
La Spezia, mobilitazione contro la celebrazione del 4 novembre e delle guerre
Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Wednesday, November 5, 2025Dopo le settimane di mobilitazione che hanno visto protagonista la città di Spezia di giornate storiche di mobilitazione e di acampade contro SeaFuture e il genocidio in Palestina, siamo scesi in piazza in più di 300 a Spezia per cambiare il senso alla giornata del 4 novembre.
Abbiamo preso parola contrapponendo alle celebrazioni dell’unità nazionale e delle forze armate, da sempre piene di retorica militarista e nazionalista, il valore della pace, della diserzione dai conflitti armati, dell’umanità contro la barbarie. Abbiamo detto che oggi non c’è nulla da festeggiare o celebrare. La fine della Prima Guerra Mondiale, il 4 novembre 1918, va ricordata come la fine di un’inutile strage, di una guerra di aggressione costata milioni di vittime per un pugno di terre considerate proprietà nazionale.
Un evento storico che, raccontato per quello che fu davvero, parla soprattutto del nostro presente. Abbiamo attraversato le vie della città con un corteo pieno di studenti, studentesse e docenti che con interventi, cori e azioni hanno denunciato come il veleno della militarizzazione sia sempre più forte nella società, nell’economia, nei discorsi pubblici e nelle scuole. La violenza come arma che colpisce i più deboli, le armi usate contro civili, il diritto internazionale fatto a pezzi. Questa è la guerra, sofferenza e morte, impoverimento e repressione. E lo diciamo ancora più forte in questi tempi di riarmo e genocidi, da una città simbolo della produzione di armi e militarizzata come Spezia, una città che va riconvertita anche nel suo immaginario.
Per questo, durante il corteo di stasera, abbiamo anche voluto lasciare un segno chiaro che potesse racchiudere il senso della giornata. Alcune vie simbolo di quella guerra nefasta e del militarismo che porta con sé, sono state rinominate. Via Cadorna è divenuta “Via disertori di guerra”, in ricordo di tutti qui ragazzi che nel fango e nel disagio del fronte scelsero la ribellione, scelsero di non obbedire, finendo fucilati da generali come Cadorna. Via XXIV Maggio è diventata “via Restiamo Umani” per riprendere lo slogan di Vittorio Arrigoni e richiamare il genocidio in Palestina come il simbolo più drammatico di questi nuovi tempi di guerra e militarizzazione globale.
Infine Via Vittorio Veneto diventata “Via vittime civili di Gaza e di tutte le guerre” perché oggi più che mai, e Gaza lo mostra in tutta la sua radicale drammaticità, sono queste le vittime delle guerre: i disarmati civili, le loro case, città, ospedali, scuole rase al suolo. Non ci fermeremo fino a quando non governerà la pace.
No guerra, no armi, sì disarmo e diserzione.
Qui alcuni scatti dell’iniziativa di La Spezia.



