Educazione economico-finanziaria, sport e propaganda targata Guardia di FinanzaLo scorso anno si pensava che il 250mo anniversario della fondazione della
Guardia di Finanza, le cui radici vengono fatte risalire in maniera fantasiosa
addirittura al Regno di Sardegna, dinastia Sabauda, sarebbe stato un evento
straordinario.
Quest’anno, invece, ancora ai primi di luglio, per il 251mo, festeggiato tra il
20 e il 22 giugno, nella capitale giravano ancora gli autobus del Comune,
tappezzati con l’immagine di una giovane e fiera donna finanziera, con postura
ieratica. Ciò peraltro farebbe pensare ad una parità di genere che in realtà non
esiste affatto.
Quindi ci risiamo, perché nell’ultimo scorcio di giugno è andata nuovamente in
scena l’ennesima propaganda militarista che, come dimostra la GdF, non perde
occasione per organizzare, eventi e fiere con gazebi ed effetti speciali come
quello allestito sulla terrazza del Pincio cui abbiamo reso visita come
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.
Questa volta l’evento della GdF si è svolto all’insegna dello sport per
coinvolgere anche lo/la studente/ssa più svogliato/a, attraverso situazioni
accattivanti e “avventurose” come la parete di arrampicata che troneggiava su
tutto lo spazio dall’alto dei suoi 15 metri di altezza. Nella famosa terrazza di
Villa Borghese, affacciata su piazza del Popolo, con la basilica di S.Pietro
all’orizzonte è stata allestita una sorta di Villaggio dello Sport dove,
soprattutto i/le bambini/e e i/le ragazzi/e, sono stati/e invitati/e a provare
uno dei tanti sport attivati presso i centri sportivi della GdF, le ben note
Fiamme Gialle, che insieme ad Esercito, Carabinieri e Polizia monopolizzano la
pratica sportiva nei livelli agonistici: «Non proponiamo diverse discipline
sportive solo a quei pochi che entreranno nelle squadre agonistiche» – ha
tentato di controbattere un ufficiale, sollecitato dalla nostra domanda sul
perché avessero deciso di presentare un corpo militare attraverso una sua
sezione organizzativa tutto sommato più che marginale. «I nostri impianti,
infatti – prosegue nel suo tentativo il finanziere – sono aperti a tutta la
cittadinanza ma soprattutto ai ragazzi». Nella realtà ciò è vero solo in parte.
Molti club, associazioni, squadre, infatti, semplicemente si “appoggiano” agli
impianti sportivi un po’ come le scuole fanno con le loro palestre nei periodi
estivi aprendosi alle associazioni sportive nel perio di fermo delle lezioni.
Chi entra nei gruppi sportivi ovviamente rappresenta una élite stracoccolata ma
appunto una minoranza. L’effetto scenografico e il coinvolgimento avventuroso e
ludico hanno sicuramente un loro effetto dirompente sul piano comunicativo, per
gli arditi giovani e le aspiranti finanziere cui viene puntualmente segnalato
l’imminente bando di concorso. «Qui al villaggio sportivo – ha precisato un
altro finanziere – potete vedere quasi metà e metà di uomini e donne proprio
perché noi perseguiamo la parità di genere tant’è vero che questo aspetto viene
indicato proprio nel bando». Anche qui l’informazione è stata data scorretta e
in modo mistificante perché, se è vero che si tiene conto del genere femminile
sul piano fisiologico, ciò viene fatto solamente per differenziare le prove
valutative preselettive di carattere ginnico. Non essendo previste delle quote
ad hoc per uomini e donne proprio per ristabilire la parità numerica che
caratterizza la società nel suo complesso, non possiamo fare altro che
sottolineare che nell’ambito delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate il
genere femminile è rappresentato da non oltre il 7% della popolazione arruolata.
La scelta di marketing, a nostro avviso stracolma di stereotipi scelta per il
“Villaggio sportivo” della GdF al Pincio, invece, ha visto le donne
rappresentate quasi al 50%: chi stava dietro i banconi e accoglieva sempre con
un sorriso affettuoso, accudente e materno, mamme e papà con prole erano
(giovani) finanziere, poco consapevoli, stando alle risposte date alle nostre
domande, di essere parte di una messa in scena di stampo patriarcale. Il
capolavoro finale di questa coreografia militaresca è stata, infine, la coppia
di giovanissimi/e cadetti/e in alta uniforme che si aggirava sorridente, come
fidanzatini innamorati, con spadino luccicante ai fianchi alla ricerca di foto e
selfie, tra un pubblico entusiasta.
Dopo un primo giro di osservazione e di domande “in incognito”, l’Osservatorio
è poi passato all’azione con un gesto, non violento e dimostrativo del nostro
dissenso, consistito nel distendere uno striscione con la scritta “Osservatorio
contro la militarizzazione delle scuole e delle università” e contemporaneamente
nel comunicare alle ragazze e ai ragazzi presenti nonché ai loro genitori, la
presenza asfissiante nella società e nelle scuole di questa cultura ormai
pervasiva che vede nell’istruzione militare, nella cultura della legalità, noi
diremmo panpenalista, un presunto baluardo per la convivenza civile e la pace,
ovviamente armata.
Noi dell’Osservatorio stigmatizziamo queste strategie subdole che portano acqua
al mulino della “cultura militarializzata”, in questo caso nell’ambito dei reati
finanziari e che non a caso, vanno a braccetto anche con una nuova iniziativa
dell’Unione Europea, ancora una volta rivolta alla cosiddetta “educazione
finanziaria”. Si tratta di “Young Factor” il progetto di economic and financial
literacy leader nella scuola secondaria superiore che mira ad elevare il livello
di educazione economico-finanziaria degli studenti italiani e a sviluppare il
senso di appartenenza all’Unione Europea.
Quindi il senso di appartenenza non si diffonde in questo caso attraverso un
messaggio di solidarietà attraverso relazioni economiche alternative alla logica
del profitto, forme societarie alternative alle società di capitali, o
attraverso una finanza etica dove i soldi sono solo lo strumento per intessere
nuove relazioni e creare ricchezza intesa come qualità della vita propria e
delle comunità e non come “rendita”. Il modello proposto dai vari progetti di
educazione economico-finanziaria, si avvicina più ad un addestramento per
promotori finanziari oppure per futuri “trader online” che forse riusciranno a
districarsi tra una truffa e l’altra tra un investimento-bufala e l’altro. Ma
certamente non per creare ricchezza all’intera società.
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Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle
Università