Bari, Fiera del Levante senza Israele, ma con carri armati per giocare a fare la guerra
Quella che un tempo era occasione di incontro fra Oriente ed Occidente; quello
che un tempo era un ponte tra i popoli in una fiera campionaria tra le più
rinomate nel bacino del Mediterraneo; quello che un tempo era un appuntamento
festoso in una terra che si fregiava di essere Arca di Pace oggi diventa il
teatro di una preoccupante e deleteria militarizzazione dei territori e delle
coscienze, un vero e proprio Arco di Guerra.
Dopo essere riusciti con successo, anche grazie ad una grande mobilitazione
cittadina, a fare pressioni sul Comune di Bari e sulla Regione Puglia (clicca
qui per la notizia sul sito della Regione) per estromettere lo Stato sionista e
genocida di Israele dalla Fiera del Levante ed aver anche visto riconosciuto,
dopo l’intervento dell’ex consigliera regionale Viviana Guarini, il nome
Palestina sullo stand di Foglie d’Ulivo (clicca qui per la notizia), rileviamo
che, tuttavia, la Fiera del Levante resta ancora un luogo fortemente
militarizzato.
Ci sono giunte in questi giorni numerose segnalazioni relative ad un’area della
Fiera del Levante in cui l’esercito mette in bella mostra le sue macchine da
guerra, i suoi strumenti di morte, carri armati e altri mezzi militari. Dalle
foto e dai video arrivati all’Osservatorio prendiamo atto dell’esistenza di
un’area in cui i/le giovanissimi/e fanno la fila per giocare a fare i/le
soldati/e, con dimostrazioni di military training e altre attività accattivanti.
Queste attività, alla Fiera del Levante di Bari come altrove, dal Lucca Comix al
Motor Bike Expo di Verona, al Tennis&Friends di Roma alla Firenze dei bambini,
rientrano perfettamente in quella strategia, ovviamente di carattere
militaresco, volta ad aggredire ogni territorio e luogo in cui sono presenti i
bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze al fine di familiarizzare con la
guerra e normalizzare i processi bellici.
Si tratta di una iniziative che obbediscono ad un precisa strategia, prevista
dal Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa. Basterebbe consultare
il Programma di Comunicazione del 2019 per scoprire in quante e quali situazioni
le forze armate, dall’Esercito fino alla Marina Militare, ai Carabinieri alla
Guardia di Finanza, programmano di presenziare con lo scopo di avvicinare i/le
giovani all’idea della guerra con il pretesto che: «Gli equilibri internazionali
sono costantemente minacciati da estremismi che colpiscono i Paesi sia nei
propri confini sia al di fuori, dove si preservano interessi
cosiddetti “a distanza”».
Con questa minaccia costante del nemico che vuole aggredirci e invaderci, una
minaccia che monta anche attraverso i media e i giornalisti guerrafondai, si
cerca di avvicinare alle forze armati i ragazzi e le ragazze in modo da
rimpolpare gli eserciti e costruire un fantomatico nemico da combattere.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
denunciamo con preoccupazione questa deriva militaristica, questa retorica che
trova spazio nella “cultura della difesa” e nella “cultura della sicurezza“, che
è compatibile con un processo di israelizzazione della nostra società, cioè un
processo che tende con la propaganda costante a giustificare l’uso della forza
per annientare un nemico che viene costruito ad hoc sin dai primi anni
all’interno delle scuole (cfr. Film Innocence).
Di questo processo di militarizzazione, che si manifesta sia nelle occasioni
come quella che abbiamo qui denunciato sia nella complicità delle aziende come
Leonardo SpA di Grottaglie (TA) con il complesso militare, i cittadini e le
cittadine pacifisti/e pugliesi devono chiedere conto ai futuri amministratori, a
quelli che si candidano a vincere in Puglia, considerato anche (e noi non lo
dimentichiamo) che il candidato del centrosinistra, Antonio Decaro, è quello che
ha votato Sì al REARM EUROPE, cioè alle politiche che prevedono l’investimento
di 800 miliardi (Fonte Sole2ore) proprio per quella “cultura della difesa” che
risulta incompatibile con la cultura nonviolenta della pace, ormai solo un
vecchio ricordo sbiadito di una Puglia pacifista di cui la politica si faceva
interprete.
Michele Lucivero, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università, Puglia