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Roma. Un successo la Carovana per la Palestina, prossima tappa in Campidoglio
Mercoledì sera si è svolta una partecipatissima Carovana per le strade di Roma che ha coinvolto decine di mezzi tra auto, moto e biciclette che hanno attraversato la capitale. La Carovana, promossa dalla Rete antisionista di Roma insieme alle realtà palestinesi, è partita dalla sede della Fao, in zona Circo […] L'articolo Roma. Un successo la Carovana per la Palestina, prossima tappa in Campidoglio su Contropiano.
«Chiudere il Cpr di Ponte Galeria»: le associazioni aderiscono all’Azione popolare
A Buon Diritto, ActionAid, Antigone Lazio, Arci, ASGI, Baobab Experience, Casa dei Diritti Sociali, CGIL Roma e Lazio, CILD, Cittadinanzattiva, Medici Senza Frontiere, Nonna Roma, Oxfam Italia, Progetto Diritti, Psichiatria Democratica, SIMM – Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, Spazi Circolari annunciano la loro adesione all’Azione popolare per la chiusura immediata del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, a Roma. La recente sentenza n. 96/2025 della Corte costituzionale ha ribadito ciò che il mondo del diritto e della società civile denunciano da anni: i Cpr rappresentano una grave violazione dello Stato di diritto e dei principi costituzionali. A Ponte Galeria, l’unico Cpr in Italia che trattiene anche donne, si assiste quotidianamente a situazioni di abbandono terapeutico, sofferenza psicologica e lesione della dignità umana. Abbiamo deciso di intervenire in questa specifica battaglia per la chiusura del Cpr di Ponte Galeria perché in questo “buco nero”, oltre al catalogo degli orrori che riguarda tutti i centri, si evidenzia una carenza ancor più grave: la presenza di donne trattenute e il conclamato abbandono terapeutico delle persone con vulnerabilità psicologica», scrivono le associazioni. Abbiamo scelto di aderire formalmente all’Azione popolare promossa da un gruppo di personalità romane del mondo accademico, in sostituzione del Sindaco di Roma, poiché riteniamo che la chiusura del Cpr non sia solo una battaglia giuridica, ma un’urgenza politica e civile. La detenzione amministrativa in strutture opache, fuori dal controllo dell’autorità giudiziaria e chiuse al monitoraggio della società civile, è inaccettabile in un paese che dice di fondarsi sul rispetto dei diritti umani. Il Cpr di Ponte Galeria è una ferita aperta nel cuore della nostra città. Non è più tollerabile che esista uno spazio dove si calpestano quotidianamente i diritti fondamentali, senza alcuna garanzia giuridica, senza condizioni igienico-sanitarie adeguate, senza una sufficiente assistenza medica, dove non è rispettata la dignità delle persone. Come organizzazioni e associazioni impegnate nella tutela dei diritti, non accettiamo che a Roma esista un luogo di questo tipo, in totale contrasto con i principi costituzionali e dello Statuto di Roma Capitale. L’Azione popolare, la cui prima udienza è fissata per il 16 ottobre 2025, rappresenta un’opportunità importante per riportare al centro del dibattito pubblico il tema dell’illegittimità dei Cpr e dell’abbandono istituzionale delle persone con vulnerabilità psicologica, nonché per porre un argine al razzismo istituzionale e alla discriminazione nei confronti di persone con background migratorio. Pertanto invitiamo tutte le cittadine e i cittadini di Roma, le organizzazioni, le reti sociali e culturali a sostenere l’iniziativa, formalmente o pubblicamente. La chiusura del Cpr di Ponte Galeria è un atto dovuto. È tempo di restituire giustizia e umanità a una città che vuole dirsi aperta e accogliente. * E’ possibile aderire all’Azione popolare o ricevere informazioni sulle modalità di sottoscrizione:  attivadiritti@gmail.com Comunicati stampa e appelli/CPR, Hotspot, CPA IL MONDO ACCADEMICO PROMUOVE UN’AZIONE POPOLARE PER LA CHIUSURA DEL CPR DI ROMA PONTE GALERIA Inviata un’istanza al Sindaco di Roma affinché ne chieda la chiusura immediata 20 Settembre 2024
In carcere si muore, dietro le sbarre aumentano le vite spezzate
A Vasto un quarantenne si è tolto la vita nella Casa Lavoro dieci giorni fa. «Anche oggi un uomo si è tolto la vita dietro le sbarre. È successo proprio oggi, mentre scrivo queste parole, ma potrebbe essere successo anche oggi, nel giorno in cui queste parole vengono lette da un loro occasionale lettore. Un giorno vale l’altro e ogni giorno è buono per morire, in carcere: questa, purtroppo, è una drammatica verità del nostro sistema giudiziario, e noi vi ci stiamo drammaticamente abituando». È la denuncia pubblicata da Stefano Anastasia, Garante dei diritti delle persone private della libertà del Lazio, su Diurna.net e rilanciata due giorni fa dal sito web istituzionale del Garante. L’articolo originale è stato pubblicato da Diurna il 7 luglio dopo che un trentenne, con problemi di tossicodipendenza, solo, senza relazioni, condannato per reati minori, si era tolto la vita. Il giorno prima un uomo si era tolto la vita all’interno della Casa Lavoro di Vasto, in provincia di Chieti. Due vite spezzate dietro le sbarre, due persone che non hanno retto più. A Vasto il quarantenne di origine nordafricana era stato trasferito da pochi giorni nell’Articolazione per la Tutela della Salute Mentale. «Sale così a 37 (più uno ammesso al lavoro all’esterno e un altro in una REMS) la tragica conta dei detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, cui bisogna aggiungere 3 operatori – ha sottolineato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, la notizia del suicidio nella Casa Lavoro di Vasto – Una strage infinita, sulla quale incide anche il caldo record di questi giorni, ma che è solo il detonatore di numerosissimi altri problemi atavici». «Alla casa di lavoro abruzzese sono associati 103, fra detenuti e internati, certamente si connota per le voragini negli organici del Corpo di polizia penitenziaria, laddove su un fabbisogno di almeno 143 agenti ne risultano assegnati solo 69, dunque meno della metà – sottolinea De Fazio – Anche per questo, pare che l’articolazione per la tutela della salute mentale dov’era allocato il detenuto suicida molto spesso resti non presidiata. A questo si aggiungono altre difficoltà di natura organizzativa che investono pure l’area giuridico-pedagogica (i cc.dd. educatori) dei cui funzionari, fra l’altro, pare non sia garantita la costante presenza in tutti giorni della settimana». «Qui ci sono cittadini come voi, lo sapete?» in occasione della presentazione del libro “Fuoriclasse – vent’anni di scuola di giornalismo Lelio Basso” (al cui interno tra le inchieste del libro c’è un reportage di Alessandro Leone sulle Case Lavoro) raccontò Giuseppina Rossi, funzionaria giuridico pedagogica della Casa Lavoro, di aver chiesto ad una scolaresca in visita ricevendo come reazione stupore da parte dei ragazzi. Dietro le sbarre, dietro le alte mura degli istituti penitenziari ci sono persone, vite. È banale, scontato, dovrebbe essere ovvio. Eppure così non è. Non è colpa di quei ragazzi perché questo dato, ovvio e scontato, viene cancellato quotidianamente dalla società intera. A partire da coloro che hanno responsabilità di governo e istituzionali per poi scendere lungo l’intera scala sociale. Il suicidio nella Casa Lavoro di Vasto non è il primo in Abruzzo. Quarantenne, l’uomo di origine nordafricana che si è tolto la vita era affetto da problemi di natura psichiatrica. Poco più di un anno fa nel carcere Castrogno di Teramo si suicidò, nel giorno del suo compleanno, Patrick Guarneri. Era entrato in quel carcere solo sei ore prima, era un ragazzo autistico le cui condizioni era incompatibili – hanno denunciato alcune associazioni l’anno scorso – con quell’istituto penitenziario.   Alessio Di Florio
Roma. Manifestazione in campidoglio per una alternativa popolare al “Modello Giubileo”
In tanti hanno sfidato ieri la calura estiva per dare vita in Campidoglio ad un presidio numeroso e determinato che ha messo la giunta Gualtieri di fronte alle proprie responsabilità di fronte a quelle che ormai troppo spesso vengono liquidate come le “emergenze”, gli “incidenti” e le “disgrazie”. Tante voci […] L'articolo Roma. Manifestazione in campidoglio per una alternativa popolare al “Modello Giubileo” su Contropiano.
Roma. Giovedi manifestazione in Campidoglio
Per la Città Pubblica, contro il Modello Giubileo, si convochi un consiglio comunale aperto. Giovedì 10 luglio alle ore 11.00 presidio a Piazza del Campidoglio. Vediamo la Giunta Gualtieri proseguire speditamente verso la realizzazione di scempi urbanistici ed opere ecocide, il tutto per aggiudicare velocemente i fondi PNRR e Giubileo […] L'articolo Roma. Giovedi manifestazione in Campidoglio su Contropiano.
La trappola della nuova delibera di Roma Capitale
È appena stata votata dal Consiglio Capitolino la Delibera di Giunta n. 57 del 15 maggio 2025, una delibera di indirizzo dei due Assessorati all’Urbanistica e alle Politiche Abitative. Il testo, muovendosi appunto sulle due direttrici relative agli ambiti delle due strutture proponenti, si pone l’ambiziosissimo compito di pianificare gli interventi necessari […] L'articolo La trappola della nuova delibera di Roma Capitale su Contropiano.
L’esplosione a Roma Est, quadrante martoriato. Serve un piano che ridia dignità alla nostra città
Venerdi mattina ci siamo svegliati nel quadrante sud-est di Roma trovandoci davanti un gravissimo incidente. Il culmine di una serie di eventi delle ultime settimane in cui si sono succeduti a un ritmo sorprendente tantissimi incendi. Un’esplosione che ha coinvolto un distributore di GPL che ci ha lasciati senza fiato […] L'articolo L’esplosione a Roma Est, quadrante martoriato. Serve un piano che ridia dignità alla nostra città su Contropiano.
Esplosione cisterna GPL a Roma, USB Vigili del Fuoco: il peggio evitato grazie all’abnegazione, ma la prevenzione è morta
A Roma si è sfiorata l’ennesima tragedia, con l’esplosione di una cisterna di GPL. Per stessa ammissione delle istituzioni, poteva andare molto peggio, ma si dimenticano che il peggio è stato evitato solo grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco, non grazie alla fortuna. Se non piangiamo oggi una strage è […] L'articolo Esplosione cisterna GPL a Roma, USB Vigili del Fuoco: il peggio evitato grazie all’abnegazione, ma la prevenzione è morta su Contropiano.
Estate militarizzata a Trevignano Romano tra incidenti, esercitazioni e propaganda
Dopo la propaganda dell’Aeronautica Militare il 23 maggio, che ha visto le piazze del paese riempirsi di mezzi militari aeronautici e stand di propaganda rivolti ai giovani, con aerei trasportati nei luoghi civili e di socialità del paese e che ha offerto alle giovani generazioni simulazioni di tiro con pistole giocattolo e visita agli aerei esposti, il 3 luglio sui cieli di Trevignano si è svolta una esercitazione militare finita in tragedia. Durante l’esercitazione un paracadutista è precipitato su alcune abitazioni del paese per un errore di coordinate, così ci viene segnalato. Sotto shock gli abitanti, spaventati per la stato di salute del giovane paracadutista, ma anche per la militarizzazione della cittadina, che ha assistito ad un via vai di camionette nel tentativo di tenere sotto controllo l’accaduto. Trevignano Romano è una bellissima cittadina sulle rive del Lago di Bracciano, culturalmente vivace e turisticamente animata che nel periodo estivo si riempie di visitatori e bagnanti che godono le bellezze storiche e naturalistiche. Purtroppo, come tutti paesi del lago, si situa anche in una zona fortemente militarizzata per la presenza di caserme e per la presenza del MUSAM e del SICRAL, strutture che stanno invadendo il territorio, inserendosi in quel programma di conquista delle menti, di guerra cognitiva, che da anni ormai come osservatorio denunciamo, volta alla normalizzazione della guerra, all’accettazione delle politiche belliciste e all’arruolamento dei giovani. Il fatto accaduto a Trevignano, però, ci mostra anche come la presenza delle forze armate mini la sicurezza del nostro territorio sottoposto a continue esercitazioni militari che potrebbero trasformarsi in tragedia anche per i cittadini stessi. L’incidente sembra non abbia coinvolto altri oltre al militare, al quale facciamo i nostri sinceri auguri di guarigione, ma sarebbe potuto andare anche diversamente e fare altre vittime coinvolgendo civili. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università lanciamo un appello alla cittadinanza e ai sindaci: respingiamo le esercitazione sui nostri territori e rifiutiamo di dare le piazze ai militari per le loro azioni di propaganda! Vogliamo per il nostro territorio una sicurezza reale che solo la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza e la demilitarizzazione possono garantire. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Bracciano
Educazione economico-finanziaria, sport e propaganda targata Guardia di Finanza
Lo scorso anno si pensava che il 250mo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, le cui radici vengono fatte risalire in maniera fantasiosa addirittura al Regno di Sardegna, dinastia Sabauda,  sarebbe stato un evento straordinario. Quest’anno, invece, ancora ai primi di luglio, per il 251mo, festeggiato tra il 20 e il 22 giugno, nella capitale giravano ancora gli autobus del Comune, tappezzati con l’immagine di una giovane e fiera donna finanziera, con postura ieratica. Ciò peraltro farebbe pensare ad una parità di genere che in realtà non esiste affatto. Quindi ci risiamo, perché nell’ultimo scorcio di giugno è andata nuovamente in scena l’ennesima propaganda militarista che, come dimostra la GdF, non perde occasione per organizzare, eventi e fiere con gazebi ed effetti speciali come quello allestito sulla terrazza del Pincio cui abbiamo reso visita come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Questa volta l’evento della GdF si è svolto all’insegna dello sport per coinvolgere anche lo/la studente/ssa più svogliato/a, attraverso situazioni accattivanti e “avventurose” come la parete di arrampicata che troneggiava su tutto lo spazio dall’alto dei suoi 15 metri di altezza. Nella famosa terrazza di Villa Borghese, affacciata su piazza del Popolo, con la basilica di S.Pietro all’orizzonte è stata allestita una sorta di Villaggio dello Sport dove, soprattutto i/le bambini/e e i/le ragazzi/e, sono stati/e invitati/e a provare uno dei tanti sport attivati presso i centri sportivi della GdF, le ben note Fiamme Gialle, che insieme ad Esercito, Carabinieri e Polizia monopolizzano la pratica sportiva nei livelli agonistici: «Non proponiamo diverse discipline sportive solo a quei pochi che entreranno nelle squadre agonistiche» –  ha tentato di controbattere un ufficiale, sollecitato dalla nostra domanda sul perché avessero deciso di presentare un corpo militare attraverso una sua sezione organizzativa tutto sommato più che marginale. «I nostri impianti, infatti – prosegue nel suo tentativo il finanziere – sono aperti a tutta la cittadinanza ma soprattutto ai ragazzi». Nella realtà ciò è vero solo in parte. Molti club, associazioni, squadre, infatti, semplicemente si “appoggiano” agli impianti sportivi un po’ come le scuole fanno con le loro palestre nei periodi estivi aprendosi alle associazioni sportive nel perio di fermo delle lezioni. Chi entra nei gruppi sportivi ovviamente rappresenta una élite stracoccolata ma appunto una minoranza. L’effetto scenografico e il coinvolgimento avventuroso e ludico hanno sicuramente un loro effetto dirompente sul piano comunicativo, per gli arditi giovani e le aspiranti finanziere cui viene puntualmente segnalato l’imminente bando di concorso. «Qui al villaggio sportivo – ha precisato un altro finanziere – potete vedere quasi metà e metà di uomini e donne proprio perché noi perseguiamo la parità di genere tant’è vero che questo aspetto viene indicato proprio nel bando». Anche qui l’informazione è stata data scorretta e in modo mistificante perché, se è vero che si tiene conto del genere femminile sul piano fisiologico, ciò viene fatto solamente per differenziare le prove valutative preselettive di carattere ginnico. Non essendo previste delle quote ad hoc per uomini e donne proprio per ristabilire la parità numerica che caratterizza la società nel suo complesso, non possiamo fare altro che sottolineare che nell’ambito delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate il genere femminile è rappresentato da non oltre il 7% della popolazione arruolata. La scelta di marketing, a nostro avviso stracolma di stereotipi scelta per il “Villaggio sportivo” della GdF al Pincio, invece, ha visto le donne rappresentate quasi al 50%: chi stava dietro i banconi e accoglieva sempre con un sorriso affettuoso,  accudente e materno,  mamme e papà con prole erano (giovani) finanziere, poco consapevoli, stando alle risposte date alle nostre domande, di essere parte di una messa in scena di stampo patriarcale. Il capolavoro finale di questa coreografia militaresca è stata, infine,  la coppia di giovanissimi/e cadetti/e in alta uniforme che si aggirava sorridente, come fidanzatini innamorati, con spadino luccicante ai fianchi alla ricerca di foto e selfie, tra un pubblico entusiasta.  Dopo un primo giro di osservazione e di domande “in incognito”, l’Osservatorio  è poi passato all’azione con un gesto, non violento e dimostrativo del nostro dissenso, consistito nel distendere uno striscione con la scritta “Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università” e contemporaneamente nel comunicare alle ragazze e ai ragazzi presenti nonché ai loro genitori, la presenza asfissiante nella società e nelle scuole di questa cultura ormai pervasiva che vede nell’istruzione militare, nella cultura della legalità, noi diremmo panpenalista, un presunto baluardo per la convivenza civile e la pace, ovviamente armata.  Noi dell’Osservatorio stigmatizziamo queste strategie subdole che portano acqua al mulino della “cultura militarializzata”, in questo caso nell’ambito dei reati finanziari e che non a caso, vanno a braccetto anche con una nuova iniziativa dell’Unione Europea, ancora una volta rivolta alla cosiddetta “educazione finanziaria”.  Si tratta di “Young Factor” il progetto di economic and financial literacy leader nella scuola secondaria superiore che mira ad elevare il livello di educazione economico-finanziaria degli studenti italiani e a sviluppare il senso di appartenenza all’Unione Europea. Quindi il senso di appartenenza non si diffonde in questo caso attraverso un messaggio di solidarietà attraverso relazioni economiche alternative alla logica del profitto, forme societarie alternative alle società di capitali, o attraverso una finanza etica dove i soldi sono solo lo strumento per intessere nuove relazioni e creare ricchezza intesa come qualità della vita propria e delle comunità e non come “rendita”.  Il modello proposto dai vari progetti di educazione economico-finanziaria, si avvicina più ad un addestramento per promotori finanziari oppure per futuri “trader online” che forse riusciranno a districarsi tra una truffa e l’altra tra un investimento-bufala e l’altro. Ma certamente non per creare ricchezza all’intera società.  > Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle Università