
KCK E PJAK CURDO-IRANIANO: “QUESTA È UNA GUERRA TRA INTERESSI E POTERI CONTRASTANTI, NON UNA GUERRA DI LIBERAZIONE PER POPOLI E NAZIONI”
Radio Onda d`Urto - Wednesday, June 18, 2025L’Iran è uno dei quattro stati-nazione tra i quali, dal trattato di Losanna del 1923, è diviso il Kurdistan storico. Venerdì 13 giugno 2025, subito dopo l’inizio dei bombardamenti israeliani, il KCK, l’Unione delle comunità del Kurdistan, organizzazione ombrello delle realtà locali che in Medio oriente e non solo si organizzano secondo il modello del confederalismo democratico, ha pubblicato un comunicato dal titolo “Attraverso la guerra non si può raggiungere nessuna soluzione”.
“Condanniamo questa guerra che ha causato molti danni alla popolazione. Tutti devono rendersi conto che la guerra non è un metodo per sviluppare alcuna soluzione. Le politiche di guerra devono essere abbandonate”, si legge nel comunicato del KCK. “È una realtà comprovata – prosegue il documento – che con il concetto di Stato nazionale unitario della modernità capitalista e con l’avidità di potere, autorità ed egemonia, è impossibile stabilire una vita pacifica in Medio Oriente, che è sempre stato un giardino variopinto di diritti, credenze e culture”. “Ribadiamo – conclude il consiglio esecutivo del KCK – che la soluzione ai problemi del Medio Oriente può essere raggiunta solo attraverso la modernità democratica e il concetto di ‘nazione democratica’ proposto dal leader del popolo curdo Abdullah Ocalan”.
In Rojhilat, cioè il Kurdistan iraniano, è presente un’organizzazione che fa riferimento al KCK e alle idee di Abdullah Ocalan: il PJAK, Partito per la vita libera del Kurdistan. Anche il PJAK ha diffuso un messaggio rivolto al popolo dell’Iran e in particolare alla regione curdo-iraniana. Il titolo e il senso del comunicato è “Il futuro dell’Iran dipende dalla lotta democratica, non dalla guerra”.
Il messaggio diffuso nelle ore successive ai bombardamenti dal PJAK, Partito per la vita libera del Kurdistan, organizzazione attiva nel Rojhilat, Kurdistan iraniano, dichiara invece che “Questa è una guerra di potere e di interessi contrastanti, non una guerra di liberazione per popoli e nazioni” e che “il popolo iraniano non dovrebbe essere costretto a scegliere tra la guerra e l’accettazione di un regime dittatoriale”. Per questo, dice il documento, “Il Partito per la vita libera del Kurdistan, che si oppone all’imposizione della guerra al popolo iraniano, sottolinea il principio della lotta democratica”. Poi, invita la società del Kurdistan iraniano all’autogoverno, alla solidarietà e al mutuo soccorso per far fronte alla situazione di guerra, occuparsi dei feriti e di tutto quello che può servire.
Per comprendere meglio cosa accade nel Kurdistan iraniano e soprattutto qual è la posizione e l’approccio indicati dal movimento di liberazione curdo e dal Pjak abbiamo intervistato Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, struttura che si occupa di diffondere al di là del Medio oriente il paradigma della modernità democratica sviluppato da Abdullah Ocalan. Ascolta o scarica.
“Difendiamo l’approccio politico della ‘terza via’ in Medio Oriente, al di fuori delle strutture di potere esistenti“, ha dichiarato Zegrus Enderyarî, funzionario per le relazioni estere del PJAK (Qui le dichiarazioni). Il portavoce del partito curdo-iraniano ha poi aggiunto: “Non siamo parte della guerra, né vogliamo rendere i nostri popoli parte di questi conflitti. La soluzione sta nell’instaurazione di una vita democratica per tutti i popoli. Proponiamo una vita comune, un’autonomia democratica e una governance locale per tutte le comunità etniche e religiose in Iran, non solo per il popolo curdo”.
“I curdi in Iran rivendicano i loro diritti fondamentali. Non sono ‘separatisti’ come sostiene il regime”, ha dichiarato invece Peyman Viyan, co-presidente del PJAK (Qui le dichiarazioni integrali). L’esponente del partito di guerriglia curdo-iraniano ha poi spiegato: “Il popolo più organizzato e attento in Iran attualmente è quello curdo. Alcune forze hanno cercato di usare la resistenza ‘Jin, Jiyan, Azadî’ per i propri interessi. Tuttavia, noi abbiamo agito con molta cautela e abbiamo mostrato la nostra posizione in modo chiaro. Con il loro paradigma libertario, i curdi pensano in termini più ampi e chiedono i loro diritti fondamentali. Lotteremo per i nostri diritti a prescindere dalle condizioni. Siamo a favore di un’amministrazione condivisa che possa essere discussa e formulata, non di un conflitto. Allo stesso tempo, manteniamo l’autodifesa e possediamo il potere politico e organizzativo. Non rinunceremo alla nostra identità e ai nostri diritti”.