Il CPR di Palazzo San Gervasio sotto la lente d’ingrandimento del Garante NazionaleSono stati pubblicati alla fine di agosto i rapporti stilati dalla delegazione
del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale
che il 12 e 13 dicembre ha fatto visita ai Centri di Permanenza per i Rimpatri
di Palazzo San Gervasio e Bari – Palese 1.
Si tratta di documenti importanti intanto per l’autorevolezza dell’Autorità che
ha provveduto alla loro redazione, ma anche per i contenuti che confermano, se
ancora ve ne fosse bisogno, le gravi mancanze che tali strutture presentano.
In questo articolo ci soffermeremo su quanto riscontrato dalla delegazione nel
Centro di Palazzo San Gervasio, rimandando ad altro intervento l’analisi della
visita effettuata presso la struttura detentiva di Bari – Palese.
LA VISITA PRESSO IL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO
Il 12 dicembre 2024 una delegazione del Garante Nazionale, composta dl prof.
Mario Serio e dalle dott.sse Elena Adamoli e Silvia Levorato, ha avuto accesso
al CPR di Palazzo San Gervasio e nel corso dell’accesso ha avuto modo di
interloquire con il Funzionario responsabile del dispositivo di vigilanza, con
la responsabile dell’Ufficio immigrazione e con la responsabile dell’ente
gestore – Cooperativa Officine Sociali, ma anche con diverse figure
professionali presenti nella struttura. Assente invece la Prefettura di Potenza
che, come riporta il rapporto, “non è stata in grado, per esigenze di ufficio,
di inviare un proprio funzionario”. Un’assenza che non stupisce chi conosce le
dinamiche del Centro di Permanenza di Palazzo San Gervasio ed è costretto a
scontrarsi con le costanti assenze e i colpevoli silenzi della Prefettura di
Potenza.
La relazione pubblicata nel mese di agosto, dopo il preventivo invio alle
autorità preposte ad effettuare osservazioni (Prefettura e Questura di Potenza)
si compone di più parti, alcune destinate a fornire le informazioni generali
sulla struttura visitata, altre ad analizzare singoli aspetti della vita dei
trattenuti e dei servizi offerti (condizioni materiali, tutela della salute,
assistenza psicologica e sociale, qualità della vita detentiva e contatti con il
mondo esterno, sicurezza, diritto all’informazione e accesso alla giustizia).
Per ognuna delle sopra indicate sezioni, oltre ad un’analisi della situazione
riscontrata, la delegazione effettua una serie di raccomandazioni al fine di
risolvere e migliorare le criticità riscontrate.
CONDIZIONI MATERIALI DELLA STRUTTURA
Con specifico riferimento alle condizioni materiali, il Garante evidenzia come
la struttura appaia connotata da scarsità di arredi, sbarre alle finestre e una
copertura metallica a maglia molto fitta intorno ai moduli abitativi. Si tratta
di un rilievo già effettuato in passato dallo stesso ufficio del Garante
Nazionale, oltre che dai rapporti pubblicati da ASGI 2 e da CILD 3 negli anni
scorsi.
I moduli abitativi sono 14 e sono circondati da alte cancellate perimetrali.
Un’area abitativa è vuota e viene utilizzata solo nel caso in cui si renda
necessario sfollare temporaneamente un settore per interventi di riparazione. I
moduli visitati sono privi di spazi di socialità/mensa come invece richiede il
Regolamento sui CPR all’art. 4, paragrafo 4, lett. G 4. Gli ambienti, inoltre,
si presentano molto bui a causa della copertura fitta dell’area esterna. Non vi
sono campanelli di chiamata utilizzabili per chiedere interventi di urgenza del
personale in casi di necessità (come malori, aggressioni, disordini) e questa
appare una elementare violazione degli standard di sicurezza che appare ancora
più significativa nel CPR di Palazzo San Gervasio per la conformazione della
struttura e la distanza che sussiste tra i moduli detentivi e l’area medica o
l’area in cui sosta il personale di polizia. Rispetto a tale situazione, la
delegazione evidenzia come il Garante Nazionale abbia già in passato evidenziato
tale situazione e ribadisce pertanto la necessità di dotare i moduli detentivi
di campanelli di allarme.
Per quanto riguarda invece gli ambienti esterni ai moduli, la delegazione
evidenzia le seguenti carenze: 1) assenza di locali per l’attività
dell’informatore legale che è costretto a svolgere i colloqui con i trattenuti
all’aperto davanti ai singoli moduli detentivi con i trattenuti oltre le sbarre;
2) la mancanza di ambienti per lo svolgimento di attività ricreative o
formative.
Di fatto, le attività vengono pianificate nell’unico locale disponibile nella
palazzina uffici, la sala c.d. di degenza, utilizzata anche per i colloqui dello
psicologo e dell’assistente sociale. Una sala che può ospitare non più di 4
persone. In alternativa le attività devono svolgersi all’aperto, quando
possibile.
Altra importante mancanza riguarda proprio la sala di degenza che dovrebbe
essere adibita a “locale di osservazione sanitaria” per l’alloggiamento
temporaneo di persone con particolari esigenze sanitarie. Tale locale appare
privo dei requisiti minimi funzionali allo scopo cui è preordinata. Manca
infatti un accesso diretto ai servizi igienici, presenta una scaffalatura
occupata da faldoni e documentazione in uso allo psicologo, all’assistente
sociale e all’informatore legale.
Per completezza e in aggiunta a quanto rilevato dalla delegazione nel mese di
dicembre del 2024, possiamo dire che da diversi mesi la situazione è addirittura
peggiorata. Infatti, come denunciato da ASGI in una missiva inviata alla
Prefettura di Potenza che non ha ottenuto alcuna risposta, da diversi mesi la
c.d. sala di degenza viene utilizzata anche per i colloqui difensivi essendo
stata occupata la sala che in precedenza veniva utilizzata dagli avvocati per
incontrare i propri assistiti.
Per quanto riguarda invece l’infermeria, la delegazione ha evidenziato la
mancanza di un lavandino nella sala dove vengono effettuare le visite e
somministrati i farmaci in violazione della normativa che prescrive i requisiti
minimi che deve possedere un Ambulatorio medico, ed in particolare un lavandino
con rubinetto a pedale. Appare singolare che nelle visite e accessi compiuti
dalle autorità chiamate a vigilare sul CPR di Palazzo San Gervasio, tale
mancanza non sia mai stata evidenziata. Strano che gli addetti dell’ASP e delle
altre autorità di controllo non abbiano mai rilevato tale mancanza che appare
particolarmente grave.
TUTELA DELLA SALUTE
Dalle informazioni raccolte dalla delegazione nel corso della visita anche a
seguito del colloquio con il medico di turno, sono emerse difficoltà relative
alle verifiche sanitarie preliminari da effettuare al momento dell’ingresso e la
mancanza di documentazione sanitaria attestante i problemi di salute e le
terapie in corso da parte degli stranieri che vengono condotti nella struttura.
Una situazione che riguarda soprattutto i soggetti tossicodipendenti i quali
fanno accesso alla struttura senza una preventiva, reale e concreta verifica
della loro condizione e, quindi, della loro compatibilità con la vita ristretta.
Particolarmente gravi appaiono le dichiarazioni della direttrice del Centro che
riferisce alla delegazione in visita di aver avuto indicazione di accettare in
ingresso nel CPR anche persone che giungono senza visita medica. Tale situazione
sarebbe avvalorata da quanto sostenuto dal protocollo sottoscritto dalla
Prefettura di Potenza, dalla Questura di Potenza, dall’Azienda ospedaliera San
Carlo di Potenza e dall’Ente gestore, che consente di effettuare la visita anche
nelle successive 48 ore, ma si pone in contrasto con la Direttiva Lamorgese
contenente il Regolamento sui CPR, che prevede un termine di 24 ore.
Il Garante, pertanto, raccomanda di allinearsi a quanto previsto dal Regolamento
CPR garantendo la visita di idoneità al massimo nelle 24 ore successive
all’ingresso nel Centro.
Ma le mancanze rilevate non si limitano a questo. Il Garante evidenzia anche la
prassi in uso presso il CPR di Palazzo San Gervasio di consentire che lo
screening sanitario in ingresso sia effettuato dall’operatore sanitario presente
al momento, considerato che la presenza del medico è garantita soltanto per 35
ore settimanali. Tale differimento della visita medica è rischiosa e può
arrecare danno alle persone che fanno il loro ingresso e anche alle persone che
già sono trattenute nel Centro. Inoltre, oltre alle ragioni di opportunità a che
tale prassi non venga seguita, vi sono anche ragioni di legittimità. La
compilazione di una scheda medica da parte di personale che non riveste tale
qualifica può considerarsi legittima?
Ancora, sulle problematiche che attengono al diritto alla salute, si sottolinea
nel rapporto che “anche alla luce della documentazione esaminata” e riguardante
alcune segnalazioni pervenute al Garante, nella pratica la rivalutazione
sanitaria può giungere con molto ritardo rispetto al manifestarsi delle
vulnerabilità e soprattutto che, “nel caso di valutazioni psichiatriche, il
medico si limita a stabilire una terapia senza interrogarsi sulla compatibilità
delle condizioni di salute della specifica persona con la misura restrittiva cui
è sottoposto”.
Mancano inoltre protocolli di trattamento delle vulnerabilità e del rischio
suicidario e in caso di azioni di autolesionismo ci si limita ad aumentare i
colloqui con psicologo e assistente sociale.
Un paragrafo, poi, è dedicato anche alla fase delle dimissioni dei trattenuti e
alle assurde condizioni in cui queste avvengono. Sul punto il Garante evidenzia
come le prassi in uso presso il CPR di Palazzo San Gervasio violino la
disciplina di settore per i rimpatri e, in casi specifici, anche le
raccomandazioni mediche.
QUALITÀ DELLA VITA DETENTIVA E CONTATTI CON IL MONDO ESTERNO
Nonostante un programma di iniziative previste per il giorno della visita
(attività all’aperto, art therapy, giochi di società, calcio, gruppo di
psicoterapia e corso di lingua italiana), la delegazione fa rilevare nel
rapporto che “fatto salvo l’accesso al campo sportivo, le attività programmate
il giorno della visita non avevano luogo concretamente, mentre psicologo e
assistente sociale si limitavano a passeggiere accanto ai settori per qualche
colloquio con gli stranieri”. Tale affermazione riassume perfettamente la realtà
del Centro di Palazzo San Gervasio dove è facile riscontrare una costante
discrasia tra quanto formalmente dichiarato e quanto concretamente attuato.
D’altra parte, la mancanza di strutture, di spazi idonei, di convenzioni con
associazioni esterne, rende la realizzazione di attività ricreative, sociali e
culturali una semplice utopia.
Quanto alla possibilità di mantenere rapporti con il mondo esterno, questa è
fortemente limitata, se non addirittura preclusa, dalla prassi in uso presso il
Centro di requisire i cellulari personali al momento dell’ingresso.
L’unica possibilità di comunicare con il mondo esterno è data dall’utilizzo di
un cellulare (non smartphone) che deve essere condiviso dagli ospiti dei singoli
moduli. Tale condizione crea tensioni tra i trattenuti per l’utilizzo del
telefono e limita anche la possibilità di comunicare con familiari e con il
difensore. Per questo il Garante raccomanda di assicurare alle persone
trattenute la libertà di corrispondenza che al momento appare limitata
fortemente e si invita a garantire anche la possibilità di effettuare
videochiamate.
DIRITTO ALL’INFORMAZIONE E ACCESSO ALLA GIUSTIZIA
Oltre alle condizioni di estrema precarietà che contraddistinguono la
somministrazione della informativa legale da parte degli operatori legali, la
delegazione ha evidenziato nel rapporto anche l’esiguità del Regolamento interno
del Centro che si limita a riproporre alcune norme del Regolamento ministeriale
senza aggiungere altro e senza regolamentare nello specifico il trattamento
riservato ai soggetti trattenuti nella struttura di Palazzo San Gervasio.
Assente nel regolamento è ogni riferimento ai controlli per il rinvenimento di
oggetti vietati, o la custodia degli effetti personali, ma anche le modalità di
presentazione di domante da parte dei trattenuti (istanze, reclami, richieste di
protezione internazionale). Allo stesso modo non vi sono regole scritte che
determinano le procedure di nomina dell’avvocato di fiducia, i colloqui e le
visite, le modalità di comunicazione con l’esterno, l’accesso ai servizi, la
fruizione delle attività, l’acquisto di beni, le regole di comportamento e di
convivenza, la consultazione del cellulare personale.
> In mancanza di norme scritte e precise, prevale la discrezionalità o
> addirittura l’arbitrarietà.
Tra le mancanze più importanti rilevate rispetto all’accesso alle informazioni e
al diritto di difesa, oltre alla mancanza di mediatori culturali in grado di
parlare il portoghese o le lingue asiatiche (Hindi, urdu, farsi, pshtu), lingue
utilizzate da una quota non trascurabile di stranieri trattenuti, spicca la
mancanza di pratiche tempestive per consentire la registrazione della volontà di
chiedere la protezione internazionale. La prassi in uso presso il CPR di Palazzo
San Gervasio prevede che lo straniero debba fare richiesta di colloquio con
l’Ufficio immigrazione per il tramite del personale dell’ente gestore e che solo
in sede di colloquio con l’Ufficio immigrazione viene presa in considerazione e
formalizzata la richiesta di protezione internazionale. Considerando che
l’Ufficio immigrazione non è operativo dal sabato pomeriggio al lunedì mattina,
è facile che passino diversi giorni prima che una richiesta di colloquio venga
presa in carico.
Quanto poi al diritto di assistenza legale, il Garante evidenzia nel rapporto la
necessità di inserire nel regolamento del Centro le modalità di nomina del
legale di fiducia, che sia l’ente gestore a raccogliere le nomine e, infine, che
la nomina venga tempestivamente comunicata al difensore incaricato.
CONCLUSIONI
Ancora una volta, il Garante nazionale ha evidenziato la presenza di gravi
mancanze e di criticità all’interno del Centro di Permanenza per i Rimpatri di
Palazzo San Gervasio. Criticità che riguardano la struttura e la gestione della
stessa, ma anche la mancanza di controlli da parte delle autorità che dovrebbero
vigilare sul rispetto delle regole all’interno del Centro. La compressione di
diritti fondamentali come quello ad una compiuta informazione legale o quello
alla tutela della salute, anche dopo gli episodi numerosi e reiterati che sono
stati segnalati in questi mesi, ma soprattutto dopo il decesso del povero
Oussama Darkaoui il 5 agosto 2024 5, non sono più giustificabili, accettabili,
tollerabili.
Il rapporto della visita compiuta dalla delegazione del Garante nazionale lo
scorso 12 dicembre, rappresenta l’ennesima dimostrazione che il CPR di Palazzo
San Gervasio è un luogo strutturalmente patogeno e che troppe sono le omissioni
da parte delle autorità a vari livelli.
1. Leggi il rapporto sulle visite effettuate ai Cpr di Palazzo San Gervasio e
di Bari il 12 e il 13 dicembre 2024 ↩︎
2. Diritti negati al CPR di Palazzo San Gervasio. Report e raccomandazioni di
ASGI – 17 giugno 2022 ↩︎
3. Buchi neri. La detenzione senza reato nei CPR – 15 ottobre 2021 ↩︎
4. Si veda la direttiva ↩︎
5. Oussama Darkaoui, un anno dopo: il ricordo, la lotta, la speranza ↩︎