Charlie Kirk, un omicidio perfetto?Charlie Kirk, 31 anni – influencer cofondatore dell’organizzazione giovanile
conservatrice d’estrema destra Turning Point Usa (Tpusa), cristiano evangelico
integralista e grande propagandista di Trump – è stato ucciso a colpi d’arma da
fuoco durante un raduno il 10 settembre in una università dello Utah. Mentre
era sul palco è stato colpito da un proiettile che lo ha raggiunto al collo.
Trasportato in ospedale è morto poco dopo.
Il cecchino si dice fosse appostato a 200 MT di distanza. Kirk, giovane
esponente della destra radicale, ha aiutato Trump in modo determinante,
facendogli prendere i voti necessari per vincere le elezioni, con circa 10/12
milioni di voti portati tramite sit-in in scuole universitarie e college, grazie
ai suoi video virali e ad azzeccate campagne di promozione.
“Le armi salvano vite” – diceva Charlie Kirk da convinto sostenitore delle armi,
aggiungendo – “Vale la pena accettare qualche morto in più, se questo significa
poter esercitare il diritto di avere un’arma per difendere gli altri diritti
concessi da Dio”. Fu profetico!
Per anni è stato un costruttore assiduo, sui social media e in tv, di una
narrazione tossica, fascista e disumanizzante dell’Altro. Tra le altre: “Se mia
figlia di 10 anni fosse stuprata, dovrebbe partorire il bambino”; “I neri
stavano meglio quando erano schiavi perché commettevano meno crimini”; “La legge
perfetta di Dio dice che i gay andrebbero lapidati a morte”; “I bambini
dovrebbero assistere alle esecuzioni pubbliche”; o che le personalità
afroamericane famose (come Michelle Obama) “non hanno le capacità cerebrali per
essere prese sul serio” e che “hanno rubato il posto ad un bianco”; e che
Israele non sta affamando il popolo palestinese.
La sua carriera politica di ideologo di Trump si è fondata sull’odio, sulla
banalizzazione, sul tono autoritario, sulla violenza verbale e sulla
giustificazione della violenza fisica. Per anni Charlie Kirk ha difeso il
modello di società armata, polarizzata, presentando il conflitto come virtù e le
armi come “garanzia di libertà”.
Cronache Ribelli, sulle sue pagine social ha scritto: “Da quando Charlie Kirk è
stato ucciso chi non esprime pubblico cordoglio, chi non si straccia le vesti,
chi non è disposto a colpevolizzarsi per questa morte diventa automaticamente un
criminale. Insomma, noi dovremmo provare empatia per un uomo che non aveva
empatia per alcuna categoria umana che non fossero i multimiliardari, bianchi e
sani.
Per lui le donne stuprate dovevano partorire e stare zitte, i neri stavano
meglio quando c’era la schiavitù, i ciechi non possono fare i medici, a Gaza non
c’è alcuna crisi umanitaria e nessun crimine. Per gli estremisti come lui i
morti sul lavoro non sono violenza, i morti per mancate cure sanitarie non sono
violenza, i morti di fame, sete, povertà non sono violenza. Persino i genocidi
non sono violenza.
Questa strategia la conosciamo bene. Si basa sulla normalizzazione: se tanta
gente muore di lavoro o sul lavoro allora diventa normale. Sulla frammentazione:
se la violenza non arriva come un colpo singolo ma a piccole dosi (mancati
screening, malattie professionali, precarietà, marginalità, inquinamento) allora
non è violenza. Sulla comparazione: di che ti lamenti c’è sempre chi sta peggio
di te. Sull’invisibilità della sofferenza delle classi subalterne, che vengono
espulse da ogni narrazione mediatica. Noi continuiamo a dire che se la violenza
deve essere condannata, allora si cominci da quella sistemica e profonda. (…)”
Una nazione, gli USA, che presenta più di 392 milioni di armi da fuoco in
circolazione: numero infinitamente più alto di tutta la popolazione
statunitense. Di quale libertà stiamo parlando?
Evidentemente stiamo parlando della “libertà” autoinflitta della popolazione
statunitense di rischiare di morire quotidianamente per colpi di arma da fuoco
sia di persone “normali” sia di persone mentalmente instabili: una strage
silente di 45.000 persone morte per colpi d’arma solo nel 2024.
Ma non è l’unica opzione che sta dietro alla morte di Kirk. Dietro a questo
marasma di violenza normalizzata quotidiana e di giustizia a mo’ di Far West,
gli USA sono anche la nazione dei complotti: dei complotti veri, non quelli
inventi saltuariamente da qualche “complottista da tastiera” o da qualche
propagandista di Trump. “Complotti” che abbiamo visto negli ultimi decenni:
golpe blandi spacciati per “regime-change” (tentativi terroristici contro Cuba);
guerre spacciate per “operazioni di peacekeeping” o “guerre umanitarie” (Iraq,
Jugoslavia); interventi e occupazioni militari di suoli esteri spacciati per
“esportazione di democrazia, diritti umani e diritti delle donne” (Afghanistan);
colpi di Stato neonazisti spacciati per “rivoluzioni” (Euromaidan in Ucraina nel
2014); spacciare per “resistenze” quelle che in realtà sono scontri
etnonazionalisti tra eserciti nazionali (conflitto russo-ucraino dal 2022);
additare di “terrorismo” le vere resistenze di popolo e le lotte per
l’autodeterminazione (Palestina); regime-change violenti spacciati per
“rivoluzioni pacifiche” (paesi post-sovietici); omicidi mirati con drone di
persone definite “pericolo per la sicurezza degli USA” (funzionari iraniani).
Tutte cose che è la storia degli USA a raccontarci, che essi siano governati da
Democratici e Repubblicani.
Secondo le indiscrezioni Charlie Kirk negli ultimi mesi aveva cominciato ad
essere ingombrante, a denunciare un sistema di controllo eterodiretto sui
principali mainstream, a dubitare di Israele, a criticare fortemente le
politiche di aggressione dell’entità sionista che prima sosteneva.
Secondo le testimonianze di un amico di lunga data di Charlie Kirk, a The
Grayzone (Articolo di Max Blumenthal e Anya Parampil – 12 settembre 2025), fu lo
stesso Kirk a rifiutare un’offerta fatta all’inizio di quest’anno dal Primo
Ministro israeliano Benjamin Netanyahu di organizzare una massiccia nuova
iniezione di denaro da parte sionista nella sua organizzazione Turning Point
USA.
Nelle settimane precedenti al suo assassinio, avvenuto il 10 settembre, Kirk
aveva iniziato a detestare il Primo Ministro israeliano, considerandolo un
“bullo”, ha detto la fonte. Kirk era disgustato da ciò a cui aveva assistito
all’interno dell’amministrazione Trump, dove Netanyahu cercava di dettare
personalmente le decisioni del Presidente in materia di personale e sfruttava
risorse israeliane come la miliardaria donatrice Miriam Adelson per tenere la
Casa Bianca saldamente sotto il suo controllo.
Secondo l’amico di Kirk, che aveva anche avuto accesso al Presidente Donald
Trump e alla sua cerchia ristretta, Kirk aveva fortemente messo in guardia Trump
lo scorso giugno dal bombardare l’Iran per conto di Israele. “Charlie è stato
l’unico a farlo”, hanno detto, ricordando come Trump “gli abbia urlato contro”
in risposta e abbia chiuso adirato la conversazione. La fonte ritiene che
l’episodio abbia confermato nella mente di Kirk l’idea che il Presidente degli
Stati Uniti fosse caduto sotto il controllo di una potenza straniera maligna e
stesse conducendo il suo Paese verso una serie di conflitti disastrosi.
Il mese successivo, Kirk era diventato il bersaglio di una prolungata campagna
privata di intimidazione e rabbia smodata da parte di ricchi e potenti alleati
di Netanyahu, figure che lui stesso definiva pubblicamente “pezzi grossi” e
“personaggi ingerenti” ebrei. “Aveva paura di loro”, ha sottolineato la fonte.
Kirk aveva 18 anni quando lanciò il TPUSA nel 2012. Fin dall’inizio, la sua
carriera fu trainata da donatori sionisti, che inondarono la sua giovane
organizzazione di denaro attraverso organizzazioni neoconservatrici come il
David Horowitz Freedom Center . Nel corso degli anni, ripagò i suoi ricchi
sostenitori scatenando un’incessante ondata di diatribe anti-palestinesi
e islamofobe , accettando viaggi di propaganda in Israele e bloccando
severamente le forze nazionaliste che contestavano il suo sostegno a Israele
durante gli eventi del TPUSA. Nell’era Trump, pochi gentili americani si erano
dimostrati più preziosi di Charlie Kirk per l’autoproclamato stato ebraico.
Ma mentre l’attacco genocida di Israele alla Striscia di Gaza assediata
scatenava una reazione senza precedenti nei circoli di destra di base, dove
solo il 24% dei giovani repubblicani ora simpatizza con Israele piuttosto che
con i palestinesi, Kirk iniziò a cambiare idea. A volte, seguiva la linea
israeliana, diffondendo disinformazione sui bambini decapitati da Hamas il 7
ottobre e negando la carestia imposta alla popolazione di Gaza. Eppure, allo
stesso tempo, cedeva alla sua base, chiedendosi ad alta voce se Jeffrey Epstein
fosse una risorsa dell’intelligence israeliana, mettendo in dubbio se il governo
israeliano avesse permesso che gli attacchi del 7 ottobre proseguissero per
promuovere obiettivi politici a lungo termine, e ripetendo a pappagallo
narrazioni familiari al suo più accanito critico di destra, lo streamer Nick
Fuentes.
A luglio 2025, al suo Summit d’azione studentesca TPUSA, Kirk ha offerto un
forum alla base della destra per sfogare la propria rabbia per l’assedio
politico di Israele all’amministrazione Trump. Lì, relatori come gli ex
sostenitori di Fox News Tucker Carlson e Megyn Kelly, e il comico ebreo
antisionista Dave Smith , hanno denunciato l’assalto sanguinoso di Israele alla
Striscia di Gaza assediata, hanno bollato Jeffrey Epstein come una risorsa
dell’intelligence israeliana e hanno apertamente schernito miliardari sionisti
come Bill Ackman per “averla fatta franca con le truffe” pur non avendo “alcuna
competenza”.
Dopo la discussione, Kirk è stato bombardato da messaggi di testo e telefonate
infuriate da parte dei ricchi alleati di Netanyahu negli Stati Uniti, compresi
molti di coloro che avevano finanziato il TPUSA. Secondo il suo amico di lunga
data, i donatori sionisti hanno trattato Kirk con assoluto disprezzo,
intimandogli di fatto di tornare sui propri passi.
“Gli veniva detto cosa non era permesso fare, e questo lo stava facendo
impazzire”, ha ricordato l’amico di Kirk. Il leader dei giovani conservatori non
solo era alienato dalla natura ostile delle interazioni, ma anche “spaventato”
dalle reazioni negative.
Kirk è apparso visibilmente indignato durante un’intervista del 6 agosto con la
conduttrice conservatrice Megyn Kelly, mentre discuteva dei messaggi minacciosi
che riceveva dai pezzi grossi filo-israeliani.
In una delle sue ultime interviste, condotte con il principale influencer
israeliano negli Stati Uniti, Ben Shapiro, Kirk ha cercato ancora una volta di
sollevare la questione della censura nei confronti dei critici di Israele.
“Un amico mi ha detto, in modo interessante: ‘Charlie, ok, abbiamo respinto i
media sul COVID, sui lockdown, sull’Ucraina, sul confine'”, ha detto Kirk a
Shapiro il 9 settembre. “Forse dovremmo anche chiederci: i media stanno
presentando la verità assoluta quando si tratta di Israele? Solo una domanda!”
“È caccia al Killer”, così hanno titolato le principali notizie subito dopo
l’omicidio di Kirk. Inizialmente non era stato ancora trovato l’assassino, e
sempre ovviamente Trump e la sua amministrazione repubblicana hanno subito
puntato il dito contro le “sinistre radicali”. Altrettanto ovviamente fin da
subito si percepiva che fosse una bugia.
Poi il killer è stato trovato: il capro espiatorio, funzionale per tutte le
stagioni e tutte le evenienze. E’ il 22enne Tyler Robinson, che sui proiettili
del fucile usato per uccidere Kirk avrebbe inciso lo slogan “Bella ciao, bella
ciao ciao ciao” e “Hey, fascista beccati questa!” (hanno riferito le autorità
americane in conferenza stampa, confermando l’arresto del 22enne Tyler
Robinson), sparando da un tetto al 31enne attivista conservatore. Notizia che
potrebbe dare l’impressione di un classico omicidio politico, ma qualcosa
risulta dissonante rispetto alla narrazione mainstream.
Robinson è un affiliato al Partito Democratico? O è di “sinistra radicale”? O è
appartenente dell’amalgama della “sinistra neoliberale”? No. Robinson, che non
ha alcun precedente penale, è un maschio bianco di famiglia repubblicana che
vive con la sua famiglia e i suoi due fratelli minori nella contea di
Washington, a St. George.
https://x.com/benryanwriter/status/1966651218232832325
I dubbi sono molti e più approfondiamo, più ci sono elementi che avvolgono il
caso di mistero. O siamo di fronte ad un caso di omicidio particolare, o stiamo
parlando di una società che sta implodendo su stessa e non riesce più a gestire
il dissenso nè interno nè esterno.
Ulteriori info:
https://edition.cnn.com/2025/09/12/us/tyler-robinson-charlie-kirk-shooting-suspect-invs
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/12/chi-e-tyler-robinson-killer-charlie-kirk-proiettili-bella-ciao/8124904/
> L’omicidio Kirk è una tragedia e un disastro
Lorenzo Poli