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Israele e la guerra della droga in Siria
Le tensioni nel sud della Siria sono aumentate quando, il 16 luglio 2025, aerei da guerra israeliani hanno bombardato il Ministero della Difesa a Damasco, le aree intorno al palazzo presidenziale e alcuni villaggi di As-Suwayda, uccidendo almeno duecentocinquanta siriani. Le autorità transitorie siriane, guidate dall’ex capo di al-Qaeda, Ahmed […] L'articolo Israele e la guerra della droga in Siria su Contropiano.
Nuova ondata di sanzioni USA all’Iran, toccano anche Russia e Cina
Il 30 luglio l’amministrazione statunitense ha deciso di imporre un nuovo pacchetto di sanzioni. Si tratta dell’iniziativa sanzionatoria più larga promossa da Trump sin dall’abbandono dell’accordo sul nucleare con Teheran durante il suo primo mandato. È lo stesso Dipartimento del Tesoro ad averla definita “la più ampia azione in relazione […] L'articolo Nuova ondata di sanzioni USA all’Iran, toccano anche Russia e Cina su Contropiano.
La Slovenia interrompe il commercio di armi con Israele. È il primo in Europa
“La Slovenia è il primo paese europeo a vietare l’importazione, l’esportazione e il transito di armi da e verso Israele“. L’annuncio del governo di Lubiana è arrivato nella serata di giovedì, 31 luglio. L’esecutivo ha spiegato la decisione con la volontà di adottare misure concrete rispetto al genocidio in corso […] L'articolo La Slovenia interrompe il commercio di armi con Israele. È il primo in Europa su Contropiano.
Dazi e scelte politiche, intreccio fatale per un impero in crisi
Il commercio mondiale non deve obbedire più, neanche formalmente, alle incerte leggi dell’”economia di mercato”, ma rispondere approssimativamente al tasso di subordinazione verso l’”impero centrale” accettato dai singoli paesi del resto del mondo. Questa è l’impressione che resta dopo sei mesi di discussioni e trattative frenetiche sull’entità dei dazi che […] L'articolo Dazi e scelte politiche, intreccio fatale per un impero in crisi su Contropiano.
Nel mondo 1 persona su 4 in condizione di sfruttamento o schiavitù moderna è minorenne
La maggior parte dei 12,3 milioni di bambini in condizione di sfruttamento o schiavitù moderna, ovvero circa 9 milioni, è coinvolta in matrimoni forzati, mentre i restanti 3,2 milioni sono divisi in sfruttamento sessuale (1,6 milioni), sfruttamento lavorativo o in attività illecite (1,3 milioni) e lavori forzati imposti dalle autorità statali (320.000). Per quanto riguarda la tratta, nel 2022 è minore più di una vittima su 3 (il 38% del totale delle 68.836 persone coinvolte per cui è stata rilevata l’età, cioè oltre 26mila bambini e adolescenti). E’ senz’altro una sottostima, ma in ogni caso il numero di minori identificati come vittime di tratta è aumentato del 31% rispetto al 2019, evidenziando una crescita significativa nella rilevazione del fenomeno minorile a livello globale. L’incremento è attribuibile alla maggiore incidenza delle ragazze tra le vittime trafficate a fini di sfruttamento sessuale e all’aumento dei ragazzi vittime di tratta per lavoro forzato, in particolare in Europa e nel Nord America, e alla forte crescita delle vittime minorenni in Africa Sub-Sahariana. Sono alcuni dei dati della XV edizione del Dossier Piccoli Schiavi Invisibili di Save the Children sul fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori, un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto una dimensione sempre più complessa e dinamica, alimentata da crisi globali interconnesse. Le ragazze rappresentano il 57% delle vittime minorenni rilevate a livello globale e nel 60% dei casi il loro sfruttamento è di tipo sessuale. I ragazzi, al contrario, risultano maggiormente coinvolti in situazioni di lavoro forzato (45%). I Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi si presentano come quelli con la più alta incidenza di vittime minorenni: più di 3 vittime su 5, tra quelle rilevate, sono sotto i 18 anni (67%). Seguono l’Africa Sub-Sahariana e i Paesi del Nord Africa con, rispettivamente, il 61% e il 60% dei minori tra le vittime di tratta. Per quanto riguarda l’Europa, nel 2023 le vittime minorenni di tratta costituiscono il 12,6%, pari a 1.358 bambine, bambini e adolescenti, per lo più identificate in Francia (29,4%), Germania (17,7%) e Romania (16,3%), sfruttate nel 70% dei casi a fini sessuali, mentre il restante 30% è impiegato in lavoro forzato (13%) o in altre forme come l’accattonaggio forzato o attività criminali forzate (17%) come rapine, borseggi o spaccio di sostanze stupefacenti. “Rilevante sottolineare – sottolinea Save the Children –  che, nel periodo 2021-2022, l’81% delle vittime di tratta minorenni (2.401) in Europa era rappresentato da cittadini dell’UE e l’88% di essi (2.120) è stato sfruttato nello Stato membro di appartenenza. Generalmente, i trafficanti cercano di adescare minori che provengono da contesti sociali e familiari fragili, che vivono in condizioni di povertà e in alcuni casi soffrono di disturbi psicologici”. In Italia, invece, la tratta e lo sfruttamento dei minori rappresentano una realtà sommersa, che coinvolge sia flussi migratori internazionali – il Paese si conferma crocevia di transito e destinazione di minori vittime di tratta – sia contesti interni di vulnerabilità sociale.  Le vittime sono spesso coinvolte in forme multiple di sfruttamento: sessuale, lavorativo, forzato in ambito domestico, fino al coinvolgimento in attività criminali forzate o accattonaggio coatto. La digitalizzazione della società contemporanea ha profondamente trasformato il panorama della tratta e dello sfruttamento minorile. In questo contesto, si parla sempre più spesso di “e-trafficking”, che include tutte le forme di tratta e sfruttamento di esseri umani che si avvalgono in modo determinante delle tecnologie digitali, sia per il reclutamento, l’adescamento e il controllo delle vittime, sia per la gestione logistica, il pagamento e la distribuzione dei profitti. “L’e-trafficking, sottolinea Save the Children, caratterizzato dall’uso sistematico di piattaforme online, social network, app di messaggistica e strumenti digitali, consente di abbattere le barriere geografiche, rendere più rapidi ed efficienti i processi di tratta e sfruttamento e ridurre i rischi per gli sfruttatori. Questa modalità – utilizzata sia per sfruttamento sessuale che per il coinvolgimento dei minori in attività criminali forzate, il lavoro forzato e la produzione e/o distribuzione di materiale di abuso online – permette di raggiungere un numero molto più ampio di potenziali vittime, di agire in modo anonimo e di rendere più difficile l’individuazione e il contrasto da parte delle autorità”. Una nuova frontiera è la “gamification” dello sfruttamento, una strategia che utilizza gli sviluppi della tecnologia – che ha trasformato le esperienze di gioco online facendole passare da piattaforme chiuse a spazi virtuali che consentono un’ampia gamma di interazioni sociali – e la risposta psicologica associata alle fasi del gioco – come il progresso (es. Il passaggio a un livello successivo del gioco) o i premi e le ricompense (es. i badge che si ottengono quando si completa un’attività o si vince una sfida) – per rendere più accettabile e “normale” la partecipazione a reti criminali, mascherando lo sfruttamento dietro dinamiche ludiche e sociali apparentemente innocue. Qui il Rapporto: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/piccoli-schiavi-invisibili-2025. Giovanni Caprio
Riconoscimento dello Stato di Palestina e solidarietà in Italia
Ci sono 14 Stati disponibili al riconoscimento dello Stato di Palestina. Dopo Francia e Regno Unito, ora anche Finlandia, Australia, Portogallo, Germania e Canada annunciano che a settembre riconosceranno lo Stato di Palestina in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Lo scorso maggio, l’Assemblea dell’Onu, con un voto di 143 favorevoli, 9 contrari (Argentina, Repubblica Ceca, Ungheria, Israele, Stati Federati di Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Stati Uniti) e 25 astensioni, ha stabilito che lo Stato di Palestina è qualificato per l’adesione alle Nazioni Unite. L’Italia del governo delle destre è un fanalino di coda, in compagnia di Ungheria e Micronesia. In Italia, il successo dell’iniziativa di Milano davanti alla sede del consolato USA, organizzata da “Maiindifferenti, ebrei per la pace” e altre associazioni non ha trovato la meritata copertura mediatica,  forse perché non ci sono state vetrine rotte o scontri. Potete trovare il link alla diretta social clicca! Il Comune di Venezia ha votato un documento per il riconoscimento dello Stato di Palestina e di boicottaggio alle istituzioni israeliane. Il Consiglio Comunale di Trofarello (To), su proposta avanzata dall’associazione Cuoche e Sarte Ribelli, impegnata su temi sociali e nel sostegno ai bambini di Gaza con le adozioni a distanza, ha approvato  l’interruzione delle relazioni commerciali e istituzionali con il governo israeliano fino al totale cessate il fuoco totale e permanente. Il Centro studi Paolo e Rita Borsellino esprime apprezzamento per l’iniziativa di solidarietà a favore dei bambini della Striscia di Gaza, promossa proprio in questi giorni dal Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Paolo e Rita Borsellino, dott. Maurizio Carandini. L’istituto di Valenza (AL), infatti, ha deciso di dedicare “nel corso di questa estate, un’ora al giorno alla memoria dei bambini uccisi o ridotti alla fame nella Striscia di Gaza, a partire dal 28 luglio”. Di tutte queste mobilitazioni e iniziative, la stampa scorta mediatica del genocidio non dà informazioni. Rivendichiamo 60 mila kefieh in Senato, una per ogni civile palestinese ucciso dall’esercito israeliano a Gaza.   ANBAMED
Argentina. Un altro mercoledi di repressione contro i pensionati. Ma “le nonne e i nonni” non arretrano
L’unità perversa del ministro Bullrich con Jorge Macri, ha generato centinaia di poliziotti armati come se stessero andando in guerra, attaccando indiscriminatamente nonni e nonne che chiedono un aumento dei loro salari da miseria. E per inciso, hanno anche preso di mira la stampa. L’idea dell’apparato repressivo del governo fascista […] L'articolo Argentina. Un altro mercoledi di repressione contro i pensionati. Ma “le nonne e i nonni” non arretrano su Contropiano.
Il Consiglio Comunale di Mamoiada approva una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina
Il Consiglio Comunale di Mamoiada (NU) ha approvato ieri, 30 luglio 2025, una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina e di solidarietà nei confronti di Francesca Albanese. Mozioni simili sono state approvate o presentate anche in altri comuni della Sardegna. Dopo l’approvazione della mozione, il sindaco di Mamoiada Luciano Barone ha appeso la bandiera della Palestina, donata dalla consigliera della minoranza Anna Mannu, sulla facciata del Comune. Il testo della Mozione COMUNE DI MAMOIADA  – IL CONSIGLIO COMUNALE  OGGETTO: riconoscimento dello stato di Palestina da parte dello Stato e delle istituzioni internazionali e solidarietà alla nostra connazionale e Relatrice ONU Francesca Albanese.  Premesso che * Il riconoscimento dello Stato d’Israele da parte dell’ONU (1949) e dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (1988), gli Accordi di Oslo (1993-95) sottoscritti dalle parti ed il nutrito pacchetto di risoluzioni ONU costituiscono il quadro di riferimento giuridico necessario per dar corso al riconoscimento dello Stato di Palestina; * lo Stato di Palestina è stato riconosciuto dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazione Unite del 29 novembre 2012 come “Stato osservatore permanente non membro” presso l’organizzazione; * il Parlamento europeo ha riconosciuto in linea di principio lo Stato di Palestina con la risoluzione 2014/2964 (RSP) approvata in data 17/12/2014; * il 10 aprile 2024 l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la risoluzione intitolata “Ammissione di nuovi membri alle Nazioni Unite” (documento A/ES-10/L.30/Rev.1) con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astensioni. La risoluzione stabilisce che lo Stato di Palestina è qualificato per l’adesione alle Nazioni Unite in conformità con l’articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite e dovrebbe, pertanto, essere ammesso a far parte dell’Organizzazione come membro a tutti gli effetti; * il 18 aprile 2024 la proposta di risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU S/2024/312, necessaria per l’effettiva adesione della Palestina come stato membro, è stata accolta da 12 dei 15 paesi votanti, ma bloccata dall’unico voto contrario degli Stati Uniti; Considerato che * alla fine di maggio 2024 Spagna, Norvegia, Slovenia e Irlanda si sono unite al gruppo di Stati membri dell’ONU che riconoscono formalmente lo Stato di Palestina; * sono ormai 146 su 193 Stati membri delle Nazioni Unite, oltre il 75% degli Stati Membri, che hanno riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina, entro i confini antecedenti la guerra del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa, quale passo fondamentale per una equa soluzione politica del conflitto che porti ad una pace duratura; Copia informatica per consultazione; * lo Stato di Palestina è attualmente membro della Lega araba, dell’Organizzazione della cooperazione islamica, del G77, del Comitato Olimpico Internazionale, dell’UNESCO e di varie altre organizzazioni internazionali; * il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina è un passo fondamentale per equiparare la sua condizione sul piano politico a quella di altri Stati, riconoscere le aspirazioni legittime ad avere uno Stato da parte dei palestinesi e ribadire le tutele previste dal Diritto Internazionale; * risulta ormai evidente quanto sia indispensabile che le Nazioni Unite e l’Unione Europea non si fermino alle dichiarazioni di condanna ed al richiamo alle parti di fermare la violenza ma che prendano posizioni vincolanti per eliminare le cause che provocano continui bombardamenti e morti di civili fra Israele e Palestina. La mediazione degli Enti Internazionali deve avere il fine dell’immediato cessate il fuoco, di far terminare l’occupazione militare israeliana e della colonizzazione dei Territori Palestinesi Occupati ed il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale in tutto il territorio proteggendo bambini, civili, ospedali e le zone sotto sorveglianza UN come spesso disatteso in questi ultimi mesi da un’escalation militare che deve essere fermata. Ricordato che * la politica estera italiana fin dagli anni ’70 è sempre stata trasversalmente impegnata per la pace in Medio Oriente e per il riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese; * su iniziativa italiana l’Europa, con la Dichiarazione di Venezia del 1980, riconobbe il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese; * nel 2012 all’Assemblea delle Nazioni Unite l’Italia votò a favore dell’ammissione della Palestina quale Stato osservatore all’ONU; * nel dicembre 2014 il Parlamento italiano ha approvato una mozione che impegnava il governo a “sostenere l’obiettivo della costituzione di uno Stato palestinese” e a promuovere il riconoscimento della Palestina quale stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme capitale condivisa”, sostenendo e promuovendo i negoziati diretti fra le parti; * nelle comunicazioni al Senato della Presidente del Consiglio in data 25 ottobre 2023 si sosteneva che “In tutti i contesti, e con tutti gli interlocutori, ho sottolineato l’importanza di contribuire alla de-escalation del conflitto e riprendere quanto prima un’iniziativa politica per la regione, non solo per risolvere l’attuale crisi ma per arrivare a una soluzione strutturale sulla base della prospettiva “due popoli, due Stati”; * tale posizione è stata ribadita del ministro degli Esteri italiano Tajani in occasione del suo incontro con Netanyahu; * la prospettiva “due popoli, due Stati” non può essere raggiunta senza il previo riconoscimento dello Stato di Palestina, laddove oggi l’unico Stato riconosciuto dal nostro Paese è lo Stato di Israele; Visto che * in occasione della 59a sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, la Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, Francesca Albanese, ha presentato il suo ultimo Rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” (datato 30 giugno 2025); * il documento analizza l’evoluzione dell’occupazione israeliana in Palestina come progetto coloniale, alimentato e sostenuto da un ampio apparato economico-industriale che, secondo la Relatrice Speciale, ha raggiunto un nuovo stadio: quello dell’”economia del genocidio”. “Mentre i leader politici e i governi si sottraggono ai loro obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana dell’occupazione illegale, dell’apartheid e ora del genocidio”, si legge nel Rapporto. * settori chiave come l’industria militare, il settore tecnologico, il sistema finanziario e quello accademico sono profondamente integrati nell’infrastruttura dell’occupazione. In particolare, il Rapporto documenta come imprese israeliane e multinazionali (tra cui Elbit Systems, Lockheed Martin, Google, Microsoft e Amazon) abbiano fornito strumenti, tecnologie e supporto logistico che hanno alimentato il massiccio utilizzo della forza contro la popolazione civile palestinese. Queste collaborazioni includono forniture di armamenti, sistemi di sorveglianza biometrica, analisi predittive tramite intelligenza artificiale e servizi cloud critici per le operazioni militari. Dato atto che sulla base del rapporto sopra citato la Relatrice ONU Francesca Albanese è stata oggetto di un vergognoso e feroce attacco, sia politico che mediatico, dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni pesanti contro la sua persona; Preso atto che sarebbe la prima volta nella storia dell’occidente di applicazione di sanzioni nei confronti di una persona fisica, autorevole rappresentante delle Nazioni Unite che ha avuto il coraggio di mettere a “nudo”, in un report dettagliato, tutte le complicità delle aziende occidentali con il genocidio in corso in Palestina; Necessario dare un segnale forte di solidarietà e sostegno ad una nostra connazionale, eccellenza del diritto internazionale, che ha dimostrato estremo coraggio nel denunciare non solo i crimini di Israele contro la popolazione inerme di Gaza e dei territori, ma anche le complicità politiche, economiche e commerciali a sostegno dell’occupazione israeliana; IL CONSIGLIO COMUNALE DI MAMOIADA * esprime, con un atto forte e ufficiale, la vicinanza della comunità mamoiadina alla Relatrice ONU Francesca Albanese e il profondo orgoglio per il suo encomiabile operato e stigmatizza gli attacchi politici e mediatici ricevuti in relazione al report “From economy of occupation to economy of genocide” (datato 30 giugno 2025); Chiede al governo Italiano * di riconoscere a tutti gli effetti lo Stato di Palestina come entità sovrana, nei confini precedenti all’occupazione del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa; * ad agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere alla Palestina e a Israele di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità; * ad impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di Diritto Internazionale per fermare la colonizzazione e l’annessione dei Territori Occupati Palestinesi; * di esprimere la vicinanza dello Stato Italiano alla nostra connazionale e Relatrice ONU Francesca Albanese.  IMPEGNA IL SINDACO 1. a farsi interprete di tali istanze e ad attivarsi verso gli altri Sindaci ed Amministrazioni della Regione Sardegna per concordare un’azione comune di sensibilizzazione delle rappresentanze politiche parlamentari; 2. ad adoperarsi, affinché l’Amministrazione tutta, unita al Consiglio Comunale e alle altre istituzioni del paese, coltivino e promuovano sul territorio di Mamoiada, ed in particolare presso le giovani generazioni, i più alti valori di pace, democrazia, rispetto dei diritti umani e libertà dei popoli; 3. a dare massima diffusione del presente Ordine del Giorno alla cittadinanza e alle associazioni, e ad inoltrarlo:           a)  al Presidente del Parlamento Europeo           b)  al Presidente della Repubblica Italiana;           c)  al Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana;           d)  al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale della Repubblica italiana           e)  al Presidente del Senato della Repubblica italiana;            f)  al Presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana;           g)  ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari;           h)  alla Presidente della Regione Sardegna           i)   alle Sindache, ai Sindaci, ai Presidenti delle Unioni dei Comuni e Comunità Montane nonché ai Commissari delle Province e Città                     metropolitani di Cagliari e Sassari. Redazione Sardigna
Meloni nel Corno d’Africa: un occhio al Piano Mattei, un occhio al Mediterraneo allargato
Giorgia Meloni ha appena concluso il proprio viaggio nel vecchio impero dell’Africa Orientale Italiana. La sua ‘campagna d’Africa’ non aveva come scopo la conquista diretta, ma sicuramente tra le prime preoccupazioni c’era quella di assicurarsi un posto di rilievo nel Corno d’Africa, sia per dare ancora un qualche senso al […] L'articolo Meloni nel Corno d’Africa: un occhio al Piano Mattei, un occhio al Mediterraneo allargato su Contropiano.
La vittoria alle Amministrative conferma la scelta netta del popolo venezuelano per il Chavismo
Il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) ha stravinto le elezioni amministrative di ieri, domenica 27 luglio, ottenendo una vittoria senza precedenti e aggiudicandosi 285 su 335 sindaci in scadenza, secondo il primo bollettino ufficiale del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE). Hanno votato l’82,45% degli aventi diritto, ovvero sei milioni 273 […] L'articolo La vittoria alle Amministrative conferma la scelta netta del popolo venezuelano per il Chavismo su Contropiano.