; qui portato via in manette lo sceicco Mohammad Sarandah, predicatore della moschea di Al-Aqsa, poco dopo la conclusione della preghiera del venerdì. Non è chiaro il perchè, ma Sarandah è stato trasferito in un centro interrogatori israeliano. FLOTILLA – Palestina e solidarietà internazionale: la Global Sumud Flotilla è finalmente partita da Capo Passero. Le barche partite dirette a Gaza sono salpate con la ferma intenzione di portare aiuti e rompere così il blocco di Israele, che oggi con un tweet del Ministero degli esteri minaccia esplicitamente la Flotilla, definendola come “apertamente sostenuta dagli jihadisti di Hamas. Questo non è umanitario. Si tratta di un’iniziativa jihadista al servizio dell’agenda del gruppo terroristico”. Sempre in Israele, oggi alcune decine di giovani sono riusciti ad arrivare ai reticolati del border di Gaza, dietro lo striscione “Dal mare alla terra: rompere l’assedio”, in solidarietà con la Global Sumud Flotilla, a bordo della quale ci sono anche i lavoratori portuali genovesi del Calp, che rilanciano lo sciopero indetto per il 22 settembre contro il genocidio del popolo palestinese e per la Global Sumud Flottilla. Dalla Global Sumud Flotilla la voce di Josè Nivoi, lavoratore portuale genovese del Calp, che rilancia lo sciopero generale di lunedì, indetto da Usb, Cobas, Cub, Adl Cobas. Al momento già circa 50 piazze già mobilitate. Tra queste anche Brescia, con due appuntamenti: ore 9.30 in piazza Rovetta, ore 18.30 in Prefettura con il Coordinamento Palestina di Brescia. Ascolta o scarica CGIL – In Italia già oggi, venerdì 19 settembre, si mobilita, con una propria piattaforma a sostegno di Gaza, la Cgil: sciopero di 4 ore a fine turno, che però non riguarda i servizi pubblici definiti essenziali come trasporti, scuola e sanità. Manifestazioni in 80 città. Tra le iniziative più partecipate Milano, con diverse migliaia di persone, e Livorno, 10mila persone. A Genova e Terni, la Fiom ha portato a 8 le ore di astensione territoriale. A Catania il corteo con Landini, che ha ricordato “la lettera dei sindacati confederali mondiali a tutti i Parlamenti con richieste precise: riconoscimento dello stato palestinese, blocco di armi e accordi commerciali, no alla corsa al riarmo. Non è il momento di spendere per le armi ma per i diritti e la qualità della vita”. Nel Bresciano due i presidi: uno a Breno, per il comprensorio sebino – camuno, con un centinaio di persone, mentre in circa 700 hanno risposto all’appello della Cgil in piazza Rovetta, a Brescia città.
ROMA: DOMENICA 21 SETTEMBRE ASSEMBLEA NAZIONALE “PER UN’OPPOSIZIONE SOCIALE AL GOVERNO MELONI”
Domenica 21 settembre a Roma assemblea nazionale promossa dalla Rete “A Pieno Regime – contro il ddl paura”, che vedrà la partecipazione di realtà politiche e sociali impegnate in un’ampia opposizione sociale contro le politiche del governo Meloni, l’escalation della guerra e la crescente deriva autoritaria. Presentiamo l’iniziativa con Luca Blasi, della Rete A Pieno Regime. Ascolta o scarica. Di seguito il comunicato di lancio: “Verso l’Assemblea Nazionale del 21 settembre a Roma. Domenica 29 giugno, allo Sherwood Festival, ci siamo presi un momento per riflettere su quanto costruito in questi mesi e per rilanciare. A partire dall’esperienza della Rete A Pieno Regime e dalle mobilitazioni che l’hanno attraversata, vogliamo dare vita a un autunno di lotta capace di raccogliere un’eredità importante e aprire una nuova stagione di opposizione sociale: al governo Meloni, alla guerra, all’autoritarismo. Il primo appuntamento fondamentale sarà l’assemblea pubblica nazionale di sabato 21 settembre a Roma, un momento aperto di confronto e organizzazione per tutte le soggettività che vogliono costruire un’opposizione sociale autonoma, radicale, plurale. Negli ultimi mesi si è aperta, forse per la prima volta dall’insediamento del governo, una possibilità concreta di contrasto. Il disegno di legge sicurezza, concepito come celebrazione ideologica di una svolta post-democratica, è stato costretto dal basso a un percorso accidentato fino alla sua trasformazione in decreto – uno strumento giuridicamente più debole, come confermato dalla recente sentenza della Cassazione. Non è un dettaglio tecnico, ma il risultato politico di una mobilitazione di massa, determinata e conflittuale, che ha saputo unire radicalità e capacità di costruzione. Questa mobilitazione ha mostrato che è possibile andare oltre le coalizioni di scopo: costruire convergenze vere, generare processi ricompositivi, elaborare visioni alternative alle politiche del governo Meloni. Ma la battaglia sul decreto non è conclusa. Si inserisce in un quadro più ampio, segnato da una tendenza autoritaria sempre più evidente e da un’escalation bellica globale che impatta direttamente sulle nostre vite. La guerra, oggi, non è solo una questione geopolitica: è un dispositivo di governo che produce precarietà, disuguaglianza, controllo, esclusione. Ed è sostenuto da chi ne trae profitto: governi, grandi aziende, magnati della tecnologia e della logistica, che modellano il nostro presente e i nostri territori a immagine e somiglianza delle proprie strategie di potere. Per questo è urgente costruire una visione organica di opposizione alla guerra e all’autoritarismo, capace di intrecciare lotte sociali e territoriali, indicare chiaramente chi alimenta questo sistema di dominio e sfruttamento. Un’opposizione che sappia contrastare anche il modo in cui le politiche di riarmo stanno orientando le scelte politico-economiche del governo Meloni, accelerando la demolizione definitiva della spesa sociale e sottraendo risorse a scuola, sanità, welfare e diritti. In questo contesto, produrre opposizione sociale significa trasformare le nostre pratiche, generare conflitto, ma anche confrontarsi con ciò che accade nei palazzi del potere, smascherarne i meccanismi e sabotarne le narrazioni. Davanti al crollo imminente della democrazia liberale, serve un’alternativa concreta, radicale, capace di sfidare le macerie e accendere un futuro. Le tante realtà che attraversano la Rete A Pieno Regime saranno presenti nel prossimi mesi in diversi appuntamenti politici in tutta Italia. L’obiettivo è quello di rafforzare le connessioni esistenti, ampliare le dinamiche di convergenza e costruire insieme lo spazio politico necessario per affrontare la fase che ci attende. Tutto questo ci conduce a domenica 21 settembre, quando ci ritroveremo a Roma per una grande assemblea nazionale. Un momento decisivo per condividere prospettive,strumenti e alleanze contro la guerra, il governo Meloni e la deriva autoritaria.”
VICENZA: DOPO 14 ANNI IL CSO BOCCIODROMO SI SPOSTA IN VIALE TRENTO 141. IN VIA ROSSI, 198 NASCE UN PRESIDIO NO TAV.
Dopo 14 anni di presenza nel cuore di Vicenza, il Centro Sociale Bocciodromo si sposta in una nuova sede, in viale Trento 141. La scelta di occupare questo spazio arriva in un momento simbolico: durante la settimana in cui le flotte dell’Euromediterraneo hanno fatto rotta verso Gaza, portando avanti anche una riflessione sulle dinamiche di guerra, diserzione e servitù militari. Il Bocciodromo non abbandona tuttavia le proprie radici: l’ex sede di via Rossi 198 non è solo un vecchio edificio, ma il simbolo di una lunga lotta. Quella stessa via Rossi 198 rimarrà infatti un Presidio No Tav, un luogo di resistenza al progetto TAV che minaccia di alterare il quartiere dei Ferrovieri e la città; con il nuovo nome di “Boscodromo”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Eleonora, compagna del CSO Bocciodromo di Vicenza. Ascolta o scarica. Di seguito il comunicato: L’esperienza di questi 14 anni tra le mura di via Rossi 198 ci ha insegnato che Vicenza non può rimanere senza un centro sociale: non solo per le iniziative solidali, la musica live e lo sport. Le migliaia di persone che hanno vissuto con noi quest’esperienza ci hanno dimostrato che la presenza di uno spazio dove ci si possa organizzare in modo autonomo, senza prendere ordini da nessuno, finanziandosi con i propri sforzi e confrontandosi in più persone possibili è linfa vitale in una società sempre più individualista. Uno spazio come questo è un bene comune che va tutelato e difeso con determinazione, resistendo a qualsiasi tipo di attacco, che venga dai partiti di governo o dai fascisti di strada. Un luogo dove costruire una società altra fatta di legami antirazzisti, antifascisti e antissessiti. Difendere uno spazio sociale è fare politica, è resistere ai tentativi di cancellare ogni dissenso, è opporsi concretamente al dominio del profitto e alla distruzione dei territori. Da oggi il Centro Sociale Bocciodromo si sposta in viale Trento 141. Abbiamo scelto di occupare questo spazio nella settimana in cui compagne di tutto l’Euromediterraneo hanno fatto rotta verso Gaza. Abbiamo occupato parlando di guerra, servitù militari e diserzione nella città che ha vissuto il movimento contro la base militare statunitense Dal Molin e che ora qualcuno vorrebbe vedere amichevole con i soldati statunitensi. Il centro sociale occupato Bocciodromo ha delle nuove mura, ma non abbiamo intenzione di abbandonare quelle vecchie. Quello di via Rossi 198 rimane l’ultimo Presidio di resistenza all’ingresso devastante del progetto TAV che entra all’interno della città e del quartiere ai Ferrovieri. Se il Centro Sociale Bocciodromo e le sue lotte si spostano in viale Trento 141, in Via Rossi 198 nasce qualcosa di nuovo: un Presidio No Tav, difeso da una comunità che ha deciso di opporsi all’ennesima grande opera inutile ed inquinante. Via Rossi 198 diventa Boscodromo.
UNA STRADA PER GAZA: ANCHE A BRESCIA PARTE LA RACCOLTA FIRME
Anche a Brescia ci saranno diversi appuntamenti per la raccolta firme per intitolare una via o uno spazio pubblico ai Martiri di Gaza. “Questo rappresenta un gesto simbolico di memoria e solidarietà verso le vittime innocenti del conflitto in corso”, scrivono i promotori dell’iniziativa, ovvero l’associazione Multipopolare e Ottolina Tv. “Sarebbe al tempo stesso un segno di consapevolezza delle responsabilità che anche l’Italia ha in quanto Paese convolto nella fornitura e di armamenti e nel mantenimento di rapporti di cooperazione militare con Israele”. Gli appuntamenti per firmare sono: * Sabato 20 settembre , 9.00 – 13.00 Galleria monte di Pietà (angolo Piazza Loggia) * Sabato 04 ottobre, 9.00 – 13.00 Largo Formentone, zona edicola * Sabato 11 ottobre, 9.00 – 13.00 Largo Formentone, zona edicola Sentiamo la presentazione dell’iniziativa con Fausto dell’associazione Multipopolare.
LIBANO: 4.500 LE VIOLAZIONI ISRAELIANE DEL CESSATE IL FUOCO FIRMATO NEL NOVEMBRE 2024.
L’aggressione israeliana non si ferma, nemmeno in Libano. Oggi, venerdì 19 settembre, ci sono stati ancora bombardamenti israeliani; un cittadino libanese è stato ucciso e altri tre sono rimasti feriti in un attacco di un drone israeliano nel Libano meridionale. Il drone israeliano ha preso di mira un veicolo di fronte all’ingresso dell’ospedale governativo di Tebnine, nella città di Tebnine. I primi resoconti hanno confermato la morte di una persona e il ferimento di almeno altre tre. Aerei, missili e droni israeliani colpiscono quasi quotidianamente sia il sud che l’est del Libano, le zone a maggioranza sciita; attacchi che si sono ulteriormente intensificati nelle ultime settimane, tanto che persino l’Onu nelle ultime ore ha “condannato la serie di attacchi israeliani nel sud del Libano”, definendoli “violazioni della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Tali azioni mettono a rischio la fragile stabilità raggiunta a novembre novembre e minano la fiducia dei civili nella possibilità di una soluzione pacifica del conflitto”, si legge nel comunicato di Unifil, la missione militare Onu schierata nel sud del Libano dal 1978 e di cui fanno parte un migliaio di soldati italiani. Dalla firma del cessate il fuoco, a fine novembre 2024, Israele colpisce quasi quotidianamente il Libano, dove continua a occupare cinque aree, dove i carri armati di Tel Aviv sono arrivati…dopo aver firmato l’accordo di cessate il fuoco. 4.500 le violazioni dell’accordo da parte israeliana in meno di un anno, mentre sul lato libanese – Hezbollah compreso – non si registra alcuna violazione. Su Radio Onda d’Urto,Mauro Pompili, giornalista freelance che vive a Beirut. Ascolta o scarica.
LOTTE OPERAIE: ALLA GENERAL FRIGO DI MELZO IL DIRETTORE APRE I CANCELLI E MANDA UN’AUTISTA CONTRO GLI OPERAI IN PICCHETTO
Alla General Frigo di Melzo un autista ha provato a sfondare un picchetto con un camion, mandando in ospedale un operaio. Il direttore della fabbrica ha aperto un cancello che solitamente non veniva usato, e “ha chiesto all’autista di andare avanti nonostante il picchetto”, denunciano i Si.Cobas, “senza nemmeno aspettare l’intervento delle forze dell’ordine”. L’operaio ha riportato una frattura, “ma poteva andare molto peggio”. Da giorni sono in corso manifestazioni e picchetti, con il blocco di numerosi mezzi pesanti. I lavoratori delle società esterne che stanno effettuando i picchetti potrtebbero perdere dal 1 ottobre i diritti acquisiti, perché ci sarà un cambio di appalto. “Qua ci sono operai dal 1999 che potrebbero perdere gli scatti d’anzianità”, ha continuato Si Cobas. Sentiamo Alfred, rappresentante dei lavoratori alla General Frigo di MelzoAscolta o scarica