Tag - NO al 4 novembre

Video e materiali del Convegno del 4 novembre dell’Osservatorio contro la militarizzazione
Alla fine, il Convegno dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università previsto per il 4 novembre si è svolto ugualmente con circa 600 persone collegate durante tutto lo svolgimento dell’evento e, accogliendo le richieste che ci sono pervenute da tante persone, abbiamo deciso di mettere a disposizione il materiale pubblicato e i video dei singoli interventi. I lavori, coordinati da Serena Tusini, sono stati aperti da Roberta Leoni, docente e Presidente dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, la quale, oltre a spiegare le vicissitudini relative alla pretestuosa repressione che ha colpito il Convegno, ha illustrato in quali termini l’Osservatorio parla del fenomeno della militarizzazione delle scuole, a partire dai protocolli con il Ministero della Difesa per terminare con le continue celebrazioni e ricorrenze militaristiche, compresa quella del 4 novembre. Marco Meotto, docente di storia e filosofia in un Liceo torinese, nella sua relazione dal titolo Sguardi coloniali. Il genocidio nella didattica della storia ha descritto il fenomeno del genocidio andando alle sue radici e illustrando la sua marca evidentemente occidentale, un’opzione politica strutturale che ha lo scopo di eliminare, assimilare forzatamente e confinare in territori marginali chi si ritiene estraneo alla propria cerchia e in ciò il dispositivo militare risulta estremamente necessario. Qui le slide utilizzate da Marco Meotto per illustrare il suo intervento. Sguardi coloniali_SLIDEDownload A seguire, Antonio Mazzeo, docente e peace researcher, è tornato sull’attualità con la relazione dal titolo Genocidio crimine collettivo. Verso l’israelizzazione della società italiana? in cui ha messo in evidenza il coinvolgimento dell’Italia con la nostra Marina Militare e l’industria bellica di Stato, cioè Leonardo SpA, con l’entità sionista di Israele, ma anche con l’export di armi in tutto il mondo, aggirando di fatto la legge 185/1990 che don Tonino Bello aveva a gran voce reclamato. Cristina Donattini, docente bolognese e attivista del BDS Italia, ha chiarito gli scopi e i metodi delle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzionatorie nei confronti di Israele e della sua economia, un metodo di lotta nonviolenta che si oppone alla censura, che è sempre governativa perché agisce a partire dal possesso stabile del potere, a differenza del boicottaggio, che parte dal basso e non ha potere bensì forza sociale. La posizione cattolica, costante nei convegni dell’Osservatorio, è stata affidata a don Andrea Bigalli, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e referente di Libera Toscana, il quale nella sua relazione dal titolo La libertà delle coscienze e il significato della disobbedienza ha invitato i/le docenti e gli/le uditori/trici a prestare maggiore attenzione alla comunicazione perché diventa sempre più necessario contrastare l’onda negativa che si sta alzando, invitando talvoltaa a tralasciare i canali generalisti dell’informazione per pensare ad una controinformazione. Infine, ricorda Bigalli, non bisogna dimenticare che la guerra è ciò che di più classista ci sia; infatti, la dichiarano i ricchi per farla fare ai poveri. Centrale per l’Osservatorio è anche trattare la questione palestinese senza tentativi di appropriazione culturale, per cui l’invito rivolto a Mjriam Abu Samra, ricercatrice e attivista italopalestinese, è servito per tracciare nella sua relazione dal titolo Critica decoloniale dell’accademia neoliberale: la conoscenza non marcia, il perimetro delle pratiche decoloniali che si stanno svolgendo all’interno delle università, nelle quali si è levata una forte voce critica, organizzata in un movimento d’opinione e d’azione sotto lo slogan La conoscenza non marcia, sostenuto anche dall’Osservatorio. Per completare il quadro del mondo dell’istruzione, è sempre importante ascoltare la voce di chi fruisce dei processi educativi e formativi, per cui Tommaso Marcon, studente del collettivo OSA, nella sua relazione ha focalizzato l’attenzione sulle finalità della scuola di oggi, che ormai non forma più, ma addestra, addomestica, sanzionando il conflitto, che, invece, è il sale della democrazia. Leonardo Cusmai, infine, studente universitario di Cambiare Rotta, si è soffermato sui processi repressivi in atto, evidenziando il disegno che passa dal ddl Gasparri al ddl sicurezza e termina con i processi di militarizzazione, da leggere tutti nel quadro di una retorica nazionalista/sovranista alleata del complesso militare-industriale, a cui l’università è completamente asservita.
Volere la Luna: Se la scuola non si arruola
DI VALENTINA PAZÉ SU VOLERE LA LUNA DEL 10 NOVEMBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo scritto da Valentina Pazé pubblicato su Volere la luna il 10 novembre 2025 in cui viene commentato l’annullamento del corso di formazione e aggiornamento “La scuola non si arruola” organizzato dal CESTES in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. «“La scuola non si arruola”, e non si piega ai diktat di Valditara. Il recente rifiuto, da parte del ministero, di riconoscere come corso di formazione per gli insegnanti il convegno organizzato, con tale titolo, dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in collaborazione col Cestes, ha avuto due effetti…continua a leggere su www.volerelaluna.it.
Il Fatto Quotidiano: Il Mim annulla il convegno contro la militarizzazione della scuola: ora resistere è imperativo
DI MARINA BOSCAINO SU IL FATTO QUOTIDIANO DEL 3 NOVEMBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo scritto da Marina Boscaino pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 3 novembre 2025 in cui viene commentato l’annullamento del corso di formazione e aggiornamento “La scuola non si arruola” organizzato dal CESTES in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha annullato il convegno organizzato dal Cestes Proteo (ente accreditato presso il Mim per la formazione) e dall’Osservatorio contro la militarizzazione della Scuola e dell’università, che si sarebbe dovuto tenere il 4 novembre con il titolo: “4 novembre: la scuola non si arruola”. Nella giornata dell’unità nazionale e delle forze armate gli organizzatori proponevano una riflessione sull’orrore di tutte le guerre, sulla pace e sulla pericolosa deriva cui scuola e università sono sottoposte attraverso la sempre più pressante presenza di tutto ciò che perimetra la guerra…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
Il Fatto Quotidiano: Stop al corso contro la militarizzazione, i sindacati: “Gravissimo”. Valditara: “Nessun divieto, iniziativa propagandistica”
DI REDAZIONE SU IL FATTO QUOTIDIANO DEL 2 NOVEMBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo di Redazione pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 2 novembre 2025 in cui viene commentato l’annullamento del corso di formazione e aggiornamento “La scuola non si arruola” organizzato dal CESTES in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. «La polemica – in questi tempi di guerre vicine e lontane – era dietro l’angolo. Sta creando malumori e poteste l’annullamento dal parte del ministero dell’Istruzione del corso che il Cestes-Proteo insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università aveva organizzato per il 4 novembre – ricorrenza in cui si celebra la Giornata dell’unità nazionale delle forze armate – con il titolo: “4 novembre la scuola non si arruola“…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
Il Fatto Quotidiano: “Non coerente con la formazione professionale”: il ministero boicotta il convegno anti riarmo dei prof. La protesta: “Limitata la nostra libertà”
DI ALEX CORLAZZOLI SU IL FATTO QUOTIDIANO DEL 2 NOVEMBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo scritto da Alex Corlazzoli pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 2 novembre 2025 in cui viene commentato l’annullamento del corso di formazione e aggiornamento “La scuola non si arruola” organizzato dal CESTES in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. «L’evento online era previsto per il 4 novembre: era stato organizzato dal Cestes (Centro studi trasformazioni economiche sociali, accreditato da viale Trastevere) in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Più di mille insegnanti si erano già iscritti…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
Il Post: Il governo non vuole che gli insegnanti vadano a un corso contro la militarizzazione
DI REDAZIONE SU IL POST DEL 4 NOVEMBRE 2025 Ospitiamo sul nostro sito l’articolo di Redazione pubblicato su Il Post il 4 novembre 2025 in cui viene commentato l’annullamento del corso di formazione e aggiornamento “La scuola non si arruola” organizzato dal CESTES in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. «L’Osservatorio, insieme all’ente di formazione accreditato CESTES (Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali), aveva dunque invitato i docenti a disertare le iniziative legate alla giornata del 4 novembre, e a partecipare a un convegno dedicato invece all’educazione alla pace e al ruolo della scuola di fronte ai conflitti. A questo convegno era prevista la presenza di ricercatori che avrebbero parlato di Palestina...continua a leggere su www.ilpost.it.
Reggio Calabria, 4 novembre in piazza per dire “no alla retorica militarista”
Martedì 4 novembre 2025, Reggio Calabria è scesa in piazza con un presidio in piazza Sant’Agostino, di fronte l’ex Caserma Mezzacapo, nel cuore della città. Nella giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, abbiamo sentito l’esigenza di prendere parola pubblicamente per denunciare come la retorica patriottica promossa dal governo rappresenti parte di un disegno più ampio: rendere accettabile e persino “desiderabile” la guerra, normalizzando l’ideologia bellicista per legittimare l’enorme incremento delle spese militari previsto dalla manovra finanziaria 2026. Questo processo non riguarda solo l’Italia, ma l’intera Europa – con il progetto di riarmo europeo – e l’Occidente nel suo complesso, con la NATO che pretende dai paesi membri un aumento delle spese militari fino al 5% del PIL. Siamo scesi in piazza per smascherare la narrazione bellicista del governo e per riaffermare il nostro sostegno al popolo palestinese e alla sua resistenza. Mentre la cosiddetta “pace” in Palestina si rivela sempre più una menzogna funzionale a un progetto coloniale, a Gaza continuano i massacri perpetrati da Israele con il sostegno dei nostri governi. Abbiamo ribadito che il “No” al genocidio del popolo palestinese non può spegnersi, non solo perché a Gaza oggi si muore, ma perché ciò che accade in Palestina parla anche dei processi politici, economici e sociali che attraversano il nostro Paese. Mentre il genocidio continua, in Italia si approvano piani di riarmo che sottraggono risorse a scuola, sanità, lavoro e welfare – settori che in Italia, e soprattutto in Calabria, avrebbero invece bisogno di investimenti reali. Abbiamo ricordato che la mano che arma il genocidio del popolo palestinese è la stessa che finanzia la guerra per produrre profitti per pochi, mentre condanna gli altri alla precarietà, alla povertà, alla fame, alla mancanza di servizi. Il presidio del 4 novembre è stato anche un momento di protesta contro la decisione del Ministero della Cultura di cancellare il convegno “La scuola non si arruola”, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Una scelta che si inserisce in un clima sempre più intollerante verso il pensiero critico e che mira a silenziare ogni voce contraria alla deriva militarista. Intanto, nelle scuole si promuove l’arruolamento e nelle università si moltiplicano accordi con atenei israeliani e aziende che traggono profitto dalla guerra. Siamo quindi scesi in piazza per dire no alla militarizzazione degli spazi educativi e sociali, per mostrare che la cittadinanza non accetta di morire – o di vedere morire altri – per il profitto di pochi. Abbiamo manifestato al fianco della Palestina perché dire no al genocidio significa anche dire sì alla giustizia sociale, ai servizi pubblici, all’autodeterminazione dei popoli contro ogni forma di oppressione. Con i nostri corpi in piazza abbiamo espresso la volontà di continuare a mobilitarci: contro la militarizzazione della nostra società, contro il genocidio e l’apartheid in Palestina, contro l’ideologia bellicista e i progetti di riarmo, per costruire insieme una società più giusta, equa e libera. Coordinamento Pro Palestina Reggino
Bracciano e Anguillara: scolaresche al 4 novembre con le Forze Armate
Anche quest’anno, purtroppo, nei comuni di Bracciano e Anguillara Sabazia, alle commemorazioni per la giornata del 4 novembre (Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate) hanno partecipato alunni della scuola primaria e della secondaria di primo grado. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università esprimiamo nuovamente preoccupazione e dissenso verso una pratica che rischia ormai di diventare consuetudine. Vogliamo essere chiari e schietti: ce l’aspettavamo, o quantomeno non possiamo stupirci! È infatti tristemente in linea con l’atteggiamento del Ministero dell’istruzione e del merito, che ribattezziamo “dell’istruzione militare”, che ha di fatto censurato un nostro convegno “La scuola non si arruola” sull’educazione alla pace non più di qualche giorni fa. Dal nostro punto di vista, oggi come negli anni precedenti e in altre occasioni che hanno coinvolto le scuole del nostro territorio, continuiamo a chiedere se sia saggio, da parte degli insegnanti, continuare ad appoggiare, quantomeno nei fatti, quest’opera di propaganda bellicista in tempi delicati come questi. Per noi la risposta è evidente: no! Per questo continueremo a sostenere chi lotta per portare i valori della pace e della solidarietà nelle scuole, e continueremo a denunciare episodi gravi come quello di oggi, nella convinzione che la scuola non debba in alcun modo partecipare al programma di riarmo, anche psicologico oltre che militare, di un’Europa sempre più pericolosamente sbilanciata su posizioni nazionaliste e guerrafondaie. Il 4 novembre non è la nostra festa! Il 4 novembre non può essere una scusa per arruolare la scuola e i nostri ragazzi! Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Roma
Bisceglie, 4 novembre contro la politiche militari e l’aumento della spesa bellica
Lunedì 4 novembre dalle ore 18:00 in Piazza S. Francesco a Bisceglie (BT) si è svolto un partecipatissimo presidio durante il quale ci sono stati interventi e momenti di controinformazione per riflettere insieme su pace, giustizia e spese militari. Dagli interventi in piazza, tre cui quello di Rosa Siciliano, direttrice della rivista Mosaico di Pace, è emerso un netto “NO” a genocidi, agli ecocidi e all’economia di guerra, mentre occorre dare un’impronta decisamente diversa alle politiche attuali, scegliendo la pace, la solidarietà e la cooperazione tra i popoli. Il 4 novembre non può essere soltanto memoria di guerre passate, ma scelta di discontinuità: chiediamo di uscire dalla logica armata, di disinnescare le radici economiche delle guerre, di orientare il Paese verso una pace costruttiva. Pace possibile solo se si ferma il trend di aumento delle spese militari, se si rivedono gli impegni assunti in sede NATO e UE, se si convertono le filiere belliche verso produzioni civili sostenibili e se si investe nel diritto internazionale e nell’Onu come mediatore dei conflitti internazionali in corso. Hanno partecipato le associazioni Arci “Oltre i confini”, Anpi sez. “Michele D’Addato”, Articolo 31-20 Futuro Anteriore, Caritas zona pastorale Bisceglie, Cobas Scuola Puglia, Legambiente, Meic-movimento ecclesiale di iniziativa culturale, Movimento dei Focolari, Comunità Oasi2, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pax Christi Bisceglie, Ziwanda. Tutte le associazioni esprimono la propria contrarietà verso le politiche di aumento delle spese militari e di sostegno all’industria bellica, che sottraggono risorse a bisogni essenziali del Paese e alimentano un’economia di guerra, in un tempo così complesso e attraversato da conflitti armati.
Catania: lotta contro l’israelizzazione della scuola per il 4 novembre
Oltre 200 partecipanti hanno ribadito a Catania l’importanza di contrastare i processi di israelizzazione della scuola e della ricerca. Hanno sottolineato la centralità della memoria che, per quanto riguarda la prima guerra mondiale, significa ricordare che scoppiò in seguito allo scontro politico e economico fra le maggiori potenze europee e fu un’inutile carneficina. Ancora, hanno espresso indignazione per la censura operata dal ministro Valditara, che ha impedito, violando Costituzione e CCNL, lo svolgimento di un corso nazionale di aggiornamento/formazione su questi temi rivolto ai docenti. Infine hanno ribadito che il 4 novembre, in un mondo attraversato da oltre 50 conflitti e dal genocidio del popolo Palestinese, non c’è nulla da festeggiare. Al contrario la scuola e la ricerca devono mobilitarsi per educare alla pace.