Genocidio palestinese: l’urlo della società civile per svegliare i governi occidentali

Pressenza - Sunday, August 10, 2025

Mentre a Gaza si continua incessantemente a morire sotto le bombe, o sotto i tiri d’artiglieria durante la fila per un po’ di acqua e cibo, i governi europei tacciono, o si limitano ad azioni formali di condanna. Ciò mentre quello israeliano, per voce del primo ministro Netanyahu, già accusato di crimini di guerra, annuncia l’invasione totale della striscia. Avevamo l’impressione di aver già visto il peggio, ma il regime guerrafondaio di Israele ci ricorda che al peggio non c’è mai fine.

Ma se i governi occidentali tentennano, o fingono di non vedere e sentire, sono i popoli ad iniziare ad alzare la voce e chiedere la fine di questa guerra genocida. E’ la società civile internazionale a lanciare, sempre più forte, il suo grido di dolore e di rabbia. Dappertutto nel mondo si susseguono manifestazioni, marce, sit-in, iniziative culturali e forti azioni simboliche, per scuotere l’inerzia delle istituzioni su quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania: l’annientamento di un popolo.

Sabato 9 agosto, in una Cagliari gremita di turisti, un affollato e rumoroso corteo ha sfilato per le vie del centro per chiedere la fine del massacro e il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e dall’intera Palestina. La città, avvolta nel clima vacanziero d’agosto, è stata scossa da un’onda umana fragorosa. Diverse centinaia di persone di tutte le età, fra cui numerosi giovani e giovanissimi, hanno attraversato le strade dei negozi e dei ristoranti, sbattendo pentole, agitando campanacci, soffiando fischietti ed urlando forte: Palestina libera! Italia complice del genocidio!

All’appello, lanciato dai gruppi di solidarietà con la Palestina e dall’associazione Amicizia Sardegna Palestina, la città ha quindi risposto con una presenza numerosa e decisa, che ha finito col contagiare anche diversi cagliaritani di passaggio e molti turisti che, seduti a tavolino, o in giro per locali, hanno applaudito al passaggio assordante dei manifestanti, mostrando quanto la solidarietà con questo sventurato popolo oppresso stia crescendo rapidamente in tutto il mondo.

Cagliari, Piazza Yenne (Foto di Carlo Bellisai)

Al termine del percorso, nella piazza Yenne, si sono susseguiti alcuni interventi che hanno visto protagonisti soprattutto giovani e studenti. Diversi i temi toccati: dall’inerzia del governo italiano, che continua a fornire armi e appoggio allo Stato sionista, alla necessità di isolare Israele dal contesto internazionale, boicottandolo economicamente e sospendendo gli scambi scientifici e culturali. E’ stato ancora una volta ricordato il coinvolgimento della Sardegna nella preparazione delle guerre, attraverso le sempre più continue esercitazioni militari che partono dai poligoni disseminati nell’isola, ma anche tramite la mortifera produzione di armamenti nella fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias, armamenti che vanno a incrementare la potenza di fuoco nei vari teatri di guerra, contribuendo allo sterminio di civili innocenti.

Tra gli ultimi a prendere la parola, uno studente ha fatto appello all’importanza dell’unità d’intenti che, al di là delle diversità politiche dei vari gruppi e associazioni, sola può far continuare a crescere il movimento che si oppone alla guerra ed al rilancio globale della corsa agli armamenti. Con la consapevolezza che il riarmo, europeo e mondiale, oltre che essere foriero di nuove guerre e distruzioni, non può non pesare sull’economia e portare ad un’ulteriore riduzione dei servizi sociali, della sanità e dell’istruzione.

Si è così conclusa una manifestazione importante, che ha visto una partecipazione numerosa, tenuto conto del periodo vacanziero, ma che soprattutto ha saputo creare un forte impatto emotivo ed una notevole capacità di coinvolgimento: il popolo sardo non ci sta a chiudere gli occhi davanti alla consumazione di un genocidio.

 

 

 

 

Carlo Bellisai