Riarmo europeo e 4 novembre in Italia
Riceviamo e pubblichiamo dall’Osservatorio NOMS
Il Consiglio dell’Unione Europea ha avviato un programma di investimenti
militari, il Security Action for Europe (SAFE), che permetterà agli Stati di
accedere a un fondo di 150 miliardi di euro per piani di spesa, investimenti
nella difesa e nella sicurezza, acquisto di armi e munizioni. E, senza entrare
nel dettaglio, è bene ricordare che dal marzo scorso, quando venne approvato il
Riarmo Europeo, ad oggi sono state aggiunte varie parti di quel composito puzzle
che potremmo definire il processo di riarmo europeo, di militarizzazione del
corpo sociale, di riconversione a fini di guerra di settori dell’economia in
crisi.
Il cosiddetto Riarmo Europeo, risultato di un lungo processo di riordinamento
economico-politico militare mondiale e quindi anche europeo, avrà presto
ripercussioni dirette sulle spese sociali, sul welfare, sull’istruzione, sulla
sanità e sul potere di acquisto dei salari perché, quando andremo a rivendicare
aumenti contrattuali, le priorità potrebbero essere ben altre.
Parliamo di almeno 800 miliardi di euro da passare alle industrie di armamenti
come incremento di profitti che la crisi di capitale non consente di raggiungere
in altri settori produttivi con i mercati ormai saturati o in crescente
difficoltà. Il 24/25 giugno il Summit ha deliberato l’aumento del budget
militare per ogni Paese, da portare al 3% o al 5%, e tutto ciò dissanguerà
ulteriormente salari e spesa pubblica (sanità, pensioni, scuola, trasporti,
ecc.).
L’egemonia USA in crisi economica, politica e sociale tende ora a farsi pagare
l’enorme debito estero di 23 mila miliardi di dollari dai Paesi europei, i quali
non traggono alcun insegnamento dalla guerra in Ucraina, responsabile della
recessione delle economie del vecchio continente.
Il riarmo prosegue a ritmi serrati e in questa fase iniziale (dal marzo scorso
in poi) sono stati messi a punto i primi progetti comunitari per offrire impulso
alla ricerca e produzione di sistemi di arma. Presto ci diranno che alcune
aziende fuori mercato, per scongiurare la chiusura e i licenziamenti, dovranno
riconvertirsi alla produzione bellica, come sta già avvenendo in Germania,
militarizzando di fatto le aziende e sottoponendo le maestranze a controlli
asfissianti.
Sotto i nostri occhi sta crescendo l’assuefazione alla idea della guerra, ce la
presentano come necessaria per difendere l’occupazione, per far riprendere la
crescita economica, per difenderci da ipotetici nemici, ovviamente creati ad
arte per giustificare il Riarmo.
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università, nella
sua assemblea annuale, ha discusso a lungo della necessità di rilanciare una
mobilitazione contro la guerra e contro il Riarmo per non essere complici, per
non cedere scuole, università e settori sociali alla propaganda di guerra, alla
mera giustificazione dei processi in atto.
Per costruire una mobilitazione diffusa bisogna andare direttamente nelle scuole
e nel mondo della conoscenza, per questo chiediamo a tutte le associazioni
aderenti all’osservatorio e a quelle realtà associative, comitati territoriali
locali e nazionali, studenti e coloro che in questi anni hanno collaborato con
l’Osservatorio e si sono opposti alla guerra e in particolare al genocidio in
atto a Gaza, di partecipare ad un’assemblea online il 27 agosto alle ore 18 al
link https://meet.jit.si/osservatorionomili per costruire insieme uno sciopero
in occasione della Giornata del lutto, il 4 novembre.
Redazione Italia