Condividono saperi verso una cartografia per la vita
Leader indigeni e specialisti provenienti da tre continenti si sono riuniti per
condividere conoscenze e costruire un’agenda comune durante il Seminario
internazionale sulle Pratiche di Mappatura Indigena tenutosi a Santa Cruz, in
Bolivia.
Dopo due giorni di dialoghi, le/i partecipanti hanno concordato sulla necessità
di costruire reti di cooperazione per rafforzare l’unità dei popoli dell’America
Latina, dell’Africa e dell’Asia.
FOTO: CENDA
“Se lavoriamo collettivamente, potremmo costruire una proposta di vita
civilizzatrice, una cartografia per la vita”, ha sottolineato Paspantzhu Vitery,
vicepresidente della Nazionalità Kichwa del Pastaza (Pakkiru).
Le discussioni sulla cartografia hanno riguardato il suo utilizzo nella gestione
e nella governance, nella pianificazione territoriale, nella lotta contro le
attività estrattive o per segnalare e denunciare minacce.
C’è stato anche spazio per condividere strumenti ed esperienze nella gestione
delle tecnologie satellitari al fine di identificare attività illecite e
contribuire alla prevenzione della loro diffusione.
Da un punto di vista critico, l’incontro è servito a sottolineare come le mappe
siano state storicamente utilizzate come strumenti di colonizzazione dei
territori del sud del mondo.
In contrapposizione a queste spinte egemoniche, le/i partecipanti hanno
presentato strategie di appropriazione di questi strumenti da parte delle
popolazioni indigene, elaborate a partire dai territori.
“La mappa non è sempre stata nostra alleata, ma con il tempo siamo riusciti a
utilizzare questi strumenti per esercitare i nostri diritti”, ha affermato Simón
Crisóstomo Loncopán, presidente del Coordinamento di Comunità Mapuche Winkul
Mapu di Curarrehue.
“Le espressioni che condividiamo nascono dalla lotta per il riconoscimento di
epistemologie che sono state rese invisibili dal nord del mondo”, ha aggiunto il
leader mapuche.
FOTO: CENDA
Nell’ambito delle discussioni, il leader wampis Shapiom Noningo ha raccontato
come il popolo Wampis abbia costruito la propria storia sulla base delle
conoscenze, della saggezza e delle pratiche ancestrali.
“I nostri nonni erano esperti nel costruire le proprie mappe […]. Erano
cartografi empirici. Non scrivevano, ma ne conservavano la memoria, lo spazio
del loro territorio, l’occupazione, i camminamenti, i confini di ogni
villaggio”, ha sottolineato Noningo.
FOTO: CENDA
Il Seminario internazionale sulle pratiche di mappatura indigena è stato
promosso dal Gruppo di Lavoro Internazionale sulle Questioni Indigene (IWGIA).
L’evento è stato realizzato grazie a una collaborazione con l’Organizzazione di
Sostegno Legale e Sociale (ORE), il Centro di Studi Giuridici e Ricerca Sociale
(CEJIS), il Centro di Comunicazione e Sviluppo Andino (CENDA) e molte altre
istituzioni della regione.
TRADUZIONE DI MATILDE MIRABELLA CON L’AUSILIO DI TRADUTTORE AUTOMATICO
Redazione Italia