
Addestramento militare nelle scuole della Polonia. Dal riarmo all’ideologia della guerra
Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Saturday, May 10, 2025Educazione alla sicurezza ed addestramento all’utilizzo delle armi nelle scuole a partire dal quattordicesimo anno di età. Tutto ciò avviene in Polonia, paese che nel 2024 ha aumentato le spese militari più di ogni altra Nazione UE, vicina agli USA e avamposto antirusso tra i paesi NATO.
Educare alla guerra, educare al conflitto armato tra nazioni (non certo a quello sociale, perché militarismo e nazionalismo sono da sempre l’oppio dei popoli, provocando immani carneficine tra la popolazione civile) in un paese nel quale la spinta al riarmo è sempre più accentuata insieme a processi di militarizzazione della società
Tra le materie e i programmi di studio figurano corsi e percorsi che vanno dall’addestramento al tiro all’utilizzo di vari armi fino alle classiche nozioni di disciplina militare, tanto per abituarci all’idea della guerra e alla cieca obbedienza, insomma un percorso di formazione che mette insieme pratica e teoria, con tanto di corsi obbligatori e indirizzi nelle scuole superiori che spingono verso la carriera militare.
Di questo ci parla tanto Euronews quanto Orizzonte Scuola, due testate che documentano l’ingresso di militari nel ruolo di educatori e insegnanti con corsi da loro diretti e un addestramento militare vero e proprio accompagnato da lezioni teoriche e indottrinamento ideologico per abituare e preparare le giovani generazioni alla ineluttabilità della guerra.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo da tempo denunciato questa deriva anche in Italia e il quadro delle segnalazioni che ci arrivano quotidianamente, insieme ai piani di riarmo europeo, sembra condurre il nostro Paese verso un destino molto analogo a quello della Polonia. A tal riguardo è utile riportare quanto scritto da OrizzonteScuola, oltre il quale ogni ulteriore nostro commento sarebbe superfluo: «Gli esperti di psicologia dell’età evolutiva sottolineano che l’adolescenza è una fase particolarmente delicata, in cui la personalità si sta ancora formando e la percezione del rischio, della paura e della responsabilità è in continua evoluzione. L’inserimento di esercitazioni di tiro, simulazioni di conflitto e lezioni di disciplina militare può generare, in alcuni casi, ansia, stress o senso di insicurezza, soprattutto nei ragazzi più sensibili o meno inclini a contesti competitivi e conflittuali. Alcuni psicologi avvertono che la normalizzazione di pratiche militari a scuola rischia di influenzare negativamente la visione della realtà, portando i giovani a percepire il mondo esterno come costantemente minaccioso e a sviluppare una mentalità difensiva o aggressiva».
Inoltre, si afferma che: «Sul piano sociale, la presenza di corsi di addestramento militare può incidere sulle dinamiche di gruppo e sulle relazioni tra pari. Da un lato, la condivisione di esperienze intense e la necessità di collaborare in situazioni di simulazione possono rafforzare il senso di appartenenza e la coesione tra gli studenti. Dall’altro, però, esiste il rischio di esclusione o emarginazione per chi non si riconosce nei valori o nelle pratiche proposte, alimentando divisioni e tensioni all’interno della comunità scolastica. Le associazioni di genitori e alcuni pedagogisti chiedono quindi che tali programmi siano accompagnati da un attento supporto psicologico e da momenti di riflessione collettiva, per garantire che la formazione alla sicurezza non si trasformi in un fattore di disagio o di pressione eccessiva».
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università continuiamo ad opporci a tutte le iniziative che vedono il coinvolgimento dei militari nelle scuole e su questa strada possiamo constatare che anche genitori, studenti e società civile comincia a comprendere il disegno nefasto che abbiamo messo sotto i riflettori.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università