Addestramento militare nelle scuole della Polonia. Dal riarmo all’ideologia della guerra
Educazione alla sicurezza ed addestramento all’utilizzo delle armi nelle scuole
a partire dal quattordicesimo anno di età. Tutto ciò avviene in Polonia, paese
che nel 2024 ha aumentato le spese militari più di ogni altra Nazione UE, vicina
agli USA e avamposto antirusso tra i paesi NATO.
Educare alla guerra, educare al conflitto armato tra nazioni (non certo a quello
sociale, perché militarismo e nazionalismo sono da sempre l’oppio dei popoli,
provocando immani carneficine tra la popolazione civile) in un paese nel quale
la spinta al riarmo è sempre più accentuata insieme a processi di
militarizzazione della società
Tra le materie e i programmi di studio figurano corsi e percorsi che vanno
dall’addestramento al tiro all’utilizzo di vari armi fino alle classiche nozioni
di disciplina militare, tanto per abituarci all’idea della guerra e alla cieca
obbedienza, insomma un percorso di formazione che mette insieme pratica e
teoria, con tanto di corsi obbligatori e indirizzi nelle scuole superiori che
spingono verso la carriera militare.
Di questo ci parla tanto Euronews quanto Orizzonte Scuola, due testate che
documentano l’ingresso di militari nel ruolo di educatori e insegnanti con corsi
da loro diretti e un addestramento militare vero e proprio accompagnato da
lezioni teoriche e indottrinamento ideologico per abituare e preparare le
giovani generazioni alla ineluttabilità della guerra.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
abbiamo da tempo denunciato questa deriva anche in Italia e il quadro delle
segnalazioni che ci arrivano quotidianamente, insieme ai piani di riarmo
europeo, sembra condurre il nostro Paese verso un destino molto analogo a quello
della Polonia. A tal riguardo è utile riportare quanto scritto da
OrizzonteScuola, oltre il quale ogni ulteriore nostro commento sarebbe
superfluo: «Gli esperti di psicologia dell’età evolutiva sottolineano che
l’adolescenza è una fase particolarmente delicata, in cui la personalità si sta
ancora formando e la percezione del rischio, della paura e della responsabilità
è in continua evoluzione. L’inserimento di esercitazioni di tiro, simulazioni di
conflitto e lezioni di disciplina militare può generare, in alcuni casi, ansia,
stress o senso di insicurezza, soprattutto nei ragazzi più sensibili o meno
inclini a contesti competitivi e conflittuali. Alcuni psicologi avvertono che la
normalizzazione di pratiche militari a scuola rischia di influenzare
negativamente la visione della realtà, portando i giovani a percepire il mondo
esterno come costantemente minaccioso e a sviluppare una mentalità difensiva o
aggressiva».
Inoltre, si afferma che: «Sul piano sociale, la presenza di corsi di
addestramento militare può incidere sulle dinamiche di gruppo e sulle relazioni
tra pari. Da un lato, la condivisione di esperienze intense e la necessità di
collaborare in situazioni di simulazione possono rafforzare il senso di
appartenenza e la coesione tra gli studenti. Dall’altro, però, esiste il rischio
di esclusione o emarginazione per chi non si riconosce nei valori o nelle
pratiche proposte, alimentando divisioni e tensioni all’interno della comunità
scolastica. Le associazioni di genitori e alcuni pedagogisti chiedono quindi che
tali programmi siano accompagnati da un attento supporto psicologico e da
momenti di riflessione collettiva, per garantire che la formazione alla
sicurezza non si trasformi in un fattore di disagio o di pressione eccessiva».
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
continuiamo ad opporci a tutte le iniziative che vedono il coinvolgimento dei
militari nelle scuole e su questa strada possiamo constatare che anche genitori,
studenti e società civile comincia a comprendere il disegno nefasto che abbiamo
messo sotto i riflettori.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università