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Bari: i giorni di Benedetto Petrone. 28 novembre 1977
Ripubblichiamo questa testimonianza di Nicola Latorre di qualche anno fa, sulle giornata del 1977 che portarono all’omicidio di Benedetto Petrone. *** Pubblico questi brevi stralci su quelle giornate del ’77, tratti da una precedente mia collaborazione editoriale sulla storia antagonista in terra di Bari, perché la memoria è parte della […] L'articolo Bari: i giorni di Benedetto Petrone. 28 novembre 1977 su Contropiano.
Bari, manifestazione contro la militarizzazione in Piazza Prefettura
A Bari il 4 novembre 2025 si è tenuta una manifestazione con presidio con un centinaio di partecipanti davanti alla Prefettura organizzata dagli studenti e dalle studentesse di OSA e Cambiare Rotta insieme a USB, COBAS e Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università. In particolare, si è lanciato un grido di allarme perché la Puglia, alla vigilia delle elezioni regionali, si sta riconfigurando come “arco di guerra”, anziché “arca di pace” a causa dell’implemento delle basi militari di Gioia del Colle, del Poligono di Torre Veneri, ma anche della sede della Leonardo SpA a Grottaglie. Di questo complesso militar-industriale si intende chiedere conto agli attuali amministratori locali, ma anche al futuro governatore della Puglia di centrosinistra, Antonio Decaro, che, mentre usa parole d’ordine della tradizione pacifista pugliese, deve rende ragione del suo Sì al Rearm Europe, il piano da 800 miliardi da spendere nella “cultura della difesa” e del fatto di aver imbarcato nella sua coalizione noti esponenti del fascismo e del trasformismo pugliese. Risulta chiaro che Antonio Decaro,al pari del candidato di centrodestra, non può essere il candidato per una Puglia pacifista e antimilitarista!
In viaggio con Marco Cavallo – Per la chiusura dei CPR e per l’abolizione della detenzione amministrativa
Il 10 ottobre tappa barese di Marco Cavallo, simbolo della lotta per la chiusura dei manicomi, oggi in tour per sostenere la chiusura dei CPR Marco Cavallo, simbolo storico della lotta per la chiusura dei manicomi e delle istituzioni totali, partito dall’Ospedale Psichiatrico di Trieste nel 1973, è ancora in viaggio e oggi lo fa per sostenere la chiusura dei Cpr, luoghi di detenzione solo per i migranti, nei quali la privazione della libertà personale non dipende dalla commissione di un reato, nei quali le persone si ammalano di “trattenimento”, di abuso di psicofarmaci, di immobilità a lungo termine, di strutture fatiscenti. Marco Cavallo farà tappa a Bari venerdì 10 ottobre: alle ore 10 sarà al Cpr di Viale Europa con attivistə, cittadinə, lavoratori e lavoratrici per portare le parole di chi si oppone a non luoghi come i Cpr e di chi ha subito o subisce una ingiusta detenzione. Alle ore 16 Marco Cavallo attraverserà Bari in corteo; lo accompagneranno le bandiere di scarto, simbolo di dignità e creatività anche nelle condizioni più dure. Il corteo partirà da piazza Umberto per raggiungere piazza del Ferrarese e poi Palazzo di città. Alle ore 18 Marco Cavallo sarà alla Sala del Consiglio del Comune di Bari, per discutere di CPR, frontiere e libertà di movimento di tuttə. Il viaggio di Marco Cavallo nei Cpr è organizzato dal Forum salute mentale e da centinaia di associazioni. Per l’elenco delle associazioni aderenti: www.forumsalutementale.it Il Comitato per Marco Cavallo a Bari è composto anche da: ACTION AID INTERNATIONAL ITALIA ETS ARCI TERRITORIALE DI BARI MSF MIGRANTES ARCIDIOCESI BARI-BITONTO COMITATO PER LA PACE DI BARI PADRI COMBONIANI BARI DIGIUNO DI GIUSTIZIA IN SOLIDARIETA’ CON I MIGRANTI – BARI 180AMICI PUGLIA CGIL BARI CAMERA DEL LAVORO CGIL PUGLIA ASGI SEZIONE PUGLIA CNCA PUGLIA ASS. ORIGENS ETS COORDINAMENTO DELLE DIASPORE SN PUGLIA GIRAFFA APS PERIPLO ODV ASS. LIBERA PUGLIA PARROCCHIA S. MARIA DEL FONTE GRUPPO EDUCHIAMOCI ALLA PACE – BARI GRUPPO LAVORO RIFUGIATI ETS PSICHIATRIA DEMOCRATICA PUGLIA SQUOLA SENZA CONFINI PENNY WIRTON BARI ODV EXTINCTION REBELLION PUGLIA ZONA FRANKA 3.ZERO UDU BARI UDS BARI Questa tappa, così come l’intero percorso, sarà documentata dal regista Giovanni Cioni, che insieme a un gruppo di registi sta realizzando un film collettivo che custodisca e diffonda le voci raccolte lungo la strada. L’elenco delle adesioni e la descrizione del viaggio completo sono reperibili nel sito del Forum Salute Mentale. Per eventuali informazioni o interviste, si prega di contattare le referenti del FSM. La dottoressa Carla Ferrari Aggradi (+39 348 004 3379), o la giornalista Lavinia Nocelli (+39 3398105303). Cordialmente, — Forum Salute Mentale Il Viaggio di Marco Cavallo nei CPR Redazione Friuli Venezia Giulia
Corato, formazione per Perugia-Assisi con Osservatorio contro la militarizzazione
Nell’ambito del percorso di formazione intitolato Progetto Esperanto, finanziato dal Comune di Corato (BA) per i partecipanti alla Marcia Perugia-Assisi è stato coinvolto anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università per parlare ai ragazzi e alla ragazze delle iniziative che stanno lentamente innescando una dinamica bellicista di familiarizzazione con la guerra. Di seguito il calendario degli appuntamenti: 30 settembre 2025, Ore 17:00, Chiostro comunale La pace in Medio Oriente – La storia dell’occupazione dei territori palestinesi con il sindaco di Corato, prof Corrado De Benedittis, e la dott.ssa Claudia Lerro, attrice 1 ottobre 2025, ore 18:00, Chiostro comunale La pace parte dal disarmo con Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente Pax Christi Italia, e dott.ssa Rosa Siciliano, direttrice Rivista Mosaico di Pace 6 ottobre 2025, ore 17:00, Chiostro comunale in collaborazione con i/le volontari/e dell’Associazione STILL I RISE La Pace in Europa e in Merio Oriente tra affari internazionali su armi, energia e investimenti immobiliari con dott. Sergio Torelli, dottore commercialista Militarizzare le Scuole rispetta lo spirito della Costituzione? con prof. Michele Lucivero, promotore Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università 8 ottobre 2025, ore 15:00, Liceo artistico, laboratorio ceramica a cura della prof.ssa Nicoletta Minutilli e del prof. Ezio Localzo 9 ottobre 2025, ore 17:00, Chiostro comunale Note di Pace e Resistenza: un viaggio musicale attraverso i secoli con dott.ssa Sara Torelli La pace secondo San Francesco con prof. Francesco Marrone, docente Storia della Filosofia moderna – UNIBA
Bari, Fiera del Levante senza Israele, ma con carri armati per giocare a fare la guerra
Quella che un tempo era occasione di incontro fra Oriente ed Occidente; quello che un tempo era un ponte tra i popoli in una fiera campionaria tra le più rinomate nel bacino del Mediterraneo; quello che un tempo era un appuntamento festoso in una terra che si fregiava di essere Arca di Pace oggi diventa il teatro di una preoccupante e deleteria militarizzazione dei territori e delle coscienze, un vero e proprio Arco di Guerra. Dopo essere riusciti con successo, anche grazie ad una grande mobilitazione cittadina, a fare pressioni sul Comune di Bari e sulla Regione Puglia (clicca qui per la notizia sul sito della Regione) per estromettere lo Stato sionista e genocida di Israele dalla Fiera del Levante ed aver anche visto riconosciuto, dopo l’intervento dell’ex consigliera regionale Viviana Guarini, il nome Palestina sullo stand di Foglie d’Ulivo (clicca qui per la notizia), rileviamo che, tuttavia, la Fiera del Levante resta ancora un luogo fortemente militarizzato. Ci sono giunte in questi giorni numerose segnalazioni relative ad un’area della Fiera del Levante in cui l’esercito mette in bella mostra le sue macchine da guerra, i suoi strumenti di morte, carri armati e altri mezzi militari. Dalle foto e dai video arrivati all’Osservatorio prendiamo atto dell’esistenza di un’area in cui i/le giovanissimi/e fanno la fila per giocare a fare i/le soldati/e, con dimostrazioni di military training e altre attività accattivanti. Queste attività, alla Fiera del Levante di Bari come altrove, dal Lucca Comix al Motor Bike Expo di Verona, al Tennis&Friends di Roma alla Firenze dei bambini, rientrano perfettamente in quella strategia, ovviamente di carattere militaresco, volta ad aggredire ogni territorio e luogo in cui sono presenti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze al fine di familiarizzare con la guerra e normalizzare i processi bellici. Si tratta di una iniziative che obbediscono ad un precisa strategia, prevista dal Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa. Basterebbe consultare il Programma di Comunicazione del 2019 per scoprire in quante e quali situazioni le forze armate, dall’Esercito fino alla Marina Militare, ai Carabinieri alla Guardia di Finanza, programmano di presenziare con lo scopo di avvicinare i/le giovani all’idea della guerra con il pretesto che: «Gli equilibri internazionali sono costantemente minacciati da estremismi che colpiscono i Paesi sia nei propri confini sia al di fuori, dove si preservano interessi cosiddetti “a distanza”». Con questa minaccia costante del nemico che vuole aggredirci e invaderci, una minaccia che monta anche attraverso i media e i giornalisti guerrafondai, si cerca di avvicinare alle forze armati i ragazzi e le ragazze in modo da rimpolpare gli eserciti e costruire un fantomatico nemico da combattere. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denunciamo con preoccupazione questa deriva militaristica, questa retorica che trova spazio nella “cultura della difesa” e nella “cultura della sicurezza“, che è compatibile con un processo di israelizzazione della nostra società, cioè un processo che tende con la propaganda costante a giustificare l’uso della forza per annientare un nemico che viene costruito ad hoc sin dai primi anni all’interno delle scuole (cfr. Film Innocence). Di questo processo di militarizzazione, che si manifesta sia nelle occasioni come quella che abbiamo qui denunciato sia nella complicità delle aziende come Leonardo SpA di Grottaglie (TA) con il complesso militare, i cittadini e le cittadine pacifisti/e pugliesi devono chiedere conto ai futuri amministratori, a quelli che si candidano a vincere in Puglia, considerato anche (e noi non lo dimentichiamo) che il candidato del centrosinistra, Antonio Decaro, è quello che ha votato Sì al REARM EUROPE, cioè alle politiche che prevedono l’investimento di 800 miliardi (Fonte Sole2ore) proprio per quella “cultura della difesa” che risulta incompatibile con la cultura nonviolenta della pace, ormai solo un vecchio ricordo sbiadito di una Puglia pacifista di cui la politica si faceva interprete. Michele Lucivero, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Puglia
Le economie di prossimità e il boicottaggio delle complicità con l’apartheid israeliano
GLI SPLAI PROMOSSI DA BDS: UNO STRUMENTO CONTRO L’OCCUPAZIONE ILLEGALE E IL GENOCIDIO, CON EFFETTI DIRETTI SULLE CITTÀ TURISTICHE Abbiamo già parlato su queste pagine del BDS, del movimento globale che promuove campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l’apartheid e il colonialismo d’insediamento israeliano e che sostiene il semplice principio che i palestinesi hanno gli stessi diritti del resto dell’umanità. Una delle campagne di boicottaggio più incisive del BDS, partita nel 2019, è la campagna che promuove il protagonismo delle piccole economie locali presenti nelle città e nei territori: librerie, associazioni culturali, artigiani, artisti, aziende agricole, circoli ARCI, affittacamere, gruppi di acquisto, bar, ristoranti possono aderire al movimento sottoscrivendo un manifesto di adesione, con cui prendere posizione contro l’occupazione militare e l’apartheid israeliani, impegnandosi a non partecipare in alcun modo alle gravi israeliane dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo palestinese. Ad oggi, in Italia, vi sono oltre 500 SPLAI ufficialmente registrati sul sito del movimento. La campagna agisce su due livelli. Il primo riguarda l’organizzazione dei rapporti con i propri fornitori, in quanto aderendo all’iniziativa lo spazio accetta di non acquistare prodotti e servizi di imprese – israeliane e internazionali – implica nelle violazioni dei diritti dei palestinesi, come ad esempio la Coca-Cola oppure i servizi di AXA Assicurazioni. Il secondo livello è quello diretto all’accoglienza e al consumo: lo spazio si impegna a rompere ogni complicità con la politica sionista anche nel momento in cui si rapporta con i propri avventori, soci, partner. Ad esempio, uno spazio culturale che si dichiara SPLAI non ospiterà né parteciperà a eventi culturali, accademici e sportivi finanziati o sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano i suoi rappresentanti ufficiali, nel rispetto delle linee guida sul boicottaggio culturale. Un terzo livello, non esplicitamente dichiarato nei contenuti della campagna, è quello della rete che si può venire a creare quando più realtà di una stessa area cittadina sottoscrive tale impegno. Questa può essere, infatti, una conseguenza piuttosto che un presupposto della campagna, ma in alcune situazioni può rappresentare davvero uno strumento formidabile di boicottaggio e agire da moltiplicatore nella condanna delle complicità: intere porzioni di territorio possono, infatti, diventare spazi di libertà. Si pensa, in particolare, all’effetto che questa forma di “zonizzazione” degli SPLAI può avere nelle città e nelle aree turistiche. Nel mese di maggio scorso, Bari e Napoli sono state teatro di due eclatanti vicende: l’aggressione alle “Donne in nero”, che hanno subito intimidazioni in pubblica piazza solo perché manifestavano pacificamente e silenziosamente, recando striscioni con scritte come “stop genocidio”, “no al riarmo” e, dopo pochi giorni, la provocazione ai danni dei titolari de La Taverna a Santa Chiara, accusati e denunciati per antisemitismo a causa della loro adesione alla campagna SPLAI. Piccola digressione: a tal proposito, torna molto utile un chiarimento pubblicato sulla pagina di BDS Italia, leggiamo: “Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato la discriminazione sistemica e sistematica che differenzia i palestinesi dagli ebrei israeliani. Ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale, ordinando a Israele di porre fine all’occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. Quindi dichiararsi spazio libero dall’apartheid non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo. Ne è la prova anche il fatto che molti ebrei in tutto il mondo hanno fatto propria la denuncia dei crimini dell’apartheid e del colonialismo israeliano e sono solidali con i pieni diritti dei palestinesi. Tornando al nostro argomento, va evidenziato che Bari e Napoli, quali mete turistiche, sono scalo aereo per molte persone provenienti da tante città del mondo e quindi anche da Tel Aviv: direttamente, come nel caso di Napoli, o con scalo, nel caso di Bari. In particolare, un Capodichino atterra tre voli al giorno provenienti dalla città israeliana. Fermo restando il principio – che è doveroso ribadire – che non tutti gli israeliani sono complici del genocidio o coinvolti nelle occupazioni illegali, è evidente, però, che nemmeno si può negare che vi sia un grande flusso di viaggiatori in transito su questa tratta e che, pertanto, massima deve essere l’allerta rispetto al rischio di trovarsi a passeggiare nelle strade delle nostre città accanto a criminali e assassini che si aggirano tra noi tranquillamente. Può sembrare un’affermazione forte ma questa è, purtroppo, la triste verità: sono ormai alla ribalta della cronaca le notizie circa flussi di transito di militari, politici e funzionari del governo israeliano, implicati direttamente nei crimini di guerra che si stanno commettendo nella Striscia di Gaza, e che vengono a riposarsi in Sardegna, nelle Marche e, appunto, in Puglia e Campania. Di questo e tanto altro, in materia di boicottaggio ma anche di sanzioni che devono essere operate dai governi del mondo in attuazione delle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia, si è discusso il 20 settembre scorso con Omar Barghouti, co-fondatore del BDS, nel corso di un’iniziativa che si è tenuta a Zero 81, organizzata da un gruppo di attivisti e attiviste napoletane su impulso di BDS Italia, alla quale hanno partecipato oltre 120 persone. Si è evidenziato che la vigilanza sulla nostra sicurezza, come l’accertamento delle violazioni del diritto internazionale, spettano ovviamente alle istituzioni preposte; né bisogna favorire la nascita di situazioni in cui si possa verificare il fenomeno della “caccia all’uomo”. La creazione di una rete di SPLAI nelle città turistiche può essere, però, un modo non violento e del tutto legittimo per agire dal basso, come forma di cittadinanza attiva, contro le violazioni dei diritti umani. Le economie di prossimità, quando sono sane, fanno parte integrante delle comunità locali e agiscono in modo non predatorio nei confronti della città e dello spazio pubblico. Possono rappresentare un anticorpo di legalità, un presidio che si integra con i diritti degli abitanti, anche contro i fenomeni di espulsione dovuti alla turistificazione. Se tale comportamento viene mutato nel boicottaggio, le piccole attività, diventando SPLAI, connettono il piano territoriale con quello globale nella lotta per l’affermazione dei diritti del popolo palestinese e per la sua autodeterminazione. Nives Monda
Bari come Palazzo San Gervasio: troppe ombre nei CPR italiani
Il 15 settembre abbiamo parlato del rapporto stilato dalla delegazione del Garante nazionale dei diritti della libertà personale (GNPL) 1 dopo la visita effettuata presso il CPR di Palazzo San Gervasio il 12 dicembre del 2024. Rapporti e dossier/CPR, Hotspot, CPA IL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO SOTTO LA LENTE D’INGRANDIMENTO DEL GARANTE NAZIONALE Pubblicato il Rapporto sulla visita ispettiva del 12 dicembre 2024 presso la struttura lucana Avv. Arturo Raffaele Covella 15 Settembre 2025 Il 13 dicembre la stessa delegazione, composta dal prof. Mario Serio e dalle dott.sse Elena Adamoli e Silvia Levorato, ha effettuato una visita ispettiva anche al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Bari – Palese, alla presenza del Vice Prefetto di Bari – Pasqua Erminia Cicoria -, dell’Ispettore Di Lorenzo (Ufficio immigrazione), della dott.ssa Stefania Mingolla, in qualità di responsabile del Centro e dell’assistente sociale – dott.ssa Noemi Borraccini. Anche la visita del 13 dicembre presso la struttura di Bari presenta elementi di grande interesse e merita un approfondimento. La relazione predisposta dalla delegazione, infatti, contiene un quadro generale della situazione del Centro, evidenzia numerose criticità e rappresenta un punto di partenza necessario per un ulteriore approfondimento sul sistema CPR in Italia. Nello specifico, la relazione si compone di 7 paragrafi dedicati a: * Informazioni generali; * Condizioni materiali; * Tutela della salute; * Assistenza psico-sociale; * Qualità della vita detentiva e contatti con l’esterno; * Sicurezza; * Diritto all’informazione e accesso alla giustizia. INFORMAZIONI GENERALI Il Centro di Permanenza di Bari – Palese è gestito dalla Cooperativa “La mano di Francesco” in forza di convenzione scaduta il 5 novembre 2024 e rinnovata per 1 anno. Dal progetto “Trattenuti” realizzato da ActionAid Italia e dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari 2 apprendiamo che “La mano di Francesco”, cooperativa con sede legale a Favara, in provincia di Agrigento, gestisce il CPR di Bari dal 13 dicembre del 2023 3. Peraltro, anche se ad aprile del 2025 è stato indetto un nuovo bando per l’affidamento dei servizi di gestione, in scadenza a giugno, al momento la cooperativa continua ad operare in regime di proroga 4. Il Centro di Bari ha una capienza complessiva di 90 persone e al momento della visita erano presenti 82 trattenuti. Complessivamente, nel 2024 (fino al momento della visita), le persone trattenute risultavano essere 528, con diverse nazionalità, età variegate (dai 18 a 56 anni) e con status giuridici differenti. Proprio rispetto a quest’ultimo dato, la delegazione sottolinea che i trattenuti, al momento della visita, erano alloggiati in maniera promiscua senza alcuna distinzione in base allo status rivestito (persone trattenute per irregolarità amministrativa, richiedenti asilo, soggetti provenienti dal circuito penale). Con riferimento appunto alle condizioni generali del Centro, la delegazione evidenzia una prima criticità concernente la tenuta del registro degli eventi critici. Si tratta di un documento particolarmente importante in cui vengono annotati tutti i fatti che accadono all’interno del Centro e che possono avere rilievo per diverse ragioni. Nel registro, infatti, vengono registrati eventuali episodi di autolesionismo, tentativi di suicidio, incidenti, rivolte, risse, ma anche malori, ricoveri in ospedale. Una buona tenuta del registro consente dunque di avere un quadro della vita del CPR e di poter compiere un’analisi dettagliata anche delle principali situazioni di disagio o di malessere presenti. Nel caso di Bari, il registro degli eventi critici è costituito da un quadernetto scritto a mano (che riporta data, descrizione dell’evento rilevante e firma dell’operatore) composto da pagine non numerate e non siglate. Uno strumento che non presenta “le caratteristiche di un sistema che ne impedisca l’alterabilità, né garantisce una classificazione omogenea delle varie categorie di eventi e una numerazione progressiva degli inserimenti”. CONDIZIONI MATERIALI Circa le condizioni materiali del Centro, la delegazione parte da una descrizione sommaria della struttura evidenziando che questa è composta da 7 moduli detentivi con 18 posti cadauno. Ogni modulo contiene al suo interno le stanze di pernottamento, i bagni, una sala giochi con tavole e panche ancorate a terra. I moduli 1 e 6, visitati dalla delegazione, mostravano carenze igieniche legate alla situazione dei bagni che apparivano in cattive condizioni, maleodoranti e, in alcuni casi, privi di porte. Come nel caso del CPR di Palazzo San Gervasio, all’interno dei singoli moduli abitativi mancano campanelli di allarme utili in caso di necessità per richiamare l’attenzione del personale medico o del personale dell’ente gestore. Per quanto riguarda gli ambienti diversi dai moduli abitativi, la delegazione si sofferma in particolare sulla situazione della sala adibita ad aula di udienza. Una sala spesso utilizzata anche per lo svolgimento dei colloqui difensivi che, in alternativa, si svolgono direttamente in corridoio senza alcuna possibilità di riservatezza e sotto il controllo costante delle forze di polizia. Ma tornando a quanto riportato dalla delegazione rispetto all’aula di udienza, questa appare «priva delle caratteristiche di riservatezza e di tranquillità che devono connotare l’aula di udienza». Anche durante le udienze, infatti, il personale di polizia entra ed esce dalla sala e ciò rappresenta una violazione delle regole previste per l’udienza camerale. Una situazione che rispecchia la poca attenzione che viene riservato al controllo giurisdizionale sull’operato della Pubblica Amministrazione e alla importanza di un compiuto diritto di difesa. Un comportamento diffuso nei CPR che sfocia, in alcuni casi, in una sorta di “fastidio” per la presenza dei difensori nelle diverse strutture, soprattutto se questi compiono anche azione di segnalazione e di denuncia rispetto alle violazioni riscontrate. TUTELA DELLA SALUTE Rispetto al tema della tutela della salute, solamente nel mese di ottobre del 2024 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra la Prefettura di Bari, e l’ASL, questione peraltro sollevata già in passato dal Garante Nazionale. L’adozione del protocollo è condizione necessaria ed indispensabile per l’accesso delle persone trattenute alle cure mediche e per garantire, dunque, una effettiva tutela sanitaria. Peccato che il personale medico in servizio al momento della visita mostra di non avere conoscenza dell’avvenuta sottoscrizione del protocollo e, quindi, del suo contenuto. Il medico, con cui la delegazione si è confrontato, viene descritto come «non adeguatamente informato sulle prescrizioni del Regolamento in materia di tutela della salute, soprattutto con riferimento alle questioni che attengono alle procedure di riesame sanitario, ai vincoli di valutazione dei piani terapeutici in caso di dimissioni, agli obblighi del medico in caso di possibili segni di violenza o tortura». Con riferimento a tale ultimo punto, in caso di possibili segni di tortura o di violenza, il medico riferisce «di non dare avvio ad alcuna procedura a fronte della negazione espressa dalla persona interessata». Si tratta di un atteggiamento non in linea con le Linee Guida sviluppate dall’Istituto Nazionale Salute Migrazione e Povertà (INMP) 5, dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Per questo il Garante Nazionale nella sua relazione raccomanda espressamente che i medici del CPR assicurino l’attuazione delle Linee Guida richiamate. Le informazioni raccolte dalla delegazione hanno poi consentito di verificare la presenza di importanti criticità rispetto soprattutto ai soggetti vulnerabili. In particolare emerge una scarsa collaborazione da parte del Serd e un problema legato alle tempistiche di presa in carico dei soggetti affetti da tossicodipendenza. Tra la segnalazione e la presa in carico, infatti, può trascorrere anche 1 settimana. Stesso problema si ripropone per l’accesso ai servizi che riguardano la tutela della salute mentale. Le visite specialistiche possono anche aver luogo dopo 3 settimane dall’accesso al CPR. Le criticità da ultimo richiamate, si sommano alla mancanza di protocolli specifici di trattamento delle vulnerabilità e del rischio suicidario. La prassi in uso presso il CPR di Bari è quella di destinare le persone in stato di particolare agitazione in una “stanza c.d. di accoglienza” con sorveglianza a vista da parte del personale di polizia. Una sorta di “stanza di isolamento”, almeno così viene percepita dai trattenuti. Si tratta di una procedura che non trova alcuna regolamentazione specifica e rispetto alla quale la delegazione non ha potuto effettuare alcuna verifica in quanto non esiste un registro dei transiti in tale particolare stanza. Infine, per motivi di sicurezza, le visite mediche vengono effettuate alla presenza di almeno 2 militari. Una prassi che si pone in contrasto finanche con le disposizioni della Questura di Bari del 23.11.2022 e che comunque rappresenta una grave violazione del rispetto della privacy e della tutela della dignità del trattenuto. ASSISTENZA PSICO SOCIALE L’attività del servizio di assistenza sociale è documentata ma, in pratica, i colloqui con i trattenuti vengono trasfusi in apposite relazioni solamente ove le circostanze lo richiedano, ad esempio, nel caso in cui vi sia una richiesta della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale o una specifica richiesta del difensore. In realtà, la mancata stesura di una relazione psicosociale e l’omesso invio all’Autorità di pubblica sicurezza costituisce una violazione del Regolamento CPR che prevede l’inserimento di tale documentazione nel fascicolo processuale della convalida o della proroga. QUALITÀ DELLA VITA DETENTIVA E CONTATTI CON L’ESTERNO La qualità della vita detentiva, da quanto emerge dalla relazione, non si può certo definire buona. Infatti, all’interno del CPR di Bari-Palese le attività ricreative, sociali e religiose sono del tutto assenti. Non vi è alcuna intesa con soggetti esterni della società civile per l’organizzazione di attività del tipo sopra richiamato e gli unici contatti con il mondo esterno sono limitati ai colloqui con i difensori. È stato da poco avviato un servizio di prestito bibliotecario e, anche se è presente un campo sportivo nel Centro, questo non viene mai utilizzato. Peraltro, come già visto nel caso di Palazzo San Gervasio, al momento dell’ingresso ai trattenuti vengono requisiti i cellulari di tipo smartphone, e, diversamente da Palazzo San Gervasio, non viene fornito alcun cellulare di vecchia generazione da parte dell’ente gestore. Inoltre nella struttura non vi sono telefoni fissi che possono essere utilizzati dai trattenuti. Pertanto, sono gli stessi cittadini stranieri a doversi adoperare per recuperare in qualche modo un dispositivo cellulare di vecchia generazione da utilizzare per comunicare con familiari, amici e con lo stesso difensore. Tale prassi limita fortemente la possibilità di accesso alle comunicazioni con il mondo esterno da parte dei trattenuti, genera forti disparità tra trattenuti e rappresenta anche un’evidente compromissione del diritto di difesa limitando la possibilità di interazione tra avvocato e assistito. Ecco perché il Garante Nazionale nella relazione stigmatizzata tale situazione e raccomanda di assicurare alle persone trattenute nel CPR di Bari la libertà di corrispondenza telefonica. SICUREZZA Il modello organizzativo adottato nel centro appare decisamente singolare in quanto il servizio di vigilanza è affidato ad un esiguo gruppo interforze (composto da unità della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza) a cui si aggiunge un’ampia squadra di personale dell’esercito. In particolare, il personale dell’esercito, come osservato dalla delegazione durante la visita, svolge anche compiti di sorveglianza dei cittadini stranieri, entra nei moduli abitativi, preleva i trattenuti e li accompagna nell’aula di udienza. Si tratta di mansioni che non dovrebbero essere svolte da tali soggetti e, infatti, il coinvolgimento delle Forze armate in tali funzioni, non è in linea con quanto stabilito dal Regolamento nazionale sui CPR e con lo stesso Regolamento del CPR di Bari adottato dalla Prefettura nel giugno del 2024. Peraltro, la sorveglianza effettuata dal personale delle Forze armate è particolarmente pervasiva, tanto che osserva la delegazione del Garante Nazionale: il personale delle Forze armate «rimaneva presente all’interno della stanza ovi si stava svolgendo l’udienza in modalità da remoto». DIRITTO ALL’INFORMAZIONE E ACCESSO ALLA GIUSTIZIA Rispetto alle informazioni fornite agli stranieri in ingresso e in materia di accesso alla giustizia, sono diverse le criticità che emergono nel rapporto pubblicato lo scorso agosto. In primo luogo, va evidenziato che la Prefettura di Bari ha adottato nel mese di giugno del 2024 un nuovo Regolamento del CPR. Si tratta di un testo che ricalca sostanzialmente quanto stabilito dal Regolamento nazionale senza offrire una definizione puntuale e precisa delle regole di convivenza nella struttura e dei servizi garantiti. In secondo luogo, il materiale adottato dall’informatore legale non è aggiornato con le modifiche normative intervenute con l’emanazione del Decreto Legge n. 124 del 2023 6, soprattutto con riguardo ai tempi massimi del trattenimento e alle scadenze delle proroghe. A Bari come a Palazzo San Gervasio, poi, la prassi utilizzata per la presentazione delle domande di asilo genera ritardi nel riconoscimento dello status di richiedente asilo, in quanto, in prima battuta, viene semplicemente riportato che lo straniero vuole un colloquio con l’Ufficio immigrazione e, quindi, in attesa che si svolga effettivamente il colloquio, lo straniero non è considerato ancora richiedente asilo. Una prassi non in linea con quanto stabilito dalla giurisprudenza nazionale ed europea, secondo la quale, lo straniero deve essere considerato richiedente asilo dal momento in cui manifesta la volontà e non dalla formalizzazione della domanda di protezione internazionale. Infine, vi sono problemi anche rispetto alle nomine dei difensori di fiducia. Non è previsto, infatti, nell’elenco del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari dedicato ai difensori abilitati al patrocinio a spese dello Stato, una specifica categoria dedicata “al diritto dell’immigrazione”, mentre sono specificate almeno una quarantina di altre diverse specializzazioni. CONCLUSIONI La visita della delegazione presso il Centro barese e il rapporto successivamente predisposto dal Garante Nazionale, evidenzia una situazione caratterizzata da forti criticità e da palesi violazioni dei diritti delle persone trattenute. Le violazioni più evidenti e più odiose riguardano il diritto alla salute che, soprattutto per i soggetti vulnerabili, è messo a dura prova all’interno del CPR di Bari. La mancata conoscenza di protocolli e delle Linee Guida da parte dei sanitari è segno di una grave superficialità nell’approccio al lavoro all’interno del Centro, ma mostra anche di un deficit di formazione e di scelta di personale da parte dell’ente gestore. Mancanze gravi che non possono essere sottaciute e che andrebbero affrontate con maggiore attenzione e serietà dagli organi preposti a svolgere attività di controllo. Anche le omissioni dei medici in caso di segni evidenti di violenza e tortura, oltre che rappresentare palesi violazioni deontologiche, andrebbero valutate da chi di dovere per le opportune verifiche di quanto realmente accade nella struttura. Le segnalazioni raccolte da diverse associazioni che operano per il rispetto dei diritti dei trattenuti, parlano di violenze perpetrate ai danni dei trattenuti e andrebbero considerate con maggiore attenzione dalle Autorità competenti. D’altra parte, l’organizzazione di tipo militare in essere all’interno del CPR con un uso eccessivo del personale dell’esercito, anche per compiti e mansioni non di competenza, il controllo e la presenza asfissiante dei militari e degli agenti sia durante le udienze, sia durante i colloqui difensivi, sia ancora durante le visite mediche, non è certo un buon segno e non crea un clima positivo all’interno della struttura. In conclusione, per ricordare ancora una volta cosa significa fare l’esperienza del CPR, può essere opportuno riportare la “confidenza” fatta dal medico della struttura alla delegazione in visita: «Le persone, durante il trattenimento, peggiorano notevolmente la condizione psichica e, a maggior durata della permanenza presso il CPR, corrisponde un più elevato rischio di decadimento psichico». In queste parole è racchiuso tutto il senso del fallimento del sistema CPR e la necessità di un intervento politico per superare tale sistema. 1. Rapporto sulle visite effettuate ai Cpr di Palazzo San Gervasio e di Bari il 12 e il 13 dicembre 2024 ↩︎ 2. Un report e la piattaforma opendata costituiscono il progetto “Trattenuti” frutto di un lavoro collettivo di raccolta e analisi dei dati svolto da ActionAid Italia e dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari ↩︎ 3. Qui la pagina sul CPR di Bari Palese dal Rapporto “Trattenuti” di Action Aid e UniBa ↩︎ 4. Gara europea a procedura aperta per l’affidamento dei servizi di gestione del CPR, Prefettura di Bari ↩︎ 5. Programma nazionale “Linee guida sulla tutela della salute e l’assistenza socio-sanitaria alle popolazioni migranti” ↩︎ 6. Il Decreto Legge n. 124 del 2023 è un provvedimento urgente che contiene “Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione”. Tra le principali misure, detta disposizioni relative ai centri di permanenza per i rimpatri ↩︎
Bari, 13 settembre: Il Governo tace su Israele! Facciamo rumore in Fiera!
BARI, SABATO 13 SETTEMBRE – ORE 9.00 – FIERA DEL LEVANTE – INGRESSO ORIENTALE Porta con te un fischietto, un campanello, una pentola o qualsiasi cosa per fare rumore! Appello (per aderire: comitatopacebari@gmail.com) In queste ore, con l’assedio, la privazione di cibo e medicinali e la deportazione della popolazione civile, assistiamo a una drammatica escalation dell’azione genocidaria di Israele contro Gaza. La missione umanitaria Global Sumud Flotilla – con decine di imbarcazioni da oltre 40 paesi – è stata bollata da Israele come “azione terroristica” e rischia di essere respinta con la forza. In Puglia, anche grazie all’impegno del movimento contro la guerra e a sostegno della causa palestinese, la Regione, il Comune di Bari e numerose altre amministrazioni locali hanno assunto una posizione di pubblica condanna. Significativa la decisione di escludere Israele e le sue imprese dalla Fiera del Levante: un atto concreto che contribuisce a isolare i responsabili di questi crimini. Ma non basta: il Governo continua a non assumere una posizione chiara. È urgente una condanna netta, il riconoscimento dello Stato di Palestina e, soprattutto, l’interruzione di ogni collaborazione militare e commerciale con Israele. L’inaugurazione della Fiera del Levante rappresenta un appuntamento istituzionale di grande rilievo, al quale il Governo partecipa con propri rappresentanti. Come ogni anno, il dibattito sarà incentrato sulle prospettive economiche del Mezzogiorno. Ma quale progresso può esserci senza giustizia, equità sociale, tutela dei territori e delle comunità che li abitano, senza pace e cooperazione internazionale, a partire dal Mediterraneo? Un futuro così non si costruisce con la militarizzazione dei territori né con l’aumento della spesa militare fino al 5% del PIL, sottraendo risorse fondamentali a sanità, istruzione e ambiente. Per questo diciamo no a ogni forma di riarmo e di guerra, e diciamo sì alla salvezza dei popoli. Invitiamo tutti a partecipare al presidio del 13 settembre 2025, dalle ore 9:00, davanti all’Ingresso Orientale del Quartiere Fieristico. Ci riconosciamo nell’Appello della Marcia Perugia-Assisi 2025 Chiediamo a tutti i responsabili della politica italiana, in virtù del principio della Responsabilità di Proteggere, di fare ogni sforzo per dare immediatamente il via ad una grande Operazione di Salvataggio dei bambini, delle bambine e di tutti i sopravviventi di Gaza. Ogni ora che passa, alcuni di loro saranno ammazzati, feriti, seviziati! E la colpa sarà anche nostra! Per sempre. Al Parlamento e al Governo italiano chiediamo inoltre di: 1. revocare il Memorandum d’intesa per la collaborazione militare tra Italia e Israele; 2. interrompere ogni compravendita di armi e sistemi d’arma da e per Israele; 3. sostenere la sospensione dell’Accordo di associazione tra Unione europea e Israele; 4. riconoscere lo Stato di Palestina; 5. sostenere la Corte Penale Internazionale e dare piena attuazione ai suoi provvedimenti. Siamo tutte e tutti costantemente impegnat* a costruire azioni di pace, di svelamento del legame tra la cultura patriarcale e quella guerrafondaia, ripudiandone la disumanità, per costruire autodeterminazione dei popoli e pienezza dei diritti per tutte e tutti Promotori: ACLI Puglia – Alleanza Verdi Sinistra Puglia – ANCHENOI – ANPI Provinciale di Bari – ARCI Puglia – Assemblea Bari per la Palestina – Associazione Chiese Evangeliche Battiste di Puglia e Basilicata –  Associazione Don Milani di Mottola – Associazione Italia-Palestina – Associazione PERIPLO ODV – AUSER Puglia – Casa del Popolo Bari – Ceglie Messapica contro il genocidio del popolo palestinese – Centro Studi Torre di Nebbia – CGIL Bari – CGIL Puglia – Chiesa cristiana evangelica battista di Bari – Circolo Karl Marx Rifondazione Comunista Bari – COBAS Puglia – Comitato Altamura per la Pace – Comitato Articolo 11 L’Italia ripudia la guerra Bari – Comitato Carosino per la Palestina – Comitato contro il genocidio del popolo palestinese, contro il riarmo, per la pace Brindisi – Comitato per la Pace di Gioia del Colle – Comitato per la Pace di Giovinazzo – Comitato per la Pace di Putignano – Comitato per la Pace di Ruvo di Puglia – Comitato per la Pace di Terra di Bari – Convochiamoci per Bari – Coordinamento del Sollecito Umanitario e per i Diritti per la Palestina – Coordinamento Grottaglie per la Palestina – Digiuno di Giustizia in solidarietà con i Migranti Bari – Donne in nero Bari – Donne in nero Bitonto – Ex Caserma Liberata Rossani – Fratelli Tutti – Fraternità Beato Giacomo in Bitetto – Frati Minori di Puglia e Basilicata – Fondazione don Tonino Bello – Gruppo di Democrazia Partecipata Picone Poggiofranco – Giovani Comunisti Provincia Bari – Gruppo Educhiamoci alla Pace ODV – La Giusta Causa – LUCA Libera Università di Cittadinanza Attiva – MEIC Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale Puglia – Missionari Comboniani Bari – Movimento 5 Stelle Puglia – Movimento Nonviolento Puglia – Fraternità Beato Giacomo in Bitetto – Ordine Francescano Secolare di Puglia – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università – Osservatorio per la legalità e la difesa del bene comune – Partito di Alternativa Comunista Casamassima – Piccola Comunità Kairos – Provincia delle Puglie dei Frati Minori Cappuccini – Punto Pace Pax Christi Terlizzi – Radici Future Produzioni – Rarovet aps – Rete dei Comitati per la Pace di Puglia – Rete delle donne costituenti Puglia – Rete Puglia – Rifondazione Comunista Provincia Bari – Risorgimento Socialista Puglia – S-Confin-Arti – Squola Senza Confini Penny Wirton Bari ODV – Stella Maris Bari – UDS Bari – UDS Puglia – UDU Bari – Unsolomondo – USB Confederazione Provinciale Bari – Venerdì Libertario – Zona Franka
Situazione università in attesa dell’autunno caldo: quali progressi contro gli accordi con filiera bellica e partner israeliani?
Cosa succede negli Atenei italiani rispetto agli accordi con la filiera bellica e con i partner israeliani?Qual è la situazione delle Università in vista di un autunno che si preannuncia più caldo che mai? Già, perché, anche se apparentemente la pausa estiva sembra aver attenuato l’eco delle proteste studentesche e i fermenti di lotta negli atenei, in realtà si colgono tanti segnali di vivacità che ci fanno affermare che nei prossimi mesi sarà proprio il mondo accademico uno degli ambiti nei quali il fronte contro la guerra ed il riarmo sarà più attivo: * il 5 settembre si inizia alla Sapienza con un appuntamento sul ruolo dei saperi nell’economia del genocidio, organizzato dal Comitato Sapienza Palestina, dal CNR contro le guerre e dall’Assemblea precaria universitaria, nel quale interverrà Francesca Albanese. Si evidenzierà come la lotta per un’università democratica, adeguatamente finanziata e con condizioni di lavoro decentisia necessariamente legata alla lotta contro la guerra e chi fa profitto su armi e tecnologia bellica (ore 10:00 aula C, Scienze Politiche, Università Sapienza Roma); * le Assemblee precarie universitarie, che si sono moltiplicate e cresciute nella prima metà dell’anno, hanno annunciato una tappa fondamentale della loro lotta contro il precariato proprio nel cuore dell’autunno e fra i punti delle loro rivendicazioni c’è il NO alla ricerca bellica ed alle politiche di riarmo; * a settembre verrà presumibilmente firmato il CCNL Istruzione e Ricerca e sarà l’ennesimo contratto in perdita: stavolta il motivo dei mancati adeguamenti salariali all’inflazione è direttamente ricondubilie alle politiche di riarmo, che sottraggono risorse ai servizi pubblici ed al rinnovo del contratti del pubblico impiego, per cui è lecito attendersi una reazione del personale scolastico e universitario e delle sigle sindacali più attive nel contrasto alla guerra ed al riarmo; * il 13 settembre è in programma il lancio della campagna “LA CONOSCENZA NON MARCIA” (sulla quale vi informeremo a breve in dettaglio), che mira a mettere insieme le tante realtà impegnate nel mondo dell’istruzione contro il processo di militarizzazione in atto nelle scuole e nelle università e solidali con la causa palestinese. Studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori, insegnanti scolastici e docenti universitari, personale tecnico amministrativo e attivisti della società civile convergeranno in questo percorso iniziato ad aprile a Siena: per allertare rispetto ai rischi di una “israelizzazione” della società in quel segmento fondamentale che è appunto il settore della conoscenza, per dire NO alla guerra e per esprimere concretamente la solidarietà alla questione palestinese boicottando gli accordi con il complesso militare industriale e con le istituzioni israeliane sia nella didattica che nella ricerca; * la partenza della Global Sumud Flotilla verso Gaza sarà un’opportunità per il rilancio delle proteste studentesche e della solidarietà verso la Palestina, perché l’arrivo delle imbarcazioni al largo di Gaza è previsto intorno a metà settembre, in coincidenza con l’inizio dell’anno accademico, oltre che dell’anno scolastico. Insomma, un po’ di elementi che ci fanno pensare che combinati insieme si possano creare quelle condizioni presenti ai tempi delle acampade studentesche, per rilanciare con forza le richieste alle governance dei vari Atenei per un maggiore impegno concreto nel liberare i luoghi del sapere dalle pressioni militariste, ma anche al Governo per fare retromarcia rispetto alle relazioni pericolose sul riarmo con Leonardo, con la NATO e con il governo israeliano (ad esempio, Italia e Germania vogliono frenare la Commissione europea che intende sospendere Israele dai fondi di ricerca del Programma Horizon a causa del genocidio in corso). Il lavoro fatto fino ad ora non è poco (lo sintetizziamo di seguito), ma c’è ancora molta strada da fare soprattutto nel passare dalle enunciazioni di principi ad azioni concrete con riflessi pratici che cambino la realtà delle cose. RASSEGNA DI MOZIONI, DELIBERE E MODIFICHE NEGLI ATENEI RISPETTO AGLI ACCORDI Di seguito passiamo in rassegna i principali casi in cui le università italiane hanno formalmente adottato delibere, mozioni o modifiche strutturali vietando accordi con partner israeliani o con realtà collegate alla filiera bellica. Segnalateci altri casi significativi se dovessero mancare all’appello! 1. SAPIENZA — UNIVERSITÀ DI ROMA (DELIBERA SENATO ACCADEMICO, 13 MAGGIO 2025) * Il Senato Accademico ha approvato la Deliberazione n. 92/2025, che include un mandato per integrare lo statuto o regolamento al fine di: * interrompere ogni collaborazione con istituzioni e aziende israeliane coinvolte nell’apparato bellico, sospendere accordi con aziende legate al settore difesa, * riformare il Comitato Etico per includere controlli di tipo etico su collaborazioni potenzialmente belliche Wikipedia+15Sapienza Università di Roma+15Open+15. * ➤ Fonte ufficiale: verbale del Senato Accademico disponibile sul sito della Sapienza. 2. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO (STATALE) — SOSPENSIONE ACCORDO CON ARIEL UNIVERSITY * Nel fine 2023, formalizzata a inizio aprile 2024, la Statale di Milano ha sospeso l’accordo di collaborazione con l’Ariel University, situata nei territori occupati palestinesi. La decisione è passata attraverso un’istruttoria e voto del senato accademico DomaniDomani+2ANSA.it+2Domani+2. 3. UNIVERSITÀ DI PALERMO — SOSPENSIONE TOTALE ACCORDI CON ISRAELE (4 GIUGNO 2024) * Il Senato Accademico ha approvato all’unanimità un documento che: * sospende tutti gli accordi Erasmus con università israeliane (programmi KA171 e KA220-HED), * vieta nuovi accordi con atenei israeliani “fino al superamento della crisi”, * istituisce procedure di due diligence su accordi con potenziale dual use, * coinvolge rappresentanza studentesca nel tavolo tecnico su tali collaborazioni L’INDIPENDENTE+6L’INDIPENDENTE+6ANSA.it+6. 4. UNIVERSITÀ DI PADOVA — MOZIONE E IMPEGNO A NON AVVIARE NUOVI ACCORDI (14 MAGGIO 2024 E ULTERIORE MOZIONE 1° LUGLIO 2025) * Il Senato Accademico del 14 maggio 2024 ha approvato una Mozione per la Pace in Palestina, condannando la distruzione delle università palestinesi e richiamando principi etici secondo statuto e Codice di integrità della ricerca Reddit+15Università degli studi di Padova+15Centro di Ateneo per i Diritti Umani+15. * In una seduta successiva il 1° luglio 2025, Padova ha approvato una nuova mozione che: * condanna le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, * si impegna a non intraprendere nuovi accordi né rinnovare quelli esistenti con istituzioni israeliane ritenute coinvolte in violazioni, * mantiene solo collaborazioni a valenza puramente didattica o di ricerca non bellica L’INDIPENDENTE+4Centro di Ateneo per i Diritti Umani+4Domani+4. 5. UNIVERSITÀ DI BOLOGNA — MOZIONE DEL SENATO ACCADEMICO (2024) * Nel Senato Accademico UNIBO ha approvato una Mozione sulla guerra a Gaza, includendo impegni come: * condanna di qualsiasi aggressione a istituzioni universitarie, rafforzamento delle norme sul dual use, rifiuto di accordi con imprese e università (anche israeliane) associate a violazioni dei diritti umani o prodotti per scopi militari, * rescissione di accordi vigenti qualora i partner incorrano in tali condizioni Wikipedia+7UniboMagazine+7Open+7.       MOZIONE DEL SENATO ACCADEMICO (18 GIUGNO 2025) Il Senato Accademico ha approvato una mozione condannando “l’escalation militare israeliana a Gaza”, le violazioni del diritto internazionale e umanitario, e ha chiesto il “rafforzamento di tutte le iniziative per il cessate il fuoco” Altreconomia+6Potere al Popolo+6quinewspisa.it+6 La Nazione+15UniboMagazine+15Corriere di Bologna+15 6. UNIVERSITÀ FEDERICO II DI NAPOLI — DIMISSIONI DAL COMITATO DI FONDAZIONE BELLICA (APRILE 2024) * Il rettore della Federico II, in risposta a mobilitazioni studentesche, ha annunciato le proprie dimissioni dal comitato scientifico della fondazione Med-Or (legata a Leonardo spa), principale industria bellica italiana. Il Rettore Matteo Lorito ha annunciato le dimissioni, ma non le ha formalizzate. Open+4L’INDIPENDENTE+4Domani+4 7. UNIVERSITÀ DI BARI – MOZIONI E PROVVEDIMENTI (APRILE–GIUGNO 2025) * Aprile 2024: scelta unanime di non partecipare al bando di cooperazione Italia–Israele e dimissioni del Rettore Bronzini dal comitato scientifico della fondazione Med‑Or (legata all’industria bellica) La Nazione+2La Gazzetta del Mezzogiorno+2atlanteguerre.it+2 * 19 giugno 2025: il Dipartimento di Bari ha approvato una mozione di condanna contro Israele, prevedendo misure di accoglienza per colleghi palestinesi e richiedendo “esplicita presa di distanza dai diritti umani e diritto internazionale da parte del partner israeliano” Il Bo Live+14BariViva+14Barletta news24city -+14. * La mozione ha ricevuto pareri contrastanti, passando con un solo voto di scarto PugliaViva. 8. UNIVERSITÀ DI PISA – MODIFICA STATUTO E MOZIONE PER LA PACE (GIUGNO–LUGLIO 2025) * 13 giugno 2024: Senato Accademico e CdA approvano una mozione per la pace, con “percorso di autodisciplina” sulle collaborazioni con la filiera bellica UniboMagazine+13Università di Pisa+13Cambiare Rotta+13. * Febbraio 2025: lo Statuto viene aggiornato con clausole che escludono forme di collaborazione per lo sviluppo di armi italbalkanika.al+1La Nazione+1. Nome del tuo sitoquinewspisa.it 9. UNIVERSITÀ PER STRANIERI DI SIENA – PRESE DI POSIZIONE E RICONOSCIMENTO PALESTINA (2024–2025) * 17 luglio 2024: Senato Accademico approva la mozione per il riconoscimento dello Stato della Palestina LA NOTIZIA+15Università degli Studi di Siena+15Facebook+15. * Marzo 2024: presidenza di Tomaso Montanari oggetto di pressioni per non aver aderito a posizioni di boicottaggio attivo HuffPost Italia. * Giugno 2024: UniStrasi approva (all’unanimità) una posizione di solidarietà per Gaza in Senato Accademico Gazzetta di Siena. 10. UNIVERSITÀ DI FIRENZE – BOICOTTAGGIO ACCADEMICO E MOZIONE DEL 2023 + SOSPENSIONI 2025 * 19 dicembre 2023: mozione per la pace approvata, condanna delle atrocità e appello per due Stati, ma senza misure restrittive su accordi bilaterali Università di Firenze. * 16 luglio 2025: cinque dipartimenti (Matematica/Informatica, Ingegneria, Scienze agrarie, Architettura, Scienze politiche/sociali) sospendono accordi in essere con università israeliane, tramite appello firmato da docenti, studenti, ricercatori e dottorandi Altreconomia+2Il Foglio+2La Nazione+2. ——————————————————————————————————————– NOTA SU ALTRI ATENEI * Cagliari: una mozione studentesca chiedeva la sospensione degli accordi con atenei israeliani, ma il Senato ha respinto la proposta (30 gennaio 2024) Reddit+13Domani+13Open+13. * In Torino, si è deciso di non partecipare al bando MAECI 2024 con università israeliane, ma non è stata formalizzata una definitiva rescissione di tutti gli accordi Reddit+4Domani+4Wikipedia+4. * Altri atenei (es. UniPub) hanno visto proteste o richieste, ma non hanno mai formalizzato delibere o modifiche organiche DomaniDomani. TABELLA RIEPILOGATIVA UniversitàTipo di attoDataAzione chiaveSapienza RomaDelibera Senato Accademico n. 92/202513 maggio 2025Interruzione collaborazioni con Israele/bellicoStatale MilanoSospensione accordo Arielfine 2023 / apr 2024Sospeso accordo con Ariel UniversityFederico II NapoliDimissioni promesse dal Rettore da comitato Med-Or, ma non rassegnateaprile 2024Ritiro da fondazione associata ad industria bellica (il Rettore ha annunciato le dimissioni, ma non le ha formalizzate)PalermoDelibera Senato Accademico all’unanimità4 giugno 2024Blocco accordi Erasmus, nuovi accordi vietatiPadovaMozioni Senato Accademico14 mag 2024 & 1 lug 2025Impegno a non avviare o rinnovare accordi con IsraeleBolognaMozione Senato Accademico   Mozione Senato Accademico19 marzo 2024     18 giugno 2025Rifiuto accordi dual use e rescissione ove applicabile   Condanna escalation, stop/riduzione rapporti con IsraeleBariNon partecipazione bando + dimissioniAprile 2024Ritiro del Rettore da Med-Or e bando di cooperazione Italia-Israele sospeso Mozione Dipartimento19 giugno 2025Critiche diritti umani e accoglienza colleghi palestinesiPisaMozione Senato + autodisciplina13 giugno 2024Percorso etico sulle collaborazioni belliche Statuto aggiorna (no armi)Febbraio 2025Clausole di rifiuto su attività dual useSiena (Stranieri)Mozione riconoscimento Palestina17 luglio 2024Impegno politico e morale verso Palestina Università degli Studi di Siena Pressioni su boicottaggioMarzo 2024Respinta mobilitazione politicamente orientata HuffPost Italia Mozione solidale a GazaGiugno 2024Approvata all’unanimità in Senato Accademico Gazzetta di SienaFirenzeMozione per la pace19 dicembre 2023Condanna, ma nessuna sospensione formale Stop accordi da 5 dipartimenti16 luglio 2025Sospesi accordi con università israeliane Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Fiera del Levante 2025 esclude Israele, ma c’è una contraddizione: spazio alle Forze Armate
La Fiera del Levante di Bari 2025 ha chiuso le porte allo Stato genocida di Israele per esprimere un sentimento di condanna politica verso l’operato del governo di Benjamin Netanyahu su Gaza. Non si sottrae al confronto con i giornalisti Gaetano Frulli, presidente dell’Ente Fiera, che per maggiori dettagli sulla decisione rimanda al comunicato stampa pubblicato pochi giorni fa. Poche settimane prima il sindaco di Bari Vito Leccese, a nome del Consiglio comunale, aveva rivolto un appello pubblico agli organizzatori della Fiera dichiarando non gradita la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele o di suoi rappresentanti nelle prossime edizioni della Fiera del Levante e dei Saloni Specializzati fino a quando non porrà fine all’intervento militare nella Striscia di Gaza e alla sistematica violazione di diritti umani della popolazione civile. All’Ente Fiera sono giunte critiche anche per la mancanza di Palestina, Russia e Ucraina negli spazi espositivi. Frulli ha chiarito che a parte Israele nessun altro Paese ha ricevuto provvedimenti di esclusione dalla Fiera. L’assenza degli altri Paesi è dovuta al fatto che nessuna impresa di questi Stati ha presentato richiesta di partecipazione. Sull’esclusione dalla campionaria di Bari è intervenuta anche l’Ambasciata di Israele con un comunicato che ricorda la lunga cooperazione tra Israele e Puglia, aree geografiche con difficoltà climatiche simili. Nel comunicato si ricorda che Israele è il paese leader nel watertech e che le sue conoscenze e capacità tecnologiche furono protagoniste nel 2023 del Water Innovation Summit Italia Israele, conferenza sui temi del servizio idrico integrato, ospitata proprio dalla Fiera del Levante di Bari.  L’esclusione di Israele dalla Fiera del Levante può leggersi in continuità con la consegna delle chiavi della città di Bari a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Cerimonia celebrata il 4 agosto. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università apprezziamo questa importante decisione presa dalla città di Bari e dalla nota Fiera del Levante. Tuttavia, scorrendo le informazioni al momento disponibili sul sito della Fiera, notiamo certi dettagli che saremmo lieti venissero corretti nelle future edizioni: per esempio lo spazio dedicato alle Forze dell’Ordine che ipotizziamo mostreranno al pubblico le attrezzature del loro lavoro e daranno dimostrazioni pratiche, come l’anno scorso. Alla luce del piano ReArm Europe e all’annunciata riconversione della produzione industriale italiana e europea a fini militari, sarà interessante visitare anche il settore dell’ automotive della Fiera per verificare quali novità saranno presenti, quelle di tendenza verde ed ecosostenibile o nera e distruttiva? Sul passaggio dell’ automotive alla produzione bellica abbiamo scritto qui.  Ci chiediamo, quindi, come mai alla Fiera del Levante, così come abbiamo rilevato al Molfest qualche mese fa, debba esserci questa presenza sistematica e massiccia di Forze Armate? Perché una società civile, che deve perseguire la pace secondo il dettato costituzionale, deve fare sfoggio in ogni occasione, secondo quanto riporta il Piano della Comunicazione del Ministero della Difesa 2025, di una forza muscolare armata per affascinare i/le giovani alla guerra? Osservatorio contro la militarizzazione elle scuole e delle università