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Israele evacua diplomatici e famiglie dagli Emirati Arabi Uniti a seguito di un urgente avviso di minaccia
Abu Dhabi – MEMO. Giovedì sera, il ministero degli Esteri israeliano ha ordinato l’evacuazione immediata della maggior parte dei suoi diplomatici e delle loro famiglie dalle missioni negli Emirati Arabi Uniti, a seguito di quello che è stato descritto come un “grave” avvertimento di sicurezza, secondo fonti dei media israeliani. In una mossa inaspettata che evidenzia le crescenti minacce contro cittadini israeliani all’estero, l’ordine di evacuazione ha incluso il personale dell’Ambasciata israeliana ad Abu Dhabi e del Consolato Generale a Dubai, insieme ai rispettivi familiari. Si prevede che l’ambasciatore Yossi Shelly sarà l’ultimo a lasciare il paese. Il ministero ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli, dichiarando soltanto: “Il ministero non commenta le istruzioni di sicurezza impartite al proprio personale”. Questa decisione arriva poco dopo che il Consiglio di Sicurezza Nazionale di Israele ha inasprito l’avvertimento di viaggio per gli Emirati Arabi Uniti, segnalando possibili attacchi contro cittadini israeliani ed ebrei, in particolare durante festività religiose o ricorrenze pubbliche. In una dichiarazione, il Consiglio ha affermato: “L’avvertimento aggiornato si basa su informazioni d’intelligence secondo cui l’Iran, insieme a gruppi come Hamas, Hezbollah e organizzazioni jihadiste globali, sta intensificando gli sforzi per colpire interessi israeliani”. Il Consiglio ha aggiunto che tra questi attori cresce la motivazione alla rappresaglia dopo il recente conflitto con l’Iran, oltre all’aumento dell’incitamento anti-israeliano dall’inizio dell’attuale guerra a Gaza, nota in Israele come Operazione Spade di Ferro. Attualmente, Israele sta conducendo una sistematica campagna di carestia contro la popolazione di Gaza, con immagini sconvolgenti provenienti dal territorio che hanno suscitato un’indignazione globale senza precedenti e severe critiche alle azioni israeliane. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale ha emesso diverse raccomandazioni per gli israeliani attualmente presenti negli Emirati Arabi Uniti: li ha esortati a mantenere un’elevata vigilanza, a evitare di indossare abiti con scritte in ebraico, simboli religiosi o riferimenti a Israele, e a non partecipare a raduni pubblici o frequentare istituzioni ebraiche o israeliane.
Un bambino di Gaza bacia la mano di un soldato USA prima di essere ucciso dalle forze israeliane. La famiglia cerca disperatamente il corpo del piccolo
Gaza. Un soldato dimissionario dell’esercito statunitense, che prestava servizio presso un punto di distribuzione di aiuti a Gaza affiliato alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), ha condiviso un racconto straziante degli ultimi istanti di vita di un bambino palestinese noto come “il piccolo Amir di Gaza”, ucciso dalle forze israeliane poco dopo aver ricevuto una piccola porzione di cibo. Nella sua testimonianza, l’ex soldato Anthony Aguilar ha ricordato i tragici eventi del 28 maggio, quando Amir è stato ucciso mentre cercava di procurarsi del cibo. Amir, scalzo e visibilmente denutrito, aveva camminato per 12 chilometri sotto il sole cocente, sperando di trovare qualcosa da mangiare dopo ore di attesa. Tutto ciò che era riuscito a raccogliere era stato una manciata di riso e lenticchie caduti a terra, ha raccontato Aguilar. Ha poi descritto un momento di profonda commozione: il bambino si era avvicinato a lui, aveva posato le sue cose, aveva accarezzato con delicatezza il volto del soldato, gli aveva baciato la mano e lo aveva ringraziato in inglese. Poi aveva raccolto di nuovo le sue cose ed era tornato tra la folla. Pochi minuti dopo, mentre si allontanava insieme ad altri civili, le forze israeliane hanno aperto il fuoco con gas lacrimogeni e munizioni letali, colpendo Amir. Aguilar ha aggiunto che quella giornata non era diversa dalle altre a Gaza — se non per il fatto che la morte, quella volta, era arrivata più in fretta. La sua famiglia non ha trovato traccia di lui né negli ospedali né negli obitori. Temono che sia stato rapito o ucciso e chiedono alle autorità competenti di accertare la sua sorte. (Fonti: MEMO e Quds News).
Genocidio israelo-statunitense a Gaza: 665° giorno. 137° dalla fine unilaterale del cessate il fuoco. Palestinesi in cerca di aiuti e altri in tende uccisi dai soldati israeliani. Ingegnerizzazione della fame
Gaza-InfoPal. Le forze nazi-sioniste di occupazione israeliane (IOF) hanno continuato la loro guerra genocida sulla Striscia di Gaza per il 137° giorno consecutivo dopo aver posto fine unilateralmente al cessate il fuoco, sostenuti politicamente, economicamente e militarmente dagli Stati Uniti, dall’Europa e da parte del mondo arabo. Decine di attacchi aerei e raffiche di artiglieria hanno colpito tutto il territorio, prendendo di mira case, tende e rifugi civili, e centri di distribuzione aiuti. Si tratta di una campagna sistematica di sterminio contro la popolazione civile di Gaza Le IOF hanno lanciato decine di attacchi aerei e commesso altri massacri, mentre le sofferenze di due milioni di sfollati si aggravano a causa della grave carestia. Ultimi sviluppi. Fonti mediche hanno confermato l’uccisione, dall’alba di oggi, sabato, di diversi palestinesi a causa di proiettili e attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza. Secondo fonti mediche, quattro palestinesi sono stati uccisi nei pressi di un sito di distribuzione di aiuti nella zona centrale della Striscia di Gaza, mentre le forze israeliane aprivano il fuoco contro i palestinesi affamati. Secondo fonti mediche, tre palestinesi sono stati uccisi e 25 feriti nel fuoco israeliano nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti a nord di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Un cittadino è stato ucciso in un attacco aereo israeliano a ovest di Al-Zawaida, nella Striscia di Gaza centrale. Hamed Ibrahim Al-Qurainawi, sua moglie e i loro tre figli, sono stati uccisi dopo che aerei da guerra israeliani hanno bombardato la loro casa ad Al-Zawaida. All’alba, le forze israeliane hanno demolito gli edifici intorno alla prigione di Asdaa, a nord-ovest di Khan Yunis, nel sud della Striscia. Tre persone, tra cui due fratelli, sono state uccise quando un drone israeliano ha sganciato una bomba sulle tende per gli sfollati vicino all’incrocio di Al-Sinaa, a nord di Khan Yunis. Un neonato è morto al Nasser Medical Complex di Khan Yunis a causa di malnutrizione acuta. Una donna e sua figlia sono state uccise quando le forze israeliane hanno bombardato una tenda vicino al cancello della prigione di Asdaa. Diversi civili sono rimasti feriti in un attacco aereo israeliano che ha colpito un appartamento in via Aidiya, a ovest della città di Gaza. Genocidio in corso. Secondo il ministero della Salute, il genocidio israeliano in corso a Gaza ha finora ucciso oltre 60.332 palestinesi, ferito altri 147.643 e causato più di 10.000 dispersi, mentre la carestia ha causato decine di vittime. Due milioni di palestinesi vivono in condizioni di sfollamento forzato in una distruzione diffusa. Da quando Israele ha violato il cessate il fuoco, il 18 marzo 2025, ha ucciso 9.163 persone e ne ha ferite altre 35.602. Dal 27 maggio, quando Israele ha trasformato i punti di distribuzione degli aiuti in trappole mortali, 1.383 palestinesi sono stati uccisi, 9.218 feriti e 45 risultano ancora dispersi. Questo include il controverso utilizzo della “Gaza Humanitarian Foundation”, sostenuta da Israele e Stati Uniti, condannata dalle Nazioni Unite, come strumento di coercizione e controllo mortale mascherato da “aiuti”. I decessi per carestia e malnutrizione sono saliti a 162, tra cui 92 bambini. Ingegnerizzazione della fame. L’Ufficio stampa del Governo di Gaza, GMO, ha dichiarato: “Solo 73 camion di aiuti umanitari sono entrati nella Striscia di Gaza, venerdì, la maggior parte dei quali è stata saccheggiata e rubata a causa del caos in materia di sicurezza imposto sistematicamente e deliberatamente dall’occupazione, nell’ambito della politica di ingegnerizzazione del caos e della fame. “Le necessità quotidiane della Striscia di Gaza richiedono non meno di 600 camion di aiuti umanitari e carburante per soddisfare le esigenze minime di vita nel contesto del collasso totale delle infrastrutture causato dalla guerra genocida. “Condanniamo fermamente il crimine in corso di fame, la chiusura dei valichi e l’ostruzione degli aiuti umanitari e riteniamo l’occupazione israeliana e le nazioni complici coinvolte nel genocidio pienamente responsabili del perdurare del disastro umanitario”. (Fonti: Quds Press, Quds News network, PressTv, PIC, Wafa, The Cradle, Al-Mayadeen; ministero della Salute di Gaza; Euro-Med monitor, Telegram; credits foto e video: Quds News network, PIC, Wafa, ministero della Salute di Gaza, Telegram e singoli autori). Per i precedenti aggiornamenti: https://www.infopal.it/category/genocidio-e-pulizia-etnica-a-gaza
Mercenario statunitense al centro GHF: “Ho assistito a crimini di guerra” a Gaza
Washington – Quds News. Un mercenario statunitense che lavorava presso un centro di distribuzione di aiuti gestito dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF) a Gaza ha ammesso che le forze israeliane e i contractor statunitensi hanno sparato contro civili affamati in cerca di aiuti, che non rappresentavano alcuna minaccia, aggiungendo di aver “assistito a crimini di guerra” nell’enclave palestinese. In un’intervista alla BBC, l’ufficiale in pensione delle forze speciali statunitensi Anthony Aguilar ha dichiarato: “Ho visto le Forze di Difesa israeliane sparare contro la folla di palestinesi. Ho visto un carro armato Markava sparare un colpo contro una folla di persone, distruggendo un’auto di civili che si stava semplicemente allontanando dal sito. Ho visto sparare colpi di mortaio contro la folla per tenerla sotto controllo”. Parlando dei centri di distribuzione del GHF, ha affermato: “Nella mia valutazione più schietta, direi che si tratta di attività criminali. In tutta la mia carriera non ho mai assistito a una tale brutalità e all’uso indiscriminato e inutile della forza contro una popolazione civile, disarmata e affamata. Non ho mai visto nulla di simile in tutte le zone di guerra dove sono stato, finché non sono stato a Gaza, sotto le mani dell’IDF e dei contractor americani”. Aguilar ha definito il meccanismo di aiuti sostenuto da Stati Uniti e Israele come “dilettantesco”, affermando che la condotta della GHF è “inesperta, non addestrata” e che “non ha idea di come gestire operazioni di tale entità.” Ha concluso: “Senza dubbio, ho assistito a crimini di guerra. Ho visto le Forze di Difesa Israeliane commettere crimini di guerra: l’uso di artiglieria, mortai e colpi di carro armato contro civili disarmati è un crimine di guerra”. Traduzione per InfoPal di F.F.
Prigioniero israeliano implora l’invio di cibo a Gaza e incolpa Netanyahu per le sue condizioni
Gaza – PIC. Le Brigate al-Quds, braccio armato del Movimento del Jihad Islamico, hanno diffuso un filmato che, a loro dire, rappresenta l’ultima registrazione del soldato israeliano Rom Barslavsky, prima che si perdesse il contatto con il gruppo che lo teneva prigioniero a causa degli attacchi israeliani in una zona della Striscia di Gaza. Nel video, Barslavsky appare visibilmente emaciato, conseguenza del brutale blocco e della carestia imposti da Israele su Gaza, che hanno colpito anche i soldati israeliani catturati. Il prigioniero israeliano si è scagliato contro il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu e contro l’esercito israeliano, ritenendoli responsabili della sua fame e del deterioramento delle sue condizioni di salute. Ha dichiarato: “Netanyahu è responsabile della mia malattia e del mio sangue”. Le Brigate al-Quds hanno riferito che il video è stato ottenuto prima che le comunicazioni con il gruppo venissero interrotte. Il filmato, trasmesso in arabo e in ebraico, mostra il soldato mentre guarda un servizio di Al Jazeera con immagini strazianti di bambini palestinesi affamati a Gaza. Nel suo appello, il soldato afferma: “Sto morendo qui… fate arrivare del cibo”, apparendo in lacrime, mentre implora disperatamente che venga consegnato del cibo. Ha aggiunto: “Sono un soldato e mangio a malapena… sono sull’orlo della morte, e sono certo che subirò danni fisici e psicologici permanenti”. Barslavsky ha inoltre raccontato che, dall’inizio dell’ultima offensiva terrestre israeliana, è rimasto senza accesso né al cibo né all’acqua: “Da quattro mesi vivo in una tomba, all’inferno, in una sofferenza continua”. Traduzione per InfoPal di F.L.
93 deputati democratici statunitensi chiedono un’indagine sulla Gaza Humanitarian Foundation
Washington – Wafa. Novantatré membri democratici della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno chiesto al Segretario di Stato Marco Rubio di avviare un’indagine urgente sulla struttura e il funzionamento della Gaza Humanitarian Foundation, attualmente responsabile della gestione dei siti di distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza. In una lettera ufficiale, hanno espresso profonda preoccupazione per il fatto che la fondazione sia diventata l’entità principale – o addirittura l’unica – incaricata della consegna degli aiuti, nonostante la mancanza delle necessarie competenze ed esperienza. Hanno sottolineato che fornire aiuti umanitari ai palestinesi in modo sicuro ed efficace rappresenta un dovere morale, oltre a essere essenziale per la sicurezza di Israele e per fare progressi nella questione dei prigionieri. I rappresentanti hanno fortemente criticato quella che hanno descritto come la mancanza di trasparenza e controllo della fondazione, osservando che il modello di distribuzione adottato, basato sul principio “primo arrivato, primo servito”, ha causato caos e vittime. Hanno inoltre richiesto la divulgazione delle fonti di finanziamento della fondazione e dei dettagli relativi ai suoi contratti con società di sicurezza e fornitori di aiuti.
UNRWA: un’intera generazione a Gaza a rischio di malnutrizione
Gaza – MEMO. Adnan Abu Hasna, consulente per i media dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA), ha lanciato l’allarme giovedì su un grave deterioramento delle condizioni sanitarie nella Striscia di Gaza. Ha dichiarato in un’intervista televisiva che la maggior parte dei neonati è sottopeso e con ritardi nella crescita, a causa della grave malnutrizione che da mesi colpisce la popolazione. La crisi umanitaria a Gaza ha ormai raggiunto livelli senza precedenti. Ha sottolineato che “la vera soluzione inizia con un cessate il fuoco, perché questo disastro umanitario non può essere affrontato finché la guerra continua”. Ha aggiunto che centinaia di camion carichi di aiuti umanitari devono entrare ogni giorno, ma ostacoli di sicurezza e procedure israeliane ne impediscono l’accesso, insistendo sul fatto che Israele debba fornire immediatamente corridoi sicuri. Ha poi specificato che gli aiuti devono essere trasferiti nei depositi delle Nazioni Unite per una distribuzione ordinata ed equa, avvertendo che la distribuzione casuale o il blocco dell’operazione umanitaria aggravano le sofferenze quotidiane. Abu Hasna ha inoltre rivelato che gli impianti di desalinizzazione dell’acqua sono distrutti o fuori uso, causando grave inquinamento idrico e diffusione di malattie, soprattutto tra i bambini. Ha concluso affermando che la situazione non tollera ulteriori ritardi: “un’intera generazione è a rischio, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Se il mondo non agisce subito, il disastro sarà più profondo di quanto immaginiamo”.
Avvocati per la Giustizia: l’Autorità Palestinese intensifica gli arresti politici nella Cisgiordania occupata
Cisgiordania occupata – MEMO. L’organizzazione palestinese Avvocati per la Giustizia ha annunciato un’escalation significativa degli arresti politici da parte dell’Autorità Palestinese (ANP) nella Cisgiordania occupata. In una dichiarazione rilasciata mercoledì, il gruppo ha rivelato di monitorare attualmente i casi di almeno 17 persone detenute dall’ANP. L’organizzazione ha evidenziato che la maggior parte di questi arresti si basa su accuse legate alla libertà di opinione ed espressione, prendendo di mira soprattutto coloro che hanno scritto o partecipato a proteste a sostegno di Gaza. Avvocati per la Giustizia ha chiesto la cessazione immediata di questi arresti politici e ha esortato l’Autorità Palestinese a rilasciare tutti i detenuti.
Francesca Albanese, Relatrice speciale ONU: le sanzioni USA hanno un grave impatto nella mia vita
Roma – MEMO. La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, ha dichiarato che le sanzioni recentemente imposte nei suoi confronti dall’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump avranno gravi ripercussioni sulla sua vita e sul suo lavoro.  Albanese è membro di un gruppo di esperti selezionati dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, composto da 47 membri e con sede a Ginevra, incaricato di indagare sulle violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi. Ha definito apertamente la guerra condotta da Israele a Gaza come un “genocidio” perpetrato contro il popolo palestinese. Israele e gli Stati Uniti hanno categoricamente respinto tale accusa. Washington ha descritto le affermazioni della Albanese come “parte di una campagna di guerra politica ed economica” contro gli Stati Uniti e Israele. All’inizio di questo mese, gli Stati Uniti le hanno imposto delle sanzioni, dopo il fallimento di una campagna di pressione volta a spingere le Nazioni Unite a rimuoverla dal suo incarico. «È molto grave essere inseriti in una lista di persone sanzionate dagli Stati Uniti», ha dichiarato Albanese all’Associated Press da Roma, martedì, aggiungendo che le persone soggette a sanzioni statunitensi non possono effettuare transazioni finanziarie né ottenere carte di credito da banche statunitensi. «Quando le sanzioni vengono utilizzate a fini politici, diventano nocive e pericolose», ha aggiunto.
L’inviato di Trump visita le trappole mortali di massa della GHF a Gaza durante la carestia provocata da Israele
Gaza-Quds News. L’inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha visitato venerdì un punto di distribuzione degli aiuti nel sud di Gaza gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Stati Uniti e Israele, dove le uccisioni di massa di civili in cerca di aiuti da parte israeliana sono diventata una tragica realtà quotidiana, tra gli avvertimenti che nello Striscia si sta verificando “lo scenario peggiore di carestia”. Witkoff e l’ambasciatore in Israele Mike Huckabee hanno visitato il punto di distribuzione gestito da GHF nella città di Rafah. Giovedì, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato che Witkoff e Huckabee si sarebbero recati a Gaza venerdì “per ispezionare i siti di distribuzione attuali e concordare un piano per fornire più cibo, incontrando anche i residenti locali per ascoltare direttamente la situazione disperata sul campo”. Witkoff e Huckabee avrebbero “informato immediatamente il presidente dopo la visita per approvare un piano definitivo per la distribuzione di cibo e aiuti nella regione”, ha aggiunto, precisando che la Casa Bianca fornirà maggiori dettagli “una volta che il piano sarà approvato e concordato dal presidente degli Stati Uniti”. Questo segna il secondo viaggio di Witkoff a Gaza. L’inviato è arrivato in Israele giovedì, dove ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu per discutere della situazione umanitaria e di un possibile cessate il fuoco, secondo i rapporti. Le uccisioni di massa di civili in cerca di aiuti vicino ai siti GHF sono diventate una macabra routine tra scene caotiche, con i palestinesi disperati che hanno solo una breve finestra temporale per affrettarsi a prendere il cibo prima di essere presi di mira dalle forze israeliane. I palestinesi a Gaza e le Nazioni Unite hanno descritto questi luoghi come “trappole mortali di massa” e “mattatoi”. Secondo l’Ufficio per i diritti umani dell’ONU, almeno 859 persone sono state uccise mentre cercavano cibo vicino o dentro i siti GHF da quando l’organizzazione ha iniziato a operare a fine maggio. L’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR) ha dichiarato: “La maggior parte di queste uccisioni sono state commesse dall’esercito israeliano”. Human Rights Watch ha affermato venerdì che le uccisioni di civili ai punti GHF da parte israeliana costituiscono crimini di guerra. “La disastrosa situazione umanitaria è il risultato diretto dell’uso della fame come arma di guerra da parte di Israele – un crimine di guerra – oltre alla continua privazione intenzionale di aiuti e servizi di base, azioni che equivalgono al crimine contro l’umanità di sterminio e ad atti di genocidio”. “Le forze israeliane non solo stanno deliberatamente affamando i civili palestinesi, ma ora li uccidono a colpi di arma da fuoco quasi ogni giorno mentre disperatamente cercano cibo per le loro famiglie”, ha detto Belkis Wille, direttrice associata per crisi e conflitti di HRW. “Le forze israeliane sostenute dagli USA e gli appaltatori privati hanno creato un sistema di distribuzione degli aiuti militarizzato e difettoso che ha trasformato le distribuzioni in regolari bagni di sangue”. Il 2 marzo, Israele ha annunciato la chiusura dei principali valichi di Gaza, interrompendo l’afflusso di cibo, medicine e aiuti umanitari, peggiorando la crisi per 2,3 milioni di palestinesi, secondo organizzazioni per i diritti umani che accusano Israele di usare la fame come arma di guerra. Dopo oltre 80 giorni di blocco totale, fame e crescente indignazione internazionale, aiuti limitati sarebbero stati distribuiti dalla GHF, un’organizzazione controversa sostenuta da USA e Israele, creata per bypassare l’infrastruttura di aiuti dell’ONU a Gaza. La maggior parte delle organizzazioni umanitarie, comprese le Nazioni Unite, si sono distanziate dalla GHF, criticando il fatto che limita gli aiuti al sud e centro di Gaza, obbligando i palestinesi a percorrere lunghe distanze per ricevere aiuti insufficienti, aumentando così lo sfollamento forzato. Medici Senza Frontiere (MSF) ha avvertito che “strumentalizzare gli aiuti in questo modo può costituire crimini contro l’umanità”. “Ogni giorno i palestinesi affrontano il massacro nel tentativo di ricevere provviste dalla quantità insufficiente di aiuti che gocciolano a Gaza”, ha detto MSF. Il commissario generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha condannato il meccanismo di distribuzione degli aiuti USA-Israele a Gaza definendolo “letale”. Su X, Lazzarini ha scritto che le vite palestinesi “sono state così svalutate”. “Ormai è routine sparare e uccidere persone disperate e affamate mentre cercano di raccogliere un po’ di cibo da una compagnia di mercenari”, ha scritto. “Attirare persone affamate verso la morte è un crimine di guerra. I responsabili di questo sistema devono essere ritenuti responsabili. È una vergogna e una macchia sulla nostra coscienza collettiva”. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha dichiarato che il meccanismo di distribuzione sostenuto dagli USA è “intrinsecamente insicuro” e “sta uccidendo persone”. “Qualsiasi operazione che convoglia civili disperati in zone militarizzate è intrinsecamente insicura. Sta uccidendo persone”, ha detto Guterres ai giornalisti. Guterres ha affermato che gli sforzi umanitari dell’ONU vengono “strangolati”, gli operatori umanitari stessi soffrono la fame e Israele, come potenza occupante, è obbligato a facilitare la distribuzione degli aiuti in tutta la Striscia. “Le persone vengono uccise semplicemente mentre cercano di sfamare sé stesse e le proprie famiglie. La ricerca di cibo non dovrebbe mai essere una condanna a morte”, ha detto Guterres. Secondo un rapporto di Haaretz, conversazioni con ufficiali e soldati rivelano che i comandanti hanno ordinato di sparare alla folla in attesa di cibo vicino ai siti GHF per disperderla, pur non rappresentando alcuna minaccia. “È un campo di sterminio”, ha detto un soldato. “Dove ero di stanza, venivano uccise da una a cinque persone al giorno. Sono trattati come una forza ostile – niente misure di controllo della folla, niente gas lacrimogeni – solo fuoco vivo con ogni arma immaginabile: mitragliatrici pesanti, lanciagranate, mortai. Poi, quando il centro apre, cessano gli spari e sanno di poter avvicinarsi. La nostra forma di comunicazione è il fuoco delle armi”. In una recente dichiarazione, l’esercito israeliano ha ammesso che le sue forze hanno “danneggiato” civili palestinesi ai centri di distribuzione GHF a Gaza, affermando di aver emesso nuove istruzioni sul campo basate su “lezioni apprese”. Un rapporto dell’Associated Press con filmati trapelati ha anche dettagliato come i contractor americani ai siti GHF usassero munizioni vere, granate stordenti e spray al pepe contro palestinesi affamati in cerca di cibo. Human Rights Watch ha affermato che il meccanismo degli aiuti non è riuscito a fermare la carestia di massa a Gaza. Secondo un avvertimento dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) di martedì, a Gaza si sta verificando “lo scenario peggiore di carestia”. “Le prove mostrano che fame diffusa, malnutrizione e malattie stanno causando un aumento dei decessi legati alla fame”, ha detto l’avvertimento IPC. “I dati più recenti indicano che le soglie di carestia sono state raggiunte per il consumo di cibo nella maggior parte di Gaza e per la malnutrizione acuta nella città di Gaza”. “Tra conflitto incessante, sfollamento di massa, accesso umanitario gravemente limitato e collasso dei servizi essenziali, la crisi ha raggiunto un punto critico allarmante e letale”. “La malnutrizione è aumentata rapidamente nella prima metà di luglio”, ha detto l’IPC. “Oltre 20.000 bambini sono stati ricoverati per malnutrizione acuta tra aprile e metà luglio, con oltre 3.000 gravemente malnutriti. Gli ospedali riportano un rapido aumento di decessi per fame di bambini sotto i cinque anni, con almeno 16 morti dal 17 luglio”. L’IPC ha chiesto azioni immediate per porre fine all’assedio e consentire accesso umanitario senza ostacoli. L’ultima analisi IPC su Gaza, del 12 maggio, prevedeva che l’intera popolazione avrebbe probabilmente livelli alti di insicurezza alimentare entro settembre, con 469.500 persone che raggiungeranno livelli “catastrofici”. Oltre 100 organizzazioni umanitarie, tra cui Amnesty International, MSF e Oxfam, hanno avvertito la scorsa settimana che la “carestia di massa” si sta diffondendo a Gaza, con i loro colleghi nello Striscia che deperiscono per la fame mentre Israele continua a bloccare gli aiuti da oltre quattro mesi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha detto che la città di Gaza è l’area più colpita dalla malnutrizione, con quasi un bambino su cinque sotto i cinque anni gravemente malnutrito. Il World Food Programme (WFP) ha avvertito che migliaia di palestinesi a Gaza sono “sull’orlo della fame catastrofica“, con una persona su tre che passa giorni senza cibo. Recentemente i funzionari sanitari di Gaza hanno lanciato un allarme: centinaia di palestinesi gravemente denutriti sono sull’orlo della morte, i loro corpi troppo deboli per resistere ulteriormente. Il direttore dell’ospedale Al-Shifa ha detto che gli ospedali stanno affrontando centinaia di casi di fame e malnutrizione grave. “Non abbiamo abbastanza letti o medicine”, ha detto. “Vediamo sintomi come perdita di memoria, esaurimento e collasso per fame estrema”. Ha aggiunto: “Abbiamo 17.000 bambini con malnutrizione grave. È una generazione che sta morendo di fame”. Secondo l’Ufficio Stampa del Governo di Gaza, oltre 650.000 bambini sotto i cinque anni rischiano malnutrizione acuta nelle prossime settimane, su un totale di 1,1 milioni di bambini nella Striscia. Attualmente circa 1,25 milioni di persone a Gaza vivono in condizioni di fame catastrofica, mentre il 96% della popolazione soffre di grave insicurezza alimentare, tra cui oltre un milione di bambini, secondo l’Ufficio. L’UNRWA ha avvertito: “Le autorità israeliane stanno affamando i civili a Gaza. Tra loro 1 milione di bambini”. Il segretario generale della Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa, Jagan Chapagain, ha avvertito che i palestinesi a Gaza affrontano “un rischio acuto di carestia”. “Nessuno dovrebbe rischiare la vita per ricevere assistenza umanitaria di base”, ha detto. Sabato, l’esercito israeliano ha annunciato una “pausa tattica” in alcune aree di Gaza per facilitare i convogli ONU, ma si sono registrati attacchi in gran parte della Striscia, dopo diffuse condanne e pressioni internazionali. Un operatore ONU ha detto che le finestre di aiuto “all’ultimo minuto” potrebbero non bastare per curare i bambini malnutriti. L’ONU ha confermato che Israele continua a bloccare il cibo per i palestinesi affamati, con solo pochi camion di aiuti arrivati a Gaza. L’Ufficio Stampa del Governo di Gaza ha dichiarato lunedì che Israele ha deliberatamente creato carestia e caos, poiché la maggior parte degli aiuti entrati a Gaza sono stati saccheggiati in un “disordine sistematico favorito dall’occupazione israeliana”. “Quello che accade a Gaza è un modello chiaro e deliberato di come l’occupazione israeliana stia consapevolmente favorendo il caos e ingegnerizzando la carestia”, ha detto l’Ufficio, aggiungendo che agli aiuti viene intenzionalmente impedito di raggiungere magazzini o destinatari. Martedì, il WFP ha detto di non ricevere i volumi necessari di aiuti nonostante le nuove misure israeliane, con il consulente regionale Ross Smith che ha definito la crisi “senza precedenti in questo secolo”, paragonandola alle carestie in Etiopia e Biafra nel XX secolo.
Compagnie di navigazione nel panico dopo le minacce dello Yemen di intensificare gli attacchi
Londra – Presstv.ir. Un’ondata di panico ha investito le compagnie di navigazione che utilizzano rotte marittime vicino allo Yemen, dopo che il Paese arabo ha minacciato un’intensificazione degli attacchi contro navi legate al regime israeliano, nell’ambito della sua campagna di solidarietà con la Palestina. Un articolo pubblicato martedì da Lloyd’s List, prestigiosa rivista di notizie marittime, ha riferito che gli armatori stanno sempre più evitando le rotte nel Mar Rosso e in altri corridoi marittimi regionali, due giorni dopo l’annuncio yemenita di una nuova fase di attacchi contro navi collegate a Israele nella regione. L’articolo cita dichiarazioni di importanti compagnie di navigazione greche, tra cui Ariston Navigation, Intercargo e Safe Bulkers, che hanno annunciato la decisione di sospendere le spedizioni nella regione. “Nessuno vuole correre rischi per la vita e la proprietà”, ha dichiarato Angeliki Frangou, amministratrice delegata di Navios, aggiungendo che le sue navi “opteranno per rotte prive di rischi”. Frangou ha riferito che la compagnia ha predisposto nuovi contratti con i clienti, che consentono la deviazione delle rotte, aggiungendo che evitare il Mar Rosso è ormai indispensabile, anche a causa degli elevati costi assicurativi legati a quella rotta. Il rapporto segue la dichiarazione del movimento Houthi Ansarullah, al potere nello Yemen, secondo cui prenderà di mira le navi mercantili appartenenti a qualsiasi compagnia che intrattenga rapporti commerciali con porti israeliani, a prescindere dalla nazionalità o destinazione, in una nuova fase della sua campagna di solidarietà con i palestinesi di Gaza nella loro lotta contro il regime israeliano. Lo Yemen prende di mira le navi legate a Israele dal novembre 2023, un mese dopo l’inizio dell’assalto israeliano a Gaza. Il Paese arabo ha dichiarato che porrà fine agli attacchi nella regione solo quando Israele avrà completamente cessato la sua guerra genocida contro i palestinesi. Traduzione per InfoPal di F.L.
Le Brigate al-Qassam lanciano attacchi contro le IOF a Khan Younis
Gaza-almayadeen.net. Le Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, hanno annunciato giovedì una serie di operazioni coordinate contro le forze di occupazione nel sud della Striscia di Gaza, in particolare a Khan Younis. Gli attacchi arrivano nel contesto di continui scontri e di persistenti incursioni terrestri israeliane nell’enclave assediata. Secondo una dichiarazione del gruppo della Resistenza, diversi colpi di mortaio sono stati lanciati contro un raggruppamento di soldati israeliani e veicoli militari a est dell’area di al-Qarara, a nord-est di Khan Younis. Il bombardamento avrebbe provocato vittime tra le forze di occupazione. In un’altra operazione, i combattenti di al-Qassam hanno fatto esplodere tre bombe artigianali all’interno di un hangar per veicoli militari israeliani situato a sud della zona di Batn al-Sameen. Secondo il gruppo, l’esplosione ha causato morti e feriti tra i soldati israeliani. Sempre nella giornata di giovedì, le Brigate al-Qassam hanno teso un’imboscata a tre veicoli blindati israeliani per il trasporto truppe in un’operazione ben coordinata a est di Khan Younis. Il gruppo ha descritto l’azione come “complessa” e finalizzata a ostacolare l’avanzata delle colonne militari israeliane nell’area. Questi sviluppi fanno parte di una più ampia campagna di operazioni delle Brigate al-Qassam a Khan Younis, dove la Resistenza continua a mantenere una presenza attiva nonostante intensi bombardamenti aerei e attacchi via terra. Le operazioni più recenti sottolineano la resilienza continua delle fazioni della Resistenza palestinese, nonostante gli sforzi dell’occupazione per consolidare il controllo nel sud di Gaza. Nonostante i bombardamenti prolungati e i tentativi di penetrare le posizioni difensive, i combattenti sono riusciti a colpire le forze israeliane. Mercoledì, le Brigate al-Qassam hanno annunciato che, lunedì sera, i loro combattenti avevano fatto esplodere un ordigno contro le forze israeliane nella Striscia di Gaza meridionale. In un comunicato, al-Qassam ha riferito che i suoi combattenti hanno fatto esplodere tre bombe contro un convoglio di veicoli militari israeliani nella zona meridionale di al-Batin as-Sameen, a sud di Khan Younis, provocando morti e feriti tra i soldati israeliani. Sabato 26 luglio, le Brigate al-Qassam hanno annunciato di aver eseguito un’imboscata complessa contro tre mezzi blindati israeliani per il trasporto truppe a est di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Nel loro comunicato, le Brigate hanno affermato che i combattenti hanno fatto esplodere con successo due di questi veicoli utilizzando ordigni esplosivi improvvisati piazzati in anticipo nelle cabine, distruggendo entrambi i mezzi e uccidendone gli occupanti. Traduzione per InfoPal di F.F.