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La lobby israeliana si sta sciogliendo sotto i nostri occhi
Il mese scorso, un membro di spicco dell’organizzazione ebraica J Street, che aveva lavorato per Obama e Harris, ha spiegato che la tradizione del Congresso di sostenere Israele “a prescindere da tutto” è stata imposta da un “gruppo ben finanziato di ebrei“. “Un piccolo gruppo di ebrei americani, organizzato e […] L'articolo La lobby israeliana si sta sciogliendo sotto i nostri occhi su Contropiano.
CISGIORDANIA: OCCUPAZIONE TOTALE E NUOVE FORME DI PRESSIONE, IL RACCOLTO DI OLIVE PIU’ VIOLENTO DI SEMPRE
In questa intervista per Radio Onda d’Urto, con l’italo palestinese Fabian Odeh in collegamento da Nablus, analizziamo il rapido aggravarsi della situazione nei territori della Cisgiordania Occupata. In particolare quello che è stato il “peggiore raccolto di olive di sempre”: oltre alla scarsità del raccolto di quest’anno, i palestinesi hanno dovuto affrontare immense difficoltà nell’accedere alle proprie terre. A causa della politica di occupazione israeliana, dei numerosi controlli e della presenza di coloni armati su tutte le aree coltivate, gran parte del raccolto è andata perduta. I coloni sono intervenuti in diverse occasioni, arrivando a distruggere il raccolto, ad esempio svuotando i sacchi di iuta e disperdendo le olive su muretti di pietra, rendendone il recupero quasi impossibile. Questa situazione ha provocato una forte scarsità di olio, tanto che l’Autorità Nazionale Palestinese dovrà importare olio dall’estero per sopperire al fabbisogno, nonostante la Palestina produca solitamente buoni quantitativi. L’impossibilità di raggiungere i campi è aggravata dal fatto che la maggior parte della terra agricola palestinese (il 62% del totale della Cisgiordania) si trova nelle Aree C. Sono le politiche di occupazione e appropriazione delle risorse naturali da parte israeliana a impattare sull’economia palestinese. L’aggressione si manifesta anche attraverso nuove forme di pressione psicologica e controllo territoriale. Lungo la Strada 60, che collega Ramallah a Nablus, i coloni israeliani hanno recentemente installato migliaia di bandiere israeliane, praticamente ogni 5 o 10 metri per 17 km. Questo gesto, visto quotidianamente dai palestinesi che percorrono la strada, è “un simbolo di genocidio e un crimine, inviando il messaggio chiaro che i coloni considerano ormai quella terra come israeliana”. Nonostante l’allentamento dell’intensità di quello che è il genocidio in corso nella Striscia di Gaza, “in Cisgiordania si registra un salire della tensione e un aggravarsi della situazione, con un’occupazione che diventa sempre più aggressiva. Il territorio è segnato da un forte intervento militare israeliano, con la distruzione completa di campi profughi come quello di Jenin, Tulkarem e Nur Shams, e incursioni nelle città di Tubas e Qalqilya”. È in atto anche una “colonizzazione agricola” lenta e capillare. “Nella Valle del Giordano”, continua Fabian Odeh, “si assiste alla continua distruzione dei pozzi agricoli palestinesi, mentre i coloni possono trivellare pozzi più profondi, prosciugando le risorse idriche palestinesi. Inoltre, si notano nuovi fenomeni, come l’occupazione di grandi distese di terreno tramite nuove iniziative pastorali e stalle con mandrie di mucche, spesso sostenute economicamente dal governo israeliano”. Questa erosione silenziosa del suolo, accompagnata da intimidazioni, sfollamenti forzati e distruzione di villaggi beduini, è considerata la parte più pericolosa di un’occupazione che mira alla presa totale della Cisgiordania. Infine, Fabian Odeh ci riporta anche lo sdegno di molti palestinesi per la notizia della prossima visita in Italia del Presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che dovrebbe partecipare a una festa del partito Fratelli d’Italia, un sostenitore del genocidio in Palestina. Ascolta l’intervista completa con Fabian Odeh, italo palestinese che viaggia spesso in Cisgiordania, collaboratore di Radio Onda d’Urto Ascolta o scarica
Puglia: contestazioni contro la crociera dei genocidi
La nave da crociera Crown Iris che porta soldati israeliani a riposarsi dopo il servizio prestato al genocidio palestinese è arrivata stamani al porto di Brindisi cercando di far perdere le sue tracce, doveva infatti arrivare ieri. Un gruppo di compagne e compagni l'ha attesa sul porto, poi si è spostato alla Capitaneria di porto. Ora compagne e compagni si stanno riorganizzando per raggiungerli nelle diverse destinazioni che hanno scelto
Primi colloqui diretti tra Libano e Israele ma cresce il rischio di escalation
Il 3 dicembre si è svolto l’incontro diretto tra funzionari civili libanesi e israeliani, un momento importante perché era qualcosa che non succedeva dal 1983, ovvero da quando i sionisti invasero il sud del paese dei cedri. L’incontro si è tenuto presso il quartier generale delle forze UNIFIL, nella città […] L'articolo Primi colloqui diretti tra Libano e Israele ma cresce il rischio di escalation su Contropiano.
Gaza. Scontro a fuoco a Rafah, bombardato campo di sfollati. I tunnel incubo per gli occupanti
Ieri pomeriggio, cinque soldati israeliani sono rimasti feriti, uno dei quali gravemente, in uno scontro tra combattenti palestinesi e le truppe stanziate a Rafah, nel sud di Gaza. Secondo quanto riporta il Times of Israel, la versione dei portavoce militari israeliani afferma che lo scontro è iniziato quando i soldati […] L'articolo Gaza. Scontro a fuoco a Rafah, bombardato campo di sfollati. I tunnel incubo per gli occupanti su Contropiano.
LA FLOTTA DEL GENOCIDIO: IL NUOVO DOSSIER DI LINDA MAGGIORI PER ALTRECONOMIA
“La flotta del genocidio – Sulle rotte delle armi dai porti italiani” è il dossier di Linda Maggiori pubblicato dai tipi di Altreconomia che spiega come il transito delle armi verso Israele possa continuare nei porti italiani, nonostante le leggi che lo impedirebbero a cominciare dalla legge 185 del 1990. Non solo il transito da parte di paesi esteri usando i porti italiani, ma anche merci a doppio utilizzo (civile e militare). I registri autorizzativi del ministero degli esteri sono vuoti, perché le compagnie straniere non sono tenute a dichiararsi all’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento UAMA; eppure “il ministero dell’Interno e le prefetture conoscono con anticipo i traffici di armi e predispongono misure ad hoc (tra cui le scorte armate)”, scrive Linda Maggiori. Insomma, “non solo questi carichi vengono lasciati passare ma vengono persino scortati”. Ne abbiamo parlato ai nostri microfoni con Linda Maggiori, giornalista freelance di Ravenna collaboratrice di diverse testate tra cui Altreconomia. Ascolta o scarica
No al turissmo di guerra israeliano in Puglia
Il Comitato di Brindisi contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace, organizza con altri comitati pugliesi solidali con la Palestina il 4 Dicembre a partire dalle ore 7:00 un sit in in via Spalato, all’uscita del porto interno da dove usciranno i pullman della nave “Crown Iris” proveniente dal porto israeliano di Haifa; nave che a bordo ha numerosi militari impegnati nel genocidio di 70.000 donne, bambini, uomini, soprattutto civili, in “vacanza di decompressione” così come è definita dalle loro autorità. La giornata di protesta continua ad Alberobello con appuntamento alle ore 9:00, in piazza Martellotta, ed alle 18 di nuovo al rientro dei pullman a Brindisi. In comunicazione telefonica con un compagno di Alberobello abbiamo parlato di queste proteste contro il turismo di guerra israeliano in Italia. A continuazione il resto del loro comunicato: Quello che chiediamo come comitati pugliesi è la rottura di ogni rapporto economico, militare, industriale con Israele, paese che ha distrutto per il futuro qualsiasi regola stabilita dal diritto internazionale e dei diritti umani. Le reali intenzioni di Israele continuano ad essere dimostrate dall’attacco fisico nei confronti dei cittadini palestinesi, sia a Gaza e sia in Cisgiordania, delle organizzazioni umanitarie di tutto il mondo. Gravissimo è l’episodio in questi giorni riguardante tre giovani Italiani brutalmente picchiati insieme ad una giovane canadese ed invitati ad andare via. A pochi mesi dalla notizia che militari israeliani impegnati nella campagna genocidaria a Gaza hanno trascorso “vacanze antistress” in località balneari italiane sotto la tutela del Ministero degli Interni, apprendiamo con sgomento che il turismo di guerra “made in Israel” punta a fare tappa anche nella nostra regione. Per il prossimo 4 dicembre è infatti in programma l’attracco nel molo di Brindisi della nave da crociera Crown Iris della compagnia israeliana Mano Maritime proveniente da Haifa. Senza considerare che nel decennio post Unione Sovietica, la compagnia ha collaborato col Ministero dell’Immigrazione di Israele nel trasferire oltre 140.000 migranti russi, finiti in buona parte nelle colonie illegali della Cisgiordania, e che il suo armatore, Moshe Mano, è stato omaggiato dalla Marina Militare israeliana per l’assistenza ricevuta in svariate operazioni e anni di attività, la presenza di militari dell’IDF con le loro famiglie tra le centinaia di passeggeri che sbarcheranno a Brindisi è statisticamente fuori discussione. Una volta a terra, come recita il programma consultabile online, una parte dei passeggeri sarà libera di visitare la città mentre altri verranno accompagnati in gita ad Alberobello. Quali rappresentanti della società civile salentina, quest’aria di vacanza che trasuda sangue sul nostro territorio NON POSSIAMO ACCETTARLA! Contestando fortemente l’idea che la Puglia tutta e Brindisi in particolare possano trasformarsi in un “porto franco” di uno Stato sotto processo per “GENOCIDIO” alla Corte Internazionale di Giustizia e sul suo premier Benjamin Netanyahu pende un mandato di cattura spiccato dal Tribunale Penale Internazionale, e richiamando la mozione del Consiglio regionale pugliese, primo in Italia, volta a “interrompere le relazioni istituzionali e commerciali con Israele". Esigiamo un intervento da parte di tutti gli organismi rappresentanti il DIRITTO e la GIUSTIZIA che impedisca alla nave di uno Stato genocida di attraccare nel nostro porto, dopo che lo scorso ottobre imbarcazioni in missione umanitaria hanno subìto un atto di pirateria dalla marina militare del medesimo Stato. Invitiamo, pertanto, la cittadinanza a partecipare ai presidii che si terranno alle ore 7:15 e 17:30 in via Spalato a Brindisi, e alle 9.00 in largo Martellotta ad Alberobello. Comitato contro il genocidio del popolo Palestinese, contro il riarmo e per la Pace – Brindisi
“Fuori Leonardo S.p.A. dai centri di formazione professionale”
La complicità di Leonardo S.p.A. nel genocidio in Palestina è ormai di dominio pubblico. Nonostante il tentativo di smentita dell’Amministratore delegato Roberto Cingolani in una recente intervista al “Corriere della Sera”, l’azienda produttrice di armamenti, il cui maggior azionista è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha rifornito e continua a rifornire Israele, stato sotto accusa per genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia, con le armi prodotte nei suoi stabilimenti. Dai cannoni prodotti dalla controllata Oto Melara in dotazione alla marina israeliana con i quali sono stati effettuati bombardamenti sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 in poi, alla componentistica prodotta da Leonardo per gli F-35 utilizzati per radere al suolo Gaza, alla fornitura di elicotteri Agusta per l’addestramento delle forze di occupazione, alla produzione da parte di MBDA, partecipata di Leonardo, di componenti di ali direzionali per le bombe GBU-39, responsabili, come documentato dal quotidiano britannico “The Guardian”, di almeno decine di vittime civili. Questa complicità, ben documentata anche dalla Relatrice Speciale per il territorio palestinese occupato Francesca Albanese nel suo penultimo rapporto, ha spinto alcune associazioni e una cittadina palestinese a denunciare la scorsa settimana Leonardo S.p.A. al Tribunale Civile di Roma. Di fronte a tali responsabilità ineludibili, Leonardo non dovrebbe unicamente essere messa sotto inchiesta nei tribunali: non dovrebbe avere più nessuna legittimità negli spazi pubblici di questo paese, men che meno nei luoghi della formazione. > E invece, come documentato da “Altreconomia” nel numero di Ottobre, almeno 23 > atenei pubblici hanno legami con Leonardo. Queste collaborazioni possono > prendere la forma di progetti di ricerca finanziati da Leonardo, ma anche > borse di studio o contratti a tempo determinato per ricercatori/ricercatrici, > fino a indirizzare la didattica, con insegnamenti tenuti proprio da docenti > riconducibili a Leonardo. Un legame atenei pubblici – Leonardo S.p.A. che non solo pone seri interrogativi sull’autonomia dei saperi e sul ruolo sociale dell’Università e della ricerca pubbliche, che dovrebbero essere luoghi di elaborazioni di saperi critici nell’interesse collettivo. Queste collaborazioni svolgono anche la funzione di peace-washing, cercando di riabilitare l’azienda bellica occultando, o quanto meno facendo passare in secondo piano, le proprie responsabilità nelle violazioni dei diritti umani. > A questo rapporto consolidato fra istituzioni universitarie e Leonardo, dal > 2023 si aggiunge un accordo di collaborazione stretto fra l’azienda bellica e > la Città Metropolitana di Roma Capitale per la «realizzazione di percorsi > formativi innovativi da realizzarsi presso i Centri Metropolitani di > Formazione Professionale». L’accordo di collaborazione, istituito con il decreto n. 94 del 13/06/2023 e poi finalizzato l’anno successivo con il decreto n. 7 del 22/01/2024, consente a Leonardo di entrare nel Centro Metropolitano di Formazione Professionale di Acilia allestendo «un laboratorio specialistico in materia di cyber security brandizzato con propri loghi e marchi» Leonardo inoltre, nell’ambito dell’accordo, svolgerà «il ruolo di Azienda madrina per gli studenti del 1° anno [ragazz3 di 14 anni], accoglierà gli studenti del 2° e 3° anno in alternanza scuola-lavoro rinforzata e potrà sottoscrivere contratti di apprendistato». Il risultato di questa collaborazione è la progettazione di un percorso formativo triennale, gratuito per student3 dai 14 ai 17 anni, che abilita la figura di Operatore Informatico in Ambiente Cybersecurity. L’operazione di peace-washing messa in piedi da Leonardo è palese, con il supporto inaccettabile della Città Metropolitana di Roma Capitale, che in tal modo dimostra disprezzo della giurisdizione internazionale e della vita dei e delle palestinesi (che il genocidio israeliano continua a uccidere dimostrando quanto strumentale sia questo “cessate il fuoco” per la normalizzazione del massacro). Chiediamo quindi l’immediata rescissione della collaborazione fra Leonardo S.p.A. e la Città Metropolitana di Roma Capitale: come previsto nell’articolo 5 dell’Accordo, tale rescissione sarà senza oneri per la Città Metropolitana in quanto «non darà diritto ad alcuna indennità o risarcimento, a qualsiasi titolo e di qualsiasi natura». Chiediamo inoltre l’immediata espulsione di Leonardo e di tutti gli attori che hanno supportato il genocidio, l’occupazione e l’apartheid dal mondo della formazione: i saperi devono essere liberi, contro le guerre e per l’auto-determinazione dei popoli. BDS Roma Docenti per Gaza RUP – Rete Ricerca e Università per la Palestina Immagine di copertina di Dinamopress SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo “Fuori Leonardo S.p.A. dai centri di formazione professionale” proviene da DINAMOpress.
Caso “La Stampa”. Il prezzo di stare dalla parte giusta
Sabato sera. Cena. La Tv gira per conto suo. Arrivano le parole: “Ignobile, vile, grave, irresponsabile, anni di piombo”. Guardo le immagini: ragazzi entrano nella sede del quotidiano La Stampa e come si direbbe oggi in linguaggio antagonista “lo sanzionano”. Mi colpiscono i volti scoperti. Santa ingenuità. Con un governo di […] L'articolo Caso “La Stampa”. Il prezzo di stare dalla parte giusta su Contropiano.
Giornalisti chi?
E’ bellissimo che quelli che difendono lo Stato che ha ucciso più giornalisti dalla Seconda guerra mondiale ci spieghino oggi l’importanza di difendere i giornalisti. Tranquilli, che domani torneranno a spiegarci quali giornalisti possono essere uccisi impunemente. * da Facebook L'articolo Giornalisti chi? su Contropiano.