Mai più catene. La lotta per l’abolizione della schiavitù è un impegno collettivoContrariamente a quanto si potrebbe supporre, secondo le ultime stime
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), il lavoro forzato e i
matrimoni forzati sono aumentati notevolmente negli ultimi cinque anni. Nel 2021
c’erano 10 milioni di persone in più in condizioni di schiavitù moderna rispetto
al 2016, per un totale di 50 milioni in tutto il mondo, con donne e bambini tra
i più vulnerabili.
La schiavitù è oggi presente in quasi tutti i Paesi del mondo e attraversa tutte
le linee etniche, culturali e religiose. In netto contrasto con quanto potrebbe
affermare il senso comune, secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, più della
metà (il 52%) di tutti i lavori forzati e un quarto di tutti i matrimoni forzati
si verificano in Paesi a reddito medio-alto o alto.
Alcuni dati che rendono conto della portata di questo flagello:
Circa 50 milioni di persone sono soggette alla schiavitù moderna: circa 28
milioni al lavoro forzato e 22 milioni ai matrimoni forzati.
Quasi una persona su otto sottoposta a lavoro forzato è un bambino o una bambina
(3,3 milioni). Più della metà di loro è vittima di sfruttamento sessuale a fine
di lucro.
La maggior parte dei casi di lavoro forzato (l’86%) si verifica nel settore
privato.
Quasi quattro persone su cinque sottoposte a sfruttamento sessuale a fine di
lucro sono donne o bambine.
Oltre a ciò, la schiavitù ha assunto oggi forme più sottili. Le dolorose catene
di un tempo sono state sostituite da catene più sottili e meno visibili, ma
quasi altrettanto opprimenti. L’appropriazione dell’intenzionalità della maggior
parte degli esseri umani da parte delle minoranze è ancora presente e va
denunciata in tutte le sue sfaccettature come una violenza inaccettabile.
Se si considerano le restrizioni nelle scelte esistenziali a cui tutte le
persone sono sottoposte da un sistema che non privilegia l’essere umano come
valore centrale, si può affermare che è ora di lottare non solo per l’abolizione
delle forme più terribili di schiavitù e servitù, ma anche per il superamento
stesso di un sistema violento e, nella sua essenza, schiavizzante.
Questo articolo fa parte della campagna “No más cadenas” (“Mai più catene”),
lanciata da Pressenza con l’obiettivo di smuovere le coscienze e ottenere
l’abolizione definitiva di ogni forma di schiavitù.
Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante.
Revisione di Anna Polo
Javier Tolcachier