Esilio extraterritoriale: il Protocollo Italia-Albania tra compressione del diritto di asilo e detenzione amministrativa

Progetto Melting Pot Europa - Thursday, October 16, 2025

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Università di Pisa
Dipartimento di Civiltà e forme del sapere

Corso di laurea in Scienze per la pace: cooperazione internazionale e trasformazione dei conflitti

Esilio extraterritoriale: il Protocollo Italia-Albania tra compressione del diritto di asilo e detenzione amministrativa

Tesi di laurea triennale di Marianna Romanelli (2024/2025)

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Introduzione

Questo lavoro nasce da un interesse personale molto profondo sui temi che riguardano le migrazioni e la libertà di movimento. Un interesse che ha inizio circa cinque anni fa e che nel tempo si è evoluto ed ha preso sempre più consapevolezza, soprattutto grazie alle esperienze in luoghi di frontiera che ho avuto l’opportunità di svolgere, a Lampedusa e in Bulgaria.

Nell’ultimo anno questo percorso si è arricchito con la prospettiva giuridica, che ho scoperto essere fondamentale per comprendere i processi in questione e per dare una base al forte senso di ingiustizia che sento.

Ho scelto di fare il seguente elaborato di tesi triennale sul Protocollo Italia-Albania perché segna uno sprofondamento notevole in termini di tutela dei diritti delle persone soggette alle politiche sull’immigrazione, sia a livello nazionale che europeo.

Rappresenta infatti un unicum a livello europeo, che gli altri Stati membri guardano incuriositi e affascinati. Rappresenta una fase successiva, che supera l’esternalizzazione, perché quest’ultima non basta più agli Stati europei, e che contribuisce a rendere la fortezza Europa ancora più fortezza.

È però un modello che non regge umanamente e nemmeno giuridicamente, questo lavoro infatti prova ad analizzare le criticità di questo progetto dal punto di vista giuridico, utilizzando come fonti la disciplina in materia, gli articoli di giuristi/e e gli approfondimenti di Asgi, l’associazione giuridica per gli studi dell’immigrazione.

Altre fonti utilizzate sono lavori frutto di cooperazione tra la sfera giuridica e quella più di taglio giornalistico e di inchiesta come i report e gli articoli di Altreconomia, del progetto Melting Pot Europa, della rete Mai più lager – No ai CPR e CILD e dell’associazione Naga.

La prima parte di questo elaborato ha lo scopo di fornire le basi giuridiche necessarie per comprendere il Protocollo Italia-Albania in tutte le sue fasi, da quella di attuazione con la legge di ratifica, ai rinvii pregiudiziali promossi dai giudici italiani alla Corte di giustizia dell’Unione Europea e alla sentenza molto importante di quest’ultima in tema di Paesi di origine sicuri, per arrivare alla modificazione del profilo soggettivo del Protocollo con il decreto legge 28 marzo 2025, n. 37.

La parte centrale dell’elaborato si concentra sui soggetti primari oggetto di questo Protocollo, i richiedenti asilo, e come il loro diritto di asilo sia limitato dalle caratteristiche strutturali del Protocollo: l’applicazione di una procedura accelerata di frontiera per una presunta provenienza da un Paese di origine sicuro; il trattenimento generalizzato a cui verrebbero sottoposti nell’hotspot di Shëngjin e nel CPR di Gjadër; la dimensione geografica di extraterritorialità che rompe il legame strettissimo tra asilo e territorio.

Un altro aspetto che viene trattato nel capitolo e che tocca il diritto di asilo è quello relativo alle vulnerabilità dei richiedenti che faticano ad essere riconosciute da un sistema di screening troppo rapido e superficiale che è quello delle procedure operative standard (SOP).

L’ultima parte si sposta invece sugli altri soggetti oggetto del Protocollo, gli stranieri privi di permesso di soggiorno e soggetti a ordine di espulsione, trattenuti nei dieci Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) in Italia, trasferibili nel CPR di Gjadër.

Il capitolo fa un excursus sulla normativa in materia di detenzione amministrativa degli stranieri irregolari nei CPR e sullo stato di non rispetto dei diritti, quale la salute, all’interno dei CPR in Italia.

Ho ritenuto necessario parlare brevemente delle violazioni che si verificano da anni nel sistema dei CPR per fare capire al lettore che queste non nascono con il Protocollo Italia-Albania e il CPR di Gjadër, ma che essi costituiscono semplicemente una fase successiva nelle violazioni e nelle violenze che subiscono le persone bloccate nella detenzione amministrativa.

Il capitolo prosegue con un focus sul CPR di Gjadër e i rischi ulteriori per le persone detenute, per poi analizzare la sentenza n. 96/2025 della Corte costituzionale che si è espressa sui vuoti normativi riguardo la disciplina della detenzione nei CPR.

Ci tenevo infine a concludere il capitolo con uno sguardo di speranza, fatto del lavoro instancabile degli attivisti e delle attiviste, delle associazioni, dei giuristi/e, che lottano perché i diritti umani vengano garantiti e che fanno credere che un cambiamento sia possibile.