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Sardegna in ostaggio: normalizzare la guerra e la militarizzazione del territorio
La reazione delle realtà sarde contro la militarizzazione dei territori è sempre fonte di insegnamento, mai assuefatti alla normalità della guerra ma, tuttavia, non manifestano stupore (demenziale) davanti a fatti di cronaca che per loro costituiscono la tragica normalità. Parliamo delle armi fatti brillare in mare o altrove, di grandi aree chiuse per disinnescare qualche arma inesplosa, la terra sarda è soggetta ad un doppio colonialismo ossia la presenza di multinazionali e interessi economici e finanziari che hanno trasformato le bellezze locale in business e vecchi accordi che hanno collocato nell’isola distaccamenti e presidi militari più che in ogni altra Regione d’Italia La Sardegna ospita il 65% del territorio militare del Paese pari a 374 km quadrati, cause decennali intraprese da cittadini con sentenze talvolta contrastanti, una parte importante della isola non bonificabile, operazione di recupero di missili caduti in mare affidati in appalto a qualche grande impresa produttrice “di morte”, il calendario delle esercitazioni militari pensato ad arte per non inficiare la stagione balneare, in silenziosa sintonia con quanti dovrebbero in teoria esigere le bonifiche. Rompere la gabbia di silenzio attorno alle esercitazioni che poi rappresentano la fattiva sperimentazione della guerra sui territori senza dimenticare che in altre aree del globo le esercitazioni rappresentano una palese minaccia ad alcuni paesi. Il recupero di armi inesplose non è una novità, i cittadini, e noi con loro, rivendicano da sempre trasparenza sui fatti, sulle procedure e sulle operazioni, se poi i recuperi avvengono in piena stagione balneare vuol dire che la escalation militarista ha raggiunto un livello tale da imporci una riflessione e delle azioni conseguenti. Negli anni scorsi era stato chiesto di interrompere per i mesi estivi le operazioni che invece sono state intensificate, aumentando il numero e la quantità dei soggetti coinvolti nelle esercitazioni militari anche i rischi collaterali crescono come per altro le minacce di inquinamento. Esigere poi chiarimenti e il dettaglio generico sui recuperi si scontra con i cosiddetti obblighi di segretezza che ormai avvolgono ogni aspetto della presenza militarista, certo che i test Nato nel Mediterraneo avvengono prevalentemente in terra sarda e la esplosione di missili e armi varie ha un impatto sull’ambiente e sulla salute della popolazione Ma rinunciare a priori ad una costante opera di denuncia ci sembrerebbe una sconfitta della ragione e per questo come Osservatorio continuiamo quotidianamente a documentare la presenza asfissiante del militare nelle nostre esistenze. A tal riguardo preme portare alla luce alcuni fatti di cronaca scomparsi dai radar (è il caso di utilizzare questa terminologia bellica) come il ferimento di militari durante le esercitazioni (una segnalazione arriva perfino dal Canton Vallese in Svizzera) svolte in vari paesi europei, tra questi l’Ungheria. E oltre al ferimento di militari ci sono incidenti che coinvolgono anche civili nello svolgimento di attività della Nato che da mesi sperimentano sui nostri territori nuove armi e tecniche di vario genere E qualche volta la dea bendata aiuta come nel caso dell’incidente durante l’addestramento acrobatico delle Frecce Tricolori impegnate a Pantelleria ove due aerei si sarebbero toccate evitando un grave incidente con un terzo velivolo finito fuori posta nell’atterraggio L’aumento esponenziale delle esercitazioni militari rappresenta un pericolo oggettivo per la sicurezza e incolumità dei cittadini. Per i nostri territori visto che l’esplosione di missili e proiettili costituisce fonte di inquinamento come anche la massiccia presenza di dispositivi militari in zone spesso protette Assuefarsi alla idea della guerra significa ignorare questi pericoli oggettivi e non avere la necessaria attenzione a fatti di cronaca che pur relegati in spazi angusti dei giornali ci raccontano di un paese sempre più ostaggio della propaganda di guerra e delle esercitazioni militari. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Il ruolo dei porti italiani nel traffico d’armi, la protesta di Donne in nero Piombino
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma del Coordinamento Donne in nero, Piombino sul coinvolgimento dell’Italia e dei suoi porti al centro delle rotte per il trasporto di armi e strumenti bellici, equipaggiamenti impiegati nelle guerre di tutto il mondo. “Da due giorni la nave ro-ro SEVERINE in arrivo da Monfalcone, è in attesa di entrare nel porto di Piombino ma a causa dell’intenso traffico turistico, resta al momento fuori. Questa tipologia di navi effettua continui carichi e scarichi di strumentazione bellica: dai carri armati, alle jeep, dai rifornimenti di ricambi per mitragliatrici a proiettili. Sono navi portatrici di morte ed attraccano anche nel nostro porto perché in esso trovano banchine disponibili alla movimentazione di tali materiali. Questo vogliamo che sia chiaro. In numerosi e importanti porti italiani, europei e non, grazie all’impegno e al sostegno di alcune sigle sindacali, i lavoratori si sono rifiutati di movimentare questa tipologia di carico. Si sono rifiutati a Livorno, Genova, Napoli, Barcellona, Sidney, e più recentemente a Marsiglia. Questo tipo di traffici, al limite della legalità (l’Italia ripudia la guerra e non può fornire armi a paesi in guerra) dimostra come il valore del denaro resti preponderante sulle scelte non solo dei governanti, ma anche di molte persone comuni. Di fronte al genocidio del popolo palestinese e alla guerra fra Ucraina e Russia che ha come teatro il cuore dell’Europa, non possiamo restare in silenzio. Il coinvolgimento militare del nostro territorio, ci rende parte attiva del conflitto in Medio Oriente come in Ucraina. Carichi d’armi verso paesi belligeranti sono già passati per il nostro porto. L’attracco nel porto di Piombino delle navi ro-ro Capucine e Severine pone il nostro Comune al centro delle responsabilità civili verso il massacro del popolo palestinese. Facciamo appello agli operatori portuali e a tutti le maestranze portuali affinchè navi di questo tipo non trovino braccia disposte a lavorare per loro, non solo per la tutela della pace, ma anche per la sicurezza di tutti e come incentivo alla pacificazione del commercio internazionale”. Coordinamento Donne in nero, Piombino.
Collegio docenti di una scuola di Varese vota contro campagna R1PUD1A di Emergency
Centinaia di Comuni hanno già aderito alla campagna R1PUD1A di Emergency contro qualsiasi guerra. Anche molte scuole, di ogni ordine e grado, stanno aderendo. Ed è su questo che noi dell’ Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo da denunciare purtroppo un accaduto sconcertante.  Abbiamo ricevuto una segnalazione riguardo a una scuola di Varese: un collegio docenti davanti alla mozione di adesione alla campagna di Emergency ha bocciato la proposta. Aggiungiamo un dettaglio: prima della discussione e della votazione è intervenuto il/la dirigente scolastic* affermando «La scuola non fa politica, non ritengo opportuno aderire», e questo incredibilmente ha fatto sì che anche chi in principio si era dett* favorevole abbia deciso di non appoggiare la mozione.  Il/la docente che ci ha scritto all’indirizzo osservatorionomili@gmail.com e del* quale manteniamo l’anonimato, ha giustamente commentato «Se richiamarsi all’articolo 11 della nostra Costituzione e chiederne il rispetto è considerato di non competenza della Scuola, siamo messi male».  L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha individuato da tempo ne* dirigenti scolastic* il vettore principale di ingresso o altresì di chiusura degli inviti istituzionali confezionati ad arte da MIM e FFAA e FdO e diffusi attraverso gli Uffici Scolastici Regionali. Conosciamo l’influenza che rivestono avvalendosi delle regole scritte e non scritte nella scuola. Sappiamo bene che anche una parte de* docenti fatichi a pensare una realtà demilitarizzata, e bocci qualsiasi mozione e attività proposta contro le guerre. Spesso quando parlano di pace sottintendono attraverso i conflitti armati. Noi continuiamo a contrastare questo clima militarista che circola dalle istituzioni nel pensiero comune e viceversa.  Ringraziamo chi legge e diffonde i nostri articoli, e invitiamo tutt* voi a partecipare al nostro lavoro culturale e di informazione sul territorio nazionale.  Maria Pastore, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università 
Incontri sulle devianze giovanili con i Carabinieri: rischio militarizzazione nelle scuole di Napoli
Alla fine dell’anno scolastico appena terminato, il 3 giugno 2025 dalle 9:00 alle 11:00, si è tenuto presso uno storico Liceo del centro di Napoli, il Liceo Statale “Antonio Genovesi”, un incontro rivolto agli studenti e alle studentesse delle prime classi sul tema delle devianze giovanili dal titolo “Oltre il limite. Quando le scelta diventa rischio”, presentato come «un dialogo aperto sulle devianze giovanili e il loro significato. Confronto tra dimensione psicologica, responsabilità legale e prevenzione educativa». Dell’evento, qualche giorno dopo, è scomparsa traccia dal sito dell’Istituto e una ricerca sui più diffusi motori di ricerca, anche tramite immagine, non ha dato risultati; resta quindi solo una foto scattata alla locandina che è stata affissa sul portone della scuola e la testimonianza di alcune persone che l’hanno vista e di una nostra attivista che ne ha parlato con degli studenti e le studentesse all’ingresso della scuola. I relatori dell’iniziativa? Oltre al Dirigente Scolastico per i saluti istituzionali di rito e una docente – si presume dell’Istituto – in qualità di moderatrice, tutti i tre interventi sono a cura di “esperti” dell’Arma dei Carabinieri. Colpisce in particolare che il primo dei tre sia il Comandante del Nucleo di Psicologia della Legione Carabinieri della Campania. Perché uno psicologo interno alle Forze Armate dovrebbe essere preferibile, per dialogare coi giovani all’interno di una scuola, ad un altrə professionista? Quale ragione sta dietro a tale scelta? Per noi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università il fatto che dei professionisti siano interni ad un corpo militare fa assumere di fatto all’iniziativa un’impostazione diversa da quella che avrebbe con esperti della società civile, improntata a un paradigma securitario, basato cioè sulla norma e la punizione prevista per chi la infrange; un paradigma lontanissimo da quello educativo, che dovrebbe prevedere il dialogo, il pluralismo, la costruzione condivisa di saperi e di valori e una motivazione intrinseca alla base dell’elaborazione personale, da parte degli educandi, di questi ultimi. Nel caso specifico, sul delicato e scivoloso tema delle devianze giovanili (devianze da cosa? da quale norma?) – e in particolare in una città come Napoli e in tempi di “Decreto Caivano” e “Decreto Sicurezza” – ci chiediamo quale dialogo aperto possa essere stato intessuto con gli/le studenti/studentesse da esperti con l’arma d’ordinanza nella fondina. Un altro aspetto di questa iniziativa, ancora poco diffuso e che ci pare assai preoccupante, è la presenza non di semplici Carabinieri, ma di esponenti delle professioni – proprio di quelle professioni che secondo noi sarebbero da preferire ai militari nella scelta di eventuali esperti esterni che intervengano nelle scuole -,  ma interni all’Arma dei Carabinieri. Questo fatto testimonia della crescente militarizzazione delle professioni, evidente anche in alcuni percorsi universitari e post universitari che vengono attivati in alcune facoltà, come ad esempio il master in psicologia militare dell’Università La sapienza di Roma (https://www.uniroma1.it/it/offerta-formativa/master/2025/psicologia-militare). Anche in altre parti d’Italia abbiamo testimonianze di giovani studenti e studentesse che dichiarano di voler lavorare, ad esempio, come biologa/o al RIS di Parma dei Carabinieri oppure psicologa/o nell’ufficio reclutamento della Marina Militare. Il fatto che si stia diffondendo un’attitudine a legare alcune occupazioni alla divisa e quindi all’attività lavorativa nelle Forze Armate è secondo noi il segno evidente che è in atto un tentativo di sovrapposizione tra il mondo civile e quello militare, atto a persuadere che tra l’uno e l’altro non ci sia nessuna differenza; di più: la presenza di queste professionalità nelle iniziative nelle scuole ha come obiettivo quello di aumentare la fascinazione dei giovani per la divisa, come se il mondo militare fosse un luogo in cui tutte le inclinazioni personali e le aspirazioni possono trovare spazio. In territori ad alto tasso di disoccupazione giovanile come il sud Italia, in cui la carriera militare è già vista come una delle poche possibilità di impiego sicuro, ora promette anche la possibilità di realizzarsi in molti campi diversi. Noi crediamo che questa promessa sia ingannevole e vogliamo scuole libere da questa propaganda! È evidente che un professionista stipendiato dal Ministero della Difesa non è più un libero professionista, ma ha l’obbligo di fare gli interessi e di veicolare la cosiddetta “cultura della Difesa”. Alcuni liberi professionisti, come avvocati o psicologi, se assunti da un’azienda devono uscire dall’ordine professionale, a garanzia dell’indipendenza e dell’autonomia che deve caratterizzare queste professioni. Perché, quando si è stipendiati dal Ministero della Difesa e a maggior ragione nel clima culturale denso di militarismo di questi anni, si vorrebbe far credere ai più giovani e alle comunità scolastiche tutte, che questi professionisti in divisa siano davvero liberi nei contesti educativi, e che facciano qualcosa di diverso dal veicolare il militarismo e i suoi valori? Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Napoli
IC S. Giovanni Bosco di Isernia festeggia il 211° annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri: perché?
Il sito web dell’istituto comprensivo S. Giovanni Bosco di Isernia apre così: «Il coro “Piccole Voci InCanto” dell’Istituto Comprensivo “San Giovanni Bosco” è onorato di intonare l’inno di Mameli alla celebrazione del 211° Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Un ringraziamento particolare al Comandante dell’Arma il tenente colonnello Fabrizio Coppolino e di tutti i suoi collaboratori che con generosa accoglienza si è prodigato affinché fossero presenti le voci dei nostri alunni che hanno riscosso un caloroso plauso». Passi per l’intonare l’inno di Mameli in piazza per una qualche ricorrenza, ma che lo si faccia per celebrare uno dei tanti annuali di fondazione dell’Arma dei Carabinieri che per definizione si celebra appunto ogni anno risulta oltremodo misterioso quantomeno sul piano pedagogico ed educativo. Non sorprende, invece, se anche questa attività apparentemente innocente e goliardica nonché festosa sia inquadrata in una strategia più ampia di tipo propagandistico, volta a coinvolgere sempre di più e partendo dalle fasce di età sempre più prossime all’infanzia, la gioventù italiana intorno al concetto di difesa e protezione grazie alle forze dell’ordine o alle forze armate: ogni occasione, dunque, è buona. Il fatto di iniziare fin da piccoli il grande gioco della normalizzazione della “divisa” sempre più presente nelle nostre vite quotidiane, a partire da queste iniziative appunto, all’intervento all’interno delle scuole, agli open-day, alle innumerevoli serie TV, ai fumetti, ecc. ecc. da cosa nasce? Forse dall’esigenza di fare introiettare nel profondo dei giovani questa visione legalitaria, giustizialista e militaresca della convivenza civile che passa, per prima cosa, dal rispetto delle norme e poi semmai e solo in seconda battuta, dalla consapevolezza dei proprie diritti e delle modalità per difenderli? Probabilmente sì, perché le ultime indagini su campioni di giovani e meno giovani vede la percentuale di chi è disposto a dare la vita per la “patria” scendere di pari passo all’età degli intervistati. Secondo un sondaggio Gallup del 2024 solo il 14% sarebbe disposto a combattere per il proprio paese mentre il 78% si rifiuterebbe categoricamente. Scendendo alle fasce giovanili, YouTrend per SkyTg24 ci consegna un dato eclatante rispetto all’ipotesi di servizio militare obbligatorio: il 55% tra i 18 e i 35 anni è contrario e solo il 36% è favorevole. In sintesi, il “sacrificio estremo”, coinvolge non più del 20% dei giovani “arruolabili”. La propaganda militare quindi deve dare fiato alle trombe e mettere al massimo i propri motori facendo leva anche su una parvenza di parità di genere coinvolgendo al figura femminile sempre più spesso presa in prestito per ingentilire la figura militare, soprattutto nei confronti dei più piccoli: non è sorprendente, infatti, che per la prima volta la figura centrale del carosello dei Carabinieri sia appunto una carabiniera. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
“Cultura della legalità”, i Carabinieri incontrano scolaresche a Siracusa
Riceviamo e pubblichiamo una segnalazione che arriva da Siracusa, dove sabato 31 maggio ha avuto luogo una giornata della legalità promossa dai Carabinieri. «Lo scopo di questa manifestazione è proprio essere vicini ai più piccoli, con disegni, gadget, ma anche ai più grandi, con informazioni utili, a maggior ragione in questo periodo con riguardo alle truffe agli anziani. Infatti abbiamo dei piani, abbiamo volantini e diamo informazioni». L’iniziativa, tenutasi a Siracusa, lungo piazza Minerva dalle 10 alle 18 è stata organizzata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Siracusa ed era diretta ad alunne e alunni delle scuole siracusane. Ancora una volta, come già segnalato in molte altre occasioni, equipaggi di auto e moto dei diversi reparti dell’Arma con stand e materiale informativo, sono stati messi in “mostra” a disposizione della curiosità dei/delle più piccole/i e delle loro famiglie. Durante lo spazio espositivo le scolaresche intervenute hanno avuto modo di porre domande ai militari, fare disegni e approfondire l’importanza di mantenere comportamenti responsabili e rispettosi, sia nella vita reale che nella sfera virtuale. «È importante che bambini e ragazzi comprendano il valore delle regole e della legalità sin da piccoli» ha dichiarato la tenente colonnello Sara Pini dei Carabinieri. Ed è proprio riprendendo queste parole che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole delle università ci interroghiamo: per quale oscuro motivo la promozione degli stessi principi di legalità e rispetto delle regole non possa essere veicolata alle scolaresche, anziché da personale in divisa, da parte dei e delle docenti all’interno della scuola? Ci chiediamo ancora: quale valore educativo e didattico rivestano tali manifestazioni agli occhi di studentesse e studenti di ogni ordine e grado se non quello di esaltare valori militareschi, improntati sulla repressione dei reati e spesso anche del dissenso, anche contro gli studenti stessi, come la cronaca recente e passata ci ha tristemente raccontato?! Ad un’attenta analisi la risposta appare evidente, perché al di la della sbandierata “cultura della legalità” e il rispetto delle regole (cosa peraltro che ogni adulta e adulto responsabile dovrebbe fare), come confermano i militari stessi impegnati in questi progetti per “rafforzare il legame tra l’Arma e i cittadini, soprattutto i più giovani» a nostro parere questo significa incentivare l’idea di un futuro in divisa a bambini e bambine, ragazze e ragazzi. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole delle università, Siracusa
ViPiù.it: Pnrr, Zanella: “Istituto Masotto Noventa restituisca soldi Pnrr spesi per corso paramilitare”
COMUNICATO STAMPA AVS VICENZA PUBBLICATO SU WWW.VIPIU.IT IL 2 GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito il Comunicato Stampa di AVS Vicenza, pubblicato su VicenzaPiù, il 2 giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI).  «È indecente – attacca l’esponente AVS – sapere che i soldi del Pnrr siano sperperati così. L’istituto Masotto di Noventa Vicentina, secondo quanto denuncia l’Osservatorio contro la militarizzazione nelle scuole e nelle università, ha impegnato le risorse contro la dispersione scolastica e la riduzione dei divari territoriali affidandole ad una società di un ex incursore che insegna la sopravvivenza di guerra»…continua a leggere su www.vipiu.it.
IlFattoQuotidiano.it: Istituto di Noventa Vicentina usa soldi contro dispersione scolastica per corso paramilitare
DI ALEX CORLAZZOLI SU WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT DEL 1° GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo scritto da Alex Corlazzoli, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, il 1° giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI). «Un progetto che un’altra volta non è piaciuto all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole che in un comunicato ufficiale scrive: “Senza entrare nella questione e nelle procedure riguardanti l’opportunità di utilizzare e di concedere esternamente fondi Pnrr destinati al contrasto della dispersione scolastica, troviamo assurdo e pericoloso che una scuola affidi più di 15mila euro ad una ditta paramilitare che istruisce alla guerra, che permette la familiarità e la normalizzazione di scenari di guerra, che maneggia strumenti di morte come armi corte e armi lunghe senza il minimo ritegno sulla sofferenza che l’ideologia di guerra sta causando sotto i nostri occhi in diverse zone del mondo…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
IlFattoQuotidiano.it: Libro e moschetto: scuola del vicentino spende 15mila € per corso paramilitare
DI TOMMASO RODANO SU WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT DEL 2 GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo scritto da Tommaso Rodano, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, il 2 giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI). «La storia è diventata di dominio pubblico grazie all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che da anni raccoglie e denuncia la crescente propaganda bellica – sotto forma di incontri e attività scolastiche ed extrascolastiche – che coinvolge gli istituti italiani…continua a leggere su www.ilfattoquotidiano.it.
ViPiù.it: Attività Umberto Masotto di Noventa Vicentina, PRC Vicenza: “sempre più evidente volontà concreta di militarizzare scuola pubblica”
COMUNICATO STAMPA PRC VICENZA PUBBLICATO SU WWW.VIPIU.IT IL 3 GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito il Comunicato Stampa del PRC Vicenza, pubblicato su VicenzaPiù, il 3 giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo, in particolare in relazione alla vicenda dell’IIS “Masotto” di Noventa Vicentina (VI). «Veniamo a conoscenza, grazie alla continua e instancabile ricerca dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università – scrive la segreteria provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Vicenza Enrico Zogli Dipartimento Scuola-, dell’improvvida decisione dell’Istituto di Istruzione Superiore Umberto Masotto di Noventa Vicentina di affidare alla società Alpha 22 Training Center, per circa 16mila euro, un corso di attività paramilitari per gli studenti...continua a leggere su www.vipiu.it.