Tag - Editoriali

22 settembre, sciopero generale e generalizzato, ma c’è chi prova a mettere i bastoni fra le ruote
ASPETTIAMO UNA RISPOSTA DA CGIL E GILDA. Tanti Collegi Docenti, a partire dall’iniziativa e dalla sensibilità di tanti colleghi e colleghe, hanno deciso di iniziare il nuovo anno scolastico effettuando un minuto di silenzio contro il genocidio in Palestina, per l’immediato cessate il fuoco e per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari nella Striscia. Per questa massiccia adesione all’iniziativa lanciata da Docenti per Gaza insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e alla Scuola per la pace Torino e Piemonte, noi siamo estremamente grati a tutti e a tutte gli/le insegnanti. Nel frattempo, però, cresce l’attenzione verso la missione della Global Sumud Flotilla, che deve poter approdare a Gaza e consegnare gli aiuti. Di fronte a una articolata e coerente iniziativa dal basso, USA e UE continuano a supportare la politica criminale di Israele e il governo Meloni si oppone alle pur timide proposte di sanzioni, che, comunque, non riguarderanno la fornitura di armi e la cooperazione militare con Israele. Fortunatamente cresce l’indignazione e la consapevolezza che bisogna, qui e ora, opporsi al genocidio e fermare la cosiddetta “operazione di terra”, iniziata dall’esercito israeliano. Lo sciopero generale e generalizzato del 22 settembre è una prima decisiva prova per dimostrare da che parte stanno lavoratrici e lavoratori e per chiedere le dimissioni del governo Meloni. Nelle scuole, in particolare, si preannuncia una significativa partecipazione. Ebbene, in questo contesto delegati locali di CGIL e GILDA diffondono, attraverso la deleteria comunicazione What’s App, informazioni di questo tipo: “Ricordiamo ai colleghi che, come previsto dall’Accordo ARAN del 2 dicembre 2020 e dalla Legge 146/1990, in caso di sciopero i docenti devono comunicare per iscritto una delle tre opzioni: aderisco; non aderisco; non ho ancora preso una decisione. La mancata comunicazione comporta responsabilità e può essere oggetto di sanzione disciplinare”. Quindi non solo non partecipano allo sciopero, ma condividono false informazioni. Infatti, secondo la normativa vigente, il personale scolastico non è obbligato a comunicare la propria adesione o meno. Chiediamo, perciò, e con urgenza, alle strutture nazionali dei due sindacati di diffondere una comunicazione corretta. NON ADERIRE A UNO SCIOPERO È UN CONTO, BOICOTTARLO È MOLTO GRAVE. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Catania
Quinto giorno di navigazione per Stefano Bertoldi dell’Osservatorio contro la militarizzazione con Global Sumud Flotilla
PUBBLICHIAMO IL VIDEO DEL QUINTO GIORNO DI NAVIGAZIONE PER STEFANO BERTOLDI, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, A BORDO DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA VERSO GAZA. Il docente, giornalista e attivista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Stefano Bertoldi, a bordo di una delle imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla fa un resoconto quotidiano della missione umanitaria. In poche parole il racconto della navigazione che porterà il gruppo di imbarcazioni con attiviste ed attivisti di diversa nazionalità verso Gaza, con loro un carico di aiuti, messaggi di pace e speranza per il popolo palestinese martoriato da lunghi e devastanti bombardamenti.
Tennis, prevenzione e carri armati: la militarizzazione avanza spedita
Dal 12 al 14 settembre Torino ha ospitato la manifestazione “Tennis and Friends – Salute e sport”, svoltasi nella centralissima Piazza Castello, che gli studenti e le studentesse dell’acampada di quella che ormai è nota come “Piazza Palestina” – presidio permanente a sostegno della popolazione di Gaza che ha da poco “compiuto” 100 giorni di vita – hanno dovuto lasciare, trasferendosi in una piazza non lontana (clicca qui per la notizia). “Tennis and Friends”, che si svolge dal 2011 “come Official Charity delle Nitto ATP Finals” (https://www.tennisandfriends.it/torino-25/), riscuote un buon successo di pubblico in questo periodo di “sinnerizzazione” della società e di innamoramento collettivo per il tennis, che sembra aver affiancato il calcio come potente “arma di distrazione di massa”. Ciò che però è rilevante agli occhi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università è che tra gli enti patrocinanti dell’evento troviamo il Ministero della Difesa, poiché le Forze Armate, così come la Polizia di Stato, sono coinvolte nelle attività di prevenzione e screening proposte in queste giornate. Sul sito del dicastero leggiamo: “Lo Stato Maggiore della Difesa contribuisce al “Villaggio della Salute”, aperto nei giorni sabato e domenica, con un’area promossa dall’Ispettorato Generale della Sanità Militare […]. Cittadini e cittadine possono usufruire di visite gratuite in Otorinolaringoiatria, Cardiologia, Oculistica e Ginecologia: un’occasione concreta per prendersi cura della propria salute, in modo semplice e accessibile” (https://www.difesa.it/smd/news-italia/difesa-a-torino-per-tennis-and-friends-tre-giorni-sport-salute-prevenzione/78942.html).  Il personale in divisa ha proposto alla cittadinanza non solo visite mediche garantite dalle strutture sanitarie militari, ma anche momenti ludici rivolti in particolare alle scuole (https://www.tennisandfriends.it/wp-content/uploads/2025/09/PROGRAMMA-TORINO2025.pdf). Nel programma della giornata di venerdì 12 troviamo proposte che spaziano dal simulatore di tiro Biathlon a fucili laser al simulatore di pagaiata, passando per una dimostrazione di blsd a cura della Polizia di Stato e senza dimenticare attività proposte dagli atleti dei gruppi sportivi militari. Il tutto è stato allietato dalla fanfara della Brigata Alpina Taurinense e dalla presenza di madrine e padrini del calibro di Cristina Chiabotto e Albano Carrisi. Le giornate di sabato 13 e domenica 14 sono state dedicate ad attività di screening e prevenzione “offerte” in parte dalla ASL di Torino e in parte da medici in divisa, mentre proseguivano le manifestazioni sportive e gli incontri con specialisti della salute e personaggi pubblici, fino alla chiusura della manifestazione con l’esibizione della Fanfara III Reggimento Carabinieri.  Dal punto di vista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università eventi e manifestazioni come quella in esame sono pienamente riconducibili al progetto di diffusione della “cultura della difesa”, di cui il Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa indica obiettivi e intenti. Tra i “temi di comunicazione” individuati dal documento troviamo proprio la sanità, che è inserita tra le funzioni che devono essere valorizzate e ricondotte a un sistema volto a presentare la “Difesa al servizio del Paese non solo per la sicurezza” (https://www.difesa.it/assets/allegati/3706/pc_md_2025.pdf, p. 25), con l’obiettivo di “cambiare la percezione dello Strumento Militare nazionale” attraverso “una mutua contaminazione reciprocamente vantaggiosa con il mondo civile” (p. 17). Ciò che qui intendiamo ribadire è che il processo di normalizzazione della presenza di Forze Armate e Forze dell’Ordine in ambito civile non è né casuale né (tantomeno) neutro, ma è al contrario l’esito di un progetto di lungo periodo, intenzionalmente e consapevolmente pianificato proprio con la finalità di “occupare” spazi e a dare risposte a esigenze non sempre adeguatamente soddisfatte da un welfare in crisi. Questo è particolarmente evidente proprio guardando al settore sanitario: la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale, già erosa da decenni di tagli, è oggi minacciata dal disinvestimento in questo capitolo di spesa a favore della crescita delle spese militari nel contesto del piano riarmo europeo. Il paradosso è evidente: le Forze Armate guadagnano credibilità e sostegno offrendo “gratuitamente” ed erogando come se fosse un “regalo” alla cittadinanza servizi che il SSN non riesce più a fornire. La distorsione è grave e incisiva anche dal punto di vista della percezione da parte dei cittadini: quello che è un diritto (la salute, le cure mediche, la prevenzione) non è garantito dai soggetti istituzionali che appaiono (e sono, in effetti) carenti per scelte (politiche) che rafforzano anche economicamente il settore militare, il quale ha così buon gioco nel presentarsi come un deus ex machina salvifico nel vicariare funzioni che non gli pertengono. L’esito perverso è l’aumento, da parte dei cittadini, della sfiducia nei confronti di settori che non vengono adeguatamente finanziati, parallelamente alla crescita di prestigio e popolarità delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, anche perché il contesto in cui il servizio è erogato è appositamente pensato per attrarre i destinatari sia con iniziative ludiche, sia grazie a una sapiente regia capace di giocare (indirettamente) su crescenti sentimenti di paura e insicurezza: non a caso proprio a Torino ha “vegliato” sulla manifestazione “un VTMM ‘Orso’, mezzo militare in configurazione ‘ambulanza’, che consente al personale medico di operare in sicurezza, garantendo un rapido intervento in area di operazioni”. A essere normalizzata, è evidente, non è più la sola presenza di personale in divisa nelle città, ma l’idea stessa che le stesse città o comunque il “nostro” tranquillo Occidente possa in un tempo neanche troppo remoto doversi riabituare all’idea e alla presenza della guerra. Qui alcuni scatti di compagni e compagne della Scuola per la Pace di Torino e Piemonte. Irene Carnazza, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Torino
L’esercito a scuola per distanziare i bambini. Assolto Antonio Mazzeo
RILANCIAMO L’ARTICOLO PUBBLICATO SU STAMPALIBERA.IT IL 16 SETTEMBRE 2024 SULL’ASSOLUZIONE DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. Di EDG – Assolto perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello del Tribunale di Messina (Presidente Tripodi, a latere Giacobello, relatore, e Finocchiaro), in riforma della sentenza di primo grado ha assolto l’insegnante e giornalista Antonio Mazzeo, difeso dall’avvocato Fabio Repici, e ha revocato le statuizioni civili della sentenza di primo grado emessa dal giudice onorario Maria Grazia Mandanici il 24 ottobre 2024. Ad Antonio Mazzeo era stato contestato il reato di cui all’art. 595 comma II e III del codice penale (diffamazione a mezzo stampa) perché, in qualità di autore dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche, dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole elementari e medie con il plauso dei Presidi, commentando la circostanza che, per evitare assembramenti, erano stati inviati militari dell’esercito a presidiare l’ingresso dell’istituto scolastico, aveva riportato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Paradiso, dottoressa Eleonora Corrado “…oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza; l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”. In primo grado, Antonio Mazzeo era stato condannato alla pena di euro 550 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Nel corso dell’udienza del processo d’appello, il 9 settembre 2025, l’insegnante messinese ha presentato alla Corte una lunga dichiarazione difensiva. “Vi scrivo quale imputato di diffamazione, a seguito di quanto da me riportato in una nota stampa in cui stigmatizzavo la presenza di militari dell’Esercito italiano, armati, all’interno del cortile della scuola di cui la persona offesa dal reato era dirigente, in data 21 ottobre 2020, in funzione di “vigilanza” e per imporre il “distanziamento sociale” alle bambine e ai bambini della scuola primaria e ai loro genitori in tempi di emergenza da Covid-19”, spiega Mazzeo. “In questi anni, sia nella fase delle indagini preliminari (si vedano ad esempio le dichiarazioni da me rese nel corso dell’interrogatorio innanzi ai Carabinieri di Milazzo) e sia in diversi interventi pubblici ho espresso stupore e il profondo dispiacere per l’esito giudiziario delle mie affermazioni che MAI hanno inteso offendere alcuno o delegittimarne il ruolo istituzionale ricoperto”. “Mi permetto tuttavia di far presente che quanto da me narrato nell’articolo contestato, sia sulle illegittime modalità di intervento dei militari dell’Esercito e sia sull’assoluta infondatezza e insostenibilità del Patto per la Sicurezza Urbana con cui sarebbe stato giustificato il loro invio a presidio delle istituzioni scolastiche – ha trovato pieno riscontro anche nei fatti accertati nel corso del giudizio”, ha aggiunto l’insegnante. “Cosa ancora più grave è però che, a quasi cinque anni di distanza da quanto accaduto, nessun organo istituzionale ha sentito il dovere morale di assumersi la paternità dell’invio di militari armati in una scuola primaria come misura di contenimento della pandemia. Ritengo ancora oggi con maggior convinzione che chi lo ha fatto ha abusato ingiustificatamente dei suoi poteri, violando i principi costituzionali e generando ulteriori inutili traumi ai minori e ai loro genitori”. “Mi sia consentito di ricordare che mentre con difficoltà e fatica, insegnanti, studenti e genitori tentavano allora di ricostruire la normalità nelle attività didattiche dopo la lunga e drammatica chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con il lockdown decretato nel marzo 2020, la risposta istituzionale al coronavirus privilegiava lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore, i suoi simboli. L’emergenza sanitaria, drammatica, reale, è stata rappresentata e manipolata come una crisi bellica globale per conseguire controlli repressivi e limitazioni delle libertà individuali e collettive e la militarizzazione dell’intera sfera sociale, politica ed economica”. “Purtroppo la sicurizzazione della risposta al coronavirus si è sviluppata in continuità con il dilagante processo di militarizzazione de iure e de facto degli istituti e degli stessi contenuti culturali e formativi, aggravatosi ulteriormente negli anni successivi come presunta risposta al conflitto in Ucraina o alle gravissime crisi umanitarie in atto nel mondo, a partire dallo scempio inumano in corso a Gaza. Come, senza essere presuntuoso, può essere considerato fatto notorio, da anni denuncio e documento come la scuola italiana si sia trasformata in laboratorio sperimentale di percorsi didattici subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici dominanti. Alle città d’arte e ai siti archeologici le scuole preferiscono sempre più le visite alle caserme e alle basi USA e NATO “ospitate” in Italia o alle industrie belliche mentre agli studenti è imposta la partecipazione a parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche affidate a generali e ammiragli (dall’interpretazione della Costituzione all’educazione ambientale e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi sui cacciabombardieri e le fregate; l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’eccellenza delle forze armate o nelle aziende produttrici di armi. A ciò si aggiunga la conversione delle strutture scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere e dispositivi elettronici identificativi e di controllo (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà ad indossare badge, ecc.)”. “Fortunatamente oggi il tema della militarizzazione della scuola italiana è entrato nel dibattito politico ed educativo pubblico e negli ultimi anni, promosso da intellettuali, pedagogisti, insegnanti e organizzazioni sindacali di base, è nato un Osservatorio nazionale che ha già presentato report e dossier ripresi con attenzione dai media nazionali ed internazionali”, prosegue Mazzeo. “Comprendo bene che si possa divergere su valutazioni di ordine educativo e pedagogico ma non credo assolutamente che sia un’aula giudiziaria il luogo dove confrontarsi sui processi in atto nella società e nella scuola italiana, specie in assenza (o in vera e propria latitanza) degli interlocutori istituzionali che hanno assunto le scelte generatrici del conflitto tra le nostre rispettive parti. Ma non credo che si possano criminalizzare in sede giudiziaria le mie idee, sostenute sempre in modo rispettoso di chiunque, con esclusivo riferimento ai fatti oggetto di valutazione e ai principi da me propugnati, senza aggredire alcuno o alcuna nella sua dignità di persona”. ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2020-21, QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. AL PROCESSO DI PRIMO E SECONDO GRADO CONTRO L’INSEGNANTE-GIORNALISTA, LA PRESIDE SI È COSTITUITA PARTE CIVILE (DIFESA DALL’AVVOCATO FILIPPO PAGANO). Fonte: stampalibera.it.
Secondo giorno di navigazione per Stefano Bertoldi dell’Osservatorio contro la militarizzazione con Global Sumud Flotilla
PUBBLICHIAMO IL VIDEO DEL SECONDO GIORNO DI NAVIGAZIONE PER STEFANO BERTOLDI, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, A BORDO DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA VERSO GAZA. Il docente, giornalista e attivista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Stefano Bertoldi, a bordo di una delle imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla fa un resoconto quotidiano della missione umanitaria. In poche parole il racconto della navigazione che porterà il gruppo di imbarcazioni con attiviste ed attivisti di diversa nazionalità verso Gaza, con loro un carico di aiuti, messaggi di pace e speranza per il popolo palestinese martoriato da lunghi e devastanti bombardamenti.
Eastern sentry: blindare l’est europeo, finanziare le guerre, confondere tra aggredito e aggressore
PERCHÉ NASCE EASTERN SENTRY (SENTINELLA DELL’EST)? COME BLINDARE L’EST EUROPEO, FINANZIARE LE INFRASTRUTTURE DI GUERRA E CREARE CONFUSIONE TRA AGGREDITO E AGGRESSORE “Eastern sentry“, Sentinella dell’est, è la nuova missione NATO in funzione antirussa, è stata lanciata negli ultimi giorni, ma le premesse sono evidenti da mesi, da quando l’Unione Europea aveva deciso di finanziare, con le prossime manovre di bilancio, la grande rete infrastrutturale tra Polonia e Paesi limitrofi aderenti alla NATO al fine di creare rapidi collegamenti per il trasporto di armi e di truppe. È possibile apparire all’opinione pubblica nel ruolo di vittime quando si è invece responsabili del riarmo per deliberate politiche militariste. Le risorse arriveranno dalla NATO e dai Paesi dell’UE, “tutti insieme” come affermando i vertici NATO, del resto come affermava uno storico della Grecia classica esistono cause reali e cause apparenti all’origine di ogni conflitto bellico. La conferenza stampa del segretario generale della NATO merita di essere ascoltata per trarre qualche idea del livello di guardia raggiunto: Nato, Rutte annuncia l’iniziativa Sentinella orientale per difendere il fianco est dell’Alleanza Una fonte autorevole, e lontana dalle nostre posizioni, come Analisi Difesa aiuta a capire gli scenari e a uscire dalla dicotomia aggredito e aggressore per comprendere i reali scenari di guerra: “Secondo il direttore generale di “Mechanical Protection Systems”, Dmitry Dorofeev, la Russia ha sviluppato un metodo innovativo e a basso costo per proteggere oggetti e infrastrutture dagli attacchi dei droni. Il sistema, denominato “Darwin”, consiste in una rete protettiva espandibile in poliammide in grado di catturare i droni in volo. Il sistema si basa su un processo a due fasi per neutralizzare le minacce: una prima fase di riduzione dell’energia, dove nell’impatto, i fili di poliammide della rete si allungano assorbendo così tra il 50% e il 100% dell’energia cinetica del drone. La versatilità della rete la rende adatta alla protezione di una vasta gamma di bersagli, dai nodi di controllo e centri dati a scuole, ospedali e impianti industriali, comprese le industrie a rischio di esplosione o incendio. L’autore dello sviluppo sottolinea l’importanza di trovare soluzioni economiche e fisiche, in un contesto in cui, secondo lui, l’Ucraina e i Paesi NATO hanno consegnato alle Forze armate ucraine oltre 1,3 milioni di droni nel 2024, con una previsione di 4 milioni nel 2025. Fonte: I russi producono una nuova rete per la protezione contro i droni   – Analisi Difesa  E la reazione NATO e UE arriva dopo l’annuncio del muro anti-drone evocato da Ursula von der Leyen per fortificare il fianco est blindandolo militarmente evocando la imminente aggressione Russa. “Sentinella orientale” è, quindi la nuova, l’ennesima, missione NATO annunciata da Mark Rutte e ne fanno parte alcuni dei Paesi che hanno accresciuto maggiormente la spesa militare come Danimarca, Francia, Regno Unito e Germania, altri ancora stanno invece per aderire come anticipato dalla Alleanza Atlantica. L’occasione si presta utile per mettere a punto il nuovo sistema di produzione militare, accelerare i processi di sinergia tra imprese belliche europee, evitare la frammentazione dei sistemi d’arma in troppi modelli di cui parlano i documenti ufficiali della Unione Europea che poi ricalcano le analisi redatte dalle imprese strategiche nel settore ricerca e sviluppo. La UE vuole spendere di più e meglio i propri soldi e non subire l’egemonia industrial-militare degli USA e per questo promettono rapidi cambiamenti perché gli armamenti europei costerebbero di più rispetto a quelli Usa avendo spazi di mercato decisamente inferiori. A prescindere dal giudizio sulla Russia, da parte nostra non certo benevolo, è innegabile che in pasto all’opinione pubblica venga data una informazione parziale che stride con i fatti reali e gli avvenimenti in corso, con gli interessi della NATO e di quel vasto apparato industriale e militare per l’ampliamento del quale (ipotizzato dalle imprese europee come nevralgico e strategico) serve appunto una sentinella armata nell’est europeo. Ma è proprio questa sentinella a soffiare sui venti di guerra, altro che strategia difensiva come i servi sciocchi della stampa occidentale si affrettano a scrivere. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Primo giorno di navigazione per Stefano Bertoldi dell’Osservatorio contro la militarizzazione con Global Sumud Flotilla
PUBBLICHIAMO IL VIDEO DEL PRIMO GIORNO DI NAVIGAZIONE PER STEFANO BERTOLDI, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, A BORDO DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA VERSO GAZA. Il docente, giornalista e attivista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Stefano Bertoldi, a bordo di una delle imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla fa un resoconto quotidiano della missione umanitaria. In poche parole il racconto della navigazione che porterà il gruppo di imbarcazioni con attiviste ed attivisti di diversa nazionalità verso Gaza, con loro un carico di aiuti, messaggi di pace e speranza per il popolo palestinese martoriato da lunghi e devastanti bombardamenti.
Il carattere strategico degli investimenti militari per superare la crisi sistemica
Il Piano “Readiness 2030” dell’UE prevede un impegno complessivo di circa 800 miliardi di Euro, con la spesa UE-27 salita a 348,5 miliardi nel 2024 (1,9% del PIL, +24% rispetto al 2023) e un obiettivo NATO del 5% al 2035, pari a 781,7 miliardi aggiuntivi per l’UE. Di questi 800 miliardi di Euro, 650 miliardi sarebbero richiesti dai bilanci nazionali dei singoli Stati Membri (ipotizzandoli esenti dalle regole fiscali europee) mentre 150 miliardi di Euro da ReArm Europe sarebbero raccolti sui mercati dei capitali, sostenuti dal bilancio dell’UE, stimolando l’aumento dei contributi della Banca Europea degli Investimenti (BEI): Forum di Cernobbio: 51^ edizione | The European House – Ambrosetti Il documento strategico sull’industria di armi presentato al Forum di Cernobbio merita di essere letto, studiato e diffuso, il ricorso al Riarmo e alla Guerra è stato studiato a tavolino e da tempo proposto come soluzione della crisi sistemica. Sono cambiati gli scenari di guerra, acquistano sempre maggiore rilevanza le tecnologie digitali, i satelliti e i droni e per giustificare colossali investimenti pubblici e privati si denuncia l’estrema pericolosità degli attacchi cyber in UE, cresciuti di numero e sempre meno prevedibili per il supporto accordato dalla Intelligenza artificiale. Un monito verso l’Italia lanciato dagli imprenditori che ricordano la esigua spesa nazionale per combattere gli attacchi informatici costruendo dei sistemi difensivi avanzati e altamente tecnologici. Sempre nel rapporto si scrive che l’Italia rimane ultima tra i principali Paesi europei per spesa in difesa cyber in rapporto al PIL……e cresce l’esigenza di sviluppare capacità autonome di difesa a livello UE. L’obiettivo è ambizioso, acquisire tecnologie di ultima generazione per garantire alla UE l’autonomia strategica con incremento delle spese in D&S di circa 800 miliardi di euro per raggiungere in un decennio la spesa militare pari al 5 per cento del PIL a cui aggiungere ulteriori capitoli di spesa dipendenti da altri Ministeri ma pur sempre riconducibili al comparto bellico. La UE punta quindi sull’industria della D&S la cui crescita in termini di fatturato, utili, azioni in borsa e anche occupazione è considerata la più elevata performance nell’economia capitalistica. I dati indicati nel documento strategico sono eloquenti ipotizzando la crescita nel fatturato e nell’occupazione (rispettivamente +7,4% e +7,2% medio annuo nel quinquennio 2019-2023) quanto nelle esportazioni e negli investimenti in Ricerca &Sviluppo (cresciuti entrambi di oltre il 9% nel quinquennio 2019-2023).Con una presenza consolidata di grandi gruppi della D&S nei principali Paesi europei (in primis, Francia, Italia, Germania e Regno Unito), il fatturato dell’industria europea della D&S è cresciuto in media del 7,4% annuo nel quinquennio 2019-2023 rispetto al +5% del PIL UE-27. Anche l’occupazione della filiera europea della D&S è cresciuta a un tasso medio annuo del 7,2% nello stesso periodo rispetto al +0,7% dell’occupazione a livello complessivo UE. Sono soprattutto le speculazioni borsistiche, le quotazioni in borsa dei titoli azionari legate alle imprese produttrici di armi a rappresentare una fetta rilevante degli affari in corso, al contempo Ricerca e Sviluppo sono indirizzati ai settori giudicati dirimenti per il futuro dell’industria bellica europea, in linea con le indicazioni del grande progetto di Riarmo europeo ossia i sistemi (elettronici e non ) di difesa aerea e antimissile, i droni e gli anti droni, la IA, il settore cyber e la guerra elettronica oltre a sistemi di artiglieria, munizioni. I limiti dell’Italia sono legati al basso numero di brevetti depositati e agli investimenti stanziati, le criticità evidenziate suggeriscono repentini cambi di rotta destinando risorse economiche in alcuni campi che poi sono quelli dove maggiore è la presenza delle multinazionali. Grande è il peso della propaganda, la industria delle armi leggere pesa come la industria del turismo ma nell’immaginario collettivo si pensa a un apporto decisamente maggiore, gli analisti (legati alle grandi aziende del settore) calcolano un aumento esponenziale della produzione, degli occupati e degli utili per le aziende produttrici di armi e connesse alla Ricerca e Sviluppo di nuove tecnologie, prendiamo allora per buoni i dati presentati: “La filiera italiana della Difesa e Sicurezza genera ogni anno un giro d’affari totale superiore a 60 miliardi di Euro e presenta un moltiplicatore economico pari a 2,72, il che significa che per ogni Euro di fatturato diretto si attivano ulteriori 1,72 Euro nell’economia nazionale“. L’aumento degli investimenti pubblici è di vitale importanza, pensano che attestando la spesa militare al 5% del PIL si possa triplicare il fatturato dell’industria nazionale della D&S ad oltre 70 miliardi di Euro all’anno 2035 non prima di avere ripensato anche la struttura organizzativa e gestionale dell’intero settore, dall’apparato burocratico per il procurement militare fino a un rapporto di collaborazione e sinergico tra le imprese del settore. E se un settore viene giudicato strategico  e questo settore produce armi e sistemi di distruzione di massa viene da pensare che le guerre saranno sempre più presenti e da giustificare nel contesto sociale con una devastante presenza della cultura militarista per prepararci alla ineluttabilità del conflitto armato come unica soluzione alle controversie internazionali. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Volpago del Montello (TV) apre le scuole con azioni militaresche, contrarietà dell’Osservatorio
A Volpago del Montello (TV) nel primo giorno di scuola, l’amministrazione comunale ha invitato gli alpini della sezione locale per l’alzabandiera, procedendo spediti con lo sdoganamento delle prassi militari nelle istituzioni scolastiche (qui la notizia https://www.facebook.com/share/p/16pzfp8oeh/). Come aderenti all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Treviso e del Veneto esprimiamo una netta contrarietà alla presenza di un gruppo militare alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico presso l’Istituto Comprensivo di Volpago del Montello (TV). La scuola dovrebbe essere un luogo di formazione alla pace, alla democrazia e alla cittadinanza responsabile, valori incompatibili con la strumentalizzazione delle istituzioni militari in un contesto educativo, soprattutto in un momento in cui la società civile dovrebbe cercare di smorzare le velleità guerrafondaie del governo italiano, delle istituzioni europee e delle alleanze militari atlantiste. La scelta di introdurre forze armate in un momento simbolico come l’inizio dell’anno scolastico non solo contrasta con questi principi, ma rischia di influenzare negativamente la sensibilità degli studenti, soprattutto in una fase di crescita così delicata e in un periodo come quello attuale. La cerimonia di inizio anno scolastico dovrebbe celebrare l’inclusività e la serenità, senza riferimenti a istituzioni che, per loro natura, non possono essere completamente separabili dal contesto della guerra. SAREBBE OPPORTUNO CHE LA DIRIGENZA SCOLASTICA RIVEDA QUESTA DECISIONE, PROMUOVENDO INVECE CERIMONIE CHE CELEBRINO L’INCLUSIVITÀ, IL RISPETTO RECIPROCO E LA CULTURA DELLA PACE. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Treviso e del Veneto
Catania, docenti e scuole esprimono condanna per le guerre e solidarietà alla Palestina
A Catania i collegi docenti di tre scuole (Liceo E2. Boggio Lera”, Istituto “M. Cutelli” e IC “Parini”) hanno approvato la mozione in allegato, altri collegi (IC “Rapisardi -Dante Alighieri”, Istituto “Musco”, IC “Sauro- Giovanni XXIII”, IS “Vaccarini”) hanno espresso una chiara condanna delle guerre e solidarietà verso il popolo Palestinese. Non è tempo di silenzi o reticenze. Oltre 56 conflitti (di varia natura) attraversano il nostro pianeta. Una guerra mondiale a pezzi, che rischia di diventare globale. Un conflitto, vista la qualità, e la quantità, degli armamenti che non avrebbe né vincitori, né vinti. La scuola, quella che non addestra, che non esalta le competenze, che non rinuncia alla riflessione e allo spirito critico, può giocare un ruolo decisivo. Può provare a rovesciare la “normalizzazione” della guerra e della violenza che sembrano oggi prevalere. Non soltanto perché “se vuoi la pace, devi preparare la pace”, ma perché se vuoi costruire il futuro, se vuoi pensare/progettare il futuro, non puoi non partire dall’articolo 11 della nostra Costituzione, dal ripudio della guerra. Ma, pur condannando tutte le guerre, dobbiamo anche affermare che non sono tutte uguali. Il genocidio in Palestina, dove non c’è uno scontro fra due eserciti, rappresenta, infatti, la riproposizione di logiche e politiche che, dopo la sconfitta del nazi-fascismo, pensavamo sconfitte per sempre. L’idea della pulizia etnica (a Gaza, come in Cisgiordania) va contrastata in tutti i modi possibili. Né si può accettare che il “democratico” Occidente si volti dall’altra parte, applicando la politica dei due pesi e delle due misure (nessuna sanzione, prosecuzione di tutti i rapporti politici e commerciali, cooperazione militare…) che rafforza Israele nel perseguire i suoi obiettivi. Al punto che lo stato di Tel Aviv può, come se fosse normale, radere al suolo Gaza, fare morire di fame la popolazione, bombardare Libano, Siria, Yemen, Iran, Quatar… Come si può pensare che dopo questi crimini si potrà nuovamente percorrere il cammino della pace? Di fronte a un tale fallimento, politico e culturale, non stupisce che le classi dirigenti, europee e statunitensi, complici e silenti abbiano paura del confronto e della discussione, sino ad affermare che la scuola non può, non deve, occuparsi di tali problematiche. Lo fanno attraverso il linguaggio burocratico degli uffici scolastici regionali, ma anche, come nel caso del ministro Valditara, tentando di distribuire genericamente fra tutti le responsabilità. Un modo per evitare il giudizio su ciò che sta effettivamente accadendo. Se sono tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Se la scuola non vuole voltarsi dall’altra parte, deve impegnarsi a fianco di chi, dal basso, pratica la solidarietà (per ultima la Global Sumud Flotilla) e, soprattutto, non rinunciare alle analisi, alle riflessioni e al confronto. Bisogna essere coscienti che non basta la pace, ma occorre una pace giusta. Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Mozione approvata dagli istituti di Catania. *La Scuola ripudia la guerra* La barbarie bellica sembra essersi impadronita della nostra esistenza. In questo momento, nel nostro pianeta sono in atto oltre 50 conflitti, fra stati e/o fazioni civili: la guerra russo-ucraina, o quelle in Myanmar, Sudan, Siria sono solo alcune di un elenco purtroppo molto lungo. Bombardamenti, droni killer, massacro di civili (soprattutto donne e bambini) ci vengono riproposti quotidianamente, quasi a certificarne la normalità, come se dovessimo abituarci all’indifferenza. In Palestina, nella Striscia di Gaza e non solo, l’orrore è ancora maggiore. La popolazione è affamata, le strutture abitative distrutte per oltre il 70%, ospedali e scuole rasi al suolo, sfollamento continuo di oltre due milioni di persone. Israele parla apertamente di allontanamento di tutti i palestinesi dalla Striscia. Un progetto di pulizia etnica. Non a caso la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per la leadership israeliana (incluso Netanyahu e Gallant) per presunti crimini e violazioni del diritto umanitario nel conflitto a Gaza e più voci autorevoli hanno definito quello in corso nella Striscia un genocidio. Ebbene, di fronte a tutto questo la scuola non può più tacere. Se lo facesse, abdicherebbe al proprio compito educativo, al dovere di lavorare per la pace, per l’inclusione e contro ogni forma di discriminazione e di pregiudizio. La scuola non può rinunciare a far vivere la nostra Costituzione che, come recita l’art.11, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Per questi motivi il Collegio dei Docenti del ………… si impegna 1) Ad esporre la bandiera della Pace per ribadire la condanna di tutte le guerre; 2) Ad effettuare in tutte le classi, giorno …. settembre alle ore 9,15, un minuto di silenzio per chiedere l’immediato cessate il fuoco in Palestina e lo sblocco degli aiuti umanitari; 3) Ad affrontare, all’interno dei programmi di studio, il tema della pace e della guerra, affinché tutti gli studenti e tutte le studentesse possano maturare conoscenze adeguate ed esprimere autonomamente le loro riflessioni.