
Il parlamentare israeliano Ofer Cassif a Varese: “Bisogna resistere e continuare a sperare”
Pressenza - Wednesday, September 10, 2025Nella serata di martedì 9 settembre, presso la sede dell’Associazione Varesina Un’altra storia, Anna Camposanpiero, responsabile esteri della segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, ha presentato il Professor Ofer Cassif, deputato (attualmente sospeso) della Knesset (il Parlamento israeliano). Per la traduzione simultanea ha collaborato la professoressa Elisa Vergazzini.
Ofer Cassif è l’unico ebreo tra i cinque parlamentari del gruppo di opposizione di Hadash (fronte democratico per la pace e l’uguaglianza) e membro del Partito Comunista di Israele. È professore di scienze politiche all’Università di Tel Aviv e da sempre si batte perché termini il genocidio dei palestinesi e l’occupazione israeliana delle terre di Palestina.
La sala al numero 34 di via Cairo era piena: molte persone hanno partecipato e l’interesse dimostrato, anche con le domande nel dibattito finale, era evidente e fortemente sentito.
La parole di testimonianza pronunciate da Ofer Cassis sono state importanti per comprendere meglio la situazione attuale dei palestinesi e per spronare la comunità internazionale alla manifestazione del dissenso verso il governo di estrema destra di Netanyahu.
Ofer Cassif ha espresso gratitudine per la possibilità di far sentire la voce della sua gente, persone che urlano in un mondo che assiste silenzioso. Il genocidio che viene perpetrato da due anni sotto gli occhi di tutti riguarda tutta la popolazione palestinese, bambini che sono ormai solo “ombre con gli occhi”, medici, insegnanti, giornalisti colpiti volutamente, civili che non sanno più cosa fare e dove andare, che muoiono di fame. Tutto questo scempio avviene sotto il cielo della storia e le giustificazioni da parte di Israele, che sostiene che tutto questo sia necessario per la propria difesa e sicurezza, sono solo un cumulo di bugie e di inganni.
La distruzione di Gaza era già prevista dal 2017 nel piano Smotrich che poneva le basi teoriche della violenta pulizia etnica in corso, e l’attacco di Hamas del 7 ottobre 23 ha fornito la scusa per l’offensiva di Israele. L’obiettivo vero è l’occupazione totale delle terre palestinesi e l’annientamento degli abitanti, con il sacrificio anche degli ostaggi e dei soldati israeliani.
Il messaggio di speranza di Ofer Cassif parla di un’opposizione che cresce; in questi due anni, nonostante la repressione della polizia, i licenziamenti mirati di chi si ribella, la retorica razzista dei media e le sospensioni e le accuse di impeachment dei parlamentari di opposizione, la società civile sta provando con tutte le sue forze a ribellarsi.
Sono diverse le manifestazioni di dissenso interne al Paese: cortei silenziosi di persone che si riuniscono nelle piazze tenendo in mano le foto dei bambini uccisi a Gaza, giornalisti che iniziano a parlare più liberamente e a opporsi al massacro, nonostante le minacce. I sindacati e anche gli ex generali chiedono a Netanyahu di fermarsi. Ci sono sempre più obiettori di coscienza tra i giovani soldati e anche tra i riservisti chiamati a combattere. Anche se non si tratta ancora di grandi numeri, il discorso pubblico sta cambiando e il supporto cresce.
Oltre al dissenso interno però occorre anche il supporto internazionale. La prima cosa da fare, secondo Ofer Cassif, è il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dai governi secondo il Diritto Internazionale. Ma oltre a questo occorrono azioni reali e concrete: sanzioni economiche e diplomatiche a Israele, embargo delle armi, mandati di arresto per crimini di guerra per i responsabili: Netanyahu , i suoi ministri e gli alti ufficiali.
È indispensabile anche l’aiuto della gente civile organizzata, come sta facendo la Global Sumud Flotilla, che se anche non dovesse riuscire a raggiungere le coste palestinesi, porta con sé un carico di attenzione mediatica e di responsabilità dei governi che rappresenta. Gli ambasciatori da Israele vanno ritirati, come hanno fatto Spagna e Colombia, ricorda Anna Camposanpiero.
Bisogna anche rendere la mobilità degli israeliani negli altri Stati vincolata da visti speciali e porre sanzioni in attività come lo sport per le squadre israeliane, o nei progetti di collaborazione universitari, in modo da tenere alta l’attenzione e ostacolare l’ordinarietà della vita internazionale di Israele. Occorre un blocco storico e internazionale in opposizione al mondo fascista della destra israeliana e ai suoi alleati, in primis gli Stati Uniti di Trump.
Ofer Cassif ha poi voluto esprimersi sugli argomenti di stretta attualità della giornata di ieri: l’attacco da parte di un drone alla barca “Familia Madeira” della Global Sumud Flotilla, battente bandiera portoghese al largo delle coste tunisine e l’attacco aereo a Doha contro i vertici di Hamas riuniti nella capitale del Qatar per discutere la proposta degli USA per porre fine alla guerra a Gaza.
“Israele è il vicino bullo” ha detto Cassif. “Sta distruggendo Gaza da due anni, colpisce Paesi liberi e indipendenti, come la Tunisia o il Qatar senza che nessuno dica e faccia niente in barba al Diritto Internazionale e tutto questo è vergognoso. Siamo al totale collasso della Legge Internazionale ed è molto pericoloso”.
In ultimo Cassif ha ricordato che discende da una famiglia sterminata dai nazisti e non potrà mai perdonare il fatto che ora la sua gente stia facendo questo ai palestinesi.
Nella seconda parte della serata il pubblico ha fatto diverse domande. Ofer Cassif è stato molto disponibile e chiaro nelle risposte e nei commenti, tenendo quasi un’interessante lezione di filosofia politica. Non sono mancati i riferimenti al Principe di Macchiavelli, agli scritti di Gramsci e alle teorie di Marx.
Ha sottolineato l’importanza di distinguere tra antisemitismo e antisionismo. Bisogna combattere l’antisemitismo, che è un crimine perché è una forma di razzismo contro chi è nato ebreo, e abbracciare l’antisionismo, che è un dovere poiché combatte un’ideologia di autodeterminazione con lo scopo di creare uno Stato ebraico in Palestina a costo della distribuzione totale dei palestinesi, come sta avvenendo oggi.
Ha raccontato, su sollecitazione di un intervento, di un confronto con Ilan Pappé, storico e attivista critico con Israele per il conflitto israelo-palestinese: Pappé sostiene che per liberare la Palestina occorra prima eliminare il sionismo, mentre Cassif pensa che prima servirà liberare la Palestina e così si potrà eliminare definitivamente l’egemonia sionista.
La Storia ci dirà chi ha ragione, perché il futuro è la soluzione di due popoli e due Stati, magari anche sotto forma di una confederazione; nonostante al momento tutto questo sembri improbabile, bisogna resistere e continuare a sperare.
Foto di Federica Guglielmi