Manifesto per una Palestina libera dal genocidio e dall’apartheidPubblichiamo di seguito il “Manifesto per una Palestina libera dal genocidio e
dall’apartheid” scritto dall’Associazione AEDO ed ideato durante il Festival
Transitus. Un Manifesto importante, urgente e che merita la massima diffusione.
Prendiamo le distanze e denunciamo la politica genocida del governo sionista
israeliano che sta tentando di annientare con ogni mezzo il potere di
autodeterminazione non solo del popolo palestinese ma anche del popolo
israeliano; quest’ultimo, quando diverrà consapevole delle nefandezze di cui si
sta rendendo complice avallando, da decenni, le politiche di apartheid, avrà una
eredità morale e materiale molto pesante da integrare.
Rischierà di essere sopraffatto dalla sofferenza, dal senso di contraddizione e
dal peso della verità. Sarà necessario che l’umanità trovi la via e le forme per
accogliere e aiutare a trasformare questi contenuti, che attualmente sono ancora
rimossi. Attraverso questa via difficile ma liberante sorgerà l’alba di un nuovo
giorno per tutti i popoli della Terra!
È necessario che ci impegniamo a dare speranza e sostegno concreto al popolo
palestinese, straziato nel corpo, nel cuore e nell’animo, sradicato dalla terra
che abita da secoli, vessato con sadismo e cinismo in ogni modo possibile, usato
come cavia per la sperimentazione di nuove armi e nuovi sistemi di sorveglianza
e controllo.
È necessario che ci impegniamo a chiedere quotidianamente e ovunque la
cessazione di ogni forma di violazione delle vite palestinesi, la restituzione
di ciò che è stato indebitamente sottratto, un processo di giustizia riparativa
e politiche che accompagnino il popolo palestinese nel rivendicare il proprio
diritto naturale ad esistere e abitare, a essere riconosciuto, a prosperare e a
coltivare la speranza nel futuro, esattamente come ogni altro popolo della
Terra.
Sentiamo essenziale non abbandonarci alla disillusione e alla disperazione,
attraverso l’esercizio quotidiano della parola del Cuore e del senso di umanità
e solidarietà. Che i nostri atti siano intrisi di bontà e non di buonismo, di
fiducia piena nella possibilità di “potere” e di “riuscire” ad attraversare
l’immensa catastrofe che stiamo vivendo, e di rinascere sentendo finalmente che
la vita degli altri ci riguarda direttamente, e che non fa differenza che questa
vita si dispiega lontana o vicina a noi fisicamente.
Sentire che l’umanità che batte nel profondo dell’altr@ è interconnessa con noi,
e con ogni forma di vita, ha a che fare con il Risveglio, di cui abbiamo
assoluta necessità per attraversare la tempesta e non lasciarci scorare
dall’idea che non vi è via d’uscita.
Silo, un mistico e filosofo argentino, ci ha lasciato un messaggio di
speranza: “Ama la realtà che costruisci, e neanche la morte fermerà il tuo
volo!”
Sentiamo essenziale approfondire nelle nostre vite la riflessione sulla
connessione tra i nostri “privilegi da occidentali,” l’economia del genocidio e
la struttura del colonialismo d’insediamento in Palestina. Ci impegniamo ad
aderire e promuovere pratiche di boicottaggio e disinvestimento al fine di
indebolire l’economia del genocidio e di esserne sempre meno complici. Isoliamo
chi guadagna dal genocidio e si arricchisce con l’annientamento di vite umane!
Ciascun@ di noi ha un immenso potere e una sconfinata libertà; non cediamoli ma
esercitiamoli! Che le nostre azioni parlino per noi! Una società più umana è una
società più equa!
Prendiamo distanza dalle decisioni del governo italiano di continuare a fare
affari con lo stato coloniale sionista che sta portando Israele
all’autodistruzione. Denunciamo il collaborazionismo del governo italiano e dei
governi europei ed extra europei allineati con lo stato coloniale sionista.
Troviamo che la condotta disumana e irresponsabile di questi governi sia lontana
anni luce dalla volontà di Pace dei popoli.
Diciamo a questi governi: riconosciamo che ormai da troppo tempo le vostre
politiche non ci rappresentano, bensì ci stanno conducendo alla distruzione. La
nostra voce risuona di Pace, ci opponiamo alla vostra cieca corsa agli
armamenti!
Dal nostro Cuore sorge il grido: “Non in nostro nome, in passato, oggi e nel
futuro! La nonviolenza, il dialogo, il rispetto e la diplomazia per la
risoluzione delle controversie sono la via! I popoli del mondo rivendicano la
Pace!”
Sosteniamo il rapporto “Da economia dell’occupazione a economia del genocidio”
di Francesca Albanese, relatrice speciale per i territori palestinesi occupati
dal 1967, e di coloro che hanno collaborato alla sua ricerca e stesura. Ci
impegniamo a diffondere i contenuti del rapporto affinché la comunità prenda
consapevolezza della complicità del mondo del business con lo stato coloniale
d’Israele, e degli interessi economico-finanziari che alimentano il genocidio e
l’apartheid in Palestina, a danno delle bambine e dei bambini e di tutto il
popolo palestinese.
Dal rapporto leggiamo: “Citando la segregazione razziale e l’apartheid, le
violazioni del diritto all’autodeterminazione e il divieto dell’uso della forza,
la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha affermato in modo inequivocabile
l’illegalità della presenza di Israele, compresi l’esercito, le colonie, le
infrastrutture e il controllo delle risorse. Inoltre, le atrocità commesse
dall’ottobre 2023 hanno dato il via a procedimenti per genocidio davanti alla
Corte internazionale di giustizia e per crimini di guerra e contro l’umanità
davanti alla Corte penale internazionale. La Corte internazionale di giustizia
ha ordinato a Israele di smettere di creare condizioni che distruggono la vita
e, nella causa Nicaragua contro Germania, ha ricordato agli Stati l’obbligo
internazionale di evitare il trasferimento di armi che potrebbero essere
utilizzate per violare le convenzioni internazionali.
Queste decisioni impongono alle entità aziendali la responsabilità prima facie
di non impegnarsi e/o di ritirarsi totalmente e incondizionatamente da qualsiasi
rapporto associato, e di garantire che qualsiasi impegno con i palestinesi
consenta la loro autodeterminazione”.
Chiediamo che vengano immediatamente attuate le richieste della Corte
Internazionale di Giustizia nei confronti del governo sionista israeliano.
Chiediamo che abbiano seguito i procedimenti nei confronti del governo sionista
israeliano incriminato per genocidio dalla Corte internazionale di giustizia, e
per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale.
Esprimiamo solidarietà alla relatrice speciale Francesca Albanese e alle sue
collaboratrici e collaboratori, e immensa gratitudine per lo sforzo congiunto
compiuto per mettere a conoscenza il mondo del tentativo di rimozione del popolo
palestinese e dell’agghiacciante strategia denominata “colonialismo
d’insediamento”, attraverso la quale i governi sionisti israeliani che si sono
susseguiti continuano a tentare di cancellare l’esistenza del popolo
palestinese, distruggere la spiritualità culturale della Palestina e usurparne
le ricchezze a proprio ed esclusivo vantaggio, attraverso l’appoggio di governi
e imprese locali ed estere.
L’atteggiamento mafioso e arrogante esercitato dal governo degli Stati Uniti
d’America nei confronti di Francesca Albanese non fa nient’altro che avvalorare
quanto documentato nel rapporto e dimostrare, per l’ennesima volta, l’immenso
stato di debolezza e decadimento in cui versa ogni governo che sceglie la via
della minaccia e dell’intimidazione a quella della diplomazia, delle
argomentazioni e del confronto.
Ci indigna che le politiche arroganti e bulle di tali governi vengano ancora
definite democratiche dalla comunità internazionale, e che tali governi
continuino ad auto attribuirsi il compito di “esportare la democrazia”
attraverso guerre, invasioni e strategie sovraniste, che contribuiscono a ledere
la sovranità dei popoli e a minarne la capacità di autodeterminazione.
Dunque, il consumarsi di questo dramma palestinese a cosa ci chiama? Certamente
non a giudicare ma ad aiutare, sì proprio aiutare; e si aiuta non aizzando gli
un@ contro gli altr@ ma calmando gli animi, appellandoci alla saggezza che
alberga nel profondo di ciascun@, ed esercitando lo sguardo compassionevole
sull’umana mostruosità per coglierne il messaggio, oltre la paura e il giudizio.
Smettiamo di fuggire da noi stess@ per uscire dalla trappola della ripetizione,
e dare inizio ad una nuova narrazione umanizzatrice e liberante; attraverso
l’integrazione dei fallimenti individuali e collettivi partoriremo una nuova
tappa di armonia, speranza e prosperità per la Vita sulla Terra!
Un proverbio arabo dice che la migliore risposta verrà da chi non parla con
animo arrabbiato. Questo non vuol dire negare bensì scegliere con determinazione
di non andare in simmetria con l’odio, di nutrire la via della riconciliazione;
la violenza nutre la violenza.
Non possiamo dare vita ad una società riconciliata e giusta senza che sia fatta
verità attraverso la comprensione profonda di ciò che sta avvenendo (e non la
giustificazione o l’oblio), e senza che ciascun@ si assuma la responsabilità del
ruolo, piccolo e grande, che ha avuto e sta avendo nel processo che ha portato
al genocidio, e al sostegno della fiorente economia del genocidio.
È tempo di fare spazio a nuovi significati, di elevare l’energia dalle viscere
al Cuore per nutrire il vero cambiamento, per contribuire ad un salto di
coscienza, per mettere le nostre forze al servizio della costruzione del bene
comune.
Che le politiche di sopraffazione, espropriazione, vessazione diventino solo un
lontano ricordo, e un insegnamento per le future generazioni.
È tempo di Risveglio!
È necessario che comprendiamo che la storia sta continuando a ripetersi; ne
abbiamo innumerevoli esempi, ahinoi, con i nativi delle Americhe, con gli
aborigeni australiani, etc. I popoli originari, in tante parti del mondo, sono
stati sradicati dalle proprie terre e culture attraverso una brutale politica
coloniale di appropriazione delle risorse, e una chiara intenzione di
annientamento della vita di intere comunità, del loro presente e futuro ma,
principalmente, delle loro storie e culture, al fine di farne svanire la memoria
nell’oblio.
Comprendiamo il terrore che ancora alberga nell’animo di milioni di ebre@ dopo
l’olocausto e secoli di persecuzioni; proprio per questo non potremo mai e poi
mai giustificare che il male da loro ricevuto ricada su altri, che tra l’altro
non c’entrano proprio nulla come i palestinesi.
La terra di Palestina ha sempre accolto gli ebrei, come altri popoli; il sogno
di tant@ palestinesi è ricevere riparazione dei danni ricevuti da generazioni e
vivere in pace tutte e tutti insieme. Nonostante il male ricevuto, il popolo
palestinese manifesta il sogno di una convivenza prospera, desiderio condiviso
con tant@ ebre@ nel mondo.
La narrazione che vede palestinesi ed ebre@ sempre e solo in contrasto violento
e inconciliabile è falsa e strumentale. In Palestina vi sono tante realtà
animate da palestinesi ed ebre@ che da decenni collaborano e praticano la
nonviolenza attiva come forma di resistenza e trasformazione personale, sociale,
politica e spirituale per il bene comune. Un esempio è Combattenti per la Pace.
Lasciamoci attraversare e trasformare da questo messaggio, raccogliamo tutto il
coraggio e il senso di umanità e solidarietà che ci animano per contribuire
insieme alla nascita del mondo che vorremmo; non domani, ma oggi, qui, adesso!
Agiamo con coscienza, il cambiamento inizia da noi!
Dunque voliamo alto, e oltre, le politiche di aggressione, odio, disprezzo,
negazione, giudizio infamante, oltre le falsificazioni e la macchina del fango,
sulle ali delle nostre coscienze, orientati da una morale interiore il cui
orizzonte è animato dal proposito di fioritura e armonia tra i popoli, nel
rispetto e la salvaguardia delle differenze e delle unicità;
avanziamo con risolutezza e libertà, emancipati dalla necessità di approvazione
da parte di chi esercita il potere per sopraffare, e vestit@ solo della nostra
umanità, Forza del Cuore e Fede nella Vita!
Il Festival Transitus è una tappa del Progetto “Voci dai Confini: Il Cantiere
delle Differenze” ed è una grande occasione per dare voce a chi è relegato ai
margini; è un abbraccio collettivo, una festa che include, mescola e ci invita
in modo gentile a sentirci comunità.
Che le vibrazioni che celebrano la bellezza dell’incontro e della diversità
giungano in Palestina e diano Forza per attraversare il presente e speranza per
pensare ad un futuro aperto.
Sentiamo che il Festival Transitus sia una occasione per lanciare e diffondere
un messaggio di Pace e Rinascita!
Inondiamo di Luce i propositi più elevati e colmi di bontà, speranza e
solidarietà che animano l’Umanità tutta, ad ogni latitudine! Chiediamo che le
nostre azioni ne siano sempre più manifestazione tangibile!
Come ci ha suggerito Gandhi, diventiamo il cambiamento che vorremmo vedere nel
mondo!
Vi abbracciamo in Pace, Forza e calda Allegria!
Gli amici dell’Associazione AEDO (Arte, Espressività, Discipline Olistiche)
Redazione Italia