
Bari, Fiera del Levante senza Israele, ma con carri armati per giocare a fare la guerra
Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Monday, September 29, 2025Quella che un tempo era occasione di incontro fra Oriente ed Occidente; quello che un tempo era un ponte tra i popoli in una fiera campionaria tra le più rinomate nel bacino del Mediterraneo; quello che un tempo era un appuntamento festoso in una terra che si fregiava di essere Arca di Pace oggi diventa il teatro di una preoccupante e deleteria militarizzazione dei territori e delle coscienze, un vero e proprio Arco di Guerra.
Dopo essere riusciti con successo, anche grazie ad una grande mobilitazione cittadina, a fare pressioni sul Comune di Bari e sulla Regione Puglia (clicca qui per la notizia sul sito della Regione) per estromettere lo Stato sionista e genocida di Israele dalla Fiera del Levante ed aver anche visto riconosciuto, dopo l’intervento dell’ex consigliera regionale Viviana Guarini, il nome Palestina sullo stand di Foglie d’Ulivo (clicca qui per la notizia), rileviamo che, tuttavia, la Fiera del Levante resta ancora un luogo fortemente militarizzato.
Ci sono giunte in questi giorni numerose segnalazioni relative ad un’area della Fiera del Levante in cui l’esercito mette in bella mostra le sue macchine da guerra, i suoi strumenti di morte, carri armati e altri mezzi militari. Dalle foto e dai video arrivati all’Osservatorio prendiamo atto dell’esistenza di un’area in cui i/le giovanissimi/e fanno la fila per giocare a fare i/le soldati/e, con dimostrazioni di military training e altre attività accattivanti.
Queste attività, alla Fiera del Levante di Bari come altrove, dal Lucca Comix al Motor Bike Expo di Verona, al Tennis&Friends di Roma alla Firenze dei bambini, rientrano perfettamente in quella strategia, ovviamente di carattere militaresco, volta ad aggredire ogni territorio e luogo in cui sono presenti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze al fine di familiarizzare con la guerra e normalizzare i processi bellici.
Si tratta di una iniziative che obbediscono ad un precisa strategia, prevista dal Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa. Basterebbe consultare il Programma di Comunicazione del 2019 per scoprire in quante e quali situazioni le forze armate, dall’Esercito fino alla Marina Militare, ai Carabinieri alla Guardia di Finanza, programmano di presenziare con lo scopo di avvicinare i/le giovani all’idea della guerra con il pretesto che: «Gli equilibri internazionali sono costantemente minacciati da estremismi che colpiscono i Paesi sia nei propri confini sia al di fuori, dove si preservano interessi
cosiddetti “a distanza”».
Con questa minaccia costante del nemico che vuole aggredirci e invaderci, una minaccia che monta anche attraverso i media e i giornalisti guerrafondai, si cerca di avvicinare alle forze armati i ragazzi e le ragazze in modo da rimpolpare gli eserciti e costruire un fantomatico nemico da combattere.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denunciamo con preoccupazione questa deriva militaristica, questa retorica che trova spazio nella “cultura della difesa” e nella “cultura della sicurezza“, che è compatibile con un processo di israelizzazione della nostra società, cioè un processo che tende con la propaganda costante a giustificare l’uso della forza per annientare un nemico che viene costruito ad hoc sin dai primi anni all’interno delle scuole (cfr. Film Innocence).
Di questo processo di militarizzazione, che si manifesta sia nelle occasioni come quella che abbiamo qui denunciato sia nella complicità delle aziende come Leonardo SpA di Grottaglie (TA) con il complesso militare, i cittadini e le cittadine pacifisti/e pugliesi devono chiedere conto ai futuri amministratori, a quelli che si candidano a vincere in Puglia, considerato anche (e noi non lo dimentichiamo) che il candidato del centrosinistra, Antonio Decaro, è quello che ha votato Sì al REARM EUROPE, cioè alle politiche che prevedono l’investimento di 800 miliardi (Fonte Sole2ore) proprio per quella “cultura della difesa” che risulta incompatibile con la cultura nonviolenta della pace, ormai solo un vecchio ricordo sbiadito di una Puglia pacifista di cui la politica si faceva interprete.
Michele Lucivero, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Puglia