“Giù le armi, su i salari”, sciopero generale a Milano

Pressenza - Friday, June 20, 2025

Il 20 giugno, al grido “Giù le armi, su i salari”, si è svolto un corteo per lo sciopero generale lanciato da alcune sigle del sindacalismo di base, CUB, USB, SGB, SI-COBAS, Sial Cobas.

La temperatura non ha fermato le centinaia di persone che si sono assentate dal lavoro riversandosi in Piazza Santo Stefano, proseguendo per le vie del centro di Milano, fino ad arrivare in Piazza della Scala per far sentire con la propria presenza la vicinanza al popolo palestinese e denunciare il genocidio in atto a Gaza.

Se era nostro dovere non essere indifferenti prima, a maggior ragione non dobbiamo esserlo adesso,  in un momento in cui perfino gli aiuti umanitari vengono bloccati e criminalizzati.

No, non è una guerra, come troppo spesso si legge, perché il termine presuppone la presenza di due eserciti, mentre a Gaza come in Cisgiordania, c’è un esercito solo, quello israeliano. Ciò che sta accadendo realmente è un genocidio. La pace è ciò che auspichiamo, un termine troppo spesso dimenticato, come dialogo, convivenza, umanità.

Dal comunicato per il lancio dello sciopero:

“Il nostro compito è lottare per un lavoro degno, sicuro, garantito e retribuito. Giusto, eppure incompleto. Nostro compito è anche tornare a casa consapevoli di aver fatto la nostra parte per ciascun e non solo per noi stessi.

Questo appello parte da lavoratrici e lavoratori della città e invita chiunque, nel settore pubblico e privato, oltre ogni appartenenza o non appartenenza sindacale, a costruire un fronte ampio di sostegno allo sciopero generale del prossimo 20 giugno.

Mentre il mondo chiude gli occhi davanti al genocidio del popolo palestinese per mano dell’alleato israeliano, noi non saremo complici di questo crimine. Invitiamo colleghe e colleghi a dedicare questa giornata di sciopero non tanto all’astensione dal lavoro, ma a partecipare a una grande manifestazione del lavoro a Milano.

  • Contro colonialismo e genocidio, per l’autodeterminazione
  • Boicottaggio, disinvestimento, non un’arma a Israele
  • Nessun aumento delle spese militari, che sottraggono risorse a tutt* per gli interessi di pochi 

Scegliamo la parte degli aggrediti, fermiamo l’economia di guerra, denunciamo la pulizia etnica del governo sionista, rigettiamo qualunque forma e qualunque accusa di antisemitismo, non dimentichiamo nessuna vittima di Gaza, l’attacco sistematico ai suoi ospedali, alle sue infrastrutture, alle sue case, al suo futuro.

Le nostre figlie e i nostri figli ci guardano, Gaza ci guarda, le decine di migliaia di palestinesi uccisi, incarcerati, torturati, sfollati, affamati ci chiedono di rompere il silenzio ora”.

Andrea Mancuso