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Perche Trump non fermerà mai Netanyahu
Se ancora qualcuno ingenuamente spera che Trump possa contribuire alla fine del genocidio a Gaza o all’occupazione illegale in Cisgiordania coltiva una fatua illusione. Un coacervo di ragioni economiche, politiche e familiari, avvalorate da esternazioni di Trump o figure a lui referenti, rendono ad oggi assolutamente impossibile l’avverarsi di tale auspicio di pacificazione. Ecco le  ragioni e dichiarazioni che dimostrano quanto Trump sia un ferreo sostenitore di Netanyahu: 1. 1. Trump ha dichiarato a fine 2024: «… se volete che Israele sopravviva dovete votare Donald Trump. Siete sotto attacco come mai prima. Io sono il presidente più pro-Israele, Kamala Harris è anti-Israele….» 2. L’ultima campagna elettorale di Trump è stata finanziata dalla miliardaria israeliana Miriam Adelson, la quinta donna più ricca degli USA, per 100 milioni $ mentre  nella campagna del 2016 i coniugi Adelson finanziarono Trump per 25 milioni $. 3. Uno dei primi atti firmati dal neoeletto presidente USA a fine gennaio 2025 è stato quello di revocare il blocco imposto alcuni mesi prima da Biden sulla fornitura a Israele delle super-bombe da 2.000 libbre (900 kg). 4. Il 5.02.2025 Netanyahu è stato il primo leader straniero a visitare la Casa Bianca dall’inizio del secondo mandato di Trump e lo ha così ringraziato:  “Sei il nostro più grande amico” . 5. Il padre del genero di Trump, Charles Kushner, ospitava a casa propria l’amico di famiglia Netanyahu in occasione dei suoi viaggi negli USA, ancor prima che divenisse primo ministro. 6. A gennaio 2025 il neo nominato ambasciatore degli USA in Israele, Mike Huckabee, ha dichiarato alla radio dell’esercito israeliano che “Trump appoggerà il governo israeliano nell‘annessione degli insediamenti in Cisgiordania.” 7. A gennaio 2025 la neo nominata ambasciatrice degli USA all’ONU, Elise Stefanik ha affermato che Tel Aviv ha un “diritto biblico sull’intera Cisgiordania e che  “gli Stati Uniti devono stare incondizionatamente con Israele all’Onu”. 8. A febbraio 2025 Trump ha dichiarato “Mi impegno ad acquistare e controllare Gaza” precisando che la vorrebbe trasformare nella “riviera del medio oriente” e che “I palestinesi non avranno diritto a ritornare perché avranno alloggi molto migliori.” Il Jerusalem Post il 3.05.2024 rivelava on line la visione di Netanyahu di Gaza al 2035, che poi si rivelerà condivisa con Trump, così immaginata: Gaza pullula di lussuosi grattacieli, ferrovie, corsi d’acqua, campi solari e stazioni di estrazione del gas dal giacimento marino “Gaza Marine” ubicato nella porzione di mare che gli accordi di Oslo hanno assegnato alla Palestina. E’ impossibile poi non citare l’osceno video creato da Trump con l’IA che lo raffigura a Gaza flirtare con una ballerina del ventre seminuda e quindi sorseggiare un cocktail con Benjamin distesi in costume su due sdraio con lo sfondo dei nuovi, lussuosi grattacieli di Gaza. Infine a fine agosto anche la ministra della scienza israeliana realizza un nuovo video con l’AI, dove si vedono Trump e Netanyahu passeggiare con le mogli sul lungomare di Gaza, privo di palestinesi, e con lo sfondo una scintillante Trump Tower. 9. A gennaio 2025 il genero di Trump Gerard Kuschner, ebreo di famiglia, viene ricevuto a  Tel Aviv da Netanyahu e diventa primo azionista  del colosso israeliano Phoenix Financial Ltd, attivo nei finanziamenti immobiliari nei territori occupati. 10. L’inviato speciale USA per il Medio Oriente, Witkoff, prima della seconda elezione di Trump si è recato in Cisgiordania per inaugurare una colonia illegale israeliana sui territori occupati. Profeticamente sulla facciata di una casa della nuova colonia illegale campeggiava la scritta “We’ll make Israel great again.” 11. Trump ha sanzionato a febbraio 2025 tutti i componenti della Corte Penale Internazionale dell’Aia in quanto avevano osato emettere il 21.11.2024 un mandato di cattura internazionale per l’amico Netaniahu per crimini di guerra e contro l’umanità commessi a Gaza. 12. A maggio 2025 per volere di Trump e Netanyahu è stata creata la Gaza Humanitarian Foundation imposta da Israele come unica distributrice degli aiuti nella striscia di Gaza. Dopo poche settimane, e centinaia di gazawi assassinati in fila per ricevere cibo, l’ONU e decine di ONG hanno accusato la GHF di essere un’arma di pressione politica e militare. 13. A marzo 2025 Marco Rubio ha annunciato l’espulsione dagli USA di 300 studenti nell’ambito del programma “Catch and Revoke” finalizzato ad espellere studenti stranieri che hanno semplicemente partecipato a manifestazioni a favore della Palestina. 14. Il genero di Trump Gerard Kuschner e l’ex premier inglese Tony Blair il 28.08.2025 hanno presentato in un incontro riservato con Trump alla Casa Bianca, presenti anche l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff e Marco Rubio, le loro idee sul dopoguerra a Gaza, ovvero i dettagli del piano “Aurora”, che prevede la ricostruzione della striscia in una lussuosa Gaza-riviera previa deportazione di tutti i gazawi. 15. Trump ha sanzionato, alla stregua dei peggiori terroristi, anche la nostra Francesca Albanese, rea di aver scritto il rapporto intitolato Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio, evidenziando il ruolo complice che 44 grandi “entità aziendali” mondiali hanno nel sostenere il progetto coloniale israeliano di sfollamento e occupazione. 16. A fine agosto Trump ha revocato ai membri dell’OLP e dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese) i visti per partecipare all’assemblea dell’ONU di settembre, come ritorsione agli annunci del riconoscimento della Palestina in quell’occasione da parte di alcuni Stati europei. 17. Da ricordare infine che nel 2020 Trump ha promosso la stipula degli Accordi di Abramo per “aprire” i rapporti tra Israele e alcuni Paesi arabi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti. Redazione Italia
Il veto USA alla risoluzione ONU sul cessate il fuoco a Gaza scatena proteste a New York
> Il 18 settembre gli Stati Uniti hanno nuovamente posto il veto su una > risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un > cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza, suscitando condanne diffuse e > scatenando proteste fuori dalla sede delle Nazioni Unite a Manhattan. La risoluzione, co-sponsorizzata da tutti i 10 membri eletti del Consiglio, ha ricevuto 14 voti a favore, ma è stata bloccata dagli Stati Uniti. Essa chiedeva un “cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente”, il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas e la revoca delle restrizioni israeliane agli aiuti umanitari in entrata a Gaza. Un rappresentante degli Stati Uniti ha difeso il veto, sostenendo che la bozza era “inaccettabile” perché non condannava Hamas né riconosceva il “diritto all’autodifesa” di Israele. PROTESTE ALLE NAZIONI UNITE A poche ore dal voto, centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede delle Nazioni Unite per denunciare la decisione di Washington. I manifestanti hanno portato cartelli con la scritta “Pace per Gaza” e “Non un bersaglio”, chiedendo la fine della guerra e l’accesso illimitato agli aiuti umanitari. La manifestazione ha attirato una folla eterogenea: il cofondatore dei Pink Floyd Roger Waters, la candidata presidenziale del Partito dei Verdi statunitense Jill Stein e membri della comunità ebraica chassidica di New York si sono uniti al personale delle Nazioni Unite, agli attivisti e ai newyorkesi comuni per chiedere la pace. Una manifestazione, organizzata dagli stessi dipendenti delle Nazioni Unite, ha messo in luce la crescente frustrazione all’interno dell’istituzione nei confronti della politica statunitense. Lo stesso giorno, alcuni documenti interni hanno rivelato che sia gli Stati Uniti che Israele avevano inviato lettere di protesta alla leadership delle Nazioni Unite accusando il personale di parzialità riguardo alle loro posizioni su Gaza, alimentando ulteriormente le tensioni. CRESCENTE DIVISIONE INTERNAZIONALE Questo è stato il sesto veto degli Stati Uniti su una risoluzione relativa a Gaza dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023. La mossa ha sottolineato il crescente isolamento internazionale di Washington e Tel Aviv: solo pochi giorni prima, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva approvato a larga maggioranza una risoluzione a sostegno della soluzione dei due Stati, una misura osteggiata solo dagli Stati Uniti e da Israele. Con l’indignazione globale in aumento, New York è diventata il punto focale del dissenso, con i manifestanti che hanno promesso di mantenere la pressione sul governo degli Stati Uniti fino al raggiungimento di un cessate il fuoco. Foto di Anthony Donovan Pressenza New York
Non perdiamo di vista i container israeliani fermati al porto di Ravenna
L’osservatorio Weapons Watch avvisa che container “fermati” a Ravenna sono probabilmente in movimento sulle strade italiane, per raggiungere un porto e riprendere la strada per Israele. Sono sotto osservazione: (nel Tirreno) Genova, La Spezia, Livorno, Salerno; (nell’Adriatico) Trieste, Venezia-Marghera, Ancona, Bari. I container sono identificati dalle sigle TLNU2151714 (Trident) e JXJU3227698 […] L'articolo Non perdiamo di vista i container israeliani fermati al porto di Ravenna su Contropiano.
CGIL per Gaza a Firenze:le foto
Un corteo affollatissimo tutto istituzionale  con la partecipazione del sindaco di Firenze e i vertici sindacali toscani, quello chiamato dalla CGIL regionale  per Gaza  che ieri pomeriggio che ha attraversato la periferia nord fiorentina. Una manifestazione e uno sciopero ( limitato) indetto in tutta  fretta forse  sollecitato dal basso e dovuto dalla situazione a Gaza che non ammette più silenzi ed ambiguità.  Ma anche separato da quello nazionale di lunedì prossimo indetto dalle sigle sindacali di base. La lotta comune per valori più alti per la giustizia e la salvaguardia dei diritti internazionali e per la pace, avrebbe consigliato il superamento delle divergenze sindacali fra i due scheramenti per realizzare una potente opposizione popolare unitaria per la salvaguardia del diritto internazionale violato e contro  la deriva governativa nell’appoggio e complicità con il governo genocitario Israeliano; così non è stato. Si allontana la possibilità  di creare un movimento ampio dal basso nella società civile e nel mondo del lavoro,  gli unici  che possono contrastare efficacemente  col boicottaggio l’obbiezione di coscienza e la disobbedienza civile la produzione militare, una economia di guerra folle, il proseguimento del genocidio in Palestina e delle guerre in generale. ph Cesare Dagliana cgil per gaza fi ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana CGIL per Gaza ph C.Dagliana   Cesare Dagliana
Grandi scintille sull’attuale cammino buio dell’umanità
Giorni fa ero ancora convinto che lo scandalo dello scandalo  caratterizzante la fase storica attuale fosse rappresentato dal fatto che, da un lato, il governo d’Israele poteva commettere una serie sciagurata di crimini contro l’Umanità e, dall’altro, il presidente degli Stati Uniti poteva compiere coscientemente una sfilza di atti vergognosi, indegni e inammissibili. Poteva con questi atti demolire i principali capisaldi della Legge, della Giustizia, del Rispetto  degli Umani, del socievole Vivere Insieme, della Natura Madre Terra, dell’Educazione, della  Pace, senza che nessuno al mondo mostrasse l’intenzione concreta di agire ed opporsi per arrestare le infernali macchine israeliana e statunitense. Né gli Stati né le grandi istituzioni pubbliche internazionali, né le reti di imprese multinazionali, né una coalizione di potenti ONG, né gli organismi mondiali morali  con miliardi di fedeli… Eppure essi sono dotati, ciascuno su basi specifiche, della  legittimità e del potere reale per farlo. Ebbene mi sono sbagliato. Anche se dovesse essere arrestata dalle bombe israeliane, la coraggiosa Global Sumud Flotilla composta da più di 70 imbarcazioni in navigazione da diversi porti del Mediterraneo verso la striscia di Gaza con viveri e medicinali per liberare i Palestinesi dal blocco totale in cui Israele li ha imprigionati per annientarli, farli morire, rappresenta una grande scintilla luminosa, l’esistenza dell’Umanità in rivolta, in difesa della giustizia. La “Flottiglia dell’Umanità”, altro nome appropriato, è il simbolo delle Vele al Vento verso una Nuova Terra  di tutti i popoli, di tutte le comunità umane. I membri a bordo, giovani in maggioranza, non hanno armi, nemmeno per difendersi. Non sono conquistadores. Hanno in mano l’Olivo, l’albero della pace, nato millenni fa proprio nei paesi del Mediterraneo. Sono  portatori di ideali di Pace, Giustizia e Fraternità . È sotto questa luce che la seconda grande scintilla è brillata a partire dal Parlamento dello Stato sub-nazionale di Santa Fe in  Argentina la settimana scorsa. Su proposta della Cattedra del Agua dell’Università Nazionale di Rosario, il Parlamento ha approvato l’inserimento nella Costituzione dello Stato di Santa Fe del diritto all’acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari, il riconoscimento del  diritto all’acqua, alla sua sicurezza ed integrità e del diritto dei fiumi, dei laghi e delle zone umide alla loro protezione. La costituzionalizzazione dei corpi  idrici in quanto soggetti titolari di diritti e doveri  fa parte del grande movimento internazionale che da anni lotta in favore di una  nuova concezione dei soggetti e dei contenuti del Diritto mondiale comprendente le specie viventi naturali e non solo la specie umana. Si  tratta di un insieme di principi ispirati  ad una visione della vita post-antropocentrica, post-utilitarista e post-guerriera. Nel frattempo, l’operato degli USA in salsa Trump, parte  integrante dell’eredità del sistema America, esalta la legge del più forte come legge dell‘ordine mondiale. Predica la rivalità per la sopravvivenza ed il primato del bianco, del maschio, dell’americano. Espelle gli immigrati e cerca di appropriarsi delle risorse della Groenlandia e del Panama e di annettere il Canada. Afferma che l’America – ed il suo capo – non deve rispettare od obbedire a nessun’altra autorità o potere al mondo proclamandosi cosi un fuorilegge mondiale. La decisione del Parlamento dello Stato di Santa Fe in Argentina costituzionalizza una cultura della vita e del mondo  centrata sull’esaltazione della Legge, della Giustizia, dell’Uguaglianza universale rispetto ai diritti, dei Beni Comuni Pubblici Mondiali essenziali per la vita, della Comunità Globale della vita sulla Terra. È immensa la differenza tra la Grande Cultura e Civiltà del Parlamento del piccolo Stato federale di Santa Fe in Argentina da un lato e la Global Sumud Flotilla, dall’altro lato. È grande la differenza tra la miserevole barbarie predatrice della Grande America dominante e l’indegnità del governo del Grande Israele. La differenza riguarda gli alleati sudditi della Grande America, in particolare i Paesi europei accomunati dalle credenze nel dio del dominio (“Only the strongest will survive”), degli dei dell’utilitarismo (“Everything is a commodity”, “The value of life is its price”, “There is no society but market”, “Not Aid, Trade”, “Water is Blue Gold”). La credenza nel dio della competitività (“The Competitivity Imperative”, “No Competitiveness, No Future”), negli dei del razzismo e del classismo (“We don’t want you here”, “Stay out”, “America First”, “Britain First”, “D’Abord la France”, “Prima gli Italiani”), e del dio della guerra (“War for Peace”) !!! Il cammino buio attuale sarà spazzato via da tante scintille, piccole e grandi, come la Global Sumud Flotilla e l’atto del Parlamento di Santa Fe in Argentina. Riccardo Petrella
Lo sciopero del 22 settembre rilancia l’indignazione generale contro il genocidio dei palestinesi
“Quello del 22 settembre sarà un grande sciopero generale che bloccherà il Paese. I segnali sono ormai talmente forti che non abbiamo più dubbi: saranno milioni i lavoratori e le lavoratrici che si fermeranno”. Ad affermarlo è l’USB in una nota diffusa in queste ore. “Non sono più solo i […] L'articolo Lo sciopero del 22 settembre rilancia l’indignazione generale contro il genocidio dei palestinesi su Contropiano.
Roma rompe con la compagnia idrica israeliana Mekorot. La bandiera palestinese sventola sul Campidoglio
Oggi l’Assemblea Capitolina ha approvato la sospensione degli accordi tra Acea e Mekorot, la compagnia idrica israeliana accusata da Amnesty International di violazioni sistematiche del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU. Un risultato storico, frutto di una battaglia che Sinistra Civica Ecologista porta avanti sin dall’inizio, insieme ai comitati, alle associazioni e alle piazze che in tutta Italia si mobilitano per Gaza. Grazie al lavoro unitario della coalizione che governa Roma, grazie anche alle forze di minoranza che hanno votato a favore di questa mozione, oggi il Campidoglio ha scelto da che parte stare: quella della solidarietà con il popolo palestinese, della giustizia e della dignità umana. Non può esserci collaborazione con chi si rende complice di un genocidio. Roma ha deciso di rompere il silenzio e le complicità. La bandiera palestinese è stata esposta in Campidoglio e con essa, la scelta chiara di una città che vuole pace, giustizia e rispetto del diritto internazionale. Sinistra Civica Ecologista Roma   Redazione Roma
Bloccati al porto di Ravenna container con armi dirette in Israele: lo stop deciso dal sindaco
Il sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni ora chiede “una azione del Governo italiano, che fa finta di non sapere che dai nostri porti continuano a transitare armi destinate ad azioni contrari alla nostra Costituzione” BOLOGNA – Bloccati a Ravenna due contanier di armi destinate ad Israele. Lo rivela il sindaco della città Alessandro Barattoni che in seguito ad una segnalazione arrivata nella serata di ieri “da alcuni lavoratori” del porto ha ottenuto, insieme a Provincia e Regione, lo stop dalla società di gestione dello scalo. Si trattava, racconta il primo cittadino, di “due container contenenti esplosivi con destinazione Israele“. Ricevuta la segnalazione “ci siamo attivati per verificare la cosa e abbiamo avuto conferma”. IL CONTAINER È STATO STOPPATO SU RICHIESTA DEL SINDACO In qualità di soci pubblici, gli enti locali hanno “evidenziato la loro contrarietà a Sapir”, la società che gestisce il porto di Ravenna, ottenendo lo stop al passaggio dei container. La società ha raccolto l’invito e espresso la propria “indisponibilità a fare entrare nei propri terminal” quei carichi, che pertanto “oggi non transiteranno dal porto di Ravenna”. Ora, è il messaggio spedito però da Barattoni nel corso di una conferenza stampa tenuta in municipio, “serve una azione del Governo italiano, che fa finta di non sapere che dai nostri porti continuano a transitare armi destinate ad azioni contrari alla nostra Costituzione”.   Agenzia DIRE
DESENZANO (BS): DOMENICA 21 SETTEMBRE, TENDA DI SOLIDARIETÀ PER LA PALESTINA
Torna la Tenda di solidarietà con la popolazione civile palestinese e con il personale sanitario detenuto illegalmente nelle carceri israeliane, questa volta sul Garda, questa domenica 21 settembre in piazza Malvezzi tra le ore 10 e le 18.  L’iniziativa è promossa dai Sanitari per Gaza di Brescia e da una serie di realtà del territorio: Collettivo Gardesano Autonomo, ANPI basso Garda, Tavolo Ambiente Garda, Arci Zambarda di Salò, Viandanze, Donne in cammino per la pace, Non Una di Meno Lago di Garda e Arci Dallò di Castiglione delle Stiviere (MN). Il programma della giornata prevede l’apertura della tenda alle ore 10, con l’intervento dei Sanitari per Gaza; dalle 11 alle 13 musiche a cura del Collettivo Casa del Bao, al quale seguiranno letture e interventi da parte delle realtà organizzatrici; ancora letture nel pomeriggio e l’intervento dei Giovani Palestinesi di Brescia. Previsto un flash mob alle ore 17, al quale seguiranno dei laboratori creativi. Durante tutta la giornata sarà possibile finanziare l’associazione Palmed Italia, che raccoglie fondi per sostenere la sanità in Palestina. Ci presenta l’iniziativa Yousef Abdelghani, medico cardiologo di Palmed Italia. Ascolta o scarica
Spesa sanitaria pubblica: l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi del G7
Per la spesa sanitaria pubblica pro-capite il nostro Paese nel 2024 si è collocato al 14° posto tra i 27 Paesi europei dell’area OCSE e in ultima posizione tra quelli del G7. Una spesa sanitaria pubblica che si è attestata al 6,3% del PIL, percentuale inferiore sia alla media OCSE (7,1%), sia a quella europea (6,9%). E per la spesa pro capite il gap con i Paesi europei è di € 43 miliardi. Sono i dati di un recente Report della Fondazione GIMBE, che ancora una volta evidenziano come il sottofinanziamento pubblico della sanità italiana sia ormai una questione strutturale che si scarica pesantemente sui cittadini, costretti a confrontarsi ogni giorno con liste d’attesa fuori controllo, pronto soccorso al collasso, carenza di medici di famiglia, disuguaglianze territoriali e sociali sempre più marcate e la necessità sempre più frequente a pagare di tasca propria visite e prestazioni sanitarie fino a rinunciare del tutto. Nel 2024 sono state costrette a farlo ben 5,8 milioni di persone, quasi 1 su 10. La fonte utilizzata dalla Fondazione GIMBE è il dataset OECD Health Statistics, aggiornato al 30 luglio 2025. I confronti con i paesi OCSE e con quelli europei sono stati effettuati sulla spesa sanitaria pubblica, sia in termini di percentuale del PIL che di spesa pro-capite in dollari a prezzi correnti e a parità di potere d’acquisto. È utile ricordare che la spesa sanitaria pubblica di ciascun Paese include diversi schemi di finanziamento, di cui uno generalmente prevalente: fiscalità generale (es. Italia, Regno Unito), assicurazione sociale obbligatoria (es. Germania, Francia), assicurazione privata obbligatoria (es. USA, Svizzera). Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia si è attestata a $ 3.835, un valore nettamente inferiore sia alla media OCSE ($ 4.625) con una differenza di $ 790, sia soprattutto alla media dei Paesi europei ($ 4.689) con una differenza di $ 854. Tra gli Stati membri dell’Unione Europea, sono 13 i Paesi che investono più dell’Italia: si va dai +$ 58 della Spagna ($ 3.893) ai +$ 4.245 della Germania ($ 8.080). Come ha sottolineato il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, “l’Italia è prima tra i paesi poveri: precede solo alcuni paesi dell’Est e dell’Europa Meridionale, visto che Repubblica Ceca, Slovenia e Spagna investono più di noi. Fino al 2011, la spesa sanitaria pro-capite in Italia era allineata alla media europea; poi, per effetto di tagli e definanziamenti operati da tutti i Governi, il divario si è progressivamente ampliato, raggiungendo i $ 430 nel 2019. Il gap si è ulteriormente allargato durante la pandemia, quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia; il trend si è confermato nel 2023, con una spesa stabile in Italia, e nel 2024, quando l’incremento è stato inferiore alla media degli altri Paesi europei. L’entità di questo progressivo definanziamento  è imponente: al cambio corrente dollaro/euro il gap pro-capite nel 2024 ha raggiunto € 729. Applicato all’intera popolazione residente, corrisponde un divario complessivo di € 43 miliardi. Una erosione progressiva di risorse pubbliche al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che, soprattutto dopo la pandemia, è sempre più in affanno”. Nel 2024 l’Italia si è quindi confermata come il fanalino di coda con una spesa pro-capite di $ 3.835, mentre la Germania l’ha più che doppiata raggiungendo i $ 8.080. Particolarmente significativo è il caso del Regno Unito, che condivide con l’Italia un modello sanitario universalistico: se fino al 2019 ha registrato una crescita modesta, a partire dalla pandemia ha progressivamente aumentato in modo consistente la spesa pubblica, superando in soli cinque anni Canada e Giappone e posizionandosi poco al di sotto della Francia. Per la Fondazione GIMBE è proprio dall’impietoso confronto con gli altri Paesi europei e del G7 che bisogna ripartire, affinché Governo e Parlamento prendano atto dell’enorme e crescente divario strutturale rispetto agli altri Paesi avanzati, senza trasformare il tema in scontro politico. È urgente pianificare un progressivo rilancio del finanziamento pubblico della sanità: non per risalire le classifiche internazionali, ma per restituire forza e dignità al SSN e garantire a tutte le persone, ovunque vivano e a prescindere dal loro reddito, l’inalienabile diritto alla tutela della salute sancito dalla Costituzione. Perché se non investiamo sulla salute, pagheremo tutto con gli interessi: in disuguaglianze, malattia, impoverimento e perdita di futuro. Qui per approfondire: https://www.gimbe.org/pagine/341/it/comunicati-stampa.  Giovanni Caprio