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Si è si ripetuta a Cagliari la manifestazione Can’t stay silent, la corsa dell’indignazione per dire Stop al genocidio
Ieri, 19 settembre 2025, si è si ripetuta a Cagliari la manifestazione Can’t stay silent, “La corsa dell’indignazione”. «Con poco preavviso – diceva il comunicato stampa del 17 settembre – perché non c’è più tempo: Israele accelera la devastazione per “finire il lavoro”». La convocazione a scendere in piazza questa volta è stata diramata dal Comitato “Can’t stay silent”, dal Comitato sardo di solidarietà con la Palestina e dall’Associazione Amicizia Sardegna Palestina. Una manifestazione davvero imponente che ha visto circa 10 mila persone, tra cui molti/e giovani, famiglie con bambini/e, partecipare al corteo per dire ancora una volta “Stop al genocidio!” del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania. Perché di questo si tratta: quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza sotto gli occhi di tutte le nazioni e che la Commissione indipendente dell’Onu ha dichiarato essere  un genocidio in atto. Parola questa che gran parte degli intellettuali italiani non vuole usare, ma che descrive la realtà che sotto gli occhi di tutti: uccisioni di decine di migliaia di civili sotto i bombardamenti, procurata carestia sull’intera Striscia, morti per fame, a causa di mancanza di medicinali, sfollamento forzato di 450 mila persone da Gaza city. E non solo genocidio, ma ecocidio e archeocidio con la distruzione totale non solo delle abitazioni, di scuole, ospedali, moschee, ma anche delle vestigie del passato, della storia millenaria di Gaza. Le persone si sono radunate in Via Roma davanti al Palazzo del Consiglio Regionale, da cui è partito il corteo intorno alle 19:00 che ha percorso tutta la strada fino al congiungimento di Viale Trieste, da cui ha raggiunto il Corso Vittorio Emanuele fino a Piazza Yenne,  e salendo per Via Manno ha confluito in Piazza Costituzione.  Una manifestazione composta, ma partecipata con slogan ripetuti e anche cantati per la presenza nel corteo del gruppo musicale “La banda sbandati”: Free free Palestine!, Palestina libera!, Gaza libera!, Siamo tutti/e palestinesi! A ripetere gli slogan con tutta la voce in gola anche bambini e bambine. Non siamo ancora diventati ciechi per non vedere, né sordi per non ascoltare il dolore di famiglie martoriate, di bambini e bambine strappati alla vita, resi invalidi e orfani per sempre, né muti per non gridare “Stop al massacro!”. Piazza Costituzione, scalinate del Bastione di Saint Rémy – Foto di Pierpaolo Loi Arrivati in piazza Costituzione, sulle scalinate del Bastione di Saint Rémy, si sono succeduti gli interventi conclusivi. Ecco il testo del breve ma accorato intervento di Vania Erby, portavoce del Comitato Can’t stay silent: «Ringrazio anche oggi tutti voi per essere qui al fianco dei fratelli palestinesi. Abbiamo scelto le parole “non c’è più tempo” perché sotto i nostri occhi si sta consumando una tragedia che sta buttando l’intera umanità in un baratro senza fine. Non credo che il mondo potrà più essere lo stesso dopo queste atroci barbarie. Abbiamo capito che chi ci governa non ci vuole ascoltare, ma vuole continuare a perseguire logiche di guerra e di profitto.  Il mondo, quello che pulsa, quello che ancora ha un’anima, noi che siamo qui oggi non ci arrendiamo, non chiudiamo gli occhi e continueremo ad urlare che non possiamo accettare che un popolo venga sterminato. Noi non vogliamo rimanere impotenti. Cerchiamo di costruire pace intorno a noi, perché la pace come la guerra è contagiosa, ogni nostra azione conta anche nella quotidianità delle nostre vite. Giorno dopo giorno le piazze del mondo stanno prendendo coraggio e il messaggio che oggi dobbiamo mandare chiaro ai nostri governanti è che noi non ci faremo dividere e che continueremo a stare dalla parte di chi ingiustamente viene perseguitato. Rimaniamo uniti, rimaniamo umani ….continuiamo a credere che una Palestina libera potrà esistere. Palestina libera!». Il presidente dell’Associazione Amicizia Sardegna Palestina, dott. Fawzi Ismail, sempre in prima linea, ha ribadito ancora volta che il popolo palestinese non abbandonerà la sua terra. La grande folla che camminato per le strade di Cagliari testimonia – come succede in tante città italiane, europee e del Mondo intero – che i popoli non seguono i loro governi complici e chiedono di porre fine a questo immane crimine contro l’umanità, a questo ennesimo genocidio. E non a parole, come quando si propone il riconoscimento di uno Stato palestinese come un diritto concesso, mentre è il diritto primario di un popolo che vive nella propria terra. Infine, la richiesta alle alle istituzioni regionali di prendere posizione attraverso azioni concrete per porre fine al massacro, per es. chiudere il Porto di Cagliari al traffico di armi della fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias. Al microfono Fawzi Ismail – Foto di Pierpaolo Loi Non solo a Cagliari, ma anche in altre città della Sardegna, in queste ancora calde giornate di fine estate, tante persone si stanno mobilitando per testimoniare la loro solidarietà al popolo palestinese e la vicinanza alla Global Sumud Flotilla, finalmente in viaggio verso la Striscia di Gaza per rompere l’assedio e portare viveri e medicinale alla popolazione martoriata. Pierpaolo Loi
“Voi che sprofondate nelle poltrone rosse dei parlamenti”
Grandissimo intervento del Cardinale e Arcivescovo di Napoli: Domenico Battaglia su Gaza e contro tutte le guerre: “E voi che sprofondate nelle poltrone rosse dei parlamenti, abbandonate dossier e grafici: attraversate, anche solo per un’ora, i corridoi spenti di un ospedale bombardato; odorate il gasolio dell’ultimo generatore; ascoltate il bip solitario di un respiratore sospeso tra vita e silenzio, e poi sussurrate – se ci riuscite – la locuzione «obiettivi strategici»”. L’Onu nel frattempo prende le distanze dai piani di Israele di deportare la popolazione di Gaza. Il portavoce dell’UNR-A ha affermato: “Non parteciperemo ad alcun progetto volto a costringere i residenti di Gaza a sfollare. I progetti israeliani mirano a deportare i palestinesi, non semplicemente a trasferirli nella Striscia meridionale di Gaza. L’Agenzia non parteciperà ad alcun progetto volto a deportare coercitivamente i palestinesi al di fuori della Striscia.” Poi è entrato nel merito dei piani israeliani smascherando l’operazione criminale in corso: “Se l’esercito di occupazione insiste nel mantenere le tende a Rafah, sta spianando la strada al progetto della cosiddetta ‘città umanitaria’. Israele cerca di limitare gli sforzi umanitari e di costringere le agenzie delle Nazioni Unite a operare attraverso tale visione israeliana restrittiva. Non supervisioneremo alcuna area istituita dall’esercito di occupazione come preludio alla deportazione degli abitanti palestinesi di Gaza”. In Israele intanto è in corso, oggi domenica, una grande mobilitazione in oltre 350 località per contestare la politica attendista di Netanyahu nella trattativa per lo scambio di prigionieri. Uno sciopero generale per chiedere la firma di un cessate il fuoco a Gaza e riportare a casa gli ostaggi. In Italia, i sanitari prendono una chiara posizione contro il genocidio. “Il nostro obiettivo, come Sanitari per Gaza, è far prendere posizione a tutte le Istituzioni contro il genocidio in corso e boicottarne ogni forma di complicità. Perché fermi il genocidio, Israele dovrà percepire l’isolamento e la pressione politica ed economica da parte della comunità internazionale”. Migliaia di iniziative locali vengono organizzate per chiedere il blocco dell’esportazione di armi in Israele e di rompere il blocco degli aiuti a Gaza… ANBAMED
Genocidio palestinese: l’urlo della società civile per svegliare i governi occidentali
Mentre a Gaza si continua incessantemente a morire sotto le bombe, o sotto i tiri d’artiglieria durante la fila per un po’ di acqua e cibo, i governi europei tacciono, o si limitano ad azioni formali di condanna. Ciò mentre quello israeliano, per voce del primo ministro Netanyahu, già accusato di crimini di guerra, annuncia l’invasione totale della striscia. Avevamo l’impressione di aver già visto il peggio, ma il regime guerrafondaio di Israele ci ricorda che al peggio non c’è mai fine. Ma se i governi occidentali tentennano, o fingono di non vedere e sentire, sono i popoli ad iniziare ad alzare la voce e chiedere la fine di questa guerra genocida. E’ la società civile internazionale a lanciare, sempre più forte, il suo grido di dolore e di rabbia. Dappertutto nel mondo si susseguono manifestazioni, marce, sit-in, iniziative culturali e forti azioni simboliche, per scuotere l’inerzia delle istituzioni su quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania: l’annientamento di un popolo. Sabato 9 agosto, in una Cagliari gremita di turisti, un affollato e rumoroso corteo ha sfilato per le vie del centro per chiedere la fine del massacro e il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e dall’intera Palestina. La città, avvolta nel clima vacanziero d’agosto, è stata scossa da un’onda umana fragorosa. Diverse centinaia di persone di tutte le età, fra cui numerosi giovani e giovanissimi, hanno attraversato le strade dei negozi e dei ristoranti, sbattendo pentole, agitando campanacci, soffiando fischietti ed urlando forte: Palestina libera! Italia complice del genocidio! All’appello, lanciato dai gruppi di solidarietà con la Palestina e dall’associazione Amicizia Sardegna Palestina, la città ha quindi risposto con una presenza numerosa e decisa, che ha finito col contagiare anche diversi cagliaritani di passaggio e molti turisti che, seduti a tavolino, o in giro per locali, hanno applaudito al passaggio assordante dei manifestanti, mostrando quanto la solidarietà con questo sventurato popolo oppresso stia crescendo rapidamente in tutto il mondo. Cagliari, Piazza Yenne (Foto di Carlo Bellisai) Al termine del percorso, nella piazza Yenne, si sono susseguiti alcuni interventi che hanno visto protagonisti soprattutto giovani e studenti. Diversi i temi toccati: dall’inerzia del governo italiano, che continua a fornire armi e appoggio allo Stato sionista, alla necessità di isolare Israele dal contesto internazionale, boicottandolo economicamente e sospendendo gli scambi scientifici e culturali. E’ stato ancora una volta ricordato il coinvolgimento della Sardegna nella preparazione delle guerre, attraverso le sempre più continue esercitazioni militari che partono dai poligoni disseminati nell’isola, ma anche tramite la mortifera produzione di armamenti nella fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias, armamenti che vanno a incrementare la potenza di fuoco nei vari teatri di guerra, contribuendo allo sterminio di civili innocenti. Tra gli ultimi a prendere la parola, uno studente ha fatto appello all’importanza dell’unità d’intenti che, al di là delle diversità politiche dei vari gruppi e associazioni, sola può far continuare a crescere il movimento che si oppone alla guerra ed al rilancio globale della corsa agli armamenti. Con la consapevolezza che il riarmo, europeo e mondiale, oltre che essere foriero di nuove guerre e distruzioni, non può non pesare sull’economia e portare ad un’ulteriore riduzione dei servizi sociali, della sanità e dell’istruzione. Si è così conclusa una manifestazione importante, che ha visto una partecipazione numerosa, tenuto conto del periodo vacanziero, ma che soprattutto ha saputo creare un forte impatto emotivo ed una notevole capacità di coinvolgimento: il popolo sardo non ci sta a chiudere gli occhi davanti alla consumazione di un genocidio.         Carlo Bellisai
Manifesto per una Palestina libera dal genocidio e dall’apartheid
Pubblichiamo di seguito il “Manifesto per una Palestina libera dal genocidio e dall’apartheid” scritto dall’Associazione AEDO ed ideato durante il Festival Transitus. Un Manifesto importante, urgente e che merita la massima diffusione. Prendiamo le distanze e denunciamo la politica genocida del governo sionista israeliano che sta tentando di annientare con ogni mezzo il potere di autodeterminazione non solo del popolo palestinese ma anche del popolo israeliano; quest’ultimo, quando diverrà consapevole delle nefandezze di cui si sta rendendo complice avallando, da decenni, le politiche di apartheid, avrà una eredità morale e materiale molto pesante da integrare. Rischierà di essere sopraffatto dalla sofferenza, dal senso di contraddizione e dal peso della verità. Sarà necessario che l’umanità trovi la via e le forme per accogliere e aiutare a trasformare questi contenuti, che attualmente sono ancora rimossi. Attraverso questa via difficile ma liberante sorgerà l’alba di un nuovo giorno per tutti i popoli della Terra! È necessario che ci impegniamo a dare speranza e sostegno concreto al popolo palestinese, straziato nel corpo, nel cuore e nell’animo, sradicato dalla terra che abita da secoli, vessato con sadismo e cinismo in ogni modo possibile, usato come cavia per la sperimentazione di nuove armi e nuovi sistemi di sorveglianza e controllo. È necessario che ci impegniamo a chiedere quotidianamente e ovunque la cessazione di ogni forma di violazione delle vite palestinesi, la restituzione di ciò che è stato indebitamente sottratto, un processo di giustizia riparativa e politiche che accompagnino il popolo palestinese nel rivendicare il proprio diritto naturale ad esistere e abitare, a essere riconosciuto, a prosperare e a coltivare la speranza nel futuro, esattamente come ogni altro popolo della Terra. Sentiamo essenziale non abbandonarci alla disillusione e alla disperazione, attraverso l’esercizio quotidiano della parola del Cuore e del senso di umanità e solidarietà. Che i nostri atti siano intrisi di bontà e non di buonismo, di fiducia piena nella possibilità di “potere” e di “riuscire” ad attraversare l’immensa catastrofe che stiamo vivendo, e di rinascere sentendo finalmente che la vita degli altri ci riguarda direttamente, e che non fa differenza che questa vita si dispiega lontana o vicina a noi fisicamente. Sentire che l’umanità che batte nel profondo dell’altr@ è interconnessa con noi, e con ogni forma di vita, ha a che fare con il Risveglio, di cui abbiamo assoluta necessità per attraversare la tempesta e non lasciarci scorare dall’idea che non vi è via d’uscita. Silo, un mistico e filosofo argentino, ci ha lasciato un messaggio di speranza: “Ama la realtà che costruisci, e neanche la morte fermerà il tuo volo!” Sentiamo essenziale approfondire nelle nostre vite la riflessione sulla connessione tra i nostri “privilegi da occidentali,” l’economia del genocidio e la struttura del colonialismo d’insediamento in Palestina. Ci impegniamo ad aderire e promuovere pratiche di boicottaggio e disinvestimento al fine di indebolire l’economia del genocidio e di esserne sempre meno complici. Isoliamo chi guadagna dal genocidio e si arricchisce con l’annientamento di vite umane! Ciascun@ di noi ha un immenso potere e una sconfinata libertà; non cediamoli ma esercitiamoli! Che le nostre azioni parlino per noi! Una società più umana è una società più equa! Prendiamo distanza dalle decisioni del governo italiano di continuare a fare affari con lo stato coloniale sionista che sta portando Israele all’autodistruzione. Denunciamo il collaborazionismo del governo italiano e dei governi europei ed extra europei allineati con lo stato coloniale sionista. Troviamo che la condotta disumana e irresponsabile di questi governi sia lontana anni luce dalla volontà di Pace dei popoli. Diciamo a questi governi: riconosciamo che ormai da troppo tempo le vostre politiche non ci rappresentano, bensì ci stanno conducendo alla distruzione. La nostra voce risuona di Pace, ci opponiamo alla vostra cieca corsa agli armamenti! Dal nostro Cuore sorge il grido: “Non in nostro nome, in passato, oggi e nel futuro! La nonviolenza, il dialogo, il rispetto e la diplomazia per la risoluzione delle controversie sono la via! I popoli del mondo rivendicano la Pace!” Sosteniamo il rapporto “Da economia dell’occupazione a economia del genocidio” di Francesca Albanese, relatrice speciale per i territori palestinesi occupati dal 1967, e di coloro che hanno collaborato alla sua ricerca e stesura. Ci impegniamo a diffondere i contenuti del rapporto affinché la comunità prenda consapevolezza della complicità del mondo del business con lo stato coloniale d’Israele, e degli interessi economico-finanziari che alimentano il genocidio e l’apartheid in Palestina, a danno delle bambine e dei bambini e di tutto il popolo palestinese. Dal rapporto leggiamo: “Citando la segregazione razziale e l’apartheid, le violazioni del diritto all’autodeterminazione e il divieto dell’uso della forza, la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha affermato in modo inequivocabile l’illegalità della presenza di Israele, compresi l’esercito, le colonie, le infrastrutture e il controllo delle risorse. Inoltre, le atrocità commesse dall’ottobre 2023 hanno dato il via a procedimenti per genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia e per crimini di guerra e contro l’umanità davanti alla Corte penale internazionale. La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di smettere di creare condizioni che distruggono la vita e, nella causa Nicaragua contro Germania, ha ricordato agli Stati l’obbligo internazionale di evitare il trasferimento di armi che potrebbero essere utilizzate per violare le convenzioni internazionali. Queste decisioni impongono alle entità aziendali la responsabilità prima facie di non impegnarsi e/o di ritirarsi totalmente e incondizionatamente da qualsiasi rapporto associato, e di garantire che qualsiasi impegno con i palestinesi consenta la loro autodeterminazione”. Chiediamo che vengano immediatamente attuate le richieste della Corte Internazionale di Giustizia nei confronti del governo sionista israeliano. Chiediamo che abbiano seguito i procedimenti nei confronti del governo sionista israeliano incriminato per genocidio dalla Corte internazionale di giustizia, e per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale. Esprimiamo solidarietà alla relatrice speciale Francesca Albanese e alle sue collaboratrici e collaboratori, e immensa gratitudine per lo sforzo congiunto compiuto per mettere a conoscenza il mondo del tentativo di rimozione del popolo palestinese e dell’agghiacciante strategia denominata “colonialismo d’insediamento”, attraverso la quale i governi sionisti israeliani che si sono susseguiti continuano a tentare di cancellare l’esistenza del popolo palestinese, distruggere la spiritualità culturale della Palestina e usurparne le ricchezze a proprio ed esclusivo vantaggio, attraverso l’appoggio di governi e imprese locali ed estere. L’atteggiamento mafioso e arrogante esercitato dal governo degli Stati Uniti d’America nei confronti di Francesca Albanese non fa nient’altro che avvalorare quanto documentato nel rapporto e dimostrare, per l’ennesima volta, l’immenso stato di debolezza e decadimento in cui versa ogni governo che sceglie la via della minaccia e dell’intimidazione a quella della diplomazia, delle argomentazioni e del confronto. Ci indigna che le politiche arroganti e bulle di tali governi vengano ancora definite democratiche dalla comunità internazionale, e che tali governi continuino ad auto attribuirsi il compito di “esportare la democrazia” attraverso guerre, invasioni e strategie sovraniste, che contribuiscono a ledere la sovranità dei popoli e a minarne la capacità di autodeterminazione. Dunque, il consumarsi di questo dramma palestinese a cosa ci chiama? Certamente non a giudicare ma ad aiutare, sì proprio aiutare; e si aiuta non aizzando gli un@ contro gli altr@ ma calmando gli animi, appellandoci alla saggezza che alberga nel profondo di ciascun@, ed esercitando lo sguardo compassionevole sull’umana mostruosità per coglierne il messaggio, oltre la paura e il giudizio. Smettiamo di fuggire da noi stess@ per uscire dalla trappola della ripetizione, e dare inizio ad una nuova narrazione umanizzatrice e liberante; attraverso l’integrazione dei fallimenti individuali e collettivi partoriremo una nuova tappa di armonia, speranza e prosperità per la Vita sulla Terra! Un proverbio arabo dice che la migliore risposta verrà da chi non parla con animo arrabbiato. Questo non vuol dire negare bensì scegliere con determinazione di non andare in simmetria con l’odio, di nutrire la via della riconciliazione; la violenza nutre la violenza. Non possiamo dare vita ad una società riconciliata e giusta senza che sia fatta verità attraverso la comprensione profonda di ciò che sta avvenendo (e non la giustificazione o l’oblio), e senza che ciascun@ si assuma la responsabilità del ruolo, piccolo e grande, che ha avuto e sta avendo nel processo che ha portato al genocidio, e al sostegno della fiorente economia del genocidio. È tempo di fare spazio a nuovi significati, di elevare l’energia dalle viscere al Cuore per nutrire il vero cambiamento, per contribuire ad un salto di coscienza, per mettere le nostre forze al servizio della costruzione del bene comune. Che le politiche di sopraffazione, espropriazione, vessazione diventino solo un lontano ricordo, e un insegnamento per le future generazioni. È tempo di Risveglio! È necessario che comprendiamo che la storia sta continuando a ripetersi; ne abbiamo innumerevoli esempi, ahinoi, con i nativi delle Americhe, con gli aborigeni australiani, etc. I popoli originari, in tante parti del mondo, sono stati sradicati dalle proprie terre e culture attraverso una brutale politica coloniale di appropriazione delle risorse, e una chiara intenzione di annientamento della vita di intere comunità, del loro presente e futuro ma, principalmente, delle loro storie e culture, al fine di farne svanire la memoria nell’oblio. Comprendiamo il terrore che ancora alberga nell’animo di milioni di ebre@ dopo l’olocausto e secoli di persecuzioni; proprio per questo non potremo mai e poi mai giustificare che il male da loro ricevuto ricada su altri, che tra l’altro non c’entrano proprio nulla come i palestinesi. La terra di Palestina ha sempre accolto gli ebrei, come altri popoli; il sogno di tant@ palestinesi è ricevere riparazione dei danni ricevuti da generazioni e vivere in pace tutte e tutti insieme. Nonostante il male ricevuto, il popolo palestinese manifesta il sogno di una convivenza prospera, desiderio condiviso con tant@ ebre@ nel mondo. La narrazione che vede palestinesi ed ebre@ sempre e solo in contrasto violento e inconciliabile è falsa e strumentale. In Palestina vi sono tante realtà animate da palestinesi ed ebre@ che da decenni collaborano e praticano la nonviolenza attiva come forma di resistenza e trasformazione personale, sociale, politica e spirituale per il bene comune. Un esempio è Combattenti per la Pace. Lasciamoci attraversare e trasformare da questo messaggio, raccogliamo tutto il coraggio e il senso di umanità e solidarietà che ci animano per contribuire insieme alla nascita del mondo che vorremmo; non domani, ma oggi, qui, adesso! Agiamo con coscienza, il cambiamento inizia da noi! Dunque voliamo alto, e oltre, le politiche di aggressione, odio, disprezzo, negazione, giudizio infamante, oltre le falsificazioni e la macchina del fango, sulle ali delle nostre coscienze, orientati da una morale interiore il cui orizzonte è animato dal proposito di fioritura e armonia tra i popoli, nel rispetto e la salvaguardia delle differenze e delle unicità; avanziamo con risolutezza e libertà, emancipati dalla necessità di approvazione da parte di chi esercita il potere per sopraffare, e vestit@ solo della nostra umanità, Forza del Cuore e Fede nella Vita! Il Festival Transitus è una tappa del Progetto “Voci dai Confini: Il Cantiere delle Differenze” ed è una grande occasione per dare voce a chi è relegato ai margini; è un abbraccio collettivo, una festa che include, mescola e ci invita in modo gentile a sentirci comunità. Che le vibrazioni che celebrano la bellezza dell’incontro e della diversità giungano in Palestina e diano Forza per attraversare il presente e speranza per pensare ad un futuro aperto. Sentiamo che il Festival Transitus sia una occasione per lanciare e diffondere un messaggio di Pace e Rinascita! Inondiamo di Luce i propositi più elevati e colmi di bontà, speranza e solidarietà che animano l’Umanità tutta, ad ogni latitudine! Chiediamo che le nostre azioni ne siano sempre più manifestazione tangibile! Come ci ha suggerito Gandhi, diventiamo il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo! Vi abbracciamo in Pace, Forza e calda Allegria!   Gli amici dell’Associazione AEDO (Arte, Espressività, Discipline Olistiche) Redazione Italia
Palestina libera e Ultima Generazione: Milano, consolato egiziano macchiato di vernice rosso sangue
In azione per chiedere l’apertura immediata del valico di Rafah, mentre il governo italiano vuol punire chi critica Israele. Questo pomeriggio, intorno alle ore 18.00 dieci persone aderenti ai movimenti Palestina Libera e Ultima Generazione hanno lanciato vernice rossa contro l’ingresso dell’ambasciata egiziana; successivamente hanno mostrato uno striscione con scritto Break the siege (“rompere l’assedio”) e attaccato alla recinzione dell’ambasciata foto di persone palestinesi uccise nel corso delle operazioni di guerra dell’esercito israeliano. Si tratta di un’azione di protesta per chiedere al governo egiziano, nella persona del console Hisham Mohamed Moustafa El Sherif, l’apertura immediata del valico di Rafah per poter portare aiuti alle persone della striscia di Gaza stremate da bombardamenti e carestia. La popolazione palestinese, bloccata nella striscia di Gaza sta affrontando da mesi una grave crisi umanitaria: “I pazienti muoiono per ferite curabili a causa della mancanza di antibiotici. I bambini soffrono di malnutrizione acuta. Senza un cessate il fuoco e ingressi massicci di aiuti, Gaza diventerà un cimitero” dichiara l’ONG Medici senza Frontiere. Attualmente il valico viene aperto solo temporaneamente. Human rights watch ha documentato le tangenti richieste dalle autorità di frontiera egiziane come unico mezzo per lasciare la striscia di Gaza. Rachele, una delle partecipanti all’azione, ha dichiarato: Sono una mamma che non può distogliere lo sguardo da un genocidio in corso. Le brutalità del governo sionista israeliano vengono trasmesse live ed è nostro compito come esseri umani e come genitori prendere una posizione ed obbligare i nostri governi a non chiudere gli occhi. Il genocidio palestinese è compiuto con le armi, per esempio quelle che la Leonardo continua a inviare ad Israele e contro il cui invio si batte Palestina Libera e con il blocco degli aiuti umanitari, ma anche in modo più subdolo; come, per esempio, con gli accordi che la multinazionale francese Carrefour ha fatto con società israeliane presenti nei territori occupati illegalmente, oppure attraverso i tanti prodotti “israeliani” –prodotti agricoli coltivati nelle terre occupate illegalmente a danno dei palestinesi– che ogni giorno arrivano sugli scaffali dei nostri supermercati. Anche questa è una forma di complicità e anche per questo Ultima Generazione ha lanciato, a partire dall’11 ottobre, il boicottaggio dei supermercati. L’azione è stata organizzata a un giorno dalla notizia dell’imminente invasione della striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano; sempre nella giornata di ieri inoltre la Lega ha depositato una proposta di legge per punire chiunque critichi il governo di Israele, utilizzando il solito giochetto per cui ogni critica ad Israele e al suo governo viene equiparata ad antisemitismo: un’altra prova della sudditanza del nostro governo al regime sionista. Un motivo in più per continuare a scendere in strada e ribellarci. I NOSTRI CANALI Aggiornamenti in tempo reale saranno disponibili sui nostri social e nel sito web: * Sito web:https://ultima-generazione.com * Facebook@ultimagenerazione.A22 * Instagram@ultima.generazione * Twitter@UltimaGenerazi1 * Telegram@ultimagenerazione * Sito web:https://link.palestinalibera.it/ * Instagram:https://www.instagram.com/pal_libera/ Ultima Generazione
Palermo, ‘musica contro il silenzio’ sul Popolo palestinese: corteo nel centro storico
Il governo italiano continua a fornire armi, supporto e connivenza a Netanyahu nel portare avanti il progetto sionista di pulizia etnica del popolo palestinese, ma prosegue anche nell’affermazione dei piani di riarmo imposti dagli USA. Una scelta riconfermata dal rinnovo del memorandum militare Italia-Israele, nonché dai diktat della NATO di portare gli investimenti bellici fino al 5% del PIL, che si tradurranno in ingenti tagli alla spesa pubblica e al welfare nei prossimi 10 anni per acquistare e produrre armi. L’Italia sarà così l’unico grande Paese europeo a spendere più in armi che in istruzione, secondo i dati Eurostat_   Dopo il corteo del 30 giugno, la scorsa domenica pomeriggio s’è replicata la manifestazione STOP ACCORDI con Israele. Poco meno della precedente – ma ancora una volta costituita prevalentemente da giovani, molti dei quali dei collettivi universitari  – si sono ritrovati di nuovo in piazza a Palermo, per chiedere alle istituzioni siciliane (dall’Università alla Regione) l’interruzione degli accordi con la stato d’Israele (così come hanno fatto diverse amministrazioni comunali) in segno di una solidarietà incondizionata con il popolo palestinese. « Basta silenzi, basta complicità! – dicono  gli organizzatori – Il nostro compito è dire NO all’utilizzo della Sicilia come ingranaggio della guerra imperialista che oggi più che mai si esprime in tutto il Medio Oriente con il suo dispositivo coloniale fatto di morte distruzione e dominio ».  Contro questa fabbrica di morte, « disertare la guerra che ci viene propinata come motore di rilancio economico » – scrivono nei loro volantini – è una scelta necessaria per stare « accanto a tutt3 coloro i quali, lavoratrici e lavoratori, si oppongono al traffico di armi e ai progetti di ricerca volti al genocidio e all’industria militare». In questi mesi, unitamente alla comunità palestinese Voci nel Silenzio, una serie di soggettività palermitane e dell’isola hanno intrapreso un percorso comune, culminante nella presentazione a Palazzo dei Normanni, sededell’ARS, di un documento di  rivendicazione dei diritti fondamentali della popolazione palestinese: « Il documento è stato trasformato in una mozione, che durante la discussione in aula è stata profondamente modificata e svuotata. Rendendola – scrivono le realtà di movimento propal – una mozione ipocrita e mortificante che dimostra appieno la distanza delle istituzioni dalla volontà popolare ». Questo sentimento diffuso nella società isolano si è percepito anche nella manifestazione che ha percorso il Cassaro l’asse viaria principale del centro storico panormita. Ecco perché simbolicamente il corteo dell’altro ieri è stata chiuso proprio a Piazza del Parlamento dove si è tenuto un presidio in forma di concerto dal titolo paradigmatico: La musica contro il silenzio. La finalità dell’iniziativa evidentemente era quella di « denunciare il vuoto politico delle istituzioni e riaffermare la voce della solidarietà », nel tentativo di sensibilizzare governo e assemblea legislativa della regione « a prendere le distanze da tutto questo e interrompere le collaborazioni con Israele ». Insomma ci è sembra sempre più palpabile la vocazione pacifista delle moltitudini siciliane, un sentimento comune che ha unito, sia nelle strade delle città metropolitane delle ultime iniziative isolane sia nel corteo di domenica a Palermo, manifestanti e la cittadinanza. Pertanto ferma si è sollevata la voce per chiedere che le basi NATO di Sigonella e del MUOS vanno smilitarizzate. Stop agli accordi, fermiamo il genocidio! Redazione Palermo
Librerie indipendenti unite per la Palestina
Una delle forme più subdole del conflitto israelo- palestinese è l’attacco sistematico alla memoria, all’identità e alla cultura palestinese che rientra nella strategia coloniale israeliana. Questo processo può considerarsi una forma di “genocidio culturale”, che si affianca alle violenze fisiche e militari e mira a cancellare la lingua, la storia e le tradizioni del popolo palestinese e a distruggerne luoghi di memoria come archivi, scuole, biblioteche, musei, librerie e monumenti religiosi al fine di impedire la trasmissione culturale, operando anche attraverso la censura, il controllo scolastico e la soppressione dell’insegnamento. Per contrastare questo processo ed essere solidali con chi questa pressione lo subisce ai primi di luglio l’Associazione Mediweaves ha costruito un interessantissimo percorso di formazione on line a cui hanno aderito circa una trentina di realtà culturali e in prevalenza librerie. Mediweaves è una cooperazione tra nove librerie indipendenti e storiche dell’area mediterranea: Italia, Turchia, Grecia, Palestina, Israele, Marocco, Spagna e Francia. Coordinata dalla libreria siciliana Casa del Libro Rosario Mascali di Siracusa, insieme a due biblioteche di Istanbul (Franksteayn Kitabevi e Homer Kitabevi) ha lo scopo di rafforzare il ruolo delle librerie indipendenti come presidi culturali e civici, soprattutto nel Mediterraneo, promuovendo dialogo, pace e scambio tra culture diverse e dimostrare la capacità delle librerie di operare a livello internazionale, superando barriere geografiche, politiche e linguistiche. L’incontro formativo è stato tenuto da Mahmoud Muna libraio della libreria Book Educational di Gerusalemme Est: gestita da Mahmoud insieme ai fratelli, conta almeno tre sedi – in Salah Eddin Street (due punti: arabo, inglese) e una al American Colony Hotel – diventando un punto di riferimento per lettori in arabo e in inglese e per studi approfonditi sul conflitto. La libreria è anche un caffè letterario e dunque un luogo di ritrovo che ospita eventi letterari, presentazioni, proiezioni e dibattiti, divenendo centro culturale nevralgico e un luogo di confronto. È infatti un luogo di incontro tra culture che consente un contributo attivo al dialogo su narrazione e identità palestinese: “tenere viva la memoria” è il suo obiettivo dichiarato. Il 9 febbraio 2025, la polizia israeliana ha effettuato un blitz in entrambe le sedi, arrestando Mahmoud e suo nipote Ahmad con le accuse iniziali di “incitamento e sostegno al terrorismo”, poi modificate in “disturbo dell’ordine pubblico. Sono stati sequestrati centinaia di libri – inclusi titoli di Chomsky, Pappé, l’albo da colorare “From the River to the Sea” e libri con bandiere palestinesi. Gli arrestati rilasciati dopo due notti in carcere sono poi stati posti agli arresti domiciliari per 5 giorni con il divieto d’accesso alle librerie per 20 giorni. Mahmoud Muna ha dichiarato che è stato usato Google Translate per decidere cosa sequestrare, spesso limitandosi alla copertina o ai simboli (bandiere, kefiah) ha definito queste azioni “Orwelliane”. La libreria può considerarsi un baluardo dell’identità palestinese, un punto di riferimento culturale e un’infrastruttura di resistenza intellettuale. A questa resistenza si uniscono in coro i librai di altre librerie italiane: conoscere meglio la letteratura palestinese e importare questa conoscenza nel proprio lavoro di ciascuno e nella propria libreria al fine di preservare la memoria è un dovere etico e culturale per ogni libreria aderente. Sostenere librerie come la Educational Bookshop e colleghi come Mahmoud Muna rappresenta un impegno che non riguarda solo la solidarietà verso una singola libreria sotto attacco, ma si inserisce in una più ampia difesa della libertà di espressione, della cultura come resistenza e del diritto dei popoli a narrare la propria storia. Ogni libreria è anche uno spazio politico e culturale. Curare un catalogo, proporre libri, ospitare eventi è un atto di scelta politica. Difendere una libreria attaccata per il suo contenuto significa difendere il ruolo di tutte le librerie come custodi della memoria e della molteplicità culturale. Redazione Sicilia
Costruiamo insieme Resistenza
Compagn* uniamoci per la Palestina! Stiamo organizzando una mostra dedicata alla lotta e alla resistenza del popolo palestinese: un’esplosione di arte, riflessioni e solidarietà per urlare contro l’oppressione. L’evento si terrà al Corto Circuito ma senza di voi non decolla! Cerchiamo volenteros* compagn* per montare stand e allestire spazi: un lavoro collettivo per creare uno spazio di denuncia e speranza. Non serve essere espert*, basta la voglia di sporcarsi le mani per una causa giusta. La mostra sarà un grido di libertà, un megafono per le voci della Palestina e un pugno alzato per la nostra comunità. Unitevi al montaggio, portate energia, idee e rabbia! La solidarietà si costruisce insieme: ogni mano in più è un mattone per la libertà. Durante il montaggio ci sarà anche un Contest di Street Art – “Muri di Resistenza”: invitiamo gli street artist a sfidarsi a colpi di spray per creare opere dedicate alla Palestina. I murales resteranno come testimonianza permanente al CSOA. Portate bombolette e idee! Palestina libera! Uniamoci per la giustizia e la libertà! Musica e Pub aperti tutto il giorno The post Costruiamo insieme Resistenza first appeared on CSOA CORTO CIRCUITO.
Villaggio Palestina al Corto Circuito
Il Corto Circuito ospiterà dal 04 luglio al 06 luglio “Villaggio Palestina” un evento unico che invita a immergersi in un’esperienza profonda e coinvolgente, capace di avvicinare il pubblico alla realtà quotidiana del popolo palestinese. Attraverso installazioni interattive e la mostra fotografica ” “, curata con sensibilità, Villaggio Palestina offre uno sguardo intimo e umano sulle sfide, le speranze e la resilienza di una comunità che vive in un contesto complesso. L’ingresso alla mostra, pensato per stimolare riflessione, guida i visitatori in un percorso che invita a comprendere le dinamiche di vita in un territorio segnato da profonde contraddizioni. L’evento si arricchisce di un programma intenso e variegato: un’assemblea pubblica dal titolo Il progetto imperialista Occidentale in Medio Oriente aprirà un confronto aperto e approfondito sulle dinamiche geopolitiche che influenzano la regione. La presentazione del libro Fanzine – Edizione Palestina Libera offrirà spunti per esplorare narrazioni autentiche e poco raccontate. La tre giorni sarà animata da dibattiti, momenti musicali e proiezioni che intrecciano cultura, storia e attualità, creando un dialogo aperto e inclusivo. Non mancheranno esperienze culinarie uniche, con cene palestinesi preparate dagli Amici della Mezzaluna Rossa, che porteranno in tavola sapori e tradizioni di una cultura ricca e viva. Villaggio Palestina è più di una mostra: è un’occasione per riflettere, condividere e costruire ponti di solidarietà, in un’atmosfera di rispetto e scoperta. Un evento imperdibile per chi desidera avvicinarsi a una storia che merita di essere ascoltata, nel cuore di Roma. Vi aspettiamo per un viaggio che parla al cuore e alla mente. Venerdi: Ore 16:00 Apertura della mostra Villaggio Palestina Ore 18:00 Assemblea pubblica: Il progetto imperialista Occidentale in medio oriente. ore 20:30 Cena Palestinese. ore 21:00 proiezione documentario The Wanted 18 Ore 22:00 – Concerto Sabato: Ore 10:30 apertura mostra Ore 13:30 Pranzo Ore 18:30 Presentazione libro Fanzine – Edizione Palestina Libera Ore 21:00 Cena Palestinese Domenica: Ore 10:30 Apertura Mostra Salotto letterario sulla Palestina: Porta una tua poesia, un tuo scritto sulla Palestina e leggilo a tutti. 13:30 Pranzo Chiusura mostra ore 16:00 The post Villaggio Palestina al Corto Circuito first appeared on CSOA CORTO CIRCUITO.
Manifestazione a Terni: stop al genocidio in Palestina
Oggi mercoledì 2 luglio alle 21.30 a Terni ci sarà una mobilitazione in solidarietà al popolo palestinese e contro il genocidio in corso a Gaza. La partenza del corteo notturno è prevista a piazza della Repubblica e l'arrivo sarà in via Lanzi, presso il Movimento ai caduti.