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Tempi duri per chi fugge dall'Afghanistan in Tajikistan e in Iran (1/2: Corrispondenza sul Tajikistan)
In Tajkistan il governo sta attuando una serie di raid che hanno come obiettivo la cattura e l'espulsione di richiedenti asilo provenienti dall'Afghanistan. Stessa musica in Iran, dove alla repressione nei confronti dei migranti si aggiunge quella nei confronti della dissidenza politica, almeno quindici persone rischiano di essere giustiziate nei prossimi giorni.
Basi USA in Italia e #guerra all’#Iran. Le bugie della #Meloni. E' falso che le forze armate USA non abbiano utilizzato per le loro scorribande in territorio iraniano le infrastrutture logistiche e le installazioni militari ospitate in territorio italiano https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2025/07/basi-usa-in-italia-e-guerra-alliran-le.html
La #guerra che sta arrivando. I bombardamenti di #Israele e USA contro l'#Iran. Il #genocidio del popolo palestinese a #Gaza. Il ruolo di cobelligeranza dell'Italia e delle basi USA e #NATO ivi ospitate, prime fra tutte quelle in #Sardegna e #Sicilia... https://www.youtube.com/watch?v=-EgKcL8zHFg
#nowar Le attività di intelligence anti-#Iran con i droni USA di #Sigonella. Poche ore dopo il bombardamento dei siti nucleari un #drone MQ-4C “Triton” di #USNavy ha effettuato una lunga missione di intelligence nel Golfo Persico https://pagineesteri.it/2025/06/26/medioriente/le-attivita-di-intelligence-anti-iran-con-i-droni-usa-di-sigonella/
MEDIO ORIENTE: TRUMP PROMETTE “PACE” A DESTRA E A MANCA, DALLE TRATTATIVE CON L’IRAN AL “CESSATE IL FUOCO A BREVE” A GAZA. IL COMMENTO DI MICHELE GIORGIO
Sabato 28 giugno 2025 migliaia di persone hanno partecipato, a Teheran, ai funerali di Stato di 60 vittime – tra ufficiali dell’esercito e ricercatori – delle centinaia uccise da Israele in 12 giorni di bombardamenti terminati, in teoria, con il cessate il fuoco annunciato nei giorni scorsi. L’allerta resta massima in Iran nonostante le dichiarazioni di Trump, secondo cui gli Stati Uniti d’America sarebbero pronti a riprendere le trattative sul nucleare con Teheran. In questi giorni il presidente Usa – che una settimana fa ordinava i bombardamenti sui siti nucleari iraniani – promette “pace” a destra e a manca. Dopo aver parlato di pace in arrivo in Iran, ha dichiarato: “Raggiungeremo un cessate il fuoco a Gaza entro la prossima settimana, l’intesa è vicina”. Una posizione, quest’ultima, che sembra confermata dal portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, secondo cui i propri mediatori starebbero “collaborando con Israele e Hamas per sfruttare lo slancio del cessate il fuoco con l’Iran e lavorare per una tregua anche nella Striscia di Gaza”. Quel che è certo, tuttavia, è che nella Striscia di Gaza intanto prosegue il genocidio per mano dell’esercito israeliano. Solo dalla tarda serata di venerdì 27 giugno ci sarebbero già state almeno 34 vittime degli attacchi israeliani. Tra le vittime, rientrano le 12 persone uccise allo Stadio Palestine di Gaza City che ospita gli sfollati, e quelle dei bombardamenti che hanno centrato il campo profughi di al-Mawasi, a Khan Yunis, e la zona di as-Saftawi, nel nord di Gaza, dove l’attacco aereo israeliano avrebbe colpito una scuola in cui molti sfollati avevano cercato rifugio. L’analisi ai microfoni di Radio Onda d’Urto di Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto da Gerusalemme, direttore di Pagine Esteri e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
#nowar - Le attività di intelligence anti-#Iran con i droni USA di #Sigonella di Antonio Mazzeo | 26 Giu 2025 Poche ore dopo il bombardamento dei siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz ed Esfahan, un grande #drone MQ-4C “Triton” della Marina Militare degli Stati Uniti d’America ha effettuato una lunga missione di intelligence, sorveglianza e riconoscimento nello spazio aereo dello Stretto di Hormuz e del Golfo Persico. https://pagineesteri.it/2025/06/26/medioriente/le-attivita-di-intelligence-anti-iran-con-i-droni-usa-di-sigonella/
IRAN – ISRAELE: REGGE LA FRAGILE TREGUA, MA RESTANO LE RADICI DELLO SCONTRO
Continua a reggere la fragile tregua tra Israele e Iran annunciata ieri dal presidente Usa Trump e poi confermata da entrambe le parti.  Gli Stati Uniti sostengono che incontreranno la controparte iraniana sul programma nucleare “la prossima settimana”. Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump in conferenza stampa al termine del vertice Nato. “Non penso sia necessario un accordo, non hanno più nucleare”, ha aggiunto il presidente USA. “Non è così che finiscono i conflitti“, ha dichiarato oggi ai microfoni di Radio Onda d’Urto Alberto Negri, editorialista del Manifesto, a lungo inviato di guerra. “Di solito quando finisci una guerra firmi un cessate il fuoco, e magari fai anche un accordo di pace. Si tratta di una soluzione tampone”, ma restano le motivazioni che hanno portato allo scontro. “Israele continua a volere un cambio di regime, l’Iran non può rinunciare al suo apparato industriale-militare”, ha continuato Negri. Ascolta l’intervista completa, in cui viene anche spiegato come il vertice Nato  all’Aja dimostri anche che gli Usa si smarcano completamente dalla gestione degli aiuti militari all’Ucraina, che restano totalmente in carico all’Europa. Ascolta o scarica
ISRAELE – IRAN: LA TREGUA È FRAGILE. ACCUSE INCROCIATE DI VIOLAZIONE. ANALISI E COMMENTI SU RADIO ONDA D’URTO
Dopo gli attacchi iraniani alle basi dell’esercito Usa in Qatar e Iraq nella serata di lunedì 23 giugno 2025 in risposta ai bombardamenti statunitensi del fine settimana, il presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato un cessate il fuoco tra Israele e Iran dopo dodici giorni di bombardamenti israeliani e attacchi missilistici iraniani. Tel Aviv e Teheran hanno confermato. Oggi gli eserciti israeliano e iraniano si sono accusati a vicenda di aver violato la fragile tregua, che al momento sembra però tenere. In partenza per il vertice della Nato a L’Aja, nei Paesi Bassi, Trump ha ammesso che entrambe le parti hanno violato il cessate il fuoco e ha sostenuto di aver “richiamato” l’alleato Netanyahu. Il presidente Usa ha anche dichiarato di non volere un cambio di regime in Iran perché “sarebbe il caos”. Il presidente iraniano Pezeshkian, invece, ha aperto alle trattative e si è detto pronto a tornare al tavolo dei negoziati. In Iran, intanto, secondo Humans Rights Activists News Agency (Hrana), i 12 giorni di bombardamenti israeliani avrebbero ucciso 974 persone e ne avrebbero ferite circa 3500, per la maggior parte civili. L’ong denuncia allo stesso tempo come sul fronte interno le autorità iraniane abbiano effettuato 705 arresti nell’ambito della stretta contro persone sospettate di spionaggio e oppositori politici. Il governo iraniano ha confermato per ora la morte di 610 persone e il ferimento di 4700. Nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 giugno, prima dell’entrata in vigore della tregua, missili iraniani avevano colpito la città israeliana di Ber Sheeva, uccidendo 5 persone e distruggendo diversi edifici. Nel pomeriggio di martedì 24 giugno 2025, sulle frequenze di Radio Onda d’Urto abbiamo ospitato: * Il giornalista e nostro collaboratore Murat Cinar, con il quale abbiamo fatto il punto sulla cronaca e sugli obiettivi dello stato di Israele e degli Stati Uniti d’America nella guerra contro l’Iran; analizzato il ruolo e la posizione del governo turco rispetto alla guerra in territorio iraniano; ricordato la posizione rispetto alla guerra di alcune organizzazioni politiche dell’opposizione iraniana, in particolare del PJAK (Partito per la vita libera del Kurdistan) curdo-iraniano. Ascolta o scarica. * Davide Grasso, ricercatore in Sociologia politica presso il dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino e nostro collaboratore. Con lui abbiamo parlato delle guerre e delle aggressioni israeliane nella regione, dalla Palestina al Libano, dalla Siria all’Iran; delle sistematiche violazioni del diritto internazionale da parte degli stati-nazione, delle potenze egemoni regionali e internazionali; delle prese di posizione delle persone e dei movimenti politici organizzati dell’opposizione iraniana, in particolare delle organizzazioni attive nel Rojhilat, il Kurdistan iraniano, tra le quali le formazioni di sinistra come PJAK o Komala, schierate contro il regime di Teheran e contro la guerra di aggressione israeliana, a differenza dei partiti curdi di destra e conservatori che hanno espresso posizioni filo-iraniane. Ascolta o scarica.
#stopthewar - Le attività di intelligence anti-#Iran con i droni USA di #Sigonella. Dopo il bombardamento dei siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz ed Esfahan, un drone Triton @USNavy ha effettuato una lunga missione di intelligence nello Stretto di #Hormuz e del Golfo Persico
ATTACCO USA AI SITI NUCLEARI IN IRAN. ANALISI E COMMENTI SU RADIO ONDA D’URTO
Il mondo resta in attesa di capire cosa accadrà dopo che tra sabato 21 e domenica 22 giugno gli Stati Uniti sono entrati in guerra a fianco di Israele contro l’Iran bombardando i 3 sisi nucleari iraniani di Fordow, Isfahan e Natanz. Il presidente Usa Trump ha parlato di un “grande successo” degli attacchi che – dice – avrebbero annientato “tutti i siti nucleari”, notizia che però non trova conferme. Al contrario, il regime di Teheran, avvertito dagli Usa dei raid imminenti, prima degli attacchi avrebbe trasferito in località segrete le materie prime e i macchinari per mettere in sicurezza il programma nucleare. Il tycoon – smentendo ancora una volta se stesso, il suo staff e gli altri esponenti del suo governo – è anche tornato a fare riferimento all’opzione del cosiddetto “regime change” nonostante lui stesso avesse più volte affermato che questo non rientra negli obiettivi Usa: “Se l’attuale regime iraniano non è in grado di rendere l’Iran di nuovo grande, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime?”, ha scritto provocatoriamente sul suo social network lanciando il surreale acronimo “MIGA, Make Iran Great Again”. Il Parlamento iraniano, intanto, discuterà un disegno di legge sulla sospensione della cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Non solo, dopo gli attacchi delle scorse ore l’Iran ha minacciato di “serie conseguenze” gli Stati Uniti, facendo riferimento a un “ampliamento” della guerra. Intanto oggi, lunedì 23 giugno, il ministro degli esteri iraniano Araghchi incontra il presidente russo Putin per chiedere maggiore sostegno alla Federazione russa. Un cambio di regime non può avvenire per decisione di “paesi terzi”, ha detto il portavoce del Cremlino Peskov. Allineato, su questo, il ministro degli esteri francese Barrot, mentre la Repubblica popolare cinese ha chiesto di nuovo che i lavori per una de-escalation. Le attenzioni degli stati, degli attori economici internazionali, ma anche di lavoratori e lavoratrici di tutto il mondo, alle prese con il carovita e condizioni sempre più dure anche a causa di guerre e riarmo, si concentra anche sulle conseguenze economiche dell’ulteriore escalation in Medio oriente segnata dai raid Usa in Iran. Il prezzo del petrolio, infatti, è già salito di oltre il 4 per cento, quello del gas è aumentato di due punti percentuali. Se Teheran dovesse decidere di chiudere lo stretto di Hormuz, dal quale transita il 30% per cento del petrolio mondiale e un quinto del gas naturale liquefatto, le conseguenze sull’economia globale, in particolare sul costo dell’energia, sarebbero pesanti. La decisione finale sulla chiusura spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano. A pagare il prezzo maggiore sarebbe l’Europa. In caso di chiusura di Hormuz, infatti, Bruxelles non avrebbe altra scelta che comprare tutto il petrolio e il gas di cui necessita dagli Stati Uniti, gli unici a guadagnarci, vista anche l’impossibilità di acquistare dalla Russia per via delle sanzioni relative alla guerra in Ucraina. Continuano intanto gli attacchi incrociati tra Israele e Iran. Nelle ultime ore si segnalano bombardamenti intorno alla capitale iraniana Teheran e sui siti nucleari iraniani. I caccia di Tel Aviv hanno colpito di nuovo anche la sede della tv pubblica, mentre l’Iran continua a lanciare batterie di missili balistici dirette verso lo stato israeliano. Nel sud di Israele è stata colpita un’importante infrastruttura elettrica e l’energia risulta interrotta. A partire dalla mattinata di lunedì 23 giugno 2025, la redazione di Radio Onda d’Urto raccoglie analisi e commenti sulla situazione: * Rafat Ahmad, giornalista iraniano. Ascolta o scarica. * Martino Mazzonis, giornalista, americanista e nostro collaboratore. Ascolta o scarica. * Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea e Storia della globalizzazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Ascolta o scarica. * Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme de Il Manifesto, direttore di Pagine Esteri e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.