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KCK: La posizione comune e la lotta dei popoli prevarranno
Trentatré attivisti hanno perso la vita e decine sono rimasti feriti. In occasione del loro anniversario, condanniamo ancora una volta, con tutta la nostra rabbia, questo spregevole attacco che ha preso di mira l’unità e la solidarietà dei popoli. Commemoriamo i 33 compagni caduti martiri con grande rispetto e gratitudine. Commemorandoli, commemoriamo tutti i martiri che hanno dato la vita per la rivoluzione e la lotta per la democrazia e la libertà. Ribadiamo che la posizione comune e la lotta dei nostri popoli prevarranno e su questa base verrà richiesta la resa dei conti storica per i massacri. La solidarietà e la lotta dei popoli svolgono un ruolo importante nella difesa della Rivoluzione del Rojava, sviluppatasi in risposta allo storico desiderio di libertà dei popoli del Medio Oriente. A tal fine la solidarietà e la lotta sviluppate dalle forze rivoluzionarie, democratiche, socialiste e di liberazione del popolo turco hanno avuto un significato storico. Questa posizione ha portato a un successo storico nella difesa e nella liberazione di Kobane. L’attacco di Daesh a Kobane, che rappresentava la più grande minaccia alla Rivoluzione del Rojava, è stato respinto grazie a questa storica solidarietà tra i popoli che ha portato all’inizio della sconfitta militare di Daesh. Con la sconfitta di Daesh a Kobane è stata difesa non solo la città, ma l’intera rivoluzione, che rappresenta la storica volontà di libertà dei popoli del Medio Oriente. Questo risultato storico ha dimostrato la forza e la qualità della solidarietà dei popoli. I compagni caduti martiri a Pirsûs(Suruç) sono il simbolo di questo sviluppo e di questo successo storico. Li ricordiamo ancora una volta con grande rispetto e gratitudine e ci inchiniamo al loro prezioso ricordo. La nostra lotta, entrata in una nuova fase con il “Processo di pace e società democratica”, ha ulteriormente rafforzato la nostra fede nella convivenza tra i popoli in libertà e uguaglianza e ci ha avvicinato alla realizzazione degli ideali per i quali abbiamo sacrificato i nostri martiri. Raggiungere questo obiettivo sarà il dono più grande che possiamo fare ai nostri martiri e ai nostri popoli e la risposta più appropriata ai massacri. Con questa convinzione, invitiamo i nostri popoli ad ampliare ulteriormente le loro alleanze e lotte democratiche e le forze rivoluzionarie, democratiche e socialiste a guidare la strada in questa impresa. La co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK L'articolo KCK: La posizione comune e la lotta dei popoli prevarranno proviene da Retekurdistan.it.
La rivoluzione in Rojava è la rivoluzione comune dei popoli
Sono trascorsi tredici anni dal 19 luglio che segnò l’inizio della Rivoluzione nel Rojava, uno degli eventi più importanti della storia. Ci congratuliamo con i popoli del Rojava e della Siria settentrionale e orientale, così come con tutti i popoli del Kurdistan e della Siria, con i popoli arabo, armeno, druso, turcomanno, siriaco e alevita, con i popoli del Medio Oriente e del mondo, in particolare con le donne, i giovani e tutte le forze socialiste, rivoluzionarie, democratiche e di liberazione in occasione della loro storica rivoluzione nel suo 13° anniversario. Celebriamo anche i compagni internazionalisti che hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella difesa di questa rivoluzione storica. Rendiamo omaggio a questo sviluppo storico, che è una rivoluzione comune dei popoli, e commemoriamo ancora una volta tutti i martiri di questa rivoluzione con rispetto, amore e gratitudine. La Rivoluzione del Rojava ha portato nuove conquiste e nuovi valori alla nostra storia umana. Soprattutto, ha permesso alla società, indebolita, emarginata e indifesa dal sistema dominante degli stati nazionali, di riscoprire la propria forza di volontà. Ha aperto la strada alle dinamiche fondamentali della società, che era stata privata dei suoi diritti democratici, oppressa e sfruttata, affinché si organizzasse, diventasse consapevole e acquisisse la volontà e la forza di governarsi. La rivoluzione ha rimosso l’ostacolo tra le differenze di lingua, religione, credo ed etnia tra i popoli. Ha posto fine alle cause di conflitto tra i popoli e ha aperto la strada a una visione delle differenze come ricchezza della società. Ha creato un ambiente in cui popoli, credenze e culture possono convivere in fratellanza all’interno di questo quadro democratico. Ha permesso alle donne, relegate negli angoli più profondi e oscuri della vita sociale, di acquisire consapevolezza, organizzarsi e sollevarsi, e di assumere un ruolo guida sia nella difesa che nella costruzione della trasformazione sociale democratica e della rivoluzione. Ha creato le condizioni per l’emergere di una generazione di giovani consapevoli e organizzate. In breve, la Rivoluzione del Rojava è stata una soluzione importante con il suo sistema di Nazione Democratica e il paradigma della libertà delle donne. Ha dato prova di sé in molti modi negli ultimi 13 anni di pratica. Da un lato, i popoli e le forze rivoluzionarie si sono uniti per opporre una forte resistenza agli attacchi esterni volti a eliminare la rivoluzione, e la rivoluzione è stata difesa con successo. D’altra parte lo sviluppo del sistema democratico orientato alla libertà e comunitario è proseguito. In questo senso, la Rivoluzione del 19 luglio ha superato con successo un’importante soglia storica. La Rivoluzione del 19 luglio, messa in pratica nel Rojava e nella Siria settentrionale e orientale, rappresenta anche il modello di soluzione più accurato e realistico per la Siria nel suo complesso. L’attuale conflitto in Siria rivela chiaramente questa realtà. La soluzione ai problemi della Siria e il raggiungimento dell’unità possono essere raggiunti solo attraverso i principi della Rivoluzione del 19 Luglio: nazione democratica, autogoverno democratico e libertà delle donne. Imposizioni settarie e nazionaliste non faranno che aggravare il conflitto e i massacri, e rappresentano la più grande minaccia all’integrità della Siria. Ancora una volta celebriamo la storica Rivoluzione del 19 luglio con tutti i popoli. Crediamo che l’alleanza democratica, l’organizzazione e la lotta che i popoli svilupperanno lungo le linee della rivoluzione porteranno alla pace, alla vita democratica e alla libertà tanto attese in Medio Oriente. Co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK L'articolo La rivoluzione in Rojava è la rivoluzione comune dei popoli proviene da Retekurdistan.it.
Faremo il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan vuole che facciamo
Per promuovere ulteriormente il processo di “Pace e società democratica” il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha lanciato un nuovo appello. L’appello è stato condiviso con l’opinione pubbica ieri. Innanzitutto, siamo molto lieti che il video del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan sia arrivato al mondo esterno. Crediamo che abbia portato la stessa gioia al nostro popolo e a tutti i nostri amici. In questa occasione, salutiamo con rispetto il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, il desiderato compagno del nostro popolo e dei nostri amici, ed esprimiamo il nostro desiderio e la nostra gratitudine. Questo nuovo appello, elaborato dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, è il secondo dopo quello del 27 febbraio 2025. Entrambi hanno un impatto storico. In questo nuovo storico appello, il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha riassunto gli sviluppi riguardanti i principi e gli obiettivi fondamentali del processo verso “Pace e società democratica” e ha delineato le azioni future. Ha ribadito ancora una volta con chiarezza e forza il suo impegno, affermando di continuare a difendere l'”Appello per la pace e la società democratica” del 27 febbraio 2025. Come Movimento di liberazione del Kurdistan abbiamo valutato lo storico appello del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e riteniamo necessario condividere le conclusioni a cui siamo giunti con il nostro popolo e l’opinione pubblica in piena trasparenza. Abbiamo dichiarato di sostenere pienamente il processo verso “Pace e società democratica” annunciato nell’appello del 27 febbraio 2025 e che adempiremo pienamente a tutte le responsabilità che ci competono. Fino ad ora, sulla base della nostra convinzione nell'”Appello per la Pace e una società democratica” e della nostra responsabilità storica di realizzare gli obiettivi stabiliti in questo appello, abbiamo adottato decisioni strategiche e intrapreso le azioni necessarie. Il nostro popolo sostiene questo processo storico portato avanti dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan con grande attenzione, sensibilità e fiducia. Tuttavia, la Repubblica Turca e l’attuale governo non hanno ancora adottato alcuna misura in risposta alle esigenze del processo o alle misure concrete da noi intraprese. Ne siamo consapevoli. Ciononostante, sosteniamo il processo perché crediamo negli obiettivi delineati nell'”Appello per la pace e una società democratica”. Ci siamo impegnati a mantenere questa posizione con grande sensibilità. Crediamo che i nostri sforzi in questa direzione siano stati compresi. Adesso, in risposta a questo nuovo appello storico, dichiariamo che faremo il passo concreto che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ci ha chiesto di compiere. Stiamo compiendo questo nuovo passo, come quelli fatti finora, spinti dalla nostra lealtà verso il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e dalla convinzione che il nostro popolo e l’umanità si libereranno attraverso l’attuazione del “Manifesto della società democratica”. Nel suo appello del 19 giugno 2025, il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha sottolineato che tutti devono fare la propria parte e ha specificato i passaggi da intraprendere, delineando così come procederà il processo. Le prospettive del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan devono essere tenute in considerazione e comprese. Il suo appello non è rivolto solo a noi, ma anche allo Stato, in particolare al Parlamento, a tutte le istituzioni politiche e a tutti coloro che hanno responsabilità. Finora, abbiamo adottato misure strategiche grazie alla nostra responsabilità storica e alla nostra elevata sensibilità. Siamo determinati a compiere il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan desidera. Stiamo compiendo questo nuovo passo pensando al nostro popolo e a tutti i popoli interessati. Tuttavia è importante comprendere che il processo non procederà unilateralmente, ma solo con i passi che noi adotteremo. Il processo deve essere gestito correttamente e devono essere adottate le misure necessarie. Su questa base, la persistente situazione di ostaggio del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, promotore del “Processo di pace e società democratica” deve porre fine. Perché solo se il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan sarà libero questo processo potrà svilupparsi e raggiungere il suo scopo. Non è possibile compiere ulteriori progressi se le condizioni attuali vengono mantenute. In secondo luogo è necessario adottare le misure necessarie per una politica democratica e le conseguenti modifiche legislative. La politica, in particolare il parlamento, deve assumere l’iniziativa e adottare le misure necessarie. Un processo significativo e progressi significativi sono possibili solo in questo modo. In conclusione, pur dimostrando la nostra determinazione a compiere questo passo storico, sentiamo il bisogno di ribadire ciò che deve essere fatto con lo stesso senso di responsabilità. Ci auguriamo che quanto affermato venga compreso e attuato di conseguenza. Stiamo compiendo questo passo, come tutti quelli che abbiamo fatto finora, convinti che porterà un grande vantaggio al nostro popolo. Continuiamo a credere che i nostri passi saranno ricambiati e che il processo verso “Pace e società democratica” avrà successo. Co-Presidenza Consiglio Esecutivo della KCK 10 luglio 2025 L'articolo Faremo il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan vuole che facciamo proviene da Retekurdistan.it.
Solo la democratizzazione può prevenire futuri massacri
Sono trascorsi trentadue anni dal massacro di Sêwas (tr. Sivas). Con grande rabbia e dolore, ricordiamo il massacro, condanniamo ancora una volta i suoi autori, le forze razziste-fasciste e allo stesso tempo commemoriamo rispettosamente tutti coloro che hanno perso la vita in questo giorno. Il massacro di Sêwas è stato così brutale che difficilmente si può trovare nulla di paragonabile nella storia. Coloro che si trovavano a Sêwas per un evento culturale, la maggior parte dei quali erano scrittori, artisti, giornalisti e intellettuali, sono stati brutalmente assassinati quando l’Hotel Madımak dove alloggiavano è stato dato alle fiamme. Molti di loro erano ancora molto giovani. Questo massacro ha lasciato una profonda ferita nella memoria della comunità alevita, del popolo del Kurdistan e del popolo turco. Il massacro di Sêwas, come i massacri di Gurgum (tr. Kahramanmaraş) e Çorum, non fu solo una minaccia e un attacco contro la comunità alevita, ma anche un attacco alle menti rivoluzionarie e democratiche della società turca. L’obiettivo di questi massacri, frutto della mentalità monista e fascista dello Stato-nazione, era quello di oscurare il futuro comune libero e democratico dei popoli, di mettere la società contro se stessa, di creare inimicizia e di soggiogarla. Ciò è stato chiaramente dimostrato in tutti i massacri perpetrati contro la comunità alevita. Ogni volta che sono stati schierati provocatori e forze paramilitari, si è tentato di creare antagonismo tra gli strati sociali, e questo è stato sempre seguito da un attacco e da un massacro. Dietro tutti questi massacri c’era lo stesso Stato. L’attitudine dello Stato nel proteggere e assolvere i responsabili dei massacri ne rivela chiaramente il ruolo. Inoltre coloro che hanno compiuto il massacro di Sêwas sono stati protetti per anni e alla fine sono stati assolti. L’approccio dello Stato nei confronti degli aleviti è stato lo stesso del suo approccio nei confronti del popolo curdo. Proprio come l’identità curda è stata negata e i curdi sono stati massacrati e presi di mira per il genocidio durante il processo repubblicano, anche l’identità alevita è stata negata e gli aleviti sono stati oppressi per le loro convinzioni e la loro cultura e sottoposti a massacri e genocidi. Lo stesso approccio è stato adottato nei confronti di altri popoli e culture. In quanto popolo che ha vissuto profondamente questa realtà, il popolo curdo ha dimostrato forte empatia e solidarietà con tutti i popoli che hanno subito massacri, in particolare gli aleviti. Questo approccio negazionista, massacrante e genocida, imposto a tutti i popoli indistintamente, affonda le sue radici nella mentalità nazionalista dello Stato-nazione. L’unica via d’uscita da questa storia di massacri e genocidi è superare questa mentalità, e ciò è possibile attraverso la democratizzazione della repubblica. L’appello per la pace e una società democratica, elaborato dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, mira essenzialmente a superare la storia di massacri e genocidi e a costruire una vita democratica in cui i popoli vivano insieme come fratelli e sorelle sulla base dell’uguaglianza e della libertà. Crediamo fermamente che la società democratica si svilupperà sulla base delle alleanze e della lotta organizzata dei popoli e che la vita democratica e libera che i popoli desiderano sarà realizzata attraverso di essa. La risposta più appropriata ai massacri perpetrati contro i popoli è il raggiungimento di questo obiettivo storico. Con questo sentimento e questa convinzione, commemoriamo ancora una volta le vittime del massacro di Sêwas. La Co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK L'articolo Solo la democratizzazione può prevenire futuri massacri proviene da Retekurdistan.it.
KCK: La lotta di  Sheikh Said è stata una resistenza storica contro la politica negazionista
Il Consiglio esecutivo del KCK ha rilasciato una dichiarazione in occasione del centenario dell’esecuzione del leader del popolo curdo Sheikh Said e dei suoi compagni. La co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK in occasione del centenario dell’esecuzione del leader del popolo curdo Sheikh Said (Şêx Seîd) e dei suoi compagni. La dichiarazione recita: “Sono trascorsi esattamente cento anni dall’esecuzione dello sceicco Said e dei suoi compagni, che occupano un posto speciale nella storia del popolo curdo e sono sempre ricordati con grande rispetto e gratitudine. In questo centenario della loro esecuzione, ricordiamo ancora una volta lo sceicco Said e i suoi compagni con grande rispetto e chiniamo il capo in segno di rispetto di fronte alla loro preziosa memoria. In questo contesto, ricordiamo anche tutti i martiri che hanno dato la vita per la rivoluzione e per la lotta per la democrazia. Il lavoro e gli sforzi compiuti dal KNK in questa occasione sono preziosi e significativi”. La dichiarazione aggiunge: “Lo sceicco Said era un patriota e un leader del suo popolo coraggioso, consapevole e sensibile. Non accettava l’ingiustizia subita dal popolo curdo e si opponeva alla politica negazionista impostagli. La sua lotta è stata una resistenza storica contro l’ingiustizia e la politica negazionista di cui il popolo ha sofferto. Sebbene le loro lotte siano state soffocate dai massacri e dalle esecuzioni dello stato fascista genocida, la loro resistenza, il loro coraggio e il rifiuto di scendere a compromessi sulla loro causa persino di fronte all’esecuzione, hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo della tradizione di resistenza in Kurdistan. È grazie alle lotte dello sceicco Said e di Seyit Rıza che la resistenza e la lotta non sono mai cessate in Kurdistan, continuando fino all’emergere del PKK. Con l’ascesa del leader del popolo curdo, Abdullah Öcalan, e del PKK sulla scena storica, la lotta dello sceicco Said e dei suoi compagni è entrata in una nuova fase storica e la rivoluzione della rinascita nazionale si è realizzata, rompendo la politica di negazione e annientamento. La dichiarazione prosegue: “La lotta storica del popolo curdo si è sviluppata in questo contesto.Adesso con la storica iniziativa del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, l'”Appello per la Pace e una società semocratica”, questa lotta è entrata nella fase di costruzione della libertà del popolo curdo. Il popolo curdo porterà avanti con successo questo processo e porterà a termine la lotta portata avanti a caro prezzo dallo sceicco Said fino a oggi, realizzando il suo desiderio storico di libertà. Anche la promessa e l’aspettativa che i nipoti dello sceicco Said non sarebbero stati disonorati dalla sua esecuzione e avrebbero continuato la lotta saranno mantenute. Nessuno dubiti che il popolo curdo ci riuscirà. Con questo pensiero e questa convinzione, onoriamo ancora una volta con rispetto e gratitudine tutti i martiri della rivoluzione e della democrazia, rappresentati dallo sceicco Said e dai suoi compagni, e ribadiamo la nostra promessa ai martiri”. L'articolo KCK: La lotta di  Sheikh Said è stata una resistenza storica contro la politica negazionista proviene da Retekurdistan.it.
KCK E PJAK CURDO-IRANIANO: “QUESTA È UNA GUERRA TRA INTERESSI E POTERI CONTRASTANTI, NON UNA GUERRA DI LIBERAZIONE PER POPOLI E NAZIONI”
L’Iran è uno dei quattro stati-nazione tra i quali, dal trattato di Losanna del 1923, è diviso il Kurdistan storico. Venerdì 13 giugno 2025, subito dopo l’inizio dei bombardamenti israeliani, il KCK, l’Unione delle comunità del Kurdistan, organizzazione ombrello delle realtà locali che in Medio oriente e non solo si organizzano secondo il modello del confederalismo democratico, ha pubblicato un comunicato dal titolo “Attraverso la guerra non si può raggiungere nessuna soluzione”. “Condanniamo questa guerra che ha causato molti danni alla popolazione. Tutti devono rendersi conto che la guerra non è un metodo per sviluppare alcuna soluzione. Le politiche di guerra devono essere abbandonate”, si legge nel comunicato del KCK. “È una realtà comprovata – prosegue il documento – che con il concetto di Stato nazionale unitario della modernità capitalista e con l’avidità di potere, autorità ed egemonia, è impossibile stabilire una vita pacifica in Medio Oriente, che è sempre stato un giardino variopinto di diritti, credenze e culture”. “Ribadiamo – conclude il consiglio esecutivo del KCK – che la soluzione ai problemi del Medio Oriente può essere raggiunta solo attraverso la modernità democratica e il concetto di ‘nazione democratica’ proposto dal leader del popolo curdo Abdullah Ocalan”. In Rojhilat, cioè il Kurdistan iraniano, è presente un’organizzazione che fa riferimento al KCK e alle idee di Abdullah Ocalan: il PJAK, Partito per la vita libera del Kurdistan. Anche il PJAK ha diffuso un messaggio rivolto al popolo dell’Iran e in particolare alla regione curdo-iraniana. Il titolo e il senso del comunicato è “Il futuro dell’Iran dipende dalla lotta democratica, non dalla guerra”. Il messaggio diffuso nelle ore successive ai bombardamenti dal PJAK, Partito per la vita libera del Kurdistan, organizzazione attiva nel Rojhilat, Kurdistan iraniano, dichiara invece che “Questa è una guerra di potere e di interessi contrastanti, non una guerra di liberazione per popoli e nazioni” e che “il popolo iraniano non dovrebbe essere costretto a scegliere tra la guerra e l’accettazione di un regime dittatoriale”. Per questo, dice il documento, “Il Partito per la vita libera del Kurdistan, che si oppone all’imposizione della guerra al popolo iraniano, sottolinea il principio della lotta democratica”. Poi, invita la società del Kurdistan iraniano all’autogoverno, alla solidarietà e al mutuo soccorso per far fronte alla situazione di guerra, occuparsi dei feriti e di tutto quello che può servire. Per comprendere meglio cosa accade nel Kurdistan iraniano e soprattutto qual è la posizione e l’approccio indicati dal movimento di liberazione curdo e dal Pjak abbiamo intervistato Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, struttura che si occupa di diffondere al di là del Medio oriente il paradigma della modernità democratica sviluppato da Abdullah Ocalan. Ascolta o scarica. “Difendiamo l’approccio politico della ‘terza via’ in Medio Oriente, al di fuori delle strutture di potere esistenti“, ha dichiarato Zegrus Enderyarî, funzionario per le relazioni estere del PJAK (Qui le dichiarazioni). Il portavoce del partito curdo-iraniano ha poi aggiunto: “Non siamo parte della guerra, né vogliamo rendere i nostri popoli parte di questi conflitti. La soluzione sta nell’instaurazione di una vita democratica per tutti i popoli. Proponiamo una vita comune, un’autonomia democratica e una governance locale per tutte le comunità etniche e religiose in Iran, non solo per il popolo curdo”. “I curdi in Iran rivendicano i loro diritti fondamentali. Non sono ‘separatisti’ come sostiene il regime”, ha dichiarato invece Peyman Viyan, co-presidente del PJAK (Qui le dichiarazioni integrali). L’esponente del partito di guerriglia curdo-iraniano ha poi spiegato: “Il popolo più organizzato e attento in Iran attualmente è quello curdo. Alcune forze hanno cercato di usare la resistenza ‘Jin, Jiyan, Azadî’ per i propri interessi. Tuttavia, noi abbiamo agito con molta cautela e abbiamo mostrato la nostra posizione in modo chiaro. Con il loro paradigma libertario, i curdi pensano in termini più ampi e chiedono i loro diritti fondamentali. Lotteremo per i nostri diritti a prescindere dalle condizioni. Siamo a favore di un’amministrazione condivisa che possa essere discussa e formulata, non di un conflitto. Allo stesso tempo, manteniamo l’autodifesa e possediamo il potere politico e organizzativo. Non rinunceremo alla nostra identità e ai nostri diritti”.    
Rafforziamo la lotta per l’unità e la solidarietà il 1° maggio
In occasione del 1° maggio, giornata dell’unità, della lotta e della solidarietà, ci congratuliamo con tutte le classi oppresse, i lavoratori, i popoli, le donne e tutti coloro che lottano per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia, in particolare la classe operaia. Allo stesso tempo commemoriamo con rispetto e gratitudine tutti i martiri del 1° maggio e tutti i martiri della lotta per la democrazia e la libertà in loro favore. Hanno un posto speciale nella lotta della classe operaia contro il sistema capitalista di sfruttamento. La lotta della classe operaia ha un posto importante nella lotta contro la modernità capitalista, che sfrutta la società, ne sfrutta il lavoro, ne confisca i valori, saccheggia la natura con l’avidità del massimo profitto e la rende inabitabile. Oggi la lotta per il socialismo, associata al 1° maggio e alla lotta della classe operaia, ha acquisito un carattere universale ed è diventata una lotta abbracciata da tutti coloro che lottano per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia contro la modernità capitalista. Il socialismo e la lotta socialista che esprimono l’utopia di una vita senza classi e senza sfruttamento in contrapposizione alla vita sfruttatrice e maschilista della modernità capitalista, continuano a mantenere la loro importanza per l’individuo, la società e l’umanità. Oggi come ieri il socialismo è il valore più fondamentale e la via di salvezza per l’umanità. Gli ideali promossi dal socialismo contro il mondo colonialista-imperialista della modernità capitalista, che si sta espandendo di giorno in giorno e minaccia la vita umana e la natura, sono i nostri valori più fondamentali a cui non possiamo assolutamente rinunciare. Realizzare i valori intrinseci del socialismo costituisce l’essenza della nostra lotta. Rêber Apo ha rivelato questo fatto affermando: “Essere umani significa insistere sul socialismo” e realizzarlo. Il movimento di liberazione curdo si è sviluppato sulla base di questi valori e continua a svilupparsi sulla base di questi valori oggi. Per quanto riguarda la realizzazione del socialismo, Rêber Apo è estremamente insistente, ambizioso e si batte per ottenerlo. Nel suo “Appello per la pace e la società democratica”, Rêber Apo ha dimostrato ancora una volta questo atteggiamento. Il suo appello rappresenta un passo storico verso la realizzazione del socialismo oggi. Perché la società democratica storicamente si riferisce alla realizzazione della lotta della classe operaia e alla lotta dei popoli, delle donne e di tutti i gruppi oppressi contro lo sfruttamento della modernità capitalista. Da questo punto di vista, è fondamentale per lo sviluppo della lotta per il socialismo sforzarsi di comprendere questo appello storico formulato da Rêber Apo e impegnarsi per lo sviluppo della società democratica. Come movimento affermiamo di essere in questo atteggiamento e di vivere il cambiamento e la trasformazione che questo richiede. Ancora una volta celebriamo il significativo 1° maggio, giorno di unità, lotta e solidarietà, e invochiamo lo sviluppo dell’unità e della solidarietà e la promozione della lotta su queste basi. Invitiamo il nostro popolo patriottico ad abbracciare e celebrare il 1° maggio in solidarietà con i lavoratori, i lavoratori, le donne e gli oppressi, sulla base dell’”Appello per la Pace e una Società Democratica”. La loro lotta porrà fine al mondo di sfruttamento della modernità capitalista e realizzerà una vita senza classi e senza sfruttamento, basata sulla liberazione delle donne, sull’ecologia sociale e sulla democrazia radicale. Co-presidenza del  Consiglio Esecutivo della KCK L'articolo Rafforziamo la lotta per l’unità e la solidarietà il 1° maggio proviene da Retekurdistan.it.