Privatizzare gli spazi, militarizzare la cultura e viceversa

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università - Saturday, June 7, 2025

Mettiamo a confronto due aree militari dismesse: il Forte Prenestino, posto in una periferia popolare a basso reddito pro-capite, e il Forte Trionfale, posto di fronte un noto istituto comprensivo romano ai confini di uno dei quartieri più costosi di Roma. 

Questi sono solo due esempi dei quindici fortini costruiti dopo il 1870, oltre il cerchio delle mure aureliane, per la difesa di Roma, ma che stranamente avevano dei cannoni puntati anche verso il centro della capitale, forse per sedare una popolazione sempre a rischio di rivolta contro il nuovo padrone sabaudo.

Il primo, dopo lunghe lotte, è diventato un centro sociale occupato autogestito, denso di proposte culturali che nascono dal basso, eventi che stimolano la conoscenza della società al fine di cambiarla in meglio, il tutto all’insegna dell’autogestione, della spontaneità e senza nessuna volontà di crearne un profitto.

Il secondo ha subìto un destino diametralmente opposto e sintomatico dei tempi che stiamo vivendo. Non è più una novità quella della militarizzazione della cultura operata da Difesa Servizi SpA la società partecipata al 100% dal Ministero della Difesa preposta a monetizzare la cultura sotto diversi aspetti: dal promuovere il proprio marketing territoriale, centrato sul made in Italy, in giro per il mondo accompagnando la nave militare Amerigo Vespucci con il suo Villaggio Italia, al promuovere eventi culturali di varia natura, partnership con imprese e soggetti privati, ecc..: insomma il concetto e la “cultura della difesa” che si ramifica nel tessuto sociale.

Non potevano sfuggire appunto le aree militari dismesse che pomposamente vengono propagandate come luoghi “restituiti alla collettività” mentre andando a leggere con quali soggetti vengono sviluppate queste operazioni, come ad esempio la Urban Value, per il Forte Trionfale, è chiaro che di crescita culturale, critica e consapevole, c’è poco o nulla e di restituzione alla cittadinanza nemmeno l’ombra, ma in compenso tanta monetizzazione del metro quadro, una volta riqualificato.

Il Ministero della Difesa, quindi, ha trovato una propria forma di finanziamento o meglio di autofinanziamento che consiste nel monetizzare aree dismesse attraverso una riqualificazione fatta di proposte culturali a pagamento, inquadrate nell’ambito di un arredo urbano ripulito e perfettamente in linea con l’idea di “decoro urbano” caro ad una visione arcaica e conservatrice della società.

Si prova ad attrarre gente con eventi culturali creati a tavolino da esperti di marketing, si offrono esercizi commerciali e locali aperti al pubblico per la ristorazione o gli aperitivi danzanti, forme di intrattenimento accattivanti, tanto rilassanti quanto banali. Nel caso del Forte Trionfale Difesa Servizi SpA, in accordo con Urban Value, ha optato per la cultura a pagamento e quindi per veicolare un modello di società che ha per bussola il profitto: uno dei primi eventi che rende accessibile al pubblico, disposto a pagare tra i 17 e i 24 euro, una piccola parte dell’intera area dismessa, è un’esperienza tridimensionale immersiva, con visori 3D che ci fanno rivivere la tragedia del Titanic.

Visti i tempi che corrono e le analogie con il clima culturale degli anni venti del secolo scorso, questa mostra appare alquanto inquietante. Altrettanto inquietante è come una struttura pubblica, Difesa Servizi SpA, si affidi ad una società la cui mission è “la rigenerazione e valorizzazione di grandi immobili in disuso durante il periodo transitorio che precede la riqualificazione definitiva” e che “consente la riapertura di questi spazi in tempi brevissimi, permettendo alla cittadinanza di riappropriarsene ed al mercato di poterli utilizzare temporaneamente. Le risorse per la rigenerazione e gestione degli immobili vengono recuperate esclusivamente attraverso l’utilizzo degli stessi con usi temporanei creando un virtuoso modello WIN-WIN che genera valore nel breve periodo, contrastando il degrado e generando indotto per il territorio“.

Business, profitto, aumento del valore al metro quadro del territorio, una volta riqualificato ed una popolazione strumentalizzata dall’offerta di intrattenimento che non è altro che uno specchietto per le allodole per far girare il profitto laddove stagnava. L’operazione è nata da pochi mesi e quindi staremo ad osservare che fine farà quest’area, cioè se continuerà a proporre eventi culturali a caro prezzo oppure ad accesso libero ma a sfondo militaresco e bellico.

Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università