Ambiente, disastro climatico

Condividono saperi verso una cartografia per la vita
Leader indigeni e specialisti provenienti da tre continenti si sono riuniti per condividere conoscenze e costruire un’agenda comune durante il Seminario internazionale sulle Pratiche di Mappatura Indigena tenutosi a Santa Cruz, in Bolivia. Dopo due giorni di dialoghi, le/i partecipanti hanno concordato sulla necessità di costruire reti di cooperazione per rafforzare l’unità dei popoli dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia. FOTO: CENDA “Se lavoriamo collettivamente, potremmo costruire una proposta di vita civilizzatrice, una cartografia per la vita”, ha sottolineato Paspantzhu Vitery, vicepresidente della Nazionalità Kichwa del Pastaza (Pakkiru). Le discussioni sulla cartografia hanno riguardato il suo utilizzo nella gestione e nella governance, nella pianificazione territoriale, nella lotta contro le attività estrattive o per segnalare e denunciare minacce. C’è stato anche spazio per condividere strumenti ed esperienze nella gestione delle tecnologie satellitari al fine di identificare attività illecite e contribuire alla prevenzione della loro diffusione. Da un punto di vista critico, l’incontro è servito a sottolineare come le mappe siano state storicamente utilizzate come strumenti di colonizzazione dei territori del sud del mondo. In contrapposizione a queste spinte egemoniche, le/i partecipanti hanno presentato strategie di appropriazione di questi strumenti da parte delle popolazioni indigene, elaborate a partire dai territori. “La mappa non è sempre stata nostra alleata, ma con il tempo siamo riusciti a utilizzare questi strumenti per esercitare i nostri diritti”, ha affermato Simón Crisóstomo Loncopán, presidente del Coordinamento di Comunità Mapuche Winkul Mapu di Curarrehue. “Le espressioni che condividiamo nascono dalla lotta per il riconoscimento di epistemologie che sono state rese invisibili dal nord del mondo”, ha aggiunto il leader mapuche. FOTO: CENDA Nell’ambito delle discussioni, il leader wampis Shapiom Noningo ha raccontato come il popolo Wampis abbia costruito la propria storia sulla base delle conoscenze, della saggezza e delle pratiche ancestrali. “I nostri nonni erano esperti nel costruire le proprie mappe […]. Erano cartografi empirici. Non scrivevano, ma ne conservavano la memoria, lo spazio del loro territorio, l’occupazione, i camminamenti, i confini di ogni villaggio”, ha sottolineato Noningo. FOTO: CENDA Il Seminario internazionale sulle pratiche di mappatura indigena è stato promosso dal Gruppo di Lavoro Internazionale sulle Questioni Indigene (IWGIA). L’evento è stato realizzato grazie a una collaborazione con l’Organizzazione di Sostegno Legale e Sociale (ORE), il Centro di Studi Giuridici e Ricerca Sociale (CEJIS), il Centro di Comunicazione e Sviluppo Andino (CENDA) e molte altre istituzioni della regione.   TRADUZIONE DI MATILDE MIRABELLA CON L’AUSILIO DI TRADUTTORE AUTOMATICO Redazione Italia
Grandi scintille sull’attuale cammino buio dell’umanità
Giorni fa ero ancora convinto che lo scandalo dello scandalo  caratterizzante la fase storica attuale fosse rappresentato dal fatto che, da un lato, il governo d’Israele poteva commettere una serie sciagurata di crimini contro l’Umanità e, dall’altro, il presidente degli Stati Uniti poteva compiere coscientemente una sfilza di atti vergognosi, indegni e inammissibili. Poteva con questi atti demolire i principali capisaldi della Legge, della Giustizia, del Rispetto  degli Umani, del socievole Vivere Insieme, della Natura Madre Terra, dell’Educazione, della  Pace, senza che nessuno al mondo mostrasse l’intenzione concreta di agire ed opporsi per arrestare le infernali macchine israeliana e statunitense. Né gli Stati né le grandi istituzioni pubbliche internazionali, né le reti di imprese multinazionali, né una coalizione di potenti ONG, né gli organismi mondiali morali  con miliardi di fedeli… Eppure essi sono dotati, ciascuno su basi specifiche, della  legittimità e del potere reale per farlo. Ebbene mi sono sbagliato. Anche se dovesse essere arrestata dalle bombe israeliane, la coraggiosa Global Sumud Flotilla composta da più di 70 imbarcazioni in navigazione da diversi porti del Mediterraneo verso la striscia di Gaza con viveri e medicinali per liberare i Palestinesi dal blocco totale in cui Israele li ha imprigionati per annientarli, farli morire, rappresenta una grande scintilla luminosa, l’esistenza dell’Umanità in rivolta, in difesa della giustizia. La “Flottiglia dell’Umanità”, altro nome appropriato, è il simbolo delle Vele al Vento verso una Nuova Terra  di tutti i popoli, di tutte le comunità umane. I membri a bordo, giovani in maggioranza, non hanno armi, nemmeno per difendersi. Non sono conquistadores. Hanno in mano l’Olivo, l’albero della pace, nato millenni fa proprio nei paesi del Mediterraneo. Sono  portatori di ideali di Pace, Giustizia e Fraternità . È sotto questa luce che la seconda grande scintilla è brillata a partire dal Parlamento dello Stato sub-nazionale di Santa Fe in  Argentina la settimana scorsa. Su proposta della Cattedra del Agua dell’Università Nazionale di Rosario, il Parlamento ha approvato l’inserimento nella Costituzione dello Stato di Santa Fe del diritto all’acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari, il riconoscimento del  diritto all’acqua, alla sua sicurezza ed integrità e del diritto dei fiumi, dei laghi e delle zone umide alla loro protezione. La costituzionalizzazione dei corpi  idrici in quanto soggetti titolari di diritti e doveri  fa parte del grande movimento internazionale che da anni lotta in favore di una  nuova concezione dei soggetti e dei contenuti del Diritto mondiale comprendente le specie viventi naturali e non solo la specie umana. Si  tratta di un insieme di principi ispirati  ad una visione della vita post-antropocentrica, post-utilitarista e post-guerriera. Nel frattempo, l’operato degli USA in salsa Trump, parte  integrante dell’eredità del sistema America, esalta la legge del più forte come legge dell‘ordine mondiale. Predica la rivalità per la sopravvivenza ed il primato del bianco, del maschio, dell’americano. Espelle gli immigrati e cerca di appropriarsi delle risorse della Groenlandia e del Panama e di annettere il Canada. Afferma che l’America – ed il suo capo – non deve rispettare od obbedire a nessun’altra autorità o potere al mondo proclamandosi cosi un fuorilegge mondiale. La decisione del Parlamento dello Stato di Santa Fe in Argentina costituzionalizza una cultura della vita e del mondo  centrata sull’esaltazione della Legge, della Giustizia, dell’Uguaglianza universale rispetto ai diritti, dei Beni Comuni Pubblici Mondiali essenziali per la vita, della Comunità Globale della vita sulla Terra. È immensa la differenza tra la Grande Cultura e Civiltà del Parlamento del piccolo Stato federale di Santa Fe in Argentina da un lato e la Global Sumud Flotilla, dall’altro lato. È grande la differenza tra la miserevole barbarie predatrice della Grande America dominante e l’indegnità del governo del Grande Israele. La differenza riguarda gli alleati sudditi della Grande America, in particolare i Paesi europei accomunati dalle credenze nel dio del dominio (“Only the strongest will survive”), degli dei dell’utilitarismo (“Everything is a commodity”, “The value of life is its price”, “There is no society but market”, “Not Aid, Trade”, “Water is Blue Gold”). La credenza nel dio della competitività (“The Competitivity Imperative”, “No Competitiveness, No Future”), negli dei del razzismo e del classismo (“We don’t want you here”, “Stay out”, “America First”, “Britain First”, “D’Abord la France”, “Prima gli Italiani”), e del dio della guerra (“War for Peace”) !!! Il cammino buio attuale sarà spazzato via da tante scintille, piccole e grandi, come la Global Sumud Flotilla e l’atto del Parlamento di Santa Fe in Argentina. Riccardo Petrella
Come Eni vuole prendersi gli influencer italiani
-------------------------------------------------------------------------------- Alcuni screenshot dalle pagine Instagram e TikTok di Plenitude -------------------------------------------------------------------------------- Una popolare pagina Instagram italiana pubblica un carosello, cioè un post composto da più immagini. La notizia al centro del contenuto social è il nuovo record segnato nel 2024 dall’installazione di energia eolica e fotovoltaica, ma i toni del post sono inusuali. Sole e vento «non bastano per la transizione energetica – scrive la pagina, e – il gas e alcune fossili restano indispensabili». Per i divulgatori dietro il profilo, la soluzione sta nella «neutralità tecnologica». Si tratta del principio, da tempo dibattuto nella politica europea, per cui dovrebbe essere il mercato a decidere quali soluzioni tecnologiche siano più adatte a portare avanti la transizione ecologica, e non gli Stati. I partiti della destra e dell’ultradestra hanno fatto della neutralità tecnologica una battaglia simbolo all’interno delle istituzioni comunitarie, e anche le aziende dell’oil&gas ne parlano diffusamente. E proprio a queste ultime dobbiamo guardare per capire il post da cui siamo partiti. L’ultima slide rivela infatti il vero scopo della pubblicazione: promuovere MINDS, un master organizzato dalla multinazionale italiana Eni assieme al Politecnico di Torino. Plenitude Creator Bootcamp: la scuola per influencer di Eni La collaborazione tra la pagine Instagram in questione – Data Pizza, 226mila follower – ed Eni è correttamente segnalata e assolutamente lecita. Il tema dei legami tra una delle più grandi aziende del nostro Paese e l’universo dei content creator italiani, però, merita attenzione. Da anni Eni, anche tramite la sua controllata Plenitude, investe molto sulle collaborazioni con personaggi famosi sui social e pagine dedicate alla divulgazione. L’attore Paolo Ruffini (1,9 milioni di follower su Instagram), la travel blogger Manuela Vitulli (168mila follower), il gamer Jody Checchetto (282mila follower) sono solo alcune delle celebrità online che hanno prestato la loro immagine all’azienda. Andrea Perticaroli e Christian Cardamone, meglio noti come @iwouldbeandrea e @nonsonokristiano, sono diventati di fatto i volti di Plenitude su TikTok. Un’investimento sui social che si combina alla pubblicità tradizionale e alle sponsorship dei grandi eventi – il Festival di Sanremo e la Seria A su tutte, ma anche grandi occasioni straniere come la Vuelta di Spagna recentemente conclusa. L’ultima novità in questo scenario è che l’azienda con sede a San Donato Milanese ha fatto un passo ulteriore nel mondo della comunicazione online. Proponendosi come punto di riferimento per chi vuole fare carriera su nuovi media. Ha avuto inizio il 15 settembre a Milano, da quanto si apprende sul sito della multinazionale, il Plenitude Creator Bootcamp. Si tratta di «un programma di formazione pensato per aspiranti content creator». Chiunque tra i 20 e i 40 anni con un profilo Instagram o TikTok attivo ha potuto candidarsi per partecipare a questa scuola. L’obiettivo è «consolidare ulteriormente il dialogo con le nuove generazioni attraverso i loro linguaggi». L’idea, insomma, sarebbe quella di creare una nuova generazione di influencer sui temi dell’energia e dell’ambiente. Una generazione la cui formazione passi dalla principale impresa dell’oil&gas italiana. Tante emissioni e poca transizione: il futuro secondo Eni «Fin dalla nascita qualche anno fa, Eni ha sempre cercato di promuovere Plenitude con una strategia di marketing ben precisa: associare l’azienda dal logo verde agli eventi più amati dalle persone e più lontani dall’immaginario fossile, come il Festival di Sanremo o le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. E sempre con il fine di ripulire la propria immagine e presentarsi come qualcosa di familiare, quotidiano e amichevole, ora Plenitude utilizza la voce dei content creator sui social media, come nella sua ultima accattivante iniziativa» ,dice a Valori.it Federico Spadini, campaigner clima di Greenpeace Italia. Da tempo le associazioni e i movimenti ecologisti accusano Eni di greenwashing. Ovvero, la pratica per cui delle aziende impegnate in settori inquinanti ripuliscono la loro immagine pubblica con piccole iniziative verdi o con campagne di marketing dal sapore ecologista. Un’accusa esplosa da quando la controllata Eni Gas&Luce ha cambiato nome in Plenitude: un rebranding volto proprio a mettere in evidenza l’impegno ambientale dell’azienda. Greenwashing e strategia social: così Eni punta sugli influencer Eni è il primo emettitore italiano, e il suo core business è l’estrazione e vendita di idrocarburi. Si tratta di un’azienda privata, ma i principali azionisti sono pubblici: ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti. Secondo le ong Greenpeace e Recommon, Eni da sola nel 2021 ha prodotto 456 Mt CO2eq. Cioè più dell’Italia nel suo complesso. Secondo uno studio di Reclaim Finance,  gli attuali piani aziendali prevedono  che la produzione di idrocarburi sarà superiore del 70% rispetto al livello richiesto dagli scenari di riduzione delle emissioni “Net Zero Emission” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Sempre secondo le ong, al 2021 ad ogni euro che ENI investe in fossili corrispondono sette centesimi in rinnovabili. Non sappiamo se questo genere di dati vengano discussi durante la formazione che l’azienda del cane a sei zampe offre alla nuova generazione di content creator. «Il business di Eni si basa per la stragrande maggioranza su gas fossile e petrolio, principali cause della crisi climatica», dice ancora Spadini. «Insomma, di verde e amichevole Plenitude ha solo il logo, il resto è una grande copertura per continuare a emettere gas serra e a fare profitti sulle spalle delle persone e del Pianeta». -------------------------------------------------------------------------------- Pubblicato su Valori.it -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Come Eni vuole prendersi gli influencer italiani proviene da Comune-info.
Cagliari, sit-in davanti al Palazzo della Regione per dire NO all’autorizzazione ambientale alla RWM
Pubblichiamo il comunicato stampa diramato ieri, 16 settembre 2025, sulla manifestazione di fronte al Palazzo della Regione Sardegna. Nella mattinata di oggi, a partire dalle ore 10:00 alle 13:00 un centinaio di persone hanno manifestato in viale Trento a Cagliari, di fronte al palazzo della Regione Autonoma della Sardegna, la loro opposizione all’ampliamento della fabbrica delle bombe Rheinmetall-RWM. La Giunta Regionale e la sua Presidente sono chiamati infatti a deliberare in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale effettuata a posteriori sugli ampliamenti realizzati irregolarmente dalla fabbrica RWM nel suo stabilimento di Domusnovas Iglesias. Le numerose criticità e gli enormi impatti ambientali emersi nel corso del procedimento di VIA ex-post non consentono di esprimere alcuna valutazione positiva, come esposto nella lettera aperta inviata alla Presidente Todde la scorsa settimana. I manifestanti, sotto lo stretto controllo della polizia che presidiava il palazzo regionale, hanno esposto striscioni e, con interventi e volantini, hanno esortato la Giunta a difendere le ragioni della tutela dell’ambiente e della salute e della sicurezza della popolazione, contro quelle della guerra, del riarmo, e dei profitti dei fabbricanti d’armi. Come nella lettera aperta inviata la scorsa settimana, i manifestanti hanno esortato la Presidente Todde a resistere alle pressioni governative ed aziendali e a non concedere nessuna autorizzazione per l’apertura dei nuovi impianti realizzati irregolarmente da RWM. Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal capo di gabinetto della Presidente, impegnata a Roma in un incontro col ministro della giustizia Nordio. All’ing. Caschili è stata consegnata una scheda di sintesi dove si trovano raccolte molteplici ragioni per le quali l’esito della VIA ex-post sull’ampliamento RWM dovrà essere necessariamente negativo. Il capo di gabinetto ci ha comunicato che la Presidente non ha un orientamento pregiudizialmente favorevole alla concessione di una valutazione positiva per l’ampliamento irregolare dello stabilimento RWM e si impegna a sottoporre le nostre osservazioni all’attenzione degli assessorati competenti e della stessa avvocatura regionale. Si impegna inoltre a fissare a breve un ulteriore incontro. 16 settembre 2025 Le associazioni e i gruppi promotori   La lettera alla presidente Todde e la Scheda Tecnica sulle criticità legate all’ampliamento dello stabilimento RWM si possono scaricare qui: https://italianostrasardegna.blogspot.com/2025/09/rwm-lettera-aperta-alla-presidente.html Redazione Sardigna
In risposta alla Green Week ipocrita, i comitati di zona 3 organizzano un incontro con flash mob davanti al Parco Bassini andato distrutto
“La Milano Green Week quest’anno è più ipocrita che mai, dopo quanto ci è stato svelato dalle inchieste urbanistiche, partite proprio da casi nel Municipio 3: la torre Hidden Garden di piazza Aspromonte, i grattacieli Park Towers al Parco Lambro, il Twin Palace di via Massimiano”. Così si apre il volantino che annuncia il flash mob e l’incontro organizzato da un gruppo di comitati del Municipio 3 (Salviamo Parco Bassini, Che ne sarà di Città Studi, Lambrate-Rubattino Riparte) per venerdì 19, ore 18-19,30, in Largo Volontari del Sangue, là dove nel gennaio 2020 le ruspe diedero inizio all’abbattimento dei 50 alberi e alla cancellazione dei 6mila mq di verde profondo del Parco Bassini. Al suo posto è stata costruita la nuova facoltà di Chimica del Politecnico, un grande e “nerissimo edificio-monstre”. (così lo definiscono gli organizzatori) che incombe sulla trafficatissima via Bassini. “La maschera green della Giunta Sala è caduta definitivamente, anche per lo stato pietoso e la cattiva manutenzione degli alberi e delle aree verdi”, prosegue il volantino. E infatti l’incontro di venerdì sarà occasione per i cittadini per “raccontare e discutere insieme la realtà del verde milanese e la cementificazione dei nostri quartieri (Lambrate, Rubattino, Città Studi) e quale città vogliamo noi residenti che non siamo più disposti a subire supinamente le scelte urbanistiche e antiecologiche che hanno caratterizzato gli ultimi governi cittadini”. Si farà anche il punto sulla manutenzione del verde (avvicendamento tra l’appaltatore esterno Miami/Avr e MM SpA) e su possibili azioni, anche legali, che i cittadini possono intraprendere per far valere i propri diritti. Il flash mob è una sorpresa ma ai partecipanti è stato chiesto di portare un fiore. Servirà a commemorare Parco Bassini? Redazione Milano
Dalla guerra alla giustizia climatica: una settimana di mobilitazione per un futuro comune
Un appuntamento internazionale che riunisce movimenti pacifisti, reti climatiche, associazioni, giovani e comunità locali. Un’iniziativa che nasce dalla consapevolezza che pace e clima non sono due lotte separate, ma due dimensioni inscindibili di una stessa sfida. Per il futuro stesso dell’Umanità. Sono questi i cardini della Settimana di azione globale per la Pace e la Giustizia Climatica attiva dal 15 al 21 settembre 2025 e rilanciata in Italia dalla Rete Italiana Pace e Disarmo. Il tema di quest’anno è racchiuso nello slogan “Disinvestire dalla guerra – Investire nella transizione giusta!”. Perché da un lato occorre agire per chiedere ai Governi di ridurre risorse e finanziamenti destinati a conflitti, abbandonare la folle crescita delle spese militari e dei favori finanziari all’industria bellica. Tutte cose che aggravano la crisi ambientale e sottraggono fondi a sanità, scuola e servizi. Dall’altro, e parallelamente, bisogna orientare energie e capitali collettivi verso un modello di società capace di affrontare il cambiamento climatico in atto – ormai vera e propria crisi – in modo equo, senza lasciare indietro comunità fragili, territori marginalizzati e lavoratori. La guerra non distrugge solo vite e diritti: consuma risorse, devasta ecosistemi, accelera l’emergenza climatica. Per questo la nostra Rete, insieme a tutti i partner globali della Settimana di azione, sottolinea come la pace sia il presupposto di ogni vera transizione ecologica e come la giustizia climatica non possa esistere senza un vero percorso di disarmo. In questa prospettiva, la Rete Italiana Pace e Disarmo lavora già da anni sul tema del “disarmo climatico”, per mettere in evidenza i legami tra militarizzazione e crisi ambientale. Con campagne, studi e iniziative pubbliche abbiamo cercato di aprire anche in Italia un dibattito che oggi trova nuova forza nella mobilitazione globale. In questi giorni sono previsti appuntamenti specifici di confronto e approfondimento legati alla Settimana a Modena, Trieste, Como… ma i temi e i contenuti rilanciati con questa iniziativa troveranno spazio in decine di eventi pacifisti in programma in tutta Italia nelle prossime settimane. L’obiettivo per il futuro è poi quello di coinvolgere le scuole e le università in percorsi di sensibilizzazione, le associazioni in azioni locali capaci di immaginare insieme alternative concrete. Non solo critica di un riarmo che fa male a Umanità e Pianeta, ma anche costruzione di nuove pratiche sociali ed economiche. La Settimana di azione globale rappresenta un’occasione per far sentire la voce di chi chiede politiche coraggiose e coerenti. Partecipare significa contribuire a un futuro in cui sicurezza non significhi accumulo di armi, ma protezione dei diritti, dell’ambiente e della vita delle persone. La Rete Italiana Pace e Disarmo invita perciò cittadini, istituzioni e organizzazioni a unirsi alla mobilitazione in programma in questi giorni come occasione per far partire percorsi quotidiani (con progetti, iniziative, campagne) contrari alla logica distruttiva della guerra per aprire invece la strada a una transizione giusta, fondata sulla pace e sulla cura del pianeta. Campagna internazionale https://climatemilitarism.org/weekofaction/ Rete Italiana Pace e Disarmo
Il flop del bonus sociale per l’energia
La narrazione della maggioranza di Governo sulla crescita del Paese e l’entusiasmo con cui vengono accolti gli ultimi dati ISTAT sull’aumento dell’occupazione (comunque dimezzata rispetto al trimestre precedente e aumentata solo in settori a basso valore aggiunto dove si determina non di rado “lavoro povero”), stridono alquanto con la realtà dei fatti e con la dura vita d’ogni giorno. Rispetto al 2019 i prodotti alimentari costano oggi, in Italia, quasi un terzo in più. A dircelo è quella stessa ISTAT che certifica l’aumento dell’occupazione, che nella Nota sull’andamento dell’economia pubblicata in questi giorni, scrive: “In conseguenza della forte impennata registrata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 e al successivo perdurare di una significativa, seppure più moderata, tendenza alla crescita (fenomeni che hanno riguardato l’intera Europa), i prezzi al consumo (indice armonizzato) dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche), risultano in Italia avere raggiunto a luglio 2025 (ultimo dato disponibile) un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019. Nel confronto europeo, tuttavia, tale dinamica appare sensibilmente più contenuta sia rispetto alla media UE27 (+39,2%) sia, tra gli altri principali paesi, rispetto a Germania (+40,3%) e Spagna (+38,2%); nello stesso periodo l’aumento in Francia è stato invece relativamente minore (+27,5%)”. E non può affatto consolare il fatto che la crescita dei prezzi al consumo dei beni alimentari risulti in Italia inferiore alla media della Ue27, soprattutto perché nel nostro Paese c’è un’aggravante: mentre i prezzi salivano, gli stipendi e le pensioni rimanevano fermi, aumentando le disuguaglianze – anche in campo alimentare – e alimentando sempre più il fenomeno del lavoro povero (come ha rilevato la Caritas, il 23,5% degli italiani si trova in condizioni di povertà pur lavorando). Mentre uno “strabico” Governo spande ottimismo a reti unificate, gli italiani restano pessimisti. Scrive sempre quell’ISTAT che certifica l’aumento dell’occupazione: “Tra i consumatori aumentano le attese di rialzo dell’inflazione… Ad agosto tra i consumatori aumenta, per il secondo mese consecutivo, la quota di coloro che si attendono un rialzo dell’inflazione nei successivi 12 mesi rispetto ai 12 mesi passati (45,6% rispetto al 42,6% in luglio) e diminuisce il numero di coloro che si attendono una stabilità (14,5% rispetto al 17% di luglio), a fronte di una quota invariata di coloro che si aspettano una riduzione (39,1% in entrambi i mesi)”. In un apposito focus l’ISTAT si occupa poi della cosiddetta povertà energetica, evidenziando come l’agevolazione (il bonus energia) raggiunga meno della metà dei nuclei che ne avrebbero davvero bisogno. Come si ricorderà, già a partire dal 2008 era stato introdotto dal Governo italiano un sistema di sussidi (c.d. bonus sociali), in forma di sconto in bolletta, rivolti alle famiglie a basso reddito per sostenere le spese di elettricità e gas. A partire dal 2021 tali misure sono state poi rafforzate. Si sono succeduti infatti numerosi interventi di aggiornamento legislativo (ad esempio, per l’accesso al bonus non è più necessario presentare domanda ma è sufficiente aver ottenuto una attestazione ISEE) e sono state stanziate ulteriori risorse finanziarie che hanno permesso di elevare, in alcuni periodi, l’offerta di sussidi in termini di soglie di accesso e importi. I risultati della simulazione fatta dall’ISTAT mostrano che nel 2021 quasi 1 famiglia su 10 (circa 2,5 milioni) ha beneficiato del bonus per l’elettricità e, per una parte delle famiglie, anche del bonus gas, nella forma di uno sconto sulla bolletta energetica. Le famiglie appartengono tutte al I e al II quinto della distribuzione del reddito (i quinti più poveri). Nei due anni successivi le modifiche ai requisiti hanno consentito di ampliare la platea dei beneficiari. In particolare, l’innalzamento della soglia ISEE a 12.000 euro entrato in vigore nel II trimestre del 2022, ha permesso ai bonus energetici di raggiungere 3,7 milioni di famiglie, il 5,8% delle quali nel III quinto di reddito; mentre nel 2023 il numero di famiglie raggiunte dal bonus supera i 4,5 milioni, grazie all’estensione della soglia ISEE a 15.000 euro. In quest’anno è massima anche la quota di famiglie beneficiarie appartenenti al III quinto (11,1%). Nel 2024 però la soglia ISEE è stata riportata a 9.530 euro, con una conseguente riduzione significativa della percentuale di famiglie beneficiarie (da quasi 4,5 milioni a 2,7). Scrive l’ISTAT: “Nel 2024, più della metà delle famiglie in condizioni di povertà energetica non sono state raggiunte dai sussidi e si osserva la percentuale più alta di famiglie che ricevono il bonus ma rimangono in condizioni di povertà (52,6%). In sintesi, i risultati mostrano che i sussidi energetici sono stati efficaci nel compensare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia per le famiglie in condizioni di povertà energetica in particolare nel 2022, anno di picco dei prezzi energetici. L’analisi, tuttavia, evidenzia anche la presenza di una percentuale significativa di famiglie in condizioni di povertà energetica che non rientra tra quelle beneficiarie della misura di welfare o perché non hanno presentato un’attestazione ISEE o perché prive dei requisiti ISEE necessari per l’accesso ai bonus”. Sarebbe forse il caso di leggere e commentare tutti i dati dell’ISTAT, prima di lasciarsi andare a facili ottimismi. Per Federconsumatori sono necessari alcuni provvedimenti urgenti per arginare i rincari e sostenere il potere di acquisto delle famiglie, dando nuova spinta anche al mercato interno: la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe un risparmio di oltre 516 euro annui a famiglia); la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare; lo stanziamento di risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio; una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i bassi redditi e i redditi medi, e non a incrementare le disuguaglianze. Qui la Nota dell’ISTAT: https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/09/Nota-congiunturale-settembre-2025_rev-2.pdf.  Giovanni Caprio
No ad una sanatoria sugli abusi della RWM
Si è svolto il 16 settembre a Cagliari, davanti al palazzo della Regione in viale Trento, un sit-in di protesta, per scongiurare la possibilità che l’amministrazione regionale sarda decida di sanare gli abusi ambientali causati dall’ampliamento illegittimo dello stabilimento RWM del Sulcis. La RWM Italia, industria di armamenti bellici con sede legale a Ghedi in provincia di Brescia, da circa quattro anni ha svolto ingenti lavori di ampliamento nello stabilimento di Domusnovas-Iglesias, in Sardegna. Questo per aumentare la propria produzione di bombe d’aereo, d’artiglieria pesante e di droni killer, questi ultimi su licenza e sotto controllo di una società israeliana. L’aumento delle richieste, dovuto alle numerose guerre in corso, l’ha spinta ad iniziare subito i lavori ed a portarli rapidamente a termine, pur non avendo avuto tutte le autorizzazioni necessarie, prima fra tutte la VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale). In seguito alle proteste e ai ricorsi alla giustizia amministrativa, da parte di numerose associazioni ambientaliste, pacifiste e disarmiste, il Consiglio di Stato ha bocciato gli ampliamenti come non legali, vietandone quindi l’uso produttivo. La contromossa dell’azienda di armamenti è stata quella di presentare alla Regione Sardegna una richiesta di valutazione ambientale ex post, con l’intento di sanare gli abusi edilizi ed ambientali perpetrati. A tre anni di distanza dalla richiesta della RWM, il servizio Valutazione Impatti ambientali della Regione sarda ha terminato l’istruttoria relativa ed esiste il rischio concreto che venga concessa una valutazione positiva, pur con possibili prescrizioni. L’ultima parola spetterebbe comunque alla Presidente della Regione, Alessandra Todde. Alla quale la rete di associazioni e sindacati ha indirizzato una lettera aperta, affinché non avvalli una sanatoria assai dubbia dal punto di vista legale e molto imbarazzante dal punto di vista politico, per non parlare del senso etico, che semplicemente rabbrividisce. La lettera chiede anche un confronto diretto con la premier regionale, per capire meglio la distanza, o la vicinanza delle posizioni. In assenza della Todde, una delegazione dei manifestanti è stata comunque ricevuta dal capo-gabinetto ed ha potuto illustrare i motivi della propria posizione, dimostrando dati tecnici alla mano, che i danni provocati al territorio non possono portare ad una valutazione d’impatto ambientale favorevole per l’azienda. E’ stato chiesto anche un prossimo e urgente incontro con la Presidente Todde, per cercare di affrontare la difficile situazione attraverso il confronto. Settori importanti del governo italiano, tra cui il ministero della difesa, stanno intensificando la pressione verso la Regione Sardegna, affinché dia l’avvallo all’ampliamento della fabbrica di morte. L’industria bellica, in tempo di guerre crescenti, deve poter stare dietro alle richieste. Forse aveva fiutato il vento e proprio per questo aveva così tanta fretta di aprire nuove unità produttive, anche a costo di infischiarsene delle regole che dovrebbero valere per tutti. Sicuramente, senza l’impegno dei comitati, dei movimenti, dei sindacati di base durante quest’ultimo decennio, questa industria che sforna prodotti di distruzione e morte avrebbe di sicuro fatto il bello e il cattivo tempo ed avrebbe da tempo aumentato ancor più il suo fatturato, già in ampia salita. Ora si attendono le prossime mosse politiche. A livello regionale, certo, ma anche con la possibilità di ingerenze governative nazionali. I movimenti che lottano per la chiusura della fabbrica o per la sua riconversione a scopi civili, sanno che ci sarà ancora tanto da fare. Carlo Bellisai
20 Settembre: convegno a San Godenzo sui crinali di Villore e Corella
L’attacco agli amati monti dei crinali di Villore e Corella ai confini del Parco Nazionale Foreste Casentinesi Castagno d’Andrea – San Godenzo (FI), 20 settembre 2025, ore 9-19 Il futuro dell’Appennino è al centro dell’attenzione di Amministratori, Associazioni e Comitati di cittadini a causa della incombente colonizzazione industriale eolica dei crinali. I progetti di installazione di decine di torri eoliche, alte anche più di 200 m rischia di compromettere, in modo irreversibile, la sicurezza idrogeologica delle montagne, gli ecosistemi naturali, il paesaggio, la biodiversità, la bellezza e lo sviluppo turistico, economico e sociale dei territori e delle comunità, causando spopolamento e ulteriore marginalizzazione e abbandono delle zone interne. Sabato 20 settembre 2025 al Centro Polifunzionale della Montagna Fiorentina a San Godenzo (FI) avrà luogo l’evento organizzato dalla Coalizione ambientale TESS, intitolato “L’industrializzazione eolica dell’Appennino” che riunirà esperti, istituzioni e associazioni per approfondire un tema di crescente attualità: l’impatto dei grandi impianti eolici sul fragile ecosistema montano dei crinali appenninici. Una giornata che spazierà dalla tutela del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità, alla conservazione delle foreste e dell’acqua alla protezione del suolo, degli habitat dell’avifauna e delle specie protette, mettendo a fuoco le criticità emergenti sui crinali di Villore e Corella interessati ai lavori per l’impianto industriale eolico Monte Giogo di Villore. Relatori da enti scientifici come il CNR e da associazioni ambientaliste come Altura odv, Atto Primo Salute Ambiente Cultura, CAI, associazione CERM centro rapaci minacciati, Italia Nostra, Rewilding Apennines e WWF sezione Forlì Cesena affronteranno temi significativi per la salute e il futuro del territorio sui confini del Parco Nazionale Foreste Casentinesi con attenzione anche agli aspetti legislativi, ai concetti base di energia e clima, e al ruolo dei Sentieri nazionali, europei e GEA come patrimonio culturale e naturale. Per Italia Nostra il convegno non sarà solo un momento di analisi scientifica, ma anche un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica, sottolineando l’importanza di una pianificazione territoriale che tuteli i territori montani da un’industrializzazione che rischia di alterarne l’identità e la bellezza. L’evento di sabato 20 settembre a Castagno d’Andrea rappresenta un appuntamento cruciale per chiunque abbia a cuore il destino dell’Appennino. Di seguito il Programma del Convegno: Ore 9.00 Emanuele Piani, Sindaco del Comune di San Godenzo: Saluti e introduzione Coalizione ambientale TESS: Presentazione del Convegno e breve sintesi del Piano Energetico Lucia Minunno, Andrea Astracedi Leonardo Rombai, già Presidente di Italia Nostra, Laura Manganaro Presidente Italia Nostra Firenze: Paesaggio e ambiente ai tempi delle comunità energetiche Roberto Carotenuto, Videomaker: Presentazione del video L’industrializzazione eolica in Appennino Ivano Togni, WWF Forlì Cesena: Incompatibilità dell’eolico nell’Appennino Tosco- Romagnolo Ore 11.00 Alessandro Bottacci, SIRF Società Italiana di Restauro forestale, già Docente a contratto di Conservazione della Natura, Università di Camerino: Importanza della conservazione della biocomplessità forestale nei crinali Linda Maggiori, giornalista freelance: Alberi, foreste e rinnovabili Fabio Borlenghi, Altura ODV: No all’eolico dove volano le aquile Silvia Ciucchi, fotografa, Pinuccio Fappiano, tecnico e attivista ambientale: Il paesaggio è volato via. Visioni e testimonianze dai luoghi colonizzati dal green Chiara Marchetta, cantautrice. Video musicale Amati Monti, dedicato all’Appennino Ore 13.00/PAUSA PRANZO Ore 14.30 Nicolò Borgianni, Rewilding Apennines: Impianti eolici e mortalità dei grandi rapaci. Il caso del grifone in Appennino centrale. Guido Ceccolini, Associazione CERM Centro Rapaci Minacciati: Impianti eolici e avifauna migratrice Luca Puglisi, COT Centro Ornitologico Toscano: Sensibilità dell’avifauna agli impianti eolici in Toscana Luigi Lastrucci, CAI Mugello: Impianto industriale Monte Giogo di Villore e Sentiero 00 Italia Ore 16,00 Francesco Gigliani, Consigliere nazionale di Amici della Terra e Altura ODV: Le leggi italiane poco avvezze alla pianificazione favoriscono l’assalto delle rinnovabili ai territori Vincenzo Delle Site, CNR: Energia e clima, concetti base Paolo Piacentini, Esperto nazionale di Cammini e scrittore: Appennino spazio geografico per un nuovo umanesimo Rossella Michelotti, Presidente del ForumToscano Movimenti per l’acqua: Lo stato delle acque in Toscana, focus sui PFAS Paolo Agnelli, Zoologo, già Curatore del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze: Caratteristiche e importanza della chirotterofauna del Giogo di Villore Gianluca Serra, Ecologo e conservazionista: Macrofauna appenninica, frammentazione degli habitat e disturbo antropico NEL POMERIGGIO: interventi musicali di: Simona Bertini, soprano e referente ONDA (Organismo Nazionale Difesa Alberi), Giampiero Dugo, attivista ambientale (chitarra). MODERATORI: Fabrizia Laroma Jezzi e Fabio Borlenghi. TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione) www.coalizionetess.com Redazione Toscana
Regione Lombardia, le associazioni denunciano la quantità di inceneritori
Lunedì 15 settembre, conferenza stampa online da parte di numerose associazioni sul problema degli inceneritori in Lombardia. Conosco bene Medicina Democratica, una delle associazioni che promuovono la riunione. Conosco la loro storica serietà, il loro impegno. Partecipare a una conferenza stampa, per noi “mediattivisti” vuol già dire supportarli, aiutarli ad avere forza. Per quanto riguarda i contenuti della conferenza leggete per favore il comunicato sottostante, sono stati elencati dati precisi. In sintesi, si chiede alla Regione Lombardia di aprire un tavolo di discussione che fornisca i dati precisi, compia quello che in passato aveva promesso, ascolti le associazioni formate da cittadini attenti, preparati e fortemente preoccupati sulle condizioni di inquinamento di questa regione. Chi vive in Lombardia conosce bene l’atteggiamento di queste giunte di destra che governano dal 1995, 30 anni. Si potrebbe restringere tutto a una parola sola: affari. I cittadini, la partecipazione spesso invocata, sono in realtà snobbati, bistrattati, irrisi. L’indifferenza di chi ci governa è impressionante: fanno quello che vogliono, come vogliono. Le conseguenze le paghiamo tutti e tutte, a partire dai tumori (punta dell’iceberg di altre malattie dovute alle condizioni ambientali in cui viviamo). I dati della Lombardia primeggiano a livello europeo. Queste associazioni si sono messe insieme e questo è importantissimo; durante la conferenza stampa si ascoltavano gli accenti delle varie province lombarde. Un’unione che deve consolidarsi. Sono decisi: se non inizierà un confronto col potere bisognerà farsi sentire sotto i palazzi. Come Pressenza assicuriamo che ci saremo, ogni volta che ce lo chiederanno. Comunicato stampa di Medicina Democratica Sono ben sette le associazioni che hanno inviato un documento al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al Consiglio Regionale per chiedere un tavolo di confronto urgente sulla situazione degli inceneritori e sulla gestione dei rifiuti: le richieste sono state illustrate il 15 settembre nel corso di una conferenza stampa convocata da Rete Ambiente Lombardia, ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), Medicina Democratica, Zero Waste Europe, Zero Waste Italy, 5R Zero Sprechi e Cittadini per l’Aria. Innumerevoli e pesanti le criticità rilevate: ”L’incenerimento è di per sé una tecnologia obsoleta e in contrasto con gli obiettivi dell’economia circolare. Inoltre perpetua l’impatto ambientale della sovrapproduzione delle merci e dello spreco delle materie. L’incenerimento contribuisce a determinare danni ambientali e sanitari, sia per le emissioni che per i rifiuti pericolosi a loro volta prodotti”, è quanto hanno dichiarato Raffaella Mattioni, Rete Ambiente Lombardia, Marco Caldiroli, Medicina Democratica e Celestino Panizza ISDE Medici per l’Ambiente, intervenuti a nome di tutte le associazioni. La Lombardia detiene il primato del numero degli impianti e della capacità di combustione: operano 12 impianti (24 linee) di incenerimento di rifiuti urbani (contro i 3 nel Veneto, 1 in Piemonte, 8 in Emilia per limitarci al Nord Italia), cui si aggiungono l’inceneritore di rifiuti speciali più grande d’Italia, 5 cementifici che praticano la co-combustione e 11 inceneritori industriali. La Lombardia detiene un altro primato: il rapporto rifiuti ISPRA del 2024 mostra che il 43% dei rifiuti bruciati proviene da fuori regione. Nel 2023 sono stati bruciati 2.289.000 tonnellate di rifiuti nei 12 impianti a fronte di una capacità autorizzata di oltre 3 milioni di tonnellate; i rifiuti indifferenziati prodotti dai cittadini sono stati 1.226.000 tonnellate, gli altri impianti hanno combusto ulteriori rifiuti di vario genere per 1.300.000 tonnellate. Le associazioni ritengono inoltre irrazionale la dislocazione degli impianti: nella sola provincia di Bergamo sono attivi 4 impianti ed è in atto il processo autorizzativo per un quinto impianto a Montello. Le associazioni denunciano inoltre la completa assenza di programmi di monitoraggio epidemiologico, messi in atto invece da Piemonte ed Emilia Romagna. A fronte dell’innegabile pericolosità degli impianti che, anche con le migliori tecnologie, emettono inquinanti persistenti (diossine, furani, PFAS), aumentando inevitabilmente il rischio sanitario, le associazioni chiedono un aggiornamento del Piano Regionale Gestione Rifiuti, PRGR, e presentano le seguenti richieste: una moratoria sulla costruzione/ampliamento di ogni tipo di impianto che brucia rifiuti; l’adeguamento della capacità di incenerimento all’effettiva produzione regionale, riducendola con l’attuazione delle politiche di riciclo e soprattutto di prevenzione dei rifiuti; l’attuazione di un monitoraggio epidemiologico delle popolazioni esposte agli impatti ambientali integrato con biomonitoraggi e corrette valutazioni di impatto sanitario; la completa trasparenza e informazione, a livello provinciale, su composizione, raccolta, effettivo riciclo e smaltimento dei rifiuti, come delle politiche di riduzione e prevenzione; la modifica radicale del Piano regionale di gestione dei Rifiuti, in scadenza nel 2027, con la graduale chiusura degli impianti sovrabbondanti rispetto alle esigenze del territorio con impianti di trattamento a freddo e recupero di materia: è dimostrato che una consistente quota di rifiuti destinata all’incenerimento sia ancora recuperabile.       Andrea De Lotto
“Ghiacciai”, una mostra di Salgado per ricordare la loro importanza
In occasione dell’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il 2025, Trento Film Festival, il Mart e il MUSE hanno unito le forze e realizzato il grande progetto espositivo “Ghiacciai” di Sebastião Salgado recentemente scomparso.  Per più di cinquant’anni, Salgado ha girato il mondo per documentarne le meraviglie e la rovina. Con alle spalle una carriera da economista nel campo della cooperazione, abbandonata nel 1973 per dedicarsi interamente alla fotografia, il brasiliano sa bene quali sono i punti nevralgici del pianeta, quelli che più di ogni altro sono in grado di restituire un’immagine – visiva, sociale e ambientale – spietatamente veritiera delle condizioni in cui si trovano la Terra e i suoi abitanti. Per questo, negli innumerevoli viaggi che lo hanno portato dalle grandi metropoli agli angoli più remoti dei cinque continenti, la sua lente si è rivolta non solo sulle persone, ma anche e soprattutto sulla natura, sugli ecosistemi, sugli equilibri delicatissimi e instabili che si creano quando l’uomo e il resto del mondo si incontrano. Proprio pensando alla mostra che si stava realizzando ebbe a dichiarare “I ghiacciai, per me, sono il termometro del pianeta: indicano cosa succederà climaticamente. Se non ci sono più le condizioni perché possano esistere i ghiacciai, allora non ci sono più le condizioni perché la Terra possa funzionare. Questo significa che ci stiamo davvero riscaldando, ci stiamo davvero sciogliendo, stiamo realmente esaurendo molte riserve d’acqua”. Il ghiacciaio Perito Moreno, Campo de Hielo, Patagonia, Argentina, 2007 A Rovereto e a Trento, Ghiacciai  è diventata  una mostra diffusa per la quale Salgado ha selezionato una serie di scatti, in buona parte inediti. Il progetto rappresenta un’occasione unica di conoscenza e approfondimento della poetica dell’artista e, allo stesso tempo, offre la possibilità di affrontare uno dei temi più urgenti del nostro tempo, quello del cambiamento climatico.  Fin dai primi monitoraggi scientifici negli anni Sessanta, è emerso con chiarezza come di decennio in decennio si possa registrare una costante, drammatica, riduzione di volume e superficie dei ghiacciai di tutto il mondo, alcuni dei quali sono già, di fatto, estinti. La scomparsa dei ghiacciai comporta in primo luogo la perdita culturale di panorami inestimabili, accecanti nella loro maestosità, capaci di affascinare generazioni di viaggiatori, artisti e poeti. Dall’altra, i ghiacciai sono elementi fondamentali nella regolazione del ciclo idrologico e del clima locale e globale, sono vivi e fautori di vita, da loro dipendono l’approvvigionamento di acqua potabile di due miliardi di persone e due terzi dell’agricoltura irrigua mondiale. Gli iceberg sono pezzi di ghiacciaio che si staccano e vanno alla deriva nel mare. Tra l’Isola Bristol e l’Isola Bellingshausen, Isole Sandwich Australi, 2009 La  mostra visitabile fino al 21 settembre si compone di due sezioni complementari allestite in due diversi musei i cui ambiti, l’arte e la scienza, corrispondono ai temi della mostra. Per il Mart di Rovereto Salgado ha scelto oltre 50 fotografie in grande e grandissimo formato di ghiacciai di tutto il mondo, mentre per il MUSE di Trento  ha progettato una grande installazione site specific negli spazi del “Grande Vuoto” progettato dall’architetto Renzo Piano, immagini  scattate tutte in Canada, nel Parco Kluane Park. Ad accompagnare la mostra, un catalogo edito da Contrasto raccoglie le fotografie e testi critici, con un’introduzione della climatologa Elisa Palazzi, docente di Fisica del clima all’Università di Torino Gli iceberg sono pezzi di ghiacciaio che si staccano e vanno alla deriva nel mare. Isole Sandwich Australi, 2009 Tiziana Volta