Manifesto per una Palestina libera dal genocidio e dall’apartheid

Pressenza - Friday, August 8, 2025

Pubblichiamo di seguito il “Manifesto per una Palestina libera dal genocidio e dall’apartheid” scritto dall’Associazione AEDO ed ideato durante il Festival Transitus. Un Manifesto importante, urgente e che merita la massima diffusione.

Prendiamo le distanze e denunciamo la politica genocida del governo sionista israeliano che sta tentando di annientare con ogni mezzo il potere di autodeterminazione non solo del popolo palestinese ma anche del popolo israeliano; quest’ultimo, quando diverrà consapevole delle nefandezze di cui si sta rendendo complice avallando, da decenni, le politiche di apartheid, avrà una eredità morale e materiale molto pesante da integrare.

Rischierà di essere sopraffatto dalla sofferenza, dal senso di contraddizione e dal peso della verità. Sarà necessario che l’umanità trovi la via e le forme per accogliere e aiutare a trasformare questi contenuti, che attualmente sono ancora rimossi. Attraverso questa via difficile ma liberante sorgerà l’alba di un nuovo giorno per tutti i popoli della Terra!

È necessario che ci impegniamo a dare speranza e sostegno concreto al popolo palestinese, straziato nel corpo, nel cuore e nell’animo, sradicato dalla terra che abita da secoli, vessato con sadismo e cinismo in ogni modo possibile, usato come cavia per la sperimentazione di nuove armi e nuovi sistemi di sorveglianza e controllo.

È necessario che ci impegniamo a chiedere quotidianamente e ovunque la cessazione di ogni forma di violazione delle vite palestinesi, la restituzione di ciò che è stato indebitamente sottratto, un processo di giustizia riparativa e politiche che accompagnino il popolo palestinese nel rivendicare il proprio diritto naturale ad esistere e abitare, a essere riconosciuto, a prosperare e a coltivare la speranza nel futuro, esattamente come ogni altro popolo della Terra.

Sentiamo essenziale non abbandonarci alla disillusione e alla disperazione, attraverso l’esercizio quotidiano della parola del Cuore e del senso di umanità e solidarietà. Che i nostri atti siano intrisi di bontà e non di buonismo, di fiducia piena nella possibilità di “potere” e di “riuscire” ad attraversare l’immensa catastrofe che stiamo vivendo, e di rinascere sentendo finalmente che la vita degli altri ci riguarda direttamente, e che non fa differenza che questa vita si dispiega lontana o vicina a noi fisicamente.

Sentire che l’umanità che batte nel profondo dell’altr@ è interconnessa con noi, e con ogni forma di vita, ha a che fare con il Risveglio, di cui abbiamo assoluta necessità per attraversare la tempesta e non lasciarci scorare dall’idea che non vi è via d’uscita.

Silo, un mistico e filosofo argentino, ci ha lasciato un messaggio di speranza: “Ama la realtà che costruisci, e neanche la morte fermerà il tuo volo!”

Sentiamo essenziale approfondire nelle nostre vite la riflessione sulla connessione tra i nostri “privilegi da occidentali,” l’economia del genocidio e la struttura del colonialismo d’insediamento in Palestina. Ci impegniamo ad aderire e promuovere pratiche di boicottaggio e disinvestimento al fine di indebolire l’economia del genocidio e di esserne sempre meno complici. Isoliamo chi guadagna dal genocidio e si arricchisce con l’annientamento di vite umane!

Ciascun@ di noi ha un immenso potere e una sconfinata libertà; non cediamoli ma esercitiamoli! Che le nostre azioni parlino per noi! Una società più umana è una società più equa!

Prendiamo distanza dalle decisioni del governo italiano di continuare a fare affari con lo stato coloniale sionista che sta portando Israele all’autodistruzione. Denunciamo il collaborazionismo del governo italiano e dei governi europei ed extra europei allineati con lo stato coloniale sionista.

Troviamo che la condotta disumana e irresponsabile di questi governi sia lontana anni luce dalla volontà di Pace dei popoli.

Diciamo a questi governi: riconosciamo che ormai da troppo tempo le vostre politiche non ci rappresentano, bensì ci stanno conducendo alla distruzione. La nostra voce risuona di Pace, ci opponiamo alla vostra cieca corsa agli armamenti!

Dal nostro Cuore sorge il grido: “Non in nostro nome, in passato, oggi e nel futuro! La nonviolenza, il dialogo, il rispetto e la diplomazia per la risoluzione delle controversie sono la via! I popoli del mondo rivendicano la Pace!”

Sosteniamo il rapporto “Da economia dell’occupazione a economia del genocidio” di Francesca Albanese, relatrice speciale per i territori palestinesi occupati dal 1967, e di coloro che hanno collaborato alla sua ricerca e stesura. Ci impegniamo a diffondere i contenuti del rapporto affinché la comunità prenda consapevolezza della complicità del mondo del business con lo stato coloniale d’Israele, e degli interessi economico-finanziari che alimentano il genocidio e l’apartheid in Palestina, a danno delle bambine e dei bambini e di tutto il popolo palestinese.

Dal rapporto leggiamo: “Citando la segregazione razziale e l’apartheid, le violazioni del diritto all’autodeterminazione e il divieto dell’uso della forza, la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha affermato in modo inequivocabile l’illegalità della presenza di Israele, compresi l’esercito, le colonie, le infrastrutture e il controllo delle risorse. Inoltre, le atrocità commesse dall’ottobre 2023 hanno dato il via a procedimenti per genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia e per crimini di guerra e contro l’umanità davanti alla Corte penale internazionale. La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di smettere di creare condizioni che distruggono la vita e, nella causa Nicaragua contro Germania, ha ricordato agli Stati l’obbligo internazionale di evitare il trasferimento di armi che potrebbero essere utilizzate per violare le convenzioni internazionali.

Queste decisioni impongono alle entità aziendali la responsabilità prima facie di non impegnarsi e/o di ritirarsi totalmente e incondizionatamente da qualsiasi rapporto associato, e di garantire che qualsiasi impegno con i palestinesi consenta la loro autodeterminazione”.

Chiediamo che vengano immediatamente attuate le richieste della Corte Internazionale di Giustizia nei confronti del governo sionista israeliano.

Chiediamo che abbiano seguito i procedimenti nei confronti del governo sionista israeliano incriminato per genocidio dalla Corte internazionale di giustizia, e per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale.

Esprimiamo solidarietà alla relatrice speciale Francesca Albanese e alle sue collaboratrici e collaboratori, e immensa gratitudine per lo sforzo congiunto compiuto per mettere a conoscenza il mondo del tentativo di rimozione del popolo palestinese e dell’agghiacciante strategia denominata “colonialismo d’insediamento”, attraverso la quale i governi sionisti israeliani che si sono susseguiti continuano a tentare di cancellare l’esistenza del popolo palestinese, distruggere la spiritualità culturale della Palestina e usurparne le ricchezze a proprio ed esclusivo vantaggio, attraverso l’appoggio di governi e imprese locali ed estere.

L’atteggiamento mafioso e arrogante esercitato dal governo degli Stati Uniti d’America nei confronti di Francesca Albanese non fa nient’altro che avvalorare quanto documentato nel rapporto e dimostrare, per l’ennesima volta, l’immenso stato di debolezza e decadimento in cui versa ogni governo che sceglie la via della minaccia e dell’intimidazione a quella della diplomazia, delle argomentazioni e del confronto.

Ci indigna che le politiche arroganti e bulle di tali governi vengano ancora definite democratiche dalla comunità internazionale, e che tali governi continuino ad auto attribuirsi il compito di “esportare la democrazia” attraverso guerre, invasioni e strategie sovraniste, che contribuiscono a ledere la sovranità dei popoli e a minarne la capacità di autodeterminazione.

Dunque, il consumarsi di questo dramma palestinese a cosa ci chiama? Certamente non a giudicare ma ad aiutare, sì proprio aiutare; e si aiuta non aizzando gli un@ contro gli altr@ ma calmando gli animi, appellandoci alla saggezza che alberga nel profondo di ciascun@, ed esercitando lo sguardo compassionevole sull’umana mostruosità per coglierne il messaggio, oltre la paura e il giudizio.

Smettiamo di fuggire da noi stess@ per uscire dalla trappola della ripetizione, e dare inizio ad una nuova narrazione umanizzatrice e liberante; attraverso l’integrazione dei fallimenti individuali e collettivi partoriremo una nuova tappa di armonia, speranza e prosperità per la Vita sulla Terra!

Un proverbio arabo dice che la migliore risposta verrà da chi non parla con animo arrabbiato. Questo non vuol dire negare bensì scegliere con determinazione di non andare in simmetria con l’odio, di nutrire la via della riconciliazione; la violenza nutre la violenza.

Non possiamo dare vita ad una società riconciliata e giusta senza che sia fatta verità attraverso la comprensione profonda di ciò che sta avvenendo (e non la giustificazione o l’oblio), e senza che ciascun@ si assuma la responsabilità del ruolo, piccolo e grande, che ha avuto e sta avendo nel processo che ha portato al genocidio, e al sostegno della fiorente economia del genocidio.

È tempo di fare spazio a nuovi significati, di elevare l’energia dalle viscere al Cuore per nutrire il vero cambiamento, per contribuire ad un salto di coscienza, per mettere le nostre forze al servizio della costruzione del bene comune.

Che le politiche di sopraffazione, espropriazione, vessazione diventino solo un lontano ricordo, e un insegnamento per le future generazioni.

È tempo di Risveglio!

È necessario che comprendiamo che la storia sta continuando a ripetersi; ne abbiamo innumerevoli esempi, ahinoi, con i nativi delle Americhe, con gli aborigeni australiani, etc. I popoli originari, in tante parti del mondo, sono stati sradicati dalle proprie terre e culture attraverso una brutale politica coloniale di appropriazione delle risorse, e una chiara intenzione di annientamento della vita di intere comunità, del loro presente e futuro ma, principalmente, delle loro storie e culture, al fine di farne svanire la memoria nell’oblio.

Comprendiamo il terrore che ancora alberga nell’animo di milioni di ebre@ dopo l’olocausto e secoli di persecuzioni; proprio per questo non potremo mai e poi mai giustificare che il male da loro ricevuto ricada su altri, che tra l’altro non c’entrano proprio nulla come i palestinesi.

La terra di Palestina ha sempre accolto gli ebrei, come altri popoli; il sogno di tant@ palestinesi è ricevere riparazione dei danni ricevuti da generazioni e vivere in pace tutte e tutti insieme. Nonostante il male ricevuto, il popolo palestinese manifesta il sogno di una convivenza prospera, desiderio condiviso con tant@ ebre@ nel mondo.

La narrazione che vede palestinesi ed ebre@ sempre e solo in contrasto violento e inconciliabile è falsa e strumentale. In Palestina vi sono tante realtà animate da palestinesi ed ebre@ che da decenni collaborano e praticano la nonviolenza attiva come forma di resistenza e trasformazione personale, sociale, politica e spirituale per il bene comune. Un esempio è Combattenti per la Pace.

Lasciamoci attraversare e trasformare da questo messaggio, raccogliamo tutto il coraggio e il senso di umanità e solidarietà che ci animano per contribuire insieme alla nascita del mondo che vorremmo; non domani, ma oggi, qui, adesso!

Agiamo con coscienza, il cambiamento inizia da noi!

Dunque voliamo alto, e oltre, le politiche di aggressione, odio, disprezzo, negazione, giudizio infamante, oltre le falsificazioni e la macchina del fango, sulle ali delle nostre coscienze, orientati da una morale interiore il cui orizzonte è animato dal proposito di fioritura e armonia tra i popoli, nel rispetto e la salvaguardia delle differenze e delle unicità;

avanziamo con risolutezza e libertà, emancipati dalla necessità di approvazione da parte di chi esercita il potere per sopraffare, e vestit@ solo della nostra umanità, Forza del Cuore e Fede nella Vita!

Il Festival Transitus è una tappa del Progetto “Voci dai Confini: Il Cantiere delle Differenze” ed è una grande occasione per dare voce a chi è relegato ai margini; è un abbraccio collettivo, una festa che include, mescola e ci invita in modo gentile a sentirci comunità.

Che le vibrazioni che celebrano la bellezza dell’incontro e della diversità giungano in Palestina e diano Forza per attraversare il presente e speranza per pensare ad un futuro aperto.

Sentiamo che il Festival Transitus sia una occasione per lanciare e diffondere un messaggio di Pace e Rinascita!

Inondiamo di Luce i propositi più elevati e colmi di bontà, speranza e solidarietà che animano l’Umanità tutta, ad ogni latitudine! Chiediamo che le nostre azioni ne siano sempre più manifestazione tangibile!

Come ci ha suggerito Gandhi, diventiamo il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo!

Vi abbracciamo in Pace, Forza e calda Allegria!

 

Gli amici dell’Associazione AEDO (Arte, Espressività, Discipline Olistiche)

Redazione Italia