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La rappresentazione delle persone con background migratorio nella stampa cuneese: analisi linguistica e semantica
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università degli Studi di Torino Corso di Laurea in Lettere LA RAPPRESENTAZIONE DELLE PERSONE CON BACKGROUND MIGRATORIO NELLA STAMPA CUNEESE: ANALISI LINGUISTICA E SEMANTICA Tesi di Michela Gallo (2024/2025) Scarica l’elaborato INTRODUZIONE Secondo il XII Rapporto Carta di Roma 1 (report annuale, redatto dall’Associazione Carta di Roma, che monitora come i media italiani parlino di migrazione), nel 2024, la stampa italiana ha registrato un calo dell’attenzione verso il fenomeno migratorio: nei giornali nazionali si parla meno di migranti e, quando se ne parla, la questione assume sempre più una connotazione politica. Partendo da tale prospettiva, l’intento di questo elaborato è stato quello di indagare come si parli, invece, di persone con background migratorio nei giornali locali piemontesi. La ricerca si è focalizzata sull’analisi di quali siano state, nel corso del 2024, le etichette utilizzate per riferirsi a migranti nel contesto mediatico della provincia di Cuneo, prendendo in esame cinque settimanali afferenti alle zone del Saluzzese, Fossanese e Saviglianese. A partire dalla letteratura e da uno spoglio preliminare delle versioni digitali dei giornali selezionati si è costituito un elenco di parole chiave riferite alla descrizione di persone migranti.  Si è quindi verificata l’occorrenza di tali etichette all’interno dei giornali scelti, selezionando estratti di articoli di interesse per il tema. Il corpus che ne è derivato ha fornito dati quantitativi, indicando quali fossero gli appellativi più diffusi. Le analisi numeriche hanno poi condotto a riflessioni di tipo linguistico e semantico: i risultati hanno evidenziato il riferimento a frame ricorrenti e all’utilizzo di particolari strutture di frase. Da un lato, i dati ottenuti si sono rivelati in linea con le tendenze proprie della stampa nazionale; dall’altro, alcune etichette, hanno evidenziato tipicità proprie del contesto analizzato. Lo studio contribuisce, dunque, a fornire una lettura contestualizzata e su piccola scala di un fenomeno complesso, quale l’immigrazione e la sua rappresentazione mediatica. 1. Vai al rapporto ↩︎
L’esternalizzazione delle frontiere in Europa: caso di studio sul Patto Italia-Albania
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università degli Studi di Torino Corso di Laurea in Global Law and Transnational Legal Studies FRONTIERS’ EXTERNALISATION IN EUROPE: CASE STUDY ON THE ITALY-ALBANIA PACT Tesi di Elettra Catizzone (2024/2025) Scarica l’elaborato (ENG) INTRODUZIONE Negli ultimi decenni la gestione delle frontiere esterne è stata una delle principali preoccupazioni dell’agenda politica e di sicurezza dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri. Tra le strategie adottate, l’esternalizzazione delle frontiere è diventata un metodo diffuso per controllare la migrazione. Questa tesi indaga l’evoluzione e le implicazioni delle pratiche di esternalizzazione in Europa, concentrandosi sugli aspetti politici, giuridici e umanitari. Lo studio fornisce una panoramica delle politiche europee di esternalizzazione a partire dagli anni ’90 fino ai giorni nostri, concentrandosi su due casi di studio, ovvero il Piano Regno Unito-Ruanda e il Protocollo Italia-Albania. Il primo viene analizzato in quanto tentativo fallito di esternalizzare il trattamento delle domande di asilo, mentre il secondo viene presentato come un esempio contemporaneo di accordi bilaterali volti a frenare la migrazione irregolare. Attraverso un’analisi dettagliata di questi casi, la tesi valuta l’efficacia, le criticità e le conseguenze che tali accordi hanno sia per i migranti interessati che per gli Stati coinvolti. Il documento evidenzia inoltre la crescente tendenza degli Stati a eludere gli obblighi giuridici internazionali attraverso strumenti di soft law e finzioni giuridiche territoriali, spesso a scapito dei diritti dei migranti e delle garanzie costituzionali. Giustapponendo un’analisi giuridica alle questioni di carattere umanitario, questa tesi mira a far luce sulle implicazioni che le politiche migratorie europee hanno sulla vita di migliaia di persone migranti, contribuendo alla comprensione delle tendenze attuali e delle prospettive future della governance europea in materia migratoria.
Sicurezza presunta e vulnerabilità reali: il sistema dei Paesi di origine sicuri
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università degli Studi di Catania Dipartimento di Giurisprudenza Corso di laurea magistrale a ciclo unico SICUREZZA PRESUNTA E VULNERABILITÀ REALI: IL SISTEMA DEI PAESI DI ORIGINE SICURI, NEL PRISMA DEL PROCESSO, ALLA PROVA DELLE ECCEZIONI Tesi di Paola Lovato (2023/2024) Scarica l’elaborato INTRODUZIONE Sancito dall’articolo 10 della Costituzione, il diritto di asilo rappresenta uno dei pilastri fondamentali del sistema di tutela internazionale dei diritti umani. Questo istituto garantisce a chi subisce impedimenti nell’esercizio delle libertà democratiche nel proprio Paese, o è costretto a lasciarlo a causa di persecuzioni o di gravi violazioni dei diritti fondamentali, la possibilità di trovare protezione in un altro Stato. Tuttavia, questo diritto è oggi messo a dura prova, trovandosi al centro di un acceso dibattito che vede contrapporsi, da un lato, l’esigenza di proteggere individui in fuga da persecuzioni e violenze e, dall’altro, la necessità degli Stati di regolare i flussi migratori attraverso procedure rapide, efficienti ed efficaci. In questo contesto si inserisce l’istituto dei “Paesi di origine sicuri”, strumento giuridico che negli ultimi anni ha assunto un ruolo centrale nelle politiche migratorie dell’Unione Europea e degli Stati membri. Questo istituto, codificato nella direttiva 2013/32/UE e recepito dall’ordinamento italiano attraverso l’art. 2-bis del d.lgs. 25/2008, si fonda su una presunzione di sicurezza, secondo cui determinati Paesi non generano esigenze di protezione nei propri cittadini, non essendo questi esposti, nei confini nazionali, a rischi di persecuzione o di danno grave. Le domande presentate da richiedenti provenienti da questi Paesi vengono così presunte infondate, e le garanzie generalmente previste nelle procedure di esame ridimensionate, rendendo così il regime procedimentale più gravoso ed in generale più sfavorevole. Con l’obiettivo dichiarato di evitare un’applicazione generalizzata e discriminatoria dell’istituto, non è raro che gli Stati membri introducano delle eccezioni alla presunzione di sicurezza, privilegiando aspetti territoriali e/o soggettivi meritevoli di tutela che di volta in volta emergono dai rapporti elaborati ora da organismi ufficiali, ora da organizzazioni non governative sugli indici di tutela dei diritti umani nei Paesi terzi. Questo strumento, però, lungi dal rappresentare un mero dettaglio tecnico, solleva profonde perplessità sulla sua compatibilità con i principi fondanti del sistema di protezione internazionale. In particolare, l’etichetta di “Paese sicuro” assegnata a Paesi in cui il numero di categorie a rischio è molto alta suggerisce non pochi interrogativi: sicuro per chi? Come può uno Stato essere contemporaneamente rifugio per alcuni e luogo di persecuzione per altri? È possibile definire “generalmente sicuro” un Paese che non tutela categorie specifiche di persone, soprattutto se vulnerabili? Che perseguita o tollera persecuzioni sistematiche di anche solo parte dei suoi cittadini? In che misura, quindi, le eccezioni soggettive rappresentano un necessario correttivo e non rivelano piuttosto un ossimoro giuridico , una contraddizione intrinseca dell’istituto stesso? Le questioni si presentano particolarmente attuali nel contesto italiano, dove la disciplina dei Paesi di origine sicuri è oggetto di un intenso dibattito giuridico alimentato da pronunce giurisprudenziali che a più riprese hanno contestato la legittimità di designazioni che non rispettano i criteri normativi, e riforme legislative che non poche volte hanno mostrato difficoltà nel conformarsi ai principi fondamentali della materia. Particolarmente significativa appare l’analisi dei recenti sviluppi giurisprudenziali, tanto a livello europeo quanto nazionale: la sentenza della Corte di Giustizia del 4 ottobre 2024 sulla causa C-406/22 e i numerosi rinvii pregiudiziali sollevati dai tribunali italiani testimoniano la centralità che l’istituto ha assunto nel dibattito giuridico contemporaneo, nonché le difficoltà interpretative che lo circondano. La presente tesi intende analizzare con un approccio multilivello gli aspetti e le problematiche principali di questo istituto, nell’obiettivo di trovare risposta ai quesiti avanzati. Il primo capitolo ripercorre l’evoluzione storica e normativa dell’istituto dei Paesi di origine sicuri nel diritto europeo e italiano, analizzandone le origini, lo sviluppo e l’attuale configurazione. Il secondo capitolo esamina il regime procedurale italiano in merito all’applicazione dell’istituto e i suoi effetti nei confronti di richiedenti provenienti da uno di questi Paesi, con un focus particolare sul regime delle procedure accelerate, l’inversione dell’onere della prova, il regime sospensivo dell’impugnazioni e le limitazioni alla motivazione dei provvedimenti di rigetto. Infine, il terzo capitolo si concentra specificamente sulle eccezioni soggettive alla presunzione di sicurezza, analizzandone la base giuridica, le criticità sistematiche e le applicazioni pratiche, anche attraverso un confronto con altri ordinamenti europei. A chiusura di questa analisi globale, si delinea il futuro dell’istituto alla luce dell’imminente entrata in vigore delle nuove riforme, quali i nuovi Regolamenti (UE) 2024/1347 e 2024/1348, e il nuovo Patto europeo migrazione e asilo. Metodologicamente, la ricerca adotta un approccio qualitativo basato sull’analisi comparata delle normative europee e nazionale, esaminando la giurisprudenza e la dottrina specialistica rilevante al fine di esplorare le diverse interpretazioni del concetto di sicurezza e le relative eccezioni, con particolare attenzione alle conseguenze concrete, sostanziali e procedurali, per i richiedenti asilo. Particolare attenzione è dedicata all’analisi delle più recenti pronunce giurisprudenziali, che hanno contribuito a delineare i contorni dell’istituto e a evidenziarne le criticità.
La procedura di richiesta di asilo in Grecia
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- INTRODUZIONE Questo secondo contributo analizza il sistema di asilo in Grecia, evidenziando le prassi illegali di respingimento e le criticità strutturali che caratterizzano l’accoglienza e la gestione dei richiedenti protezione internazionale. Attraverso testimonianze dirette, rapporti istituzionali e documentazione giornalistica, il testo ricostruisce un quadro fatto di omissioni di soccorso, deportazioni informali e detenzioni arbitrarie, in violazione sistematica dei diritti umani. Tesi di laurea, ricerche e studi/Papers COMPRENDERE IL SISTEMA D’ASILO GRECO Evoluzione storica delle politiche migratorie Giulia Stella Ingallina 31 Ottobre 2025 Viene descritto il funzionamento della procedura d’asilo – dall’identificazione all’ottenimento della “red card” – e le gravi disfunzioni burocratiche che mantengono i richiedenti in uno stato di sospensione e vulnerabilità prolungata. L’analisi mette in luce come la concessione o il diniego dell’asilo aprono due strade, seppur differenziate, di esclusione sociale anche vista la disgiunzione tra assistenza umanitaria e protezione sociale. Le storie di vita raccolte mostrano come molti migranti, frustrati da un sistema inefficiente e discriminatorio, scelgano di abbandonare la Grecia, tentando il “game” verso il Nord Europa. Il testo propone così una riflessione critica sulla “governance dell’abbandono” che trasforma la Grecia da “porta d’ingresso” dell’Europa a luogo di invisibilizzazione e sofferenza istituzionalizzata. Scarica l’elaborato
L’esternalizzazione delle frontiere e il concetto di paesi terzo sicuro: un’analisi del protocollo Italia-Albania
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università di Bologna Dipartimento di scienze statistiche “Paolo Fortunati” – Stat Corso di laurea in sviluppo e cooperazione internazionale L’ESTERNALIZZAZIONE DELLE FRONTIERE E IL CONCETTO DI PAESI TERZO SICURO: UN’ANALISI DEL PROTOCOLLO ITALIA-ALBANIA Tesi di Giulia Ferrari (2024/2025) Scarica l’elaborato INTRODUZIONE I fenomeni migratori rappresentano una delle sfide più complesse e controverse che l’Unione europea sta affrontando ormai da tempo. Negli ultimi decenni, la gestione dei flussi di persone in cerca di protezione si è progressivamente unita alla necessità politica di controllo delle frontiere, generando politiche securitarie che hanno spesso portato a tensioni tra tutela dei diritti umani e le politiche di contenimento stesso. È in questo contesto che si è sviluppata la pratica, sempre più diffusa, dell’esternalizzazione delle frontiere, intesa come il trasferimento presso Paesi terzi di funzioni e responsabilità nella gestione del controllo migratorio e delle procedure di asilo. Questa strategia, ad oggi ampiamente diffusa tra gli Stati membri e parte integrante della governance europea, alimenta il dibattito tanto a livello politico quanto in dottrina. L’Italia, come conseguenza della sua posizione geografica, è spesso stata laboratorio di sperimentazioni in materia. La scelta di dedicare questo lavoro al tema delle migrazioni, e quindi anche dei diritti, non deriva soltanto dall’attualità dello stesso. Esso nasce soprattutto dall’esperienza di tirocinio svolta lo scorso anno a Corinto, in Grecia, presso un community center rivolto alle persone in movimento residenti presso il centro governativo di transito della città. Lì ho potuto osservare da vicino le difficoltà concrete che derivano dall’applicazione delle politiche migratorie e di asilo, e ho compreso quanto le decisioni giuridiche e politiche abbiano un impatto sulla vita delle persone. Da qui la crescita della mia consapevolezza: il diritto non è mai neutro, ma si misura quotidianamente con la dignità umana e le esperienze delle persone coinvolte. Questo è quello che mi ha orientata nella mia ricerca, svoltasi attraverso una prospettiva multilivello che ha combinato l’analisi normativa e giurisprudenziale ad un approccio comparato e critico. La tesi si propone dunque di indagare l’evoluzione delle politiche europee in materia di migrazione ed asilo, con focus particolare sul processo di esternalizzazione delle frontiere e sull’istituto dei Paesi terzi sicuri, elementi necessari per la successiva analisi del case study individuato: il Protocollo Italia-Albania firmato il 6 novembre 2023. Il lavoro si articola in tre capitoli. Nel primo capitolo si ripercorre l’evoluzione del diritto dell’Unione europea in materia di migrazioni e asilo, dalla nascita dello spazio Schengen nel 1985 fino alle riforme più recenti, come il Nuovo Patto su Migrazione e Asilo, approvato nel 2024 e i cui atti derivati entreranno in vigore nel 2026, passando per alcuni dei momenti più importanti come l’istituzione del sistema Dublino.  Il secondo capitolo affronta poi i concetti di esternalizzazione delle frontiere e di Paese terzo sicuro, entrambi strumenti fondamentali per comprendere la direzione presa dalle politiche europee degli ultimi decenni. All’interno del capitolo si dedica poi una sezione all’analisi di uno dei maggiori accordi di esternalizzazione siglati dall’Unione europea: l’accordo UE-Turchia del 2016. Infine, il terzo capitolo è dedicato all’analisi giuridica del Protocollo sottoscritto tra Italia e Albania, esaminandone la genesi, i contenuti e le criticità presentate, in accordo con i principi sanciti dal diritto nazionale, europeo ed internazionale. L’obiettivo della mia tesi non si limita ad una mera ricostruzione del complesso piano giuridico all’interno del quale queste politiche vengono promosse, ma invita piuttosto ad una riflessione critica sul significato e sulle conseguenze di tali scelte e cercando di restituire la reale portata del fenomeno migratorio, pur mantenendo come punto saldo la certezza del diritto.
Comprendere il sistema d’asilo greco
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- L’articolo esplora il sistema di asilo in Grecia, ricostruendone l’evoluzione e mettendo in luce le continuità tra le politiche del passato e le pratiche attuali. Attraverso un’analisi che intreccia fonti istituzionali, testimonianze dirette e osservazioni di campo, il testo mostra come la gestione dell’asilo resti segnata da una logica emergenziale e da una burocrazia irregolare, più orientata al controllo che alla tutela dei diritti. Dalle procedure di registrazione ai centri di detenzione, dalle decisioni dell’Asylum Service ai percorsi di invisibilità che molti richiedenti asilo sono costretti a intraprendere, emerge un quadro di precarietà istituzionalizzata. Conoscere la storia di queste politiche diventa così una lente indispensabile per leggere il presente: un sistema che, pur mutando forme e linguaggi, continua a produrre esclusione, incertezza e marginalità. Scarica il documento Approfondimenti/Papers IN GRECIA VIENE PREVISTO IL CARCERE PER I RICHIEDENTI ASILO IN RIGETTO Analisi della nuova legge che penalizza e criminalizza l'ingresso e il soggiorno nel Paese Giulia Stella Ingallina 22 Ottobre 2025
I minori stranieri non accompagnati (MSNA) nel sistema scolastico italiano
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Master in Diritto e Politiche delle Migrazioni dell’Università di Trento I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI (MSNA) NEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO Tesi di Laura Agostani Scarica l’elaborato INTRODUZIONE Negli ultimi anni la presenza di migranti di giovanissima età è sempre più evidente, si tratta sovente di minori alle soglie della maggiore età, i dati parlano di una percentuale attorno al 75% di minori stranieri non accompagnati tra i sedici e i diciassette anni. Pur essendo da considerarsi come giovani adulti, che hanno affrontato sfide ed esperienze non proprie dell’infanzia e dell’adolescenza, essi sono ancora sottoposti alle normative internazionali e nazionali relative ai fanciulli, primo fra tutti il principio del superiore interesse del minore, che vieta, tra le altre cose, la loro espulsione e che, insieme con le norme costituzionali (art. 34) impone la frequenza scolastica e il godimento del diritto all’istruzione. Nella trattazione viene analizzato il diritto allo studio e il suo godimento da parte dei MSNA, che si trovano ad interfacciarsi con un sistema scolastico non progettato per includerli, nonostante alcune utili normative e buone prassi che si riscontrano localmente. Vengono analizzate le difficoltà dei minori maggiori di sedici anni, considerati ormai “troppo grandi” per l’inserimento nella scuola dell’obbligo, che pare adatta solo agli infra-quattordicenni. Tuttavia, anche per i più giovani si profilano problematiche importanti, ne è un esempio il ritardo scolastico, raramente infatti i minori in questione sono inseriti nelle classi corrispondenti alla loro età anagrafica e, se questo può essere positivo da un lato per dare loro più tempo per l’apprendimento della lingua italiana, dall’altro lato comporta sovente una scarsa inclusione nel gruppo classe che può portare a episodi di discriminazione. Accanto ad esso la dispersione scolastica dei MSNA risulta ad oggi alquanto elevata, secondo i dati, infatti, solo il 32% di loro ha portato a termine il percorso scolastico intrapreso in Italia. Risulta evidente, dunque, la necessità di un ripensamento delle prassi ormai consolidate che caratterizzano la scuola italiana. Alcuni istituiti, singolarmente, si sono attivati in tal senso proponendo progetti volti a un miglioramento nell’inserimento scolastico dei minori con background migratorio, con esempi di attività di supporto tra pari o doposcuola per il rafforzamento nell’apprendimento della lingua. Nel tentativo di individuare un sistema che fosse maggiormente virtuoso nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, si è, da ultimo, effettuato un confronto con i sistemi educativi di alcuni Stati europei, dal quale, tuttavia, è emersa una difficoltà generalizzata nell’individuare un metodo (o un sistema) migliore degli altri, le problematiche riscontrate nel nostro Stato persistono e si sommano ad altre criticità tipiche dei diversi sistemi analizzati.
Esilio extraterritoriale: il Protocollo Italia-Albania tra compressione del diritto di asilo e detenzione amministrativa
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università di Pisa Dipartimento di Civiltà e forme del sapere Corso di laurea in Scienze per la pace: cooperazione internazionale e trasformazione dei conflitti ESILIO EXTRATERRITORIALE: IL PROTOCOLLO ITALIA-ALBANIA TRA COMPRESSIONE DEL DIRITTO DI ASILO E DETENZIONE AMMINISTRATIVA Tesi di laurea triennale di Marianna Romanelli (2024/2025) Scarica l’elaborato INTRODUZIONE Questo lavoro nasce da un interesse personale molto profondo sui temi che riguardano le migrazioni e la libertà di movimento. Un interesse che ha inizio circa cinque anni fa e che nel tempo si è evoluto ed ha preso sempre più consapevolezza, soprattutto grazie alle esperienze in luoghi di frontiera che ho avuto l’opportunità di svolgere, a Lampedusa e in Bulgaria. Nell’ultimo anno questo percorso si è arricchito con la prospettiva giuridica, che ho scoperto essere fondamentale per comprendere i processi in questione e per dare una base al forte senso di ingiustizia che sento. Ho scelto di fare il seguente elaborato di tesi triennale sul Protocollo Italia-Albania perché segna uno sprofondamento notevole in termini di tutela dei diritti delle persone soggette alle politiche sull’immigrazione, sia a livello nazionale che europeo. Rappresenta infatti un unicum a livello europeo, che gli altri Stati membri guardano incuriositi e affascinati. Rappresenta una fase successiva, che supera l’esternalizzazione, perché quest’ultima non basta più agli Stati europei, e che contribuisce a rendere la fortezza Europa ancora più fortezza. È però un modello che non regge umanamente e nemmeno giuridicamente, questo lavoro infatti prova ad analizzare le criticità di questo progetto dal punto di vista giuridico, utilizzando come fonti la disciplina in materia, gli articoli di giuristi/e e gli approfondimenti di Asgi, l’associazione giuridica per gli studi dell’immigrazione. Altre fonti utilizzate sono lavori frutto di cooperazione tra la sfera giuridica e quella più di taglio giornalistico e di inchiesta come i report e gli articoli di Altreconomia, del progetto Melting Pot Europa, della rete Mai più lager – No ai CPR e CILD e dell’associazione Naga. La prima parte di questo elaborato ha lo scopo di fornire le basi giuridiche necessarie per comprendere il Protocollo Italia-Albania in tutte le sue fasi, da quella di attuazione con la legge di ratifica, ai rinvii pregiudiziali promossi dai giudici italiani alla Corte di giustizia dell’Unione Europea e alla sentenza molto importante di quest’ultima in tema di Paesi di origine sicuri, per arrivare alla modificazione del profilo soggettivo del Protocollo con il decreto legge 28 marzo 2025, n. 37. La parte centrale dell’elaborato si concentra sui soggetti primari oggetto di questo Protocollo, i richiedenti asilo, e come il loro diritto di asilo sia limitato dalle caratteristiche strutturali del Protocollo: l’applicazione di una procedura accelerata di frontiera per una presunta provenienza da un Paese di origine sicuro; il trattenimento generalizzato a cui verrebbero sottoposti nell’hotspot di Shëngjin e nel CPR di Gjadër; la dimensione geografica di extraterritorialità che rompe il legame strettissimo tra asilo e territorio. Un altro aspetto che viene trattato nel capitolo e che tocca il diritto di asilo è quello relativo alle vulnerabilità dei richiedenti che faticano ad essere riconosciute da un sistema di screening troppo rapido e superficiale che è quello delle procedure operative standard (SOP). L’ultima parte si sposta invece sugli altri soggetti oggetto del Protocollo, gli stranieri privi di permesso di soggiorno e soggetti a ordine di espulsione, trattenuti nei dieci Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) in Italia, trasferibili nel CPR di Gjadër. Il capitolo fa un excursus sulla normativa in materia di detenzione amministrativa degli stranieri irregolari nei CPR e sullo stato di non rispetto dei diritti, quale la salute, all’interno dei CPR in Italia. Ho ritenuto necessario parlare brevemente delle violazioni che si verificano da anni nel sistema dei CPR per fare capire al lettore che queste non nascono con il Protocollo Italia-Albania e il CPR di Gjadër, ma che essi costituiscono semplicemente una fase successiva nelle violazioni e nelle violenze che subiscono le persone bloccate nella detenzione amministrativa. Il capitolo prosegue con un focus sul CPR di Gjadër e i rischi ulteriori per le persone detenute, per poi analizzare la sentenza n. 96/2025 della Corte costituzionale che si è espressa sui vuoti normativi riguardo la disciplina della detenzione nei CPR. Ci tenevo infine a concludere il capitolo con uno sguardo di speranza, fatto del lavoro instancabile degli attivisti e delle attiviste, delle associazioni, dei giuristi/e, che lottano perché i diritti umani vengano garantiti e che fanno credere che un cambiamento sia possibile.
Riduzione dello spazio civico e delle OSC in Europa: un focus sulla Grecia
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università degli studi di Padova Department of political science, law, and international studies Master’s degree in Human Rights and Multi-level Governance SHRINKING CIVIC SPACE AND CIVIL SOCIETY ORGANIZATIONS IN EUROPE. A FOCUS ON GREECE Tesi di Clementina Maiullari (2023/2024) Scarica l’elaborato INTRODUZIONE Negli ultimi anni, il concetto di restringimento dello spazio civico ha acquisito crescente attenzione, poiché i governi di tutto il mondo hanno implementato misure restrittive che limitano lo spazio operativo delle organizzazioni della società civile (OSC). La capacità di queste organizzazioni di difendere i diritti umani, i valori democratici e la giustizia sociale è stata limitata in vari modi, che vanno dalle restrizioni legali alle intimidazioni dirette. Sebbene le minacce e le restrizioni nei confronti degli attori della società civile, sia da parte di Stati che di gruppi non statali, siano sempre esistite, nell’ultimo decennio si è assistito a un passaggio da episodi isolati a pressioni più diffuse e sistematiche: lo spazio civico viene sistematicamente e deliberatamente limitato in un numero significativo di paesi, con particolare riferimento ai diritti di associazione, riunione ed espressione della società civile. Questo non è solo un problema degli Stati autoritari o semi-autoritari. Nella lotta continua contro il terrorismo, spesso per motivi di sicurezza nazionale, molte democrazie consolidate hanno adottato misure che limitano le attività degli attori della società civile: organizzazioni, ma anche giornalisti, attivisti, studenti, intellettuali e difensori dei diritti umani. La percezione delle organizzazioni della società civile come potenziali minacce ha portato a una crescente riluttanza da parte dei governi a collaborare con queste organizzazioni. Anziché essere considerate partner nella promozione dello sviluppo sociale e nella lotta al terrorismo attraverso il coinvolgimento della comunità, molte ONG sono viste con sospetto. Questo cambiamento ha portato a una riduzione della cooperazione tra i governi e la società civile, minando gli sforzi volti ad affrontare le cause profonde della violenza e dell’estremismo. Questa tesi, intitolata “Shrinking civic space and civil society organizations. A focus on Greece”, mira a esplorare come questo fenomeno globale si manifesti in tutto il mondo e nel contesto europeo, con particolare attenzione alla Grecia e al suo trattamento delle organizzazioni della società civile che si occupano di migrazione. La domanda di ricerca che guida questo lavoro è: in che misura il restringimento dello spazio civico ha influenzato le organizzazioni della società civile in Grecia, in particolare quelle che lavorano con i richiedenti asilo e i rifugiati? E in che modo queste restrizioni si allineano con le tendenze europee e globali più ampie? Questa domanda cerca di svelare i vincoli legali, politici e sociali imposti alle organizzazioni della società civile e di comprenderne l’impatto sulla loro capacità di lavorare in modo efficace. La questione è importante in quanto le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo fondamentale nella promozione e nella tutela della democrazia, dei diritti umani e della giustizia sociale. Negli ultimi anni, tuttavia, si è registrato un notevole aumento della criminalizzazione della solidarietà nei confronti dei migranti e delle sanzioni nei confronti delle persone che attraversano le frontiere in Europa. Questa tendenza rappresenta una grave minaccia per lo spazio civico e mina lo Stato di diritto all’interno dell’Unione europea, sanzionando di fatto i migranti esclusivamente sulla base del loro metodo di ingresso nel territorio dell’UE, spesso ignorando le loro esigenze umanitarie e i loro diritti. La criminalizzazione della solidarietà ha gravi implicazioni per i diritti umani. Non solo punisce coloro che cercano di aiutare i più vulnerabili, ma mina anche i principi fondamentali di dignità e umanità che dovrebbero guidare le politiche migratorie. Comprendere come la riduzione dello spazio civico influisca sulle operazioni e sulle strategie delle organizzazioni della società civile è essenziale per sviluppare risposte efficaci volte a proteggere e ampliare lo spazio civico. Per quanto riguarda la metodologia utilizzata, questo lavoro adotta un approccio di ricerca che integra un’analisi della letteratura recente, l’esame di dati secondari e un lavoro sul campo primario, con l’obiettivo di offrire una comprensione articolata del restringimento dello spazio civico. Mostrando e descrivendo i dati e i rapporti prodotti da organizzazioni chiave che monitorano lo spazio civico nel mondo, come Civicus, The International Center for Not-for-Profit Law, Civic Space Watch, Amnesty International e Human Rights Watch, la tesi attinge alla letteratura esistente e alle prove empiriche per identificare le tendenze globali ed europee nella restrizione delle organizzazioni della società civile. Le fonti sopra citate offrono una prospettiva macroeconomica sul fenomeno, chiarendo i modelli di repressione, gli ostacoli legislativi e le forme di vessazione incontrate dalle organizzazioni della società civile su scala globale. Oltre ai dati secondari, la ricerca include un caso di studio microeconomico sulla Grecia. Nonostante il paese sia formalmente uno stato democratico, sono state attuate politiche restrittive nei confronti degli attori della società civile, in particolare quelli che operano nei settori della migrazione e dell’asilo. Il mio tirocinio presso La Luna di Vasilika onlus, un’organizzazione che sostiene i richiedenti asilo del campo di Corinto, mi ha offerto l’opportunità di acquisire una visione diretta delle sfide più significative che un’ONG deve affrontare in Grecia. Allo stesso tempo, è diventato evidente che vi è un’urgente necessità di identificare strategie di resilienza. Le interviste raccolte hanno facilitato il coinvolgimento diretto delle persone colpite dalla riduzione dello spazio civico: esse forniscono dati qualitativi sulle strategie dell’organizzazione per far fronte all’ambiente restrittivo in cui opera e sulla sua capacità di difendere i diritti fondamentali dei richiedenti asilo. Questa combinazione di tendenze a livello macro e casi di studio a livello micro cerca di arricchire il discorso più ampio sulla riduzione dello spazio civico con esperienze specifiche e contestualizzate. Concentrandosi sulla Grecia, uno Stato membro dell’Unione Europea con istituzioni democratiche consolidate, la tesi mette in luce i modi intricati in cui anche una democrazia ben radicata può attuare politiche che limitano la società civile. In questo modo, contribuisce al più ampio dibattito sull’impatto della contrazione dello spazio civico sulla protezione dei diritti umani, sul funzionamento della governance democratica e sulla responsabilità degli Stati in tutta Europa. Al fine di affrontare la questione oggetto di ricerca, la tesi è strutturata come segue: la prima sezione è una rassegna bibliografica completa che fornisce le basi concettuali per l’analisi successiva. Questo capitolo sintetizza le teorie chiave, le definizioni e gli studi empirici rilevanti per l’argomento, fornendo un solido quadro di riferimento per comprendere le dinamiche in gioco. Esso mira a valutare criticamente il corpus di conoscenze esistente, integrando diverse prospettive per introdurre l’analisi nei capitoli successivi. Alcuni di questi studi vengono poi ripresi e analizzati in modo più dettagliato nel corso del lavoro, fornendo una base teorica per i casi di studio e i dati esaminati. Il primo capitolo vero e proprio fornisce un’esplorazione teorica dello sviluppo storico della società civile, dalle sue origini nel concetto greco di Politiké Koinonia e nella Societas Civilis latina, fino alla nascita di una società civile globale alla fine del XX secolo e al ruolo delle organizzazioni della società civile e delle organizzazioni non governative come difensori dei diritti umani e dei valori democratici. Il capitolo evidenzia le sfide affrontate dalla società civile negli ultimi anni, con particolare attenzione all’impatto della pandemia di COVID-19, che ha aggravato le sfide esistenti e creato nuovi ostacoli alla partecipazione civica. Il secondo capitolo sposta l’attenzione dai fondamenti teorici agli esempi pratici di come la riduzione dello spazio civico stia influenzando le organizzazioni della società civile in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di esaminare come le varie restrizioni influenzano la capacità delle organizzazioni della società civile di difendere e proteggere i diritti umani. Attraverso casi di studio provenienti da diverse regioni, questo capitolo evidenzia la natura globale della questione. Questa sezione esamina anche le risposte delle Nazioni Unite a tali tendenze: mentre, da un lato, i suoi organi riconoscono il ruolo essenziale della società civile nella promozione dei diritti umani e della pace, le loro risoluzioni mancano di meccanismi di applicazione efficaci per rimuovere le barriere poste dai governi. Il terzo capitolo restringe l’analisi al contesto europeo e all’Unione europea, esaminando i quadri giuridici che regolano le organizzazioni della società civile e le crescenti restrizioni osservate in diversi Stati membri, in particolare all’indomani della crisi migratoria del 2015, dimostrando che anche le democrazie sono vulnerabili alle restrizioni delle libertà della società civile. Le istituzioni dell’UE hanno tradizionalmente promosso la partecipazione della società civile alla governance, sostenuta da trattati come il Trattato di Lisbona e la Carta dei diritti fondamentali, che offrono opportunità per un maggiore coinvolgimento delle OSC. Nonostante questi sforzi e i programmi di finanziamento dell’UE, permangono ostacoli per le OSC. Questo capitolo esamina anche l’uso di azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica (SLAPPs) e altre forme di vessazione legale in Polonia, Ungheria e Germania. Il capitolo conclusivo è dedicato all’esame della situazione in Grecia, con particolare attenzione al contesto socio-politico, alle politiche migratorie e alla criminalizzazione delle organizzazioni della società civile che forniscono assistenza ai richiedenti asilo. Questo caso di studio presenta un’analisi approfondita di La Luna di Vasilika. A Corinto, il centro comunitario Keirapsìes e la scuola gestita da questa organizzazione, in collaborazione con One Bridge to Idomeni e Aletheia, rappresentano uno spazio sicuro per le persone che vivono nel campo di Korinthos. Il capitolo include interviste e dati raccolti sul campo che evidenziano il ruolo fondamentale dell’organizzazione e le sfide che deve affrontare, causate soprattutto dai nuovi requisiti di registrazione.
Donne migranti e diritto alla salute: il ruolo delle operatrici dei servizi in Lombardia
Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org. -------------------------------------------------------------------------------- Università degli Studi di Padova Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata Corso di Laurea Magistrale in Pluralismo culturale, mutamento sociale e migrazioni DONNE MIGRANTI E DIRITTO ALLA SALUTE: IL RUOLO DELLE OPERATRICI DEI SERVIZI IN LOMBARDIA Tesi di laurea magistrale di Valentina Piantoni (2023/2024) Scarica l’elaborato INTRODUZIONE Questo lavoro nasce dal desiderio e dalla necessità personale di approfondire il tema della salute e del benessere delle donne, in particolare di quelle che hanno vissuto un’esperienza migratoria. L’obiettivo è quello di fornire un quadro conoscitivo utile a favorire l’empowerment delle donne attraverso l’offerta di servizi accessibili e inclusivi. Con la persistenza dei flussi migratori verso l’Italia, emerge infatti il bisogno di garantire alla popolazione migrante una tutela effettiva del proprio diritto di salute. In questo contesto, le problematiche legate all’esercizio di tale diritto incidono in modo particolare sulle donne migranti, soprattutto in relazione alla salute sessuale e riproduttiva. La domanda di ricerca di questo elaborato si concentra sull’analisi del sistema sociosanitario con cui le donne migranti si confrontano, indagando le modalità di accoglienza e le criticità che possono emergere nel garantire un accesso adeguato e inclusivo ai servizi, basandosi prevalentemente sulle rappresentazioni di operatori e operatrici esperti. Per rappresentare in modo significativo il fenomeno in esame, si propone un approccio che consideri le dimensioni di migrazione, genere e salute. Da un lato, le persone migranti affrontano difficoltà specifiche legate al processo migratorio, che possono influire profondamente sulla loro salute; dall’altro, le differenze di genere influenzano non solo l’accesso ai servizi sanitari, ma anche l’esperienza stessa del benessere. La condizione di salute, quindi, è modellata da molteplici fattori sociali, economici e ambientali, che si sovrappongono e interagiscono tra loro. Ciascuna di queste dimensioni può generare forme di discriminazione che si influenzano reciprocamente, rendendo fondamentale un’analisi intersezionale per superare categorizzazioni rigide e riconoscere come migrazione, genere e salute si combinino in modi complessi, creando esperienze uniche per ciascuna persona. Questo approccio permette inoltre di sviluppare strumenti e politiche più inclusivi ed efficaci, in grado di rispondere ai bisogni diversificati delle persone migranti, in particolare di coloro che si trovano all’intersezione di più forme di discriminazione. La scelta di approfondire, in questo contesto, il tema della violenza di genere è dettata dalla consapevolezza dell’impatto che essa ha sulla salute e lo stato di vulnerabilità in cui le donne migranti si possono ritrovare, a causa di elementi legati al processo migratorio stesso o di barriere che possono incontrare nel paese di arrivo. La tesi è suddivisa in tre capitoli. Il primo capitolo introduce il tema delle migrazioni femminili, evidenziando come il genere influisca non solo sull’aspirazione e la capacità di migrare, ma anche sulle modalità in cui viene vissuta l’esperienza migratoria. Viene poi introdotto il concetto di intersezionalità, che permette di portare alla luce condizioni di marginalizzazione spesso invisibili, evidenziando i molteplici livelli di discriminazione che possono emergere dall’interazione tra diverse dimensioni identitarie, esperienze di vita – come le migrazioni – e risorse disponibili. Il secondo capitolo approfondisce gli aspetti ritenuti fondamentali per la salute delle donne migranti. Il processo migratorio si articola in diverse fasi, ognuna delle quali presenta fattori che possono incidere significativamente sul benessere e la salute delle persone. Per le donne, i determinanti sociali legati alla migrazione possono limitare in modo sostanziale l’accesso alle cure sanitarie. Queste limitazioni riguardano la comprensione, l’accettazione e, infine, la disponibilità dei servizi. La centralità del tema della salute sessuale e riproduttiva, e la priorità a essa riservata, si spiegano attraverso la molteplicità dei diritti a essa collegati e i numerosi fattori che vi si intrecciano. Tra questi, il diritto di vivere esperienze sessuali appaganti e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza, di avere un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come il diritto a decidere se e quando riprodursi. La violenza subita ha un impatto significativo sulla salute: diversi studi (Romito, Folla e Melato, 2016 1) hanno identificato alcuni sintomi come possibili segnali di violenza di genere, passata o attuale. Alcune analisi (Baraldi, Barbieri e Giarelli, 2008 2) hanno approfondito in particolare i processi di somatizzazione vissuti dalle donne migranti, mettendo in luce specifiche difficoltà legate alla migrazione stessa, oltre che a problemi socioeconomici e linguistici. Ciò evidenzia l’importanza di una formazione specifica per il personale medico e sanitario, affinché possa riconoscere i segnali della violenza di genere e trattare ogni sintomo in una prospettiva olistica, tenendo in considerazione, allo stesso tempo, fattori biologici, sociali, psicologici e culturali. A tal proposito, viene approfondito il tema della medicina narrativa, che si basa sulla capacità di riconoscere, comprendere e interpretare le storie di malattia e non solo, attraverso lo sviluppo di competenze quali empatia, fiducia e sensibilità. Questo approccio valorizza il racconto del paziente, rendendolo uno strumento essenziale per costruire un rapporto di fiducia e un progetto terapeutico efficace. Infine, il terzo capitolo presenta la ricerca svolta: attraverso interviste di tipo qualitativo si è esplorato il rapporto tra le donne migranti e i servizi sociosanitari del territorio lombardo, con l’obiettivo di identificare le criticità esistenti e proporre soluzioni per migliorare l’accessibilità e l’adeguatezza dei servizi. Per questo scopo, sono state condotte dieci interviste semi-strutturate con operatrici e professioniste dei servizi sociali e sanitari, nonché due interviste con utenti di un centro di seconda accoglienza per donne vittime di violenza. In conclusione, l’analisi delle interviste offre una panoramica delle barriere strutturali che ostacolano l’accesso ai servizi per le donne migranti. Queste barriere includono sia limitazioni di natura burocratica e linguistica, sia ostacoli derivanti da pregiudizi culturali e da una sensibilità limitata nei confronti delle loro esigenze. Inoltre, emerge il ruolo cruciale svolto dai professionisti, i quali possono, a seconda dei casi, facilitare o complicare l’esperienza delle donne con i servizi. La ricerca si propone di creare spazi di dialogo e riflessione, analizzando problematiche, esperienze e strategie adottate per migliorare l’accoglienza e l’integrazione delle donne migranti. 1. La violenza sulle donne e sui minori, Carocci Editore ↩︎ 2. Immigrazione, mediazione culturale e salute, Franco Angeli Editore ↩︎