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Bari: i giorni di Benedetto Petrone. 28 novembre 1977
Ripubblichiamo questa testimonianza di Nicola Latorre di qualche anno fa, sulle giornata del 1977 che portarono all’omicidio di Benedetto Petrone. *** Pubblico questi brevi stralci su quelle giornate del ’77, tratti da una precedente mia collaborazione editoriale sulla storia antagonista in terra di Bari, perché la memoria è parte della […] L'articolo Bari: i giorni di Benedetto Petrone. 28 novembre 1977 su Contropiano.
ELEZIONI REGIONALI: CROLLO VERTICALE DELL’AFFLUENZA, IN VENETO – 17%. TRA I POCHI CHE VOTANO, SI CONFERMANO LE MAGGIORANZE USCENTI
Chiuse le urne, lunedì 24 novembre, per le elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia. Nessuna sorpresa: vantaggi siderali, a spoglio in corso, per Stefani (Lega e destre, al 61%) in Veneto, De Caro (Pd con campo largo, addirittura di poco sotto il 70%) in Puglia e Fico (M5S, con campo largo, 59%) in Campania. Competizioni elettorali scontate fin dall’inizio, queste elezioni regionali, e caratterizzate da un crollo verticale dell’affluenza: alle urne il 42% in Puglia (-15%), il 44% in Campania (-12%), meno del 45% in Veneto, quasi – 17% per quanto riguarda il NordEst. Sul fronte del voto politico, in Veneto Lega e Fdi attendono di sapere chi sarà primo (il Carroccio pare avanti), ponendo così la propria ipoteca sul prossimo candidato alle Regione nella vicina Lombardia, in calendario nel 2028. Sempre a destra Fdi saldamente in testa in Puglia, mentre in Campania il margine tra meloniani e Fi, in crescita, è risicato, nell’ordine di un punto percentuale. Nel centrosinistra Pd ampiamente primo partito ovunque. Sulle altre liste e su chi entrerà o meno in Consiglio regionale è necessario ancora attendere: lo scrutinio reale è ancora bel al di sotto del 50%. Ancora Regionali, fuori dalle principali coalizioni. In Veneto boom (è sopra il 5%) di Riccardo Szumski, medico che si autodefinisce “freevax”, radiato dall’Ordine ai tempi del Covid (disposizione contro cui ha presentato ricorso, non ancora terminato) e ora a capo di “Resistere Veneto”. A sinistra del campo largo, in Puglia e Campania si presentavano due coalizioni alternative; Puglia pacifista e popolare (Potere al Popolo, Risorgimento Socialista e Pci), candidava Ada Donno, insegnante salentina e della segreteria nazionale PCI, data all’1%. In Campania Giuliano Granato, candidato presidente di Campania Popolare – Potere Al Popolo, Rifondazione Comunista, Pci – è dato attorno al 3%, una cifra che – se confermata – consentirebbe l’ingresso in Consiglio Regionale. Per seguire lo spoglio in tempo reale clicca qui. A urne chiuse, ma a spoglio ancora in corso, su Radio Onda d’Urto abbiamo raccolto 3 commenti, uno per Regione: * Sul voto in Veneto Beppe Caccia, compagno, già amministratore locale e oggi impegnato in Mediterranea Saving Humans. Ascolta o scarica * Sul voto in Puglia Bobo Aprile, compagno e storico esponente pugliese della Confederazione Cobas. Ascolta o scarica * Sul voto in Campania Ugo Rossi, docente al Gran Sasso Institute e collaboratore di Napoli Monitor. Ascolta o scarica  
Basta “primavere pugliesi”, ora serve una Puglia Pacifista e Popolare!
A 20 anni dalla prima vittoria di Nichi Vendola a Presidente della Regione Puglia, crediamo sia utile trarre un bilancio sulle scelte politiche e pratiche del centrosinistra pugliese in questo “lungo corso” di amministrazione regionale. Quella che poco più di 20 anni fa a sinistra era stata salutata come la […] L'articolo Basta “primavere pugliesi”, ora serve una Puglia Pacifista e Popolare! su Contropiano.
ELEZIONI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA. IL FOCUS REGIONE PER REGIONE
Domenica 23 e lunedì 24 novembre si vota per rinnovare i consigli regionali di Veneto, Campania e Puglia. Radio Onda d’Urto dedica questa settimana tre approfondimenti all’interno del focus delle 12, per comprendere i temi sui quali si gioca la partita elettorale. VENETO – Dopo 15 anni Luca Zaia non potrà ricandidarsi al ruolo di governatore. La Lega lo ha comunque posizionato capolista di tutte le sette circoscrizioni della regione. Il candidato presidente per la destra è il deputato leghista Alberto Stefani (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, UDC e liste civiche), dato favorito dai principali sondaggi con un range che varia tra il 58 e il 64%.  La coalizione di centrosinistra, che ha candidato Giovanni Manildo (PD, Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, +Europa e liste civiche), è data tra il 26 e il 36%. I candidati di liste minori (Rizzo, Szumski e Bui) non supereranno complessivamente, nella migliore delle ipotesi, il 6%. Il tema centrale del dibattito preelettorale riguarda la sanità, seguono quello dell’autonomia, caro al centrodestra, infrastrutture e grandi opere, turismo e grandi eventi, ambiente e sostenibilità, ricambio generazionale e natalità. Nel focus delle 12 di martedì 18 novembre, abbiamo affrontato alcuni dei temi al centro della campagna elettorale in Veneto con Beatrice Verzè, consigliera del Movimento civico Traguardi nella giunta Tommasi a Verona con delega alle pari opportunità e candidata alle regionali con Le civiche Venete per Giovanni Manildo e con Luca Perini, segretario di Sinistra Italiana per la provincia di Verona. Ascolta o scarica CAMPANIA – In onda mercoledì 19 novembre alle ore 12. PUGLIA – In onda giovedì 20 novembre alle ore 12.
La sfida di Puglia Pacifista e Popolare. Intervista con Franco De Mario segretario del PCI
Anche nell’appuntamento elettorale regionale in Puglia c’è una significativa novità politica: la presenza di una lista indipendente, Puglia Pacifista e Popolare. Una proposta politica e sociale maturata, nelle discussioni dei mesi scorsi, tra soggetti politici che hanno scelto esplicitamente una collocazione alternativa alle Destre e agli equivoci del cosiddetto Campo […] L'articolo La sfida di Puglia Pacifista e Popolare. Intervista con Franco De Mario segretario del PCI su Contropiano.
Bisceglie, 4 novembre contro la politiche militari e l’aumento della spesa bellica
Lunedì 4 novembre dalle ore 18:00 in Piazza S. Francesco a Bisceglie (BT) si è svolto un partecipatissimo presidio durante il quale ci sono stati interventi e momenti di controinformazione per riflettere insieme su pace, giustizia e spese militari. Dagli interventi in piazza, tre cui quello di Rosa Siciliano, direttrice della rivista Mosaico di Pace, è emerso un netto “NO” a genocidi, agli ecocidi e all’economia di guerra, mentre occorre dare un’impronta decisamente diversa alle politiche attuali, scegliendo la pace, la solidarietà e la cooperazione tra i popoli. Il 4 novembre non può essere soltanto memoria di guerre passate, ma scelta di discontinuità: chiediamo di uscire dalla logica armata, di disinnescare le radici economiche delle guerre, di orientare il Paese verso una pace costruttiva. Pace possibile solo se si ferma il trend di aumento delle spese militari, se si rivedono gli impegni assunti in sede NATO e UE, se si convertono le filiere belliche verso produzioni civili sostenibili e se si investe nel diritto internazionale e nell’Onu come mediatore dei conflitti internazionali in corso. Hanno partecipato le associazioni Arci “Oltre i confini”, Anpi sez. “Michele D’Addato”, Articolo 31-20 Futuro Anteriore, Caritas zona pastorale Bisceglie, Cobas Scuola Puglia, Legambiente, Meic-movimento ecclesiale di iniziativa culturale, Movimento dei Focolari, Comunità Oasi2, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pax Christi Bisceglie, Ziwanda. Tutte le associazioni esprimono la propria contrarietà verso le politiche di aumento delle spese militari e di sostegno all’industria bellica, che sottraggono risorse a bisogni essenziali del Paese e alimentano un’economia di guerra, in un tempo così complesso e attraversato da conflitti armati.
Bari, manifestazione contro la militarizzazione in Piazza Prefettura
A Bari il 4 novembre 2025 si è tenuta una manifestazione con presidio con un centinaio di partecipanti davanti alla Prefettura organizzata dagli studenti e dalle studentesse di OSA e Cambiare Rotta insieme a USB, COBAS e Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università. In particolare, si è lanciato un grido di allarme perché la Puglia, alla vigilia delle elezioni regionali, si sta riconfigurando come “arco di guerra”, anziché “arca di pace” a causa dell’implemento delle basi militari di Gioia del Colle, del Poligono di Torre Veneri, ma anche della sede della Leonardo SpA a Grottaglie. Di questo complesso militar-industriale si intende chiedere conto agli attuali amministratori locali, ma anche al futuro governatore della Puglia di centrosinistra, Antonio Decaro, che, mentre usa parole d’ordine della tradizione pacifista pugliese, deve rende ragione del suo Sì al Rearm Europe, il piano da 800 miliardi da spendere nella “cultura della difesa” e del fatto di aver imbarcato nella sua coalizione noti esponenti del fascismo e del trasformismo pugliese. Risulta chiaro che Antonio Decaro,al pari del candidato di centrodestra, non può essere il candidato per una Puglia pacifista e antimilitarista!
Taranto. La nave Seasalvia torna nel porto per un nuovo carico di morte
Nelle stesse ore in cui lo stato illegale di Israele rompe la fragilissima tregua in corso nella Striscia di Gaza, ricominciando i bombardamenti sui civili inermi e mostrando ancora una volta le sue intenzioni genocidarie di cancellazione del popolo palestinese e usurpazione della sua terra, ENI intende portare a termine […] L'articolo Taranto. La nave Seasalvia torna nel porto per un nuovo carico di morte su Contropiano.
Petizione lavoratori Leonardo Grottaglie: NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO
COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SOSTENIAMO LA PETIZIONE DI CHANGE.ORG LANCIATA DAI LAVORATORI DELLA LEONARDO SPA DI GROTTAGLIE (TA) PER L’IMMEDIATO STOP DELLA FORNITURA DI MATERIALE BELLICO A ISRAELE. RICORDIAMO CHE COME OSSERVATORIO ERAVAMO A PROTESTARE A GROTTAGLIE FUORI DALLA SEDE DI LEONARDO IL 27 SETTEMBRE (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO). RICHIESTA DI STOP IMMEDIATO DI FORNITURE BELLICHE DESTINATE AD ISRAELE DA PARTE DI LEONARDO S.P.A. E SOCIETÀ CONTROLLATE, INCLUSI TUTTI GLI ACCORDI ESISTENTI E GLI ARTICOLI DUAL-USE, NONCHÉ LA SOSPENSIONE DI TUTTI GLI ACCORDI COMMERCIALI E LE RELAZIONI DI INVESTIMENTO CON ISTITUZIONI ISRAELIANE, START-UP, UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE COINVOLTI NELLE OPERAZIONI MILITARI ISRAELIANE CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE. Il genocidio e la pulizia etnica in corso in Palestina, perpetrati da Israele nei confronti della popolazione palestinese, sono un crimine oggettivo ed innegabile, consumato sotto gli occhi indignati di tutto il mondo. In questo drammatico contesto, Leonardo S.p.A., tra i principali produttori europei di armamenti, garantisce la fornitura di sistemi d’arma e tecnologie militari allo Stato di Israele. Nonostante le crescenti denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani, istituzioni internazionali e della società civile e sebbene, come dichiarato dallo stesso A.D. Cingolani in una recente intervista al Corriere della Sera, non sia stata più autorizzata alcuna nuova licenza di esportazione verso Israele da parte dell’UAMA, Leonardo, con il benestare del Governo Italiano, mantiene solidi rapporti commerciali e di cooperazione militare con Israele, contribuendo di fatto alla prosecuzione delle operazioni belliche che colpiscono sistematicamente la popolazione civile palestinese, priva di ogni capacità di difesa, in evidente violazione del diritto internazionale umanitario. Inoltre la Legge 185/1990 citata anche da Cingolani (normativa “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), approvata dal Parlamento italiano nel luglio 1990 dopo una grande mobilitazione della società civile, sta subendo delle modifiche che sono state già approvate dal Senato nel marzo 2024 e sono in discussione alla Camera da febbraio 2025. Se le modifiche già approvate dal Senato verranno confermate anche dalla Camera, saranno ridotti importanti meccanismi di trasparenza come per esempio la relazione annuale al Parlamento, pertanto il potere decisionale sul tema passerà sempre più al Governo, sottraendolo al Parlamento. Il commercio di armamenti non può essere considerato un’attività economica come le altre, ma deve essere subordinato a criteri etici, alla politica estera e al rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, che afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Il 16 settembre 2025 la Commissione d’inchiesta dell’ONU, a fronte di una lunga indagine avviata su mandato dell’Assemblea Generale dell’ONU, riconosce l’intento genocidario nella condotta delle autorità israeliane (“Legal analysis of the conduct of Israel in Gaza pursuant to the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide” A/HRC/60/CRP.3) secondo la Convenzione sul Genocidio del 1948, identificando quattro dei cinque atti definiti come genocidio dalla Convenzione: Uccisione di membri del gruppo: l’atto di uccidere membri di un determinato gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo: ciò include torture, trattamenti crudeli, e danni fisici o psicologici gravi inflitti a membri del gruppo. Sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di vita che comportano la sua distruzione fisica totale o parziale: creare condizioni di vita (ad esempio, privazione di cibo, acqua, medicine o altre risorse) che rendono impossibile la sopravvivenza del gruppo. Misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo: misure adottate per sterilizzare o impedire la nascita di nuovi membri del gruppo, come la sterilizzazione forzata o altre politiche di controllo delle nascite. La Commissione ha sottolineato che esistono prove dirette dell’intento genocidario da parte di Israele, tra cui dichiarazioni pubbliche di leader israeliani e un modello di condotta militare coerente con tale intento. Il rapporto ha anche raccomandato l’interruzione delle forniture di armi a Israele e l’avvio di procedimenti legali contro i responsabili, inclusi il Primo Ministro Netanyahu e il Presidente Herzog. La Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC stabilisce i criteri per il controllo delle esportazioni di armi e di attrezzature militari: è stata adottata nel dicembre del 2008 e definisce le condizioni vincolanti che gli Stati membri devono rispettare quando autorizzano l’esportazione di materiale bellico verso paesi terzi. I principali criteri di questa posizione includono: Rispetto dei diritti umani: le armi non devono essere esportate verso paesi che sono coinvolti in violazioni gravi dei diritti umani o dove c’è un rischio concreto che le armi possano essere utilizzate per tali violazioni. Destinazione finale: le armi non devono essere trasferite in paesi che possano utilizzarle per scopi di aggressione militare contro altri stati, o per sovvertire un governo legittimo. Impatto sul conflitto regionale: non devono essere esportate armi a paesi che possano alimentare conflitti regionali o aumentare le tensioni in aree instabili. Sicurezza interna e stabilità: le esportazioni devono essere valutate anche in relazione alla stabilità interna del paese destinatario e alla sua capacità di garantire la sicurezza delle armi. Compatibilità con gli impegni internazionali: le esportazioni non devono violare impegni internazionali, come sanzioni, trattati di non proliferazione o accordi di disarmo. Alla luce di quanto denunciato dalla Commissione Internazionale, riteniamo che i punti menzionati nella Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC non sono al momento rispettati, pertanto Leonardo S.p.A. deve interrompere ogni rapporto con Israele, al fine anche di non rischiare di incorrere in gravi sanzioni future. Il protrarsi dei rapporti con Israele da parte di Leonardo S.p.A., oltre a violare i punti della Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC, viola anche: il Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) che impone agli Stati di valutare i rischi relativi all’uso delle armi che esportano e di garantire che non vengano utilizzate per commettere genocidi, crimini di guerra, o altre violazioni gravi dei diritti umani; il Codice di Condotta sull’Esportazione di Armi, adottato dall’Unione Europea per stabilire i principi di base per l’esportazione responsabile di armi da parte degli Stati membri. Questo codice raccomanda di non esportare armi a paesi dove vi siano seri rischi di conflitto armato, o dove le armi possano essere utilizzate per violare i diritti umani o per sostenere regimi oppressivi. Come precisato dall’A.D. Cingolani, Leonardo S.p.A. non può da sola procedere a qualsiasi recesso unilaterale da un contratto in essere in quanto questo costituirebbe un illecito che porterebbe a un contenzioso legale. Pertanto si richiede una copertura istituzionale in tal senso, sia per trovare un provvedimento che consenta di sospendere anche le vecchie licenze, sia esercitando una moral suasion come paventato dallo stesso Cingolani. Si richiede quindi: Al Consiglio UE di attivare un embargo vincolante che obblighi tutte le aziende a revocare tutti i contratti in essere ad Israele. All’autorità nazionale UAMA, ufficio del Ministero degli Esteri italiano, di revocare retroattivamente ogni licenza specifica in essere a tutte le imprese italiane che forniscano prodotti a duplice uso ad Israele. Le conseguenze giuridiche per l’Italia vanno ben oltre eventuali sanzioni. La continuazione delle esportazioni di armamenti e materiali dual-use verso Israele, alla luce delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e in un contesto di crimini internazionali sistematici e gravi, espone l’Italia a una grave responsabilità giuridica, tra cui: Violazione dell’obbligo di prevenzione del genocidio (art. I Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, 1948): l’Italia, dopo l’ordinanza cautelare della Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennaio 2024, è a conoscenza del rischio di genocidio a Gaza e ha l’obbligo giuridico di interrompere le esportazioni di armi a Israele per prevenire tale crimine. Violazione del parere della CIG del 19 luglio 2024 (Advisory Opinion): la CIG ha affermato che l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi è illegittima e ha imposto l’obbligo di non assistenza, vietando la cooperazione che possa contribuire a mantenere l’occupazione. Complicità in atti genocidari (art. 16 Progetto sugli Articoli sulla responsabilità degli Stati per atti internazionalmente illeciti, 2001): l’Italia rischia di essere ritenuta complice nella commissione di genocidio, poiché le forniture di armi a Israele potrebbero facilitare atti genocidari, violando il principio di complicità come delineato dalla Corte Internazionale di Giustizia (sentenza Bosnia v. Serbia, 2007). L’Italia potrebbe essere ritenuta responsabile a livello internazionale per tali violazioni. Nel rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati (A/HRC/59/23 pubblicato il 16 Giugno 2025), Leonardo S.p.A. non viene citata solo per gli F-35, per gli M-346 e gli AW119Kx con relativi training, per gli OTO Melara 76/62 Super Rapid 72mm naval guns e per la controllata DRS, ma anche per la collaborazione con l’Università Ben Gurion del Negev attraverso un laboratorio congiunto su intelligenza artificiale e scienza dei dati, condividendo ricerche direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi. Connesso a questo tema, il rapporto presenta un’analisi devastante del ruolo delle tecnologie cybersecurity nella costruzione di quella che viene definita “economia del genocidio”.  Il report identifica il settore tecnologico di sorveglianza, cybersicurezza e intelligenza artificiale come pilastro fondamentale del sistema di occupazione israeliano (assieme al settore militare, edilizio, finanziario e accademico), con aziende tecnologiche che forniscono “infrastrutture di sorveglianza, droni, biometria, cloud computing e sistemi di targeting guidati dall’IA”, contribuendo ad automatizzare progressivamente la repressione e il genocidio dei palestinesi e trasformando Gaza in una zona di test per armi dal vivo.  Gli ultimi tre anni hanno visto un’accelerazione senza precedenti nella cooperazione Italia-Israele e un consolidamento della partnership strategica, che ha portato il colosso della difesa italiano a siglare accordi con istituzioni israeliane nell’ambito della cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi. Leonardo S.p.A. ha infatti siglato nel 2023 due accordi strategici con l’Israeli Innovation Authority (IIA) e con la Ramot Tel Aviv University, focalizzandosi proprio su cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi; gli accordi prevedono lo scouting di startup israeliane per il programma di accelerazione Business Innovation Factory di Leonardo, con particolare attenzione alle aree “Simulation & Gamification” e “Cybersecurity & Networking”. L’adozione di sistemi sviluppati in contesti di occupazione coloniale basata sulla logica “Maximum Land with Minimum Palestinians”, risulta fortemente incompatibile con i valori democratici europei e con il codice etico adottato dalla stessa Leonardo S.p.A. Infine, diverse organizzazioni per le libertà digitali, inclusi EDRi e Access Now, hanno sollecitato la Commissione Europea a rivedere lo status di adeguatezza dei dati di Israele secondo GDPR attraverso sei aree di preoccupazione: deterioramento dello stato di diritto in Israele, quadro legale insufficiente per la protezione dei dati, esenzioni per la sicurezza nazionale e sorveglianza, questioni di ambito territoriale nei territori palestinesi occupati, processo di revisione UE inadeguato e violazioni del diritto internazionale.  Per tutti questi motivi, riteniamo la partnership strategica Italia-Israele non solo spregiudicata ma anche senza futuro, alla luce delle succitate aree di preoccupazione relativamente al trattamento dei dati. Chiediamo quindi che Leonardo sospenda immediatamente tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento con istituzioni israeliane, start-up, università e enti di ricerca direttamente o indirettamente coinvolte nelle operazioni militari israeliane. Con questa petizione, che parte da alcunǝ lavoratrici e lavoratori di Leonardo e che è estesa a tutta la popolazione civile, rifiutiamo fermamente di essere complici nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini internazionali, rifiutiamo che i nostri atti e che il nostro ingegno possa contribuire a un’intera economia che guida, fornisce e abilita il genocidio del popolo palestinese.  Per tali motivi, inoltre, consideriamo inadeguata la scelta di Leonardo S.p.A. di voler mettere in discussione la permanenza della Business Unit Aerostrutture all’interno del perimetro Leonardo S.p.A. attraverso la ricerca di partnership con fondi sovrani stranieri, con il rischio che Leonardo S.p.A. diventerebbe di fatto un’azienda focalizzata esclusivamente sul settore militare. È fondamentale, anche in virtù dei cambiamenti sociali ed economici in corso, che Leonardo S.p.A. continui ad investire nel settore dell’aeronautica civile, collocato tra l’altro interamente nel Mezzogiorno d’Italia, attraverso investimenti concreti e che guardino allo sviluppo futuro di un asset fortemente strategico e realmente duraturo per tutto il sistema industriale italiano, a differenza del limitato orizzonte temporale che il business militare comporterebbe.Riportare una violazione delle politiche Lavoratori Leonardo Grottaglie Siamo un gruppo di lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie che chiede lo stop di forniture belliche ad Israele da parte di Leonardo S.p.A. e società controllate. NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO FIRMA SU CHANGE.ORG.
Presentazione “Comprendere i conflitti. Educare alla pace” a Molfetta
Una pace vera non può essere piena se non è una pace giusta. Ad una pace giusta però occorre educarsi prima di scatenare i conflitti. Occorre attivare un’educazione che possa contrastare quella che viene chiamata con orgoglio la “Cultura della Difesa”, ma che, in fondo, non è che una dilagante retorica ideologica funzionale al tentativo di “normalizzare” la guerra e il sostegno ai gruppi economici dell’industria degli armamenti, agendo anche nei luoghi apparentemente “neutrali” come le scuole. Questa la sintesi dell’appassionato incontro con le testimonianze di Mons. Giovanni Ricchiuti, Vescovo e presidente di Pax Christi Italia e di Michele Lucivero docente e responsabile nazionale dell’ Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Fonte: Pagina Facebook Città dell’uomo. Il video della serata e disponibile anche al seguente link: