Grecia. Il Closed Controlled Access Centre (CCAC) di VastriaIn Grecia, nel corso del 2025, le politiche per “combattere l’immigrazione” si
sono intensificate, soprattutto in seguito alla direzione data da Makis Voridis
come Ministro per la Migrazione.
Quest’ultimo, già noto per le sue affiliazioni con l’estrema destra e per aver
sempre descritto gli immigrati come una minaccia per l’Europa 1, ha proposto al
Parlamento greco nuove legislazioni sul tema: l’estensione del periodo in cui i
migranti possono essere trattenuti in detenzione amministrativa, la
criminalizzazione di coloro che restano dopo che la richiesta di asilo è stata
rifiutata e la proibizione della residenza per le persone senza documenti, che
prima potevano chiederla una volta ottenuto un lavoro 2.
Approfondimenti/CPR, Hotspot, CPA
GRECIA, SOSPENSIONE DELL’ASILO E NUOVA RIFORMA RAZZISTA DEL GOVERNO MITSOTAKIS
Atene anticipa la linea più dura del Patto UE
Redazione
14 Agosto 2025
Nonostante l’incarico si sia concluso già a giugno, a causa del coinvolgimento
dello stesso ministro in un’inchiesta, il suo successore, Thanos Plevris, sta
portando avanti la stessa linea politica, sottolineando anzi come “la sicurezza
dei confini non può esistere se non ci sono perdite e, per essere chiari, se non
ci sono morti” e affermando che le condizioni di vita per i migranti dovrebbero
apparire loro peggiori di quelle dei paesi d’origine 3 .
Come illustrato da diversi osservatori 4, il cambio di ministri non ha
comportato un cambiamento di approccio, ma piuttosto una continuazione e un
rafforzamento del regime migratorio razzista e violento dello Stato greco.
Le politiche di frontiera a Lesbo continuano a violare diversi diritti
fondamentali: i migranti subiscono violenze, vivono in condizioni degradanti nei
campi, sono soggetti a sorveglianza, sfratti, negazione dell’assistenza
finanziata dall’UE e ritardi arbitrari nelle domande di asilo.
Inoltre, nuove leggi e tattiche amministrative, come il ripristino della Turchia
come “paese terzo sicuro” nonostante le sentenze dei tribunali, perpetuano
l’incertezza giuridica.
Il Closed Controlled Access Centre (CCAC) di Vastria a Lesbo esemplifica questa
tendenza, rafforzando la detenzione e l’espulsione come pilastri centrali della
politica migratoria greca, e della generale assimilazione di approccio in tutta
Europa.
A differenza dei centri di detenzione già esistenti (come quello tristemente
noto di Moria 5), Vastria costituisce un modello per un nuovo tipo di struttura:
isolata geograficamente, sorvegliata attentamente tramite controlli biometrici,
difficilmente accessibile dall’esterno.
Il nuovo centro, infatti, si troverà in un bosco a 30 km da Mitilene, luogo
strategico per isolare i migranti dallo spazio pubblico e limitare il
coinvolgimento e la supervisione della società civile.
Nonostante numerosi problemi legali, dovuti anche al fatto che la struttura
viola gli standard ambientali (dovrebbero essere abbattuti 35.000 alberi solo
per costruire la strada di accesso, in una zona già ad alto rischio di
desertificazione e incendi 6), la costruzione prosegue e il Ministero della
Migrazione, citando gli obblighi di finanziamento dell’UE, ha sostenuto la
continuazione dei lavori e la deforestazione.
Cos’è il CCAC di Vastria?
Closed Controlled Access Centre (CCAC) di Vastria, Lesbo
Capacità prevista: fino a 5.000 persone, fra cui famiglie, minori non
accompagnati e persone vulnerabili
Funzione prevista: non un centro di accoglienza temporaneo, ma una struttura di
detenzione prolungata: tutte le procedure di asilo ed espulsione saranno
centralizzate in sito
L’opposizione si è concentrata sul mancato rispetto da parte del governo delle
decisioni giudiziarie e delle leggi ambientali, ha messo in guardia dai danni
irreversibili alla più grande pineta di Lesbo e ha sollecitato la sospensione
immediata dei lavori, che però non è mai stata disposta.
A marzo, invece, è stato firmato un contratto da 1 milione di euro per
l’installazione di un sistema di rilevamento incendi entro settembre 2025. Nel
giugno 2025, infatti, un incendio boschivo sull’isola di Chios ha costretto
all’evacuazione del CCAC locale e, nonostante la costruzione di un sistema di
rilevamento incendi presso il CCAC di Vastria a Lesbo, il campo di Vastria è
ancora privo di vie di fuga antincendio, il che significa che l’evacuazione in
caso di incendio a Lesbo sarà ancora più difficile.
Nel frattempo, il governo continua ad affittare il sito per 748.800 euro
all’anno e, dato il sostegno politico e finanziario della Commissione europea,
il progetto rimane una priorità politica per la Grecia e l’Unione Europea.
Se completato, il centro di Vastria, pur non essendo classificato come una
prigione, istituzionalizzerebbe un sistema detentivo carcerario: la struttura è
infatti creata per imporre limitazioni molto strette alla libertà di movimento,
creando di fatto una zona grigia in cui migliaia di persone verranno private dei
propri diritti, senza alcun processo legale.
PH: Legal Centre Lesvos
In quest’ottica, il CCAC di Vastria prevede anche l’implementazione di due
sistemi di intelligenza artificiale avanzata, Centaur e Hyperion, che combinano
riconoscimento biometrico, sistemi di videosorveglianza, sorveglianza con droni
e analisi comportamentale.
Nel 2024, l’Autorità ellenica per la protezione dei dati ha già inflitto una
multa significativa al Ministero della Migrazione per gravi violazioni del GDPR
(Regolamento UE 2016/679 sulla Protezione Generale dei Dati, entrato in vigore
nel 2018 7).
Nel frattempo, in altre strutture, in particolare a Samo e Lesbo, sono stati
segnalati casi di confisca sistematica dei telefoni dei residenti, limitando
l’accesso all’assistenza legale e la supervisione esterna attraverso
comunicazioni limitate 8.
Rapporti e dossier/CPR, Hotspot, CPA
VITE MONITORATE: COME LA TECNOLOGIA RIDEFINISCE LA LIBERTÀ NEL CCAC DI SAMOS IN
GRECIA
Le organizzazioni denunciano monitoraggio oppressivo e abusi
Rossella Ferrara
25 Agosto 2025
Lungi dall’essere uno spazio di accoglienza transitorio, il CCAC è concepito
come un luogo di detenzione prolungata, con una capacità massima di 5.000
persone, tra cui famiglie, minori non accompagnati e richiedenti particolarmente
vulnerabili, che vengono trattenuti per mesi in attesa di decisioni
amministrative o di espulsione.
Le ONG, tra cui Amnesty International 9, denunciano già da tempo le diverse
violazioni dei diritti di coloro che verranno rinchiusi in questo tipo di
struttura.
Oltre alla violazione dei diritti umani alla vita (nel caso specifico di Vastria
si aggiunge il rischio di morire in un incendio, data la vicinanza ai boschi e
la mancanza di vie di fuga), alla libertà e alla sicurezza, le persone migranti
non vedranno garantiti nemmeno i propri diritti alla protezione dei dati
personali e all’educazione: a causa dei problemi strutturali presenti nei
programmi di integrazione e nell’accesso a strutture educative, infatti, molti
giovani non avranno la possibilità di frequentare la scuola, né dentro né tanto
meno fuori dal Centro, e saranno, al contrario, attivamente guidati verso
l’esclusione e la criminalizzazione.
L’isolamento non è quindi un effetto collaterale, ma l’obiettivo di una chiara
politica migratoria. Come sottolinea il report di Community Peacemaker Teams,
Vastria rappresenta “l’incarnazione materiale di un cambiamento nella politica
europea verso l’invisibilizzazione, il controllo tecnologico e l’esclusione
burocratica. Secondo il progetto attuale, il centro rimane una potenziale
trappola mortale – e un monumento a una politica migratoria fallimentare basata
sulla reclusione piuttosto che sulla protezione” 10.
Questo modello non si sviluppa in un vuoto istituzionale, ma è strettamente
legato al nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo. Adottato nel 2024,
dovrebbe essere “orientato ai risultati ma ben ancorato ai nostri valori
europei” 11, come riporta il sito ufficiale della Commissione europea.
La logica del Patto, che entrerà in vigore dal 2026, è messa in pratica in
strutture come Vastria e comporta l’accelerazione delle decisioni in materia di
asilo, la centralizzazione delle funzioni burocratiche, la riduzione al minimo
delle garanzie procedurali e la rapida espulsione dei richiedenti respinti.
1. Greek PM seeks ‘reset’ with former far-right activist as migration
minister, The Guardian (14 marzo 2025) ↩︎
2. Migration minister scraps residence permit extension, Kathimerini (marzo
2025) ↩︎
3. Greece names new ministers after high-level resignations over farm scandal.
Thanos Plevris was appointed migration minister – Politico (28 giugno
2025); Θάνος Πλεύρης / Όταν ζητούσε νεκρούς μετανάστες και πρόσφυγες στα
σύνορα (βίντεο) – AVGI (27 giugno 2025) ↩︎
4. Lesvos Situation Report January – June 2025 – Legal Centre Lesvos ↩︎
5. Quel che resta di Moria. A Lesbo per i rifugiati inizia un’altra detenzione
di Valerio Nicolosi – Altreconomia (20 Settembre 2020) ↩︎
6. Εικόνες σοκ από νέες υλοτομήσεις στη Βάστρια αποκαλύπτουν το έγκλημα κατά
της φύσης – StoNisi (2 Maggio 2025) ↩︎
7. Regulation (EU) 2016/679 of the European Parliament and of the Council ↩︎
8. Report on the Situation in the Samos Closed Controlled Access Centre
(CCAC), I Have Rights and Homo Digitalis – (Maggio 2025) ↩︎
9. One year since Greece opened new “prison-like” refugee camps, NGOs call for
a more humane approach (settembre 2022) ↩︎
10. New report unpacks the construction of a migrant detention centre, a report
by CPT Aegean Migrant Solidarity (16 luglio 2025) ↩︎
11. Patto sulla migrazione e l’asilo ↩︎