IL PENSIERO POLITICO DI MAO ZEDONG: A URBINO UN CONVEGNO INTERNAZIONALE DISCUTE LA SUA EREDITÀ NEL XXI SECOLO

Radio Onda d`Urto - Tuesday, May 13, 2025

Il 14 e 15 maggio si tiene all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo un convegno intitolato “Il pensiero politico di Mao Zedong e la sua eredità nel XXI secolo”. L’iniziativa vede la partecipazione di studiose e studiosi da tutto il mondo e si propone di rispondere, in particolare, a due domande principali: cosa significa pensare e ripensare l’eredità di Mao, del suo pensiero e della sua prassi politica nel XXI secolo? E quale eredità si può tentare di riconoscere nel “ritorno” di Mao in Cina e nel mondo? Stefano Visentin, professore di Storia del pensiero politico all’Università di Urbino Carlo Bo e tra gli organizzatori del convegno, spiega ai nostri microfoni le ragioni e i contenuti dell’iniziativa. Ascolta o scarica.

Il convegno potrà essere seguito online al link Zoom: https://uniurb-it.zoom.us/j/83690841283

Di seguito il testo di presentazione e il programma dettagliato della conferenza.

Il 18 novembre 1986 (pressappoco 40 anni fa) si teneva a Urbino un convegno internazionale dal titolo “Mao Zedong. Dalla politica alla storia”, organizzato da Enrica Colletti Pischel, Emilia Giancotti e Aldo Natoli. Si trattava di un’iniziativa che intendeva, con le parole introduttive di Emilia Giancotti, “richiamare alla memoria, ridare vita a un elemento fortemente inattuale”; inattuale perché, sempre con le parole di Giancotti, “rispetto all’‘utopismo maoista’ e al cambiamento che potrebbe ad esso ispirarsi il fenomeno di rigetto è appariscente”. E, in conclusione di questa introduzione, Giancotti ricordava la presenza, nell’Istituto di Filosofia, di una frase di Mao che, scritta su una lavagna nel 1970, nel 1986 era ancora presente: “il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice della storia mondiale”.

Quell’inattualità, quel rigetto appariscente del pensiero di Mao sembra oggi essere, almeno in parte, superato. Di Mao si è ricominciato a parlare, già negli anni ‘90 con l’emergenza della cosiddetta Nuova sinistra cinese, e poi, in maniera più ampia e rivolta a un pubblico non specialista, con l’ascesa al potere di Xi Jinping, che è stato spesso paragonato a Mao dai mass media occidentali e non solo. Ma l’effige e gli slogan di Mao sono apparsi anche durante le proteste in Cina contro le politiche anti-covid, e nelle lotte operaie contro l’ipersfruttamento delle grandi fabbriche transnazionali. Al di fuori dalla Cina, anche se il pensiero maoista ha smesso da tempo di ispirare le lotte contro il colonialismo e il neocolonialismo. Nondimeno, permangono nel mondo dei focolai di resistenza alla governance neoliberale, soprattutto in India, che si rifanno alle parole d’ordine del grande timoniere. E’ a partire da questi riferimenti che nasce il convegno internazionale “Il pensiero politico di Mao Zedong e la sua eredità nel 21mo secolo (Mao Zedong’s political thought and his legacy in the 21st century)”, che vorrebbe riprendere il filo di quello del 1986, aggiornando l’analisi e però allo stesso tempo cercando di mantenere l’ispirazione originaria, ovvero quella di riflettere sulla “persistenza di un progetto, o speranza, di trasformazione”, che l’opera teorica e politica di Mao e del maoismo, aldilà dei fallimenti, delle contraddizioni, dei vicoli ciechi, ha sempre incarnato.

Che cosa significa allora pensare o ripensare l’eredità di Mao, del suo pensiero e della sua prassi politica, all’altezza delle sfide poste da un 21mo secolo che sta mostrando la faccia più caotica, più bellicosa, in una parola più distruttiva del sistema capitalistico contemporaneo? Che eredità si può tentare di riconoscere nelle diversissime modalità con le quali si manifesta il “ritorno” (o se vogliamo: i “ritorni”) di Mao in Cina e fuori da essa? Se certamente ci sono indizi da scoprire, documenti da studiare, discorsi da leggere, ed eventi da comprendere, tuttavia l’eredità di Mao non può essere tutta lì, non è già “pronta” e disponibile a essere colta integralmente da questi indizi, documenti, discorsi, eventi: è necessario che alla fondamentale ricerca storiografica, sociologica, filosofico-politica si aggiunga un tentativo comune di cogliere gli aspetti non immediatamente visibili, le aperture a dei futuri possibili, o perlomeno gli strumenti per rinnovare e approfondire la critica di un presente che ci propone il ritorno della guerra, del razzismo, dei fascismi. Se questo convegno riuscisse anche in piccola misura a cogliere, nell’analisi approfondita e attenta del presente, delle tracce “di speranza, o di trasformazione” del futuro, sarebbe davvero un grande risultato.

Il convegno prevede la presenza di studiosi e attivisti internazionali (Anthony Saich, Michael Schoenhals, Ranabir Samaddar, Rebecca Karl, Pun Ngai e Qian Zhong Kai) e di studiosi italiani, e si terrà a Urbino il 14 e il 15 maggio.