La Spezia, mobilitazione contro la celebrazione del 4 novembre e delle guerre
Dopo le settimane di mobilitazione che hanno visto protagonista la città di
Spezia di giornate storiche di mobilitazione e di acampade contro SeaFuture e il
genocidio in Palestina, siamo scesi in piazza in più di 300 a Spezia per
cambiare il senso alla giornata del 4 novembre.
Abbiamo preso parola contrapponendo alle celebrazioni dell’unità nazionale e
delle forze armate, da sempre piene di retorica militarista e nazionalista, il
valore della pace, della diserzione dai conflitti armati, dell’umanità contro la
barbarie. Abbiamo detto che oggi non c’è nulla da festeggiare o celebrare. La
fine della Prima Guerra Mondiale, il 4 novembre 1918, va ricordata come la fine
di un’inutile strage, di una guerra di aggressione costata milioni di vittime
per un pugno di terre considerate proprietà nazionale.
Un evento storico che, raccontato per quello che fu davvero, parla soprattutto
del nostro presente. Abbiamo attraversato le vie della città con un corteo pieno
di studenti, studentesse e docenti che con interventi, cori e azioni hanno
denunciato come il veleno della militarizzazione sia sempre più forte nella
società, nell’economia, nei discorsi pubblici e nelle scuole. La violenza come
arma che colpisce i più deboli, le armi usate contro civili, il diritto
internazionale fatto a pezzi. Questa è la guerra, sofferenza e morte,
impoverimento e repressione. E lo diciamo ancora più forte in questi tempi di
riarmo e genocidi, da una città simbolo della produzione di armi e militarizzata
come Spezia, una città che va riconvertita anche nel suo immaginario.
Per questo, durante il corteo di stasera, abbiamo anche voluto lasciare un segno
chiaro che potesse racchiudere il senso della giornata. Alcune vie simbolo di
quella guerra nefasta e del militarismo che porta con sé, sono state rinominate.
Via Cadorna è divenuta “Via disertori di guerra”, in ricordo di tutti qui
ragazzi che nel fango e nel disagio del fronte scelsero la ribellione, scelsero
di non obbedire, finendo fucilati da generali come Cadorna. Via XXIV Maggio è
diventata “via Restiamo Umani” per riprendere lo slogan di Vittorio Arrigoni e
richiamare il genocidio in Palestina come il simbolo più drammatico di questi
nuovi tempi di guerra e militarizzazione globale.
Infine Via Vittorio Veneto diventata “Via vittime civili di Gaza e di tutte le
guerre” perché oggi più che mai, e Gaza lo mostra in tutta la sua radicale
drammaticità, sono queste le vittime delle guerre: i disarmati civili, le loro
case, città, ospedali, scuole rase al suolo. Non ci fermeremo fino a quando non
governerà la pace.
No guerra, no armi, sì disarmo e diserzione.
Qui alcuni scatti dell’iniziativa di La Spezia.