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Palestina: verso la manifestazione nazionale del 4 ottobre
Con un compagno dell'UDAP parliamo del percorso di avvicinamento alla manifestazione nazionale del 4 ottobre, soffermandoci in particolare sull'assemblea che si è tenuta domenica 14 settembre, a Roma, al Nuovo Cinema L'Aquila. L'assemblea è stata particolarmente partecipata ed ha coinvolto realtà cittadine, territoriali e nazionali che hanno trovato un punto di convergenza su una piattaforma comune, nell'auspicio che il 4 ottobre rappresenti il punto di inizio per la ripresa di una stagione politica. Affrontiamo poi la situazione a Gaza e in Cisgiordania, e gli ultimi aggiornamenti sul processo ad Anan, Ali e Mansour, le cui ultime due udienze, originariamente previste per il 19 e 26 settembre, saranno rinviate a causa del trasferimento del giudice a latere. L'udienza fissata per il 19 settembre si terrà esclusivamente ai fini del rinvio. Concludiamo parlando del documentario "Colpevoli di Palestina". Il docuentario sarà messo a disposizine di tutte le realtà interessate a organizzare proiezioni scrivendo a info@freeanan.it
Show Israel the Red Card
Martedì 14 Ottobre, ore 17:30, a Udine, in piazza della Repubblica, saremo in corteo per dire NO alla presenza della nazionale di uno stato che sta commettendo un genocidio. Quel genocidio perpetrato ai danni del popolo palestinese da quasi due anni; una normalizzazione che Israele cerca di portare avanti grazie alla complicità dell'Occidente anche attraverso lo sport. 23 mesi di violenza che, nel solo ambito sportivo, hanno portato alla distruzione della quasi totalità delle strutture e infrastrutture sportive palestinesi; ridotto gli stadi a centri di detenzione e campi per sfollati; spezzato la vita di oltre 400 calciatori e costretto la Federazione Calcistica Palestinese (PFA) a sospendere a tempo indeterminato tutte le attività. Per noi lo sport - e il calcio in particolare - rappresentano uno spazio virtuale e fisico di incontro e diffusione di valori che sono inconciliabili con la violenza, l'apartheid e l’occupazione. Lo stesso non può dirsi per la nazionale di calcio israeliana che viola gli statuti FIFA e che vede i giocatori-soldato inneggiare alla distruzione totale di Gaza e dedicare i propri successi, come hanno fatto a giugno 2025 dopo la partita contro l’Estonia, all’esercito che sta commettendo un genocidio. Per questo non possiamo permettere che attraverso una partita di calcio si normalizzi l'inferno che si sta vivendo in Palestina. Non saremo mai complici di questa vergogna! Boicottiamo la partita Italia vs Israele valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026. Ci vediamo il 14 ottobre in corteo. Per tutti i gruppi solidali che vogliono aderire https://forms.gle/wjgNd6CySKFpL9tLA Ne parliamo con un compagno del Comitato per la Palestina - Udine
Gennaro Giudetti, l’inferno di Gaza dall’interno delle sue fiamme
È tornato a casa dall’inferno di Gaza, Gennaro Giudetti. Casa è Taranto, che è un altro inferno, ma senza fiamme. Solo fumi, rossastri e cancerogeni. E i bambini muoiono come a Gaza, ma in modo ‘diverso’. Nel suo ultimo libro, ‘Con loro, come loro – storie di donne e bambini in fuga’, Gennaro li accosta – bambini di Gaza e quelli di Taranto – descrivendo le similitudini di un destino infame. Probabilmente da quei bambini che andavano a trovarlo negli uffici ‘teoricamente’ al sicuro, sotto l’egida delle Nazioni unite, non potrà tornarci per un po’, di tempo, perché è stato considerato ‘soggetto sgradito’ a Israele. “Sapremo con più precisione la decisione definitiva tra una decina di giorni”, ci confida. Intanto – appena il tempo di abbracciare i suoi genitori – ed è già in partenza: ha la smania addosso di descrivere ciò che nessuno di noi può neanche immaginare della carneficina a cui un governo genocida ha condannato un intero popolo. “Devo raccontare… devo raccontare che quei bambini ora sono i nostri bambini. In che stato di trance può essere un padre o una madre che mette sul cofano di un’auto delle Nazioni unite il corpo del proprio figlio con la testa staccata dal collo, perché sia condotto… ‘al sicuro’?” Abbiamo intervistato Gennaro Giudetti per saperne di più, sperando che sempre meno gente continui a guardarsi l’ombelico: Mimmo Laghezza
INGV. Mobilitazione dal basso per la Palestina
Con un ricercatore dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), commentiamo la lettera aperta inviata da una buona parte del personale dell'Istituto al Presidente, al Consiglio di amministrazione e al Consiglio Scientifico dell’Ente, al fine di chiedere la condanna delle ripetute violazioni del diritto umanitario da parte di Israele, la sospensione degli accordi unilaterali di ricerca Italia-Israele e la predisposizione di forme di collaborazione scientifica con il mondo accademico palestinese. Particolarmente rilevante è anche la richiesta di istituire un comitato etnico, destinato a monitorale e a vigilare su accordi, progetti e collaborazioni nell'ottica del rispetto dei principi etici. La lettera non ha raccolto risposte ufficiali da parte dell'INGV. Nel corso della corrispondenza emerge anche la possibilità di sostenere la creazione di corridoi umanitari per favorire, anche attraverso l'erogazione di borse di studio, l'arrivo di studenti palestinesi in Italia e in altri paesi europei, mediante un coordinamento tra Università e Istituti di ricerca. Di seguito, il testo integrale della lettera: "Oggetto: richiesta urgente di presa di posizione e azione contro le atrocità del governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania. Nella Striscia di Gaza si sta consumando una gravissima catastrofe umanitaria, segnata da documentate violazioni dei diritti umani, dagli attacchi contro la popolazione civile e da una crisi alimentare di proporzioni drammatiche. Le Nazioni Unite hanno condannato queste violazioni attraverso risoluzioni che chiedono il rispetto del diritto internazionale, la protezione dei civili e la fine delle ostilità. La comunità internazionale sollecita un cessate il fuoco immediato, il ripristino degli aiuti umanitari e una soluzione politica duratura basata sul rispetto dei diritti e della sovranità territoriale dei popoli coinvolti. La storia, soprattutto quella degli ultimi due secoli, ci racconta che i conflitti non finiscono perché si piangono i morti o si prova una silente compassione. Le guerre finiscono perché si prende posizione, perché la comunità internazionale impone la pace agli stati che violano il Diritto internazionale umanitario e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E lo fa usando gli strumenti della pace, sospendendo, tra gli altri, gli accordi che prevedono o supportano lo sviluppo e il commercio di armi e tecnologia militare. Convinti che l'INGV, Ente Pubblico di Ricerca, abbia una responsabilità nella costruzione di una società civile democratica che rispetti i diritti umani, il principio di autodeterminazione dei popoli e la tutela delle vite umane, il personale INGV firmatario del presente documento, chiede al Presidente, al Consiglio di Amministrazione e al Consiglio Scientifico di impegnarsi fattivamente e in tutte le sedi a portare avanti le seguenti azioni, in funzione del rispetto dell’art.11 della Costituzione Italiana e in ottemperanza alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dell’Assemblea Generale dell’ONU: - Condannare le ripetute, gravissime e documentate violazioni compiute dallo Stato di Israele nella sua politica di aggressione e occupazione nella Striscia di Gaza, tra cui: utilizzo della fame come tattica di guerra, distruzione del sistema scolastico e accademico, bombardamento delle strutture di assistenza sanitaria, frequente uccisione di giornalisti e operatori umanitari, interruzione unilaterale della tregua faticosamente raggiunta a marzo, deportazione della popolazione in una escalation di pulizia etnica dei territori palestinesi; - Aderire formalmente alle risoluzioni ONU che chiedono la sospensione immediata del conflitto, il rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili, l’accesso umanitario garantito, il rispetto del diritto internazionale, il sostegno ad UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine refugees in the near east) e le prospettive di pace concrete e durature; - Recepire, in particolare, la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del settembre 2024 e le proposte della Società Italiana di Diritto Internazionale e Diritto dell’Unione Europea (SIDI, 07/06/2025), sospendendo accordi di cooperazione o collaborazione, anche informali, con istituzioni, enti e aziende che contribuiscono anche indirettamente al perpetrarsi delle gravissimeviolazioni del diritto internazionale e al mantenimento dell’occupazione illegale del territoriopalestinese; - Sospendere gli accordi bilaterali in corso ed evitare rinnovi e nuove stipule fino a quando il governo israeliano non manifesterà esplicitamente l’intenzione di rispettare i diritti fondamentali del popolo palestinese, il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite; - Non aderire al bando 2025 del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) per la raccolta di progetti di ricerca congiunti Italia-Israele, come già dichiarato dalle Università di Pisa e Palermo, dai Dipartimenti di Fisica dell’Università la Sapienza di Roma e dell’Università di Roma Tor Vergata, come richiesto dalla comunità studentesca e dal personale docente, di ricerca, tecnologico e tecnico-amministrativo di altre Università (Bologna, Calabria, Firenze, Padova, Sapienza) e da 1350 membri della comunità accademica e personale universitario in una lettera aperta inviata al MAECI e alla CRUI il 25 aprile 2025; - Sostenere iniziative e collaborazioni con il mondo accademico e della ricerca israeliani che chiedono la fine della guerra a Gaza denunciando i crimini di guerra contro l’umanità commessi dal proprio governo; - Predisporre collaborazioni con studenti/esse, gruppi di ricerca e corpo docente palestinesi, cosi come programmi di mobilità per studio, ricerca e percorsi di specializzazione; - Introdurre ed implementare all’interno dell’INGV, anche nel “Codice Etico e Codice di Comportamento”, i principi e le pratiche dell’ethical procurement e della due diligence, al fine di tutelare l'Ente da rapporti di complicità e connivenza con realtà coinvolte in aggressioni e conflitti bellici condannati dalle Nazioni Unite; - Costituire un Comitato che si occupi di monitorare e vigilare su accordi, progetti e collaborazioni affinché i principi etici indicati nel punto precedente siano rispettati. Il censimento di accordi e contratti in essere consentirà la sospensione, immediata e cautelativa, in attesa della necessaria ricognizione documentale che attesti non ci sia alcun coinvolgimento in attività contrarie al diritto internazionale. Le azioni sopra elencate rappresentano un percorso indispensabile per garantire che l'INGV operi in piena coerenza con i valori costituzionali e le risoluzioni internazionali. Chiediamo al Presidente, al Consiglio di Amministrazione e al Consiglio Scientifico di prendere una posizione inequivocabile e di tradurre queste richieste in un piano d'azione immediato. Riteniamo che l'inerzia non sia un'opzione per un Ente che si riconosce nei principi della pace e della giustizia. In attesa di un riscontro, confermiamo la nostra piena disponibilità a collaborare per la loro attuazione."    
Ultima Generazione: Roma, Ministero dell’Istruzione, madri e insegnanti contro il genocidio. Valditara e tutto il Governo complici di Israele
Roma, 12 agosto 2025 – Questa mattina, intorno alle 9,30, sei persone di Ultima Generazione hanno protestato sotto la sede del Ministero dell’Istruzione e del Merito in via Dandolo contro il genocidio in Palestina. Le persone di Ultima Generazione, tutte madri, portando la protesta in un luogo apparentemente marginale rispetto al tema, mostrano quella che è l’ipocrisia del governo e della sua classe di “intellettuali” di riferimento. A Settembre Meloni e gli insegnanti dovranno spiegare cosa avviene a Gaza Che nesso ci sia tra il Ministero dell’Istruzione e quello che sta succedendo in Palestina, è presto spiegato. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che “lavora ogni giorno sul genocidio” (dichiarazione ambigua che dice molto) ha una figlia; tra qualche anno questa bambina studierà quello che sta succedendo e forse si chiederà: “ma mia madre dov’era mentre ciò avveniva?”  Rita, 60 anni, insegnante, ha dichiarato: “Noi prendiamo posizione, noi gente comune e scegliamo insieme di boicottare. Invitiamo i cittadini e le cittadine a unirsi alle prossime azioni di resistenza e di boicottaggio. Mi sto chiedendo con grande dolore come insegnante, madre e come cittadina, cosa racconteremo ai nostri alunni di quello che sta succedendo. Tra poco gli studenti italiani torneranno sui banchi, i loro coetanei di Gaza, no; stanno sottoterra. Questa è anche colpa del governo italiano che fa scelte scellerate e continua a commerciare armi con Israele. Il nostro governo ha scelto la morte. Io non voglio essere complice di un genocidio. Quando tornerò in classe cosa racconterò ai bambini? Basta traffici e affari con Israele, basta traffici di morte”.  (Foto Ultima Generazione)     Ultima Generazione
“Basta dichiarazioni rituali…”: dichiarazione congiunta della società civile italiana attiva per la pace in Palestina e Israele
Mentre la comunità internazionale fatica a prendere atto della portata del disastro umanitario che colpisce l’intera popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, il Parlamento israeliano approva una risoluzione per l’annessione della Cisgiordania. A seguire, il governo israeliano rende esplicito il proprio progetto: un piano di occupazione, prima militare e poi civile, della Striscia di Gaza. Non si parla più di liberazione degli ostaggi, né dell’eliminazione di Hamas. L’obiettivo dichiarato sembra essere la definitiva cancellazione della questione palestinese, attraverso la realizzazione del progetto del “Grande Israele”, dal Giordano al Mediterraneo, con la forza e ad ogni costo. Un obiettivo che si vuole conseguire anche con il ricorso alla fame e alla sete come strumenti di guerra, con la sostituzione delle agenzie dell’Onu e delle Ong nella distribuzione degli aiuti da parte della fantomatica GHF (Gaza Foundation Humanitarian) che si è già macchiata di crimini di guerra contro la popolazione affamata in fila per il cibo. A tutto questo ci opponiamo con fermezza, con la forza della nostra storia, della nostra coscienza, del diritto internazionale. Questa deriva autoritaria e violenta va fermata, perché si sta traducendo in una vera e propria azione genocida, che rischia di cancellare ogni prospettiva di riconoscimento dei diritti del popolo palestinese e qualunque possibilità di convivenza tra uguali. Sarà la distruzione di un popolo e l’inizio di una fase buia per l’intera umanità. L’Italia e l’Europa non possono essere complici di questo disegno. Ci sono obblighi precisi che discendono dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio a cui il nostro Paese e la Ue devono attenersi affinché l’intento genocidario si arresti e non arrivi alla cancellazione/espulsione dei palestinesi dalla propria terra Non è più il tempo delle sole parole o delle dichiarazioni rituali. Chiediamo con urgenza al Parlamento e al Governo italiano di: * assumere una posizione di ferma condanna verso i crimini contro l’umanità commessi dal governo israeliano; * pretendere l’apertura di tutti i valichi, la fine del blocco degli aiuti e il ritorno, per la loro distribuzione da parte delle agenzie dell’Onu e delle Ong; * sospendere ogni invio di armamenti verso Israele e ogni forma di cooperazione militare con il governo israeliano; * sostenere la sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele fino a quando non sarà raggiunto un cessate il fuoco a Gaza, cesseranno le violazioni dei diritti umani e terminerà l’occupazione dei territori palestinesi, garantendo al contempo assistenza umanitaria e sicurezza alla popolazione civile; * assumere iniziative di protezione e di sostegno dei giudici della Corte Penale Internazionale e della Relatrice Onu sui Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, colpiti dalle sanzioni illegali dell’Amministrazione USA; Chiediamo inoltre che l’Italia si unisca ai 143 Stati che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, prima che sia troppo tardi, per affermare un diritto universale e inalienabile. Da parte nostra continueremo a sostenere l’attività dei “gruppi misti” israelo-palestinesi che sono l’unica speranza per un futuro amico e condiviso, gli obiettori israeliani che si rifiutano di combattere, ed i resistenti nonviolenti palestinesi che cercano una via di riconciliazione. Infine, sollecitiamo il nostro Paese ad assumere con determinazione l’iniziativa, in sede europea e internazionale, per la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di costruire una pace giusta e duratura: unica strada possibile per isolare la violenza e fondare convivenza e sicurezza condivisa in tutto il Medio Oriente.   Primi firmatari: Sergio Bassoli – Coordinatore dell’Esecutivo Rete Pace Disarmo Emiliano Manfredonia – Presidente ACLI Gianfranco Pagliarulo – Presidente ANPI Silvia Stilli – Presidente AOI Walter Massa – Presidente ARCI Gianna Benucci – Portavoce nazionale Associazione per la Pace Luisa Morgantini – Presidente AssopacePalestina Enzo Ferrara – Presidente Centro Studi Sereno Regis di Torino Cristina Mattiello – Presidente CIPAX Centro interconfessionale per la pac Maurizio Landini – Segretario Generale CGIL Rossella Miccio – Presidente EMERGENCY Franco Ippolito – Presidente Fondazione Basso Simone Siliani – Direttore Fondazione Finanza Etica Maurizio Certini – Vicepresidente Fondazione La Pira Flavio Lotti – Presidente Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace Maria Elena Lacquaniti – Coordinatrice GlAm Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia Fabrizio Battistelli – Presidente Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo Stefano Ciafani – Presidente Legambiente Luigi Ciotti – Presidente Libera e Gruppo Abele Francesca Rispoli – Presidente Libera Valentina Cuppi – Sindaca di Marzabotto Mao Valpiana – Presidente Movimento Nonviolento Fiorella Prodi – Presidente Nexus Solidarietà Internazionale Emilia Romagna ets Piergiulio Biatta – Presidente OPAL Brescia Mons. Giovanni Ricchiuti – Presidente Pax Christi-Italia Giulio Marcon – Portavoce Sbilanciamoci! Tiziano Pesce – Presidente nazionale UISP Aps Giulia Torrini – CoPresidente Un Ponte Per   Ulteriori adesioni: Luciano Ricchi – Presidente Arci Arcobaleno Fabbrico Patrizia Santi – Presidente Associazione Amici di Emmaus ODV Silvia Papucci – Presidente Associazione Nesi/Corea ODV Marci Bersani – Coordinatore Nazionale Attac Italia Andrea Trentini – Presidente Centro Pace ecologia e diritti Rovereto Flora Grassivaro – Presidente WFWP Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo Padova Marisa Mazzi – Presidente Isolina e… Giuseppina Poretti – Presidente Scuola di Babele ODV Fabiano Lorandi – Presidente Associazione Ubalda Bettini Girella Palma Sergio e Suor Francesca Fiorese – Referenti Uniti per la Pace Padova Marco Di Silvestre – Presidente Regionale USAcli Veneto     Invitiamo presidenti, portavoce, segretari di associazioni della società civile così come sindaci ad unirsi alla nostra voce aderendo all’appello (segnalazioni a segreteria@retepacedisarmo.org) Rete Italiana per il Disarmo
Rumore contro il silenzio a Vigevano e Mede Lomellina
Sabato 9 agosto le manifestazioni nei due centri urbani della provincia pavese hanno coinvolto le associazioni e aggregazioni locali insieme a numerose persone a esprimere la propria indignazione chiassosamente. Promosse dal Coordinamento per la Pace di Vigevano e Lomellina, le iniziative si sono svolte nel centro di Vigevano all’insegna dello striscione con scritto la pace non tace e a Mede Lomellina intorno al motto restiamo umani. A Vigevano, dove per l’occasione sono state recitate poesie e letti testi sulla pace, opere e brani composti da autori del territorio lomellino, i 200 partecipanti al raduno in piazza Ducale sul sagrato del Duomo hanno fatto ‘baccano’ con fischietti, pentole, scodelle e oggetti rumorosi dopo che il silenzio della serata estiva nella città era stato spezzato dai rintocchi delle campane. «Ringraziamo la diocesi per aver partecipato a questa iniziativa e per aver dato disposizione alle chiese lomelline di suonare le campane in concomitanza con la nostra manifestazione – ha dichiarato Adriano Arlenghi a nome dei promotori – Dobbiamo chiedere al mondo intero di ascoltare tutto quel dolore che giunge dalla Palestina. Vogliamo rompere il mostruoso muro di silenzio. Gaza muore di fame e non possiamo più restare indifferenti». Accanto alle bandiere arcobaleno e della Palestina, a Vigevano spiccava lo striscione con scritto “la pace non tace” realizzato da Ale Puro, un artista vigevanese eclettico, autore di graffiti e murales, opere su tela e illustrazioni, e a Mede Lomellina i manifestanti si sono raccolti in cerchio intorno al motto di Vittorio Arrigoni: > Restiamo umani è l’adagio con cui firmavo i miei pezzi per Il Manifesto e per > il blog. È un invito a ricordarsi della natura dell’uomo. Io non credo nei > confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti > indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini alla stessa famiglia > che è la famiglia umana – Vittorio “Vik” Arrigoni / RESTIAMO UMANI – > Fondazione Vittorio Arrigoni VIK Utopia onlus Al raduno a Mede Lomellina hanno partecipato alcuni componenti del gruppo che ogni settimana a Sartirana Lomellina pratica il silenzio per la pace, tra cui Luisa Dallera che ha osservato che la manifestazione è stata “emozionante, partecipata, ha attratto anche l’attenzione dei passanti, che si sono fermati e spesso si sono uniti a noi e fatto chiasso battendo le mani”, e dell’Associazione Futuro Sostenibile in Lomellina, la cui presidente, Alda La Rosa, ha commentato: «A chi critica, a chi insulta perché manifestiamo il nostro pianto, il nostro dolore per il genocidio a Gaza e per ciò che accade in Ucraina, noi rispondiamo pacificamente ma facendo rumore perché le coscienze egoisticamente ripiegate su se stesse si sveglino e chiedano a chi governa il mondo di fermare tanto orrore. Ci uniamo così a milioni e milioni di persone che in tutto il pianeta stanno manifestando per la pace».   Maddalena Brunasti
Genocidio palestinese: l’urlo della società civile per svegliare i governi occidentali
Mentre a Gaza si continua incessantemente a morire sotto le bombe, o sotto i tiri d’artiglieria durante la fila per un po’ di acqua e cibo, i governi europei tacciono, o si limitano ad azioni formali di condanna. Ciò mentre quello israeliano, per voce del primo ministro Netanyahu, già accusato di crimini di guerra, annuncia l’invasione totale della striscia. Avevamo l’impressione di aver già visto il peggio, ma il regime guerrafondaio di Israele ci ricorda che al peggio non c’è mai fine. Ma se i governi occidentali tentennano, o fingono di non vedere e sentire, sono i popoli ad iniziare ad alzare la voce e chiedere la fine di questa guerra genocida. E’ la società civile internazionale a lanciare, sempre più forte, il suo grido di dolore e di rabbia. Dappertutto nel mondo si susseguono manifestazioni, marce, sit-in, iniziative culturali e forti azioni simboliche, per scuotere l’inerzia delle istituzioni su quanto sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania: l’annientamento di un popolo. Sabato 9 agosto, in una Cagliari gremita di turisti, un affollato e rumoroso corteo ha sfilato per le vie del centro per chiedere la fine del massacro e il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e dall’intera Palestina. La città, avvolta nel clima vacanziero d’agosto, è stata scossa da un’onda umana fragorosa. Diverse centinaia di persone di tutte le età, fra cui numerosi giovani e giovanissimi, hanno attraversato le strade dei negozi e dei ristoranti, sbattendo pentole, agitando campanacci, soffiando fischietti ed urlando forte: Palestina libera! Italia complice del genocidio! All’appello, lanciato dai gruppi di solidarietà con la Palestina e dall’associazione Amicizia Sardegna Palestina, la città ha quindi risposto con una presenza numerosa e decisa, che ha finito col contagiare anche diversi cagliaritani di passaggio e molti turisti che, seduti a tavolino, o in giro per locali, hanno applaudito al passaggio assordante dei manifestanti, mostrando quanto la solidarietà con questo sventurato popolo oppresso stia crescendo rapidamente in tutto il mondo. Cagliari, Piazza Yenne (Foto di Carlo Bellisai) Al termine del percorso, nella piazza Yenne, si sono susseguiti alcuni interventi che hanno visto protagonisti soprattutto giovani e studenti. Diversi i temi toccati: dall’inerzia del governo italiano, che continua a fornire armi e appoggio allo Stato sionista, alla necessità di isolare Israele dal contesto internazionale, boicottandolo economicamente e sospendendo gli scambi scientifici e culturali. E’ stato ancora una volta ricordato il coinvolgimento della Sardegna nella preparazione delle guerre, attraverso le sempre più continue esercitazioni militari che partono dai poligoni disseminati nell’isola, ma anche tramite la mortifera produzione di armamenti nella fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias, armamenti che vanno a incrementare la potenza di fuoco nei vari teatri di guerra, contribuendo allo sterminio di civili innocenti. Tra gli ultimi a prendere la parola, uno studente ha fatto appello all’importanza dell’unità d’intenti che, al di là delle diversità politiche dei vari gruppi e associazioni, sola può far continuare a crescere il movimento che si oppone alla guerra ed al rilancio globale della corsa agli armamenti. Con la consapevolezza che il riarmo, europeo e mondiale, oltre che essere foriero di nuove guerre e distruzioni, non può non pesare sull’economia e portare ad un’ulteriore riduzione dei servizi sociali, della sanità e dell’istruzione. Si è così conclusa una manifestazione importante, che ha visto una partecipazione numerosa, tenuto conto del periodo vacanziero, ma che soprattutto ha saputo creare un forte impatto emotivo ed una notevole capacità di coinvolgimento: il popolo sardo non ci sta a chiudere gli occhi davanti alla consumazione di un genocidio.         Carlo Bellisai
Sondaggio: 4 ebrei israeliani su 5 non sono turbati dalla carestia a Gaza
di Jonathan Ofir  Mondoweiss, 8 agosto 2025   Un nuovo sondaggio dell’Israel Democracy Institute mostra che 4 ebrei israeliani su 5 – circa l’80% – non sono turbati dalle notizie sulla carestia e le sofferenze palestinesi a Gaza. I due fratelli, Youssef Abdel Rahman Matar, 6 anni, e Amir Abdel Rahman Matar, 4 anni, sono accuditi dalla madre all’interno di una scuola che ospita famiglie sfollate a Gaza City che affrontano una grave malnutrizione potenzialmente letale. (Foto: Omar Ashtawy/ APA Images) Un altro sondaggio che documenta il baratro morale dall’opinione pubblica di Israele è stato pubblicato. Questa volta è l’Israel Democracy Institute (IDI) con un sondaggio pubblicato martedì, che mostra che 4 ebrei israeliani su 5 – circa l’80% – non hanno nessun problema con la carestia a Gaza. La domanda precisa che veniva posta era: “Fino a che punto siete personalmente turbati o non turbati dalle notizie di carestia e sofferenza tra la popolazione palestinese a Gaza? Secondo i risultati del sondaggio, il 23,4% degli ebrei israeliani intervistati non è “troppo turbato” dalla carestia e dalle sofferenze palestinesi, e il 55,6% non è “per niente turbato”. Tra i palestinesi con cittadinanza israeliana, i risultati sono stati quasi l’opposto: l’86% era “preoccupato”, con una ripartizione del 34,4% “un po’ turbato” e del 51,5% “molto turbato”. Questa mancanza di preoccupazione tra gli ebrei israeliani non è dovuta al fatto che non conoscano le condizioni di fame a Gaza, anche se il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato (proprio la scorsa settimana) che “non c’è nessuna carestia a Gaza” e “nessuna intenzione politica nell’affamare Gaza”. Gli ebrei israeliani lo sanno anche perché è stato finalmente discusso sui loro canali di notizie mainstream nelle ultime settimane. Mentre alcuni giornalisti ammettono la carestia con un certo rammarico, altri, come quelli di Channel 14, prendono in giro direttamente i palestinesi affamati. In quest’ultimo esempio, hanno messo una foto di un bambino emaciato con una madre che definiscono “ben nutrita”, che “potrebbe aver mangiato tutto il cibo di suo figlio”. Non hanno limiti nel loro sadismo: “Questa è una donna che ha mangiato una capra intera da sola”… “e ha poi mangiato anche il bambino!” Gli israeliani non solo sanno della fame che Netanyahu nega, ma anche della tattica intenzionale di affamare i palestinesi, anch’essa negata dal prima ministro. Invece sanno benissimo cosa accade, loro stessi hanno fatto in modo che accadesse. Il canale israeliano Channel 13 ha appena riportato una fuga di trascrizioni governative del marzo 2025, rivelando che il gabinetto di guerra israeliano ha consapevolmente limitato tutti gli aiuti umanitari a Gaza nella speranza di “spezzare Hamas”. Inoltre, dimostrano che nei negoziati Hamas non ha accolto Israele con malafede, eppure lo stato sionista ha immotivatamente rotto il cessate il fuoco al fine di intensificare ulteriormente l’offensiva verso Gaza. Non siamo più nel punto in cui dobbiamo discutere se la gente sappia, e fino a che punto – tutti sanno, chiunque abbia uno schermo ed è esposto ai media sa della carestia – intenzionalmente progettata – di Gaza, e anche gli israeliani lo sanno. Quindi la questione non è il livello di negazione israeliana, ma il livello di indifferenza israeliana, o addirittura di sadico supporto, nei confronti di questa tragedia. Non ci sono dubbi a riguardo: il sondaggio IDI misura in percentuale il livello di sostegno della gente al genocidio, anche senza utilizzare questo termine. Arriva sulla scia di un altro sondaggio avvenuto a giugno, che ha mostrato che oltre il 75% degli ebrei israeliani “è d’accordo” con l’affermazione che “non ci sono innocenti a Gaza”.   A febbraio, l’82% degli ebrei israeliani ha sostenuto il “piano di Trump” per la pulizia etnica della Striscia di Gaza. Si sente sempre più spesso: una maggioranza schiacciante di favorevoli al genocidio palestinese tra gli ebrei israeliani. Certo, ci sono anche altre voci in Israele. Recentemente, le organizzazioni israeliane per i diritti umani B’tselem e PHRI hanno pubblicato rapporti che dichiarano che Israele stia praticando il genocidio, e il famoso autore David Grossman sostiene la stessa cosa. Eppure la domanda non è se l’opinione pubblica israeliana sappia che Israele sta compiendo un genocidio a Gaza, ma se ha le dinamiche interne o la massa critica per cambiare dall’interno? Questo nuovo sondaggio che mostra la mancanza di preoccupazione degli ebrei israeliani per la carestia palestinese è una misura piuttosto precisa di una questione molto concreta e visibile. La maggior parte degli ebrei israeliani non è indifferente alla questione: ne è complice. Questa comprensione dovrebbe aumentare la spinta di una pressione mediatica esterna. Non abbiamo tempo per aspettare che un’altra Israele fuoriesca da sola da questo abisso genocida. https://mondoweiss.net/2025/08/poll-4-out-of-5-jewish-israelis-are-not-troubled-by-the-famine-in-gaza/ Traduzione a cura di AssoPacePalestina Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
Palermo con la Palestina, ancora e ancora
Lunedì 28 luglio, i movimenti cittadini di Palermo hanno continuato ad agire e “fare rumore” per i compagni della nave Handala e per la Palestina. Nel primo pomeriggio si è svolto un presidio davanti alla Prefettura, in concomitanza con altri in ogni provincia siciliana, per consegnare alle autorità rappresentative del governo nazionale un documento di cui riportiamo alcuni stralci. Mentre sbandieravamo kefieh, bandiere palestinesi ed arcobaleni per la pace e la nonviolenza, un autobus di linea si è accostato all’orlo del marciapiedi dov’eravamo radunati, martellando con il clacson e lampeggiando con i fari in segno di solidarietà. Abbiamo risposto a pugno chiuso. Così la sera precedente alcuni spettatori all’uscita dallo spettacolo di balletti del Teatro Massimo avevano applaudito ai nostri striscioni e al nostro clangore. Piccoli grandi gesti che commuovono e ci fanno sentire non proprio soli e non proprio inutili. Ecco, dunque, alcuni passaggi del documento affidato ai funzionari. Dopo aver denunciato il genocidio in corso a Gaza, l’annessione israeliana della Cisgiordania e le complicità italiane legate al traffico d’armi e a tanto altro, il documento chiede di: > 1) avviare una procedura per la sospensione di tutti gli accordi con Israele, > ed in generale, alla luce dei gravi crimini commessi da Israele di astenersi > dal contribuire al genocidio e all’apartheid della popolazione palestinese > attraverso nuovi accordi di qualsiasi natura, inclusa quella economica, > militare e culturale; > > 2) effettuare una tempestiva ricognizione di tutte quelle attività > promozionali, di scambio commerciale, culturale e sociale, nonché delle > attività di mero rilievo internazionale con Israele, oggetto di richiamo per > le sue condotte da parte della Corte Internazionale di Giustizia; > > 3) garantire un’adeguata accoglienza sanitaria e umanitaria ai profughi > palestinesi in fuga dal genocidio ed incentivare la cooperazione con i presidi > sanitari nel Territorio Palestinese Occupato, in primis nella Striscia di > Gaza. > > 4) adire la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) in caso di violazioni > della sovranità e dell’ordine giuridico internazionale, e la Corte Penale > Internazionale (ICC) per i crimini commessi da Israele contro civili, > operatori umanitari e imbarcazioni civili. > > 5) promuovere un’azione diplomatica multilaterale con altri Stati coinvolti > nella missione e nel Mediterraneo. Chiede anche una presa di posizione ufficiale del governo italiano circa l’aggressione alla nave Handala e conclude: > Non si possono ulteriormente tollerare né il totale disprezzo dei diritti > umani da parte di Israele, né l’occupazione illegale del Territorio > Palestinese, per altro sotto regime di apartheid. > > Non si può tollerare il clima di guerra fomentato dalla stessa Unione Europea, > attraverso la corsa agli armamenti e il conseguente attacco a tutti i diritti > sociali. > > A Gaza si muore sotto le bombe, ma anche per fame e denutrizione, occorre dire > basta, ora. > > La legalità internazionale, la dignità umana e la sovranità dello Stato > italiano non possono essere piegate all’interesse geopolitico di uno Stato > coloniale e aggressore. > > È giunto il momento per la Repubblica Italiana di riprendere la propria > autonomia morale e giuridica e di schierarsi dalla parte del diritto, della > vita, della giustizia. La città di Palermo è dal 1998 gemellata con la città di Khan Yunis nella striscia di Gaza e, poco dopo, si è aggiunto il gemellaggio con Ramallah in Cisgiordania. Incontri culturali, scambi di classi scolastiche, iniziative politiche e sociali si sono svolte da allora negli anni. Ma l’attuale governo della città a guida UDC, il partito di Cuffaro, ex presidente della regione che ha scontato in galera una condanna per associazione mafiosa, finge di non saperlo. A partire da questa considerazione si è tenuta nel tardo pomeriggio un’assemblea ai Cantieri Culturali alla Zisa (raggiunta di corsa in bici, dalla Prefettura…) proposta dall’associazione Schierarsi. Marcello Faletta, docente dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, ha ricostruito con attenzione e passione la storia del sionismo, ideologia razzista e colonialista, a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, sotto il governo del conservatore inglese Palmerston, ossia ben prima dell’affaire Dreyfus (1894-96) e del congresso di Basilea (1897) voluto da Theodor Herzl, autore de Lo Stato ebraico. Ha ricordato il fermo antisionismo di Hannah Arendt, filosofa ebrea tedesca perseguitata dal nazismo ed esule negli USA, e la sua contrarietà alla nascita di uno Stato confessionale anziché laico nel 1948, nonché la sua denuncia ne La banalità del male (report puntuale del processo ad Eichmann nel 1961 a Gerusalemme, per il New Yorker) di numerose connivenze tra alcuni ebrei e il nazismo durante la Shoah, cosa che le costò l’ostracismo di molti connazionali statunitensi. Insomma si può essere ebrei ed antisionisti e non per questo si è antisemiti… Amal Khayal, dolcissima compagna gazawi, operatrice del Ciss a Gaza, che mai si risparmia e ad ogni incontro ci narra trattenendo a stento le lacrime la devastazione della Striscia a cui ha personalmente assistito, stavolta descrive le mutilazioni dei bimbi feriti e le amputazioni senza anestesia, come senza anestesia sono i parti cesarei delle innumerevoli giovani donne negli ospedali deliberatamente distrutti dai raid israeliani. Che fare? Zaher Darwish, di Voci del Silenzio, e Fateh Hamdan, di Palestina nel Cuore, espongono le loro diverse prospettive sulla questione palestinese. Il primo sostiene l’impossibilità di trattare con l’entità sionista “criminale e genocida”: “Sarebbe come proporre a una donna stuprata il matrimonio riparatore” dice, e propone la creazione di un solo Stato “dal fiume [Giordano] al mare” per i due popoli. Il secondo, appartenuto all’OLP di Arafat, che ha personalmente conosciuto e amato, pur riconoscendo il fallimento dell’illusione degli accordi di Oslo del 1993, sostiene comunque la necessità di trattative per la pace e suggerisce la soluzione di “Due popoli, Due Stati”. Entrambi concordano, però, sull’urgenza che tutti gli Stati del cosiddetto Occidente e della NATO riconoscano lo Stato di Palestina e la smettano di fare affari, militari e d’altro genere, con Israele. E noi europei riflettiamo che non abbiamo alcun diritto di ergerci a giudici e risolutori di un conflitto che non solo non stiamo patendo in prima persona, ma che abbiamo contribuito a innescare e continuiamo a fomentare per interessi di primazia economica e geopolitica… Ai palestinesi le decisioni sulla terra palestinese. A noi il dovere di farci tramite di un dialogo che non ci veda protagonisti, ma rei confessi di tutte le atrocità commesse da più di due secoli in nome dell’imperialismo “bianco”. Cosa ci lascia, infine, l’esempio di ieri sera? La consapevolezza che è possibile e perciò indispensabile che voci diverse, ispirate a diverse appartenenze, ad ogni costo dialoghino per trovare percorsi condivisi di resistenza ed empatia.     Daniela Musumeci