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BRESCIA: NESSUN IMMOBILE RICORDERÀ SERGIO RAMELLI, IL CONSIGLIO PROVINCIALE BOCCIA LA PROPOSTA DI FDI
8 consiglieri di maggioranza alla Provincia di Brescia hanno votato a favore della proposta di due consiglieri di Fratelli d’Italia, Daniele Mannatrizio e Tommaso Brognoli, che avevano chiesto di dedicare un immobile a Sergio Ramelli. 9 i voti contrari su 17 presenti. La minoranza è uscita dall’aula, una decisione condivisa dal consigliere leghista Agostino Damiolini e da Laura Treccani di Lombardia Ideale. In questo modo è mancato il numero legale per approvare la mozione. Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, era stato ucciso nel 1975 da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia. La proposta di dedicare una proprietà della provincia a Ramelli aveva alimentato il dibattito politico e l’iniziativa era stata bollata da partiti, associazioni e sindacati che si riconoscono nella storia democratica e antifascista della Repubblica, come “di chiaro carattere propagandistico e strumentale, già messa in atto in altre realtà territoriali”. Si tratta della “strategia revisionista di un mondo politico che, anziché recidere le proprie connessioni con la forma peggiore assunta dal fascismo storico, quello della Repubblica Sociale Italiana, persegue il mantenimento di atteggiamenti ambigui e revisionisti”. Nel comunicato contrario alla proposta “provocatoria” si erano uniti PD, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, AVS, Movimento 5 Stelle, Al lavoro per Brescia, Provincia Bene Comune e Brescia Attiva, CGIL, CISL e UIL, ANPI, Fiamme Verdi e ANED. La strategia di FdI per intitolare spazi pubblici a Ramelli prosegue in tutta Italia, ma non sempre attecchisce: nel bresciano lo scorso mese il Consiglio comunale di Mazzano aveva bocciato la proposta. A Lonato invece era passata a fine maggio, tra le proteste della cittadinanza. Il consigliere provinciale proponente e capogruppo di FdI, Daniele Mannatrizio, ha dichiarato che “per garantire comunque l’approvazione della mozione, verrà convocato un Consiglio provinciale straordinario per lunedì prossimo 4 agosto, a dimostrazione della ferma volontà politica di portare a compimento un atto di memoria e di civiltà”. Il commento di Francesco Bertoli, segretario generale della CGIL di Brescia. Ascolta o scarica
MILANO: SCOMPARSO A 85 ANNI EMILIO MOLINARI, UNA STORIA OPERAIA (MA NON SOLO)
E’ morto a Milano Emilio Molinari, attivista fin dagli anni Sessanta, tra i fondatori di Avanguardia Operaia, protagonista della nascita di Democrazia Proletaria, consigliere comunale a Milano, consigliere di Regione Lombardia, europarlamentare e senatore dei Verdi. Una figura conosciuta e riconosciuta, specialmente a Milano, sui temi della pace, dei diritti sociali, ambientali e civili, come nel caso dei referendum vittoriosi del 2011, contro la privatizzazione dei beni comunali. I funerali si svolgeranno alla Camera del Lavoro di Milano, mercoledì 9 luglio alle ore 15. Il ricordo di Emilio Molinari nelle parole di Andrea De Lotto, nostro collaboratore da Milano. Ascolta o scarica
Controllo e censura nelle scuole italiane: segnali evidenti di fascismo eterno
I segnali, abbastanza diffusi e premonitori, erano evidenti già prima, così come i segnali di un fascismo latente erano già manifesti prima nel 1922 nel suprematismo bianco, nel colonialismo muscolare, nel meccanismo repressivo delle opposizioni, nel razzismo biologico. Tuttavia, quei segnali divennero con il passare del tempo sempre più chiari e inconfutabili, ma anche condivisi dalla popolazione intera, intortata ad arte dall’apparato informativo di sistema e da quello scolastico, che lasciavano sempre meno spazio al pensiero critico e divergente. Analogamente, al giorno d’oggi diventa palese e incontrovertibile il diffuso processo di controllo dell’operato e dell’universo simbolico che si costruisce nelle scuole pubbliche, nonostante questo sia stato messo opportunamente al riparo dalla nostra Costituzione mediante il principio ella libertà educativa e del pluralismo culturale, che non richiedono di prestare giuramenti nei confronti di una qualche ideologia totalitaria, tirannica e antidemocratica. Questa premessa potrebbe essere anche sufficiente per trasmettere, da docenti ed educatori, la nostra preoccupazione relativamente al clima che da qualche tempo si vive nelle scuole, un clima che provammo a documentare in uno dei momenti più cupi della nostra storia[1], cioè durante le prove tecniche di regime, ma allora c’era la pandemia e l’emergenza sanitaria imponeva di mettere davanti a tutto, anche davanti alla libertà soggettiva di trattamento sanitario, l’interesse collettivo e così con lo slogan di “sorvegliare e pulire” obbedimmo, ci vaccinammo e tornammo a scuola come soldatini, “armati” di disinfettanti, a sanzionare comportamenti che violassero la regola del distanziamento sociale, umano e fisico. Ma la nostra preoccupazione si è acuita qualche tempo fa, quando un editore poco coraggioso, il bolognese Zanichelli, non ha avuto nulla da eccepire davanti alle intimidazioni del Governo, che ha segnalato l’anomalia in un suo manuale e lui prontamente è ricorso alla sostituzione, al macero, alla rimozione della pagina incriminata. Noi lo abbiamo segnalato su ROARS e poche altre testate hanno avuto l’avventatezza di rilanciare la denuncia. E, tuttavia, questa pratica di intervenire negli affari della scuola mediante circolari commemorative su ricorrenze imbarazzanti, come quelle sulla celebrazione del 4 novembre, con correzioni revisionistiche, come quelle sulle Foibe, intimidazioni diffuse e sanzioni ad personam, come nel caso di Christian Raimo, sta diventando una pratica abituale. E, allora, come dice Luciano Canfora, in questi casi «è legittimo allarmarsi quando si osservano repliche di quei comportamenti: intimidire l’opposizione con accuse inverosimili, intimidire singoli oppositori con raffiche di querele, metter sotto accusa o delegittimare gli organi di controllo, demonizzare i governi precedenti ventilando “commissioni d’inchiesta” a getto continuo, monopolizzare l’informazione (pronta, per parte sua, all’autocensura), progettare di stravolgere l’ordinamento costituzionale. È un sistema di controllo che potrebbe definirsi “reazionarismo capillare di massa”, facente perno su ceti medi impoveriti, antipolitici e vagamente xenofobi»[2]. Certo, ciò che intendiamo segnalare è che questa volta, a differenza del bolognese Zanichelli, il barese Alessandro Laterza, erede di una storica tradizione antifascista che risale nientedimeno che alla collaborazione con Benedetto Croce, non si è lasciato intimidire e ha sostenuto il lavoro dei suoi autori e delle sue autrici Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi e Marco Meotto, storiche di professione, ricercatrici e docenti, dichiarando «Senza ricamarci troppo: siamo nell’anticamera della censura e della violazione di non so quanti articoli della Costituzione».  Ora, se nel caso del manuale di Zanichelli ad essere contestato dal Governo era un passaggio in cui l’ONG Human Rights Watch riferiva di una maggiore disposizione all’accoglienza nell’impianto legislativo del Governo Conte rispetto a quello precedente sotto il dicastero di Matteo Salvini, in quest’ultimo caso è abbastanza curioso il motivo del contendere con intento intimidatorio. Ciò che si contesta, infatti, da parte della deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli nel volume di storia per il V anno dei Licei, Trame del tempo, è l’attribuzione di una sorta di continuità tra il fascismo e il partito al governo, la cui direzione è affidata a Giorgia Meloni, cioè lo stesso partito al quale la deputata Montaruli, che chiede ispezioni e accertamenti presso l’Associazione Italiana Editori, appartiene. Insomma, ha davvero del ridicolo questa evidenza autoaccusatoria, se non fosse tragica dal momento che il soggetto dal quale promana è chiaramente incapace di comprendere l’autogol commesso. Basterebbe pensarci un attimo per mettere a nudo il cortocircuito logico e politico in cui si è cacciata l’onorevole. Se, infatti, l’arguta parlamentare si fosse limitata a denunciare l’estraneità del partito guidato da Giorgia Meloni da retaggi fascisti, circostanza ovviamente improbabile giacché viene sbandierata dalla stessa Presidente del Consiglio dei ministri[3], avrebbe semplicemente smentito gli autori e si sarebbe automaticamente collocata lungo una linea difensiva autoassolutoria conforme allo scopo della denuncia a mezzo stampa. E, invece, al contrario, cosa fa l’onorevole Montaruli? Si spertica nell’intimidire in maniera fascistoide degli storici, i quali hanno avuto l’ardire di rilevare il retaggio fascista di soggetti politici che, del resto, rimangono incapaci di dichiararsi antifascisti. Insomma, se intimidisci degli storici per ciò che scrivono; se richiedi che il loro lavoro venga ispezionato, non si sa a quale titolo, dall’Associazione Nazionale Editori; se chiedi che venga svolta una interrogazione parlamentare sul loro operato, è chiaro che si tratta di un atteggiamento fascistoide, rispondente ad alcune di quelle caratteristiche di cui ci parlava Umberto Eco,nel suo Il fascismo eterno[4], in particolare quando il semiologo tra i punti fondamentali dell’Ur-fascismo citava l’avversione nei confronti di qualsiasi critica e la paura della differenza. Ecco, tutti questi segnali andrebbero pur sempre collocati, non dimentichiamolo, all’interno del quadro tracciato dalle nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione, proprio quelle in cui la storia subiva un forte arretramento interpretativo di marca chiaramente colonialistica, circostanza, del resto, ampiamente criticata dagli storici e, in particolare, dalla Società Italiana di Didattica della Storia. Non a caso, proprio su questo tema, in un Convegno CESP a Palermo dal titolo Edward W. Said, la cultura dell’anti-colonialismo e la sua presenza nella scuola italiana avevamo provato ad indagare tra la manualistica in dotazione nelle scuole superiori quale fosse quella più incline ad un approccio inclusivo e meno occidentalista e il risultato era assolutamente favorevole a Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi, Marco Meotto, Trame del tempo, Laterza, Roma-Bari, seguito da Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, I mondi della storia, Laterza, Roma-Bari e da pochi altri[5]. Che i tempi siano quantomeno tenebrosi è, dunque, piuttosto chiaro. Se poi a tutto ciò ci aggiungiamo il culto della morte e l’ideologia della guerra, che comporta la lotta contro il pacifismo, giacché «Il pacifismo è allora collusione con il nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente»[6] con conseguente militarizzazione delle scuole (Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università), allora non si capisce davvero di cosa debba dolersene l’onorevole Montaruli per questa conclamata continuità storica e politica del Governo Meloni, il più a destra della storia italiana repubblicana, con l’Ur-fascismo. Eppure, proprio dalla storia passata noi docenti ed educatori qualcosa l’abbiamo imparata, cioè abbiamo compreso il ruolo determinante dei professionisti della formazione nel costruire coscienze critiche non solo mediante discorsi e argomentazioni, ma anche attraverso azioni concrete, come il boicottaggio, ad esempio, vale a dire la scelta consapevole di un manuale più indipendente piuttosto che un altro più disposto ad obbedire e prono a sostituire, a censurare, a cassare dietro indicazione del Ministero. Insomma, a fronte di storici, storiche ed editori coraggiosi occorrerebbe altrettanto coraggio da parte della classe docente, per non rischiare di finire come le rane bollite. DI MICHELE LUCIVERO PUBBLICATO SU WWW.PRESSENZA.COM IL 2 LUGLIO 2025 -------------------------------------------------------------------------------- [1] Ci permettiamo di rimandare a M. Lucivero, A. Petracca, Scuola pubblica e società (in)civile, Aracne, Roma 2023. [2] L. Canfora, Il fascismo non è mai morto, Dedalo, Bari 2024. [3] Il 23 ottobre 2022 nel discorso di investitura alle Camere, la Presidente Giorgia Meloni afferma: «Vengo da una storia politica che è stata spesso relegata ai margini della storia repubblicana». Opportunamente lo storico Luciano Canfora, egli stesso querelato per diffamazione aggravata ai danni della presidente del consiglio Giorgia Meloni (querela poi ritirata con conseguente dichiarazione di non luogo a procedere ad parte del Tribunale di Bari nei confronti dell’imputato), argomenta che quella storia “relegata al margine” è proprio la storia neofascista del Movimento Sociale Italiano, cfr. L. Canfora, Il fascismo non è mai morto, cit., p. 60-61. [4] U. Eco, Il fascismo eterno, La nave di Teseo, Milano 2019. [5] Cfr. https://cobasscuolapalermo.com/edward-w-said-la-cultura-dellanti-colonialismo-e-la-sua-presenza-nella-scuola-italiana/ per i video del Convegno e la presentazione analitica della manualistica. [6] U. Eco, Il fascismo eterno, cit., p. 42.
Caso Moro, un magistrato smonta la caccia ai fantasmi di via Fani
Lo studio del giudice Narducci tra giustizia e verità storica. Dopo 5 processi, oltre 50 inquisiti e condanne infondate, per la vicenda dell’esponente della DC la magistratura insegue colpevoli mai identificati. E, nonostante l’assenza di nuovi elementi, l’azione giudiziaria prosegue di Paolo Persichetti da l’Unità A mezzo secolo di distanza dalle istruttorie e i maxi […]
STRAGE DI BOLOGNA: ERGASTOLO DEFINITIVO PER IL FASCISTA BELLINI. I FAMILIARI DELLE 80 VITTIME, “SI CHIUDE IL CERCHIO SUI MANDANTI”
Il fascista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per la Strage di Bologna, avvenuta alla stazione il 2 agosto 1980. Bellini è dunque considerato il quinto uomo dell’attentato che provocò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Lo hanno deciso martedì 1° luglio i giudici della Cassazione. Condanne anche a 6 anni per l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e a quattro anni per Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, per false informazioni al pubblico ministero. Bellini, oggi 72enne, aveva effettuato minacce nei confronti della ex moglie, la cui testimonianza è risultata fondamentale per la sua condanna in primo grado come esecutore della strage di Bologna. Minacciato anche il figlio del giudice Caruso, presidente della Corte d’Assise di Bologna, che in primo grado lo aveva condannato all’ergastolo. La Strage di Bologna fu un attentato deliberato contro i civili: alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, il giorno delle partenze per le vacanze di migliaia di persone, una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della Stazione. 23 chilogrammi di esplosivo, con 5 chilogrammi di tritolo e T4, potenziati da 18 chilogrammi di nitroglicerina. A quasi 45 anni dall’anniversario della Strage, la giornata di oggi è l’esito di “un processo estremamente significativo e di un risultato che chiude il cerchio sui mandanti dell’attentato più grave nel nostro Paese“, fa sapere ai Microfoni di Radio Onda d’Urto Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari delle vittime della Strage di Bologna. “I mandanti furono i vertici della loggia massonica P2, oltre che essere i finanziatori, insieme ai vertici dei servizi segreti italiani e fu eseguita da terroristi fascisti: questo è ciò che questa sentenza certifica”. Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei famigliari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Ascolta o scarica.
MONIGA DEL GARDA (BS): “L’INDIFFERENZA È IL PESO MORTO DELLA STORIA”, INCONTRO SUL PERCHÉ DELLE GUERRE
“Perché le guerre?” è il titolo dell’iniziativa organizzata da un gruppo di volontari e volontarie di Moniga del Garda, che si svolgerà giovedì 29 maggio alle ore 20.45 presso la Sala Consiliare Alberto Valerio del Municipio della cittadina gardesana, sito in piazza San Martino. Si parlerà dalle guerre di Gaza e Ucraina, senza dimenticare gli oltre 56 conflitti nel mondo, quali Sudan, Yemen, Etiopia, che mietono centinaia di migliaia di vittime ogni anno. Una serata di studio e approfondimento durante la quale si cercherà di capire, dal punto di vista scientifico, il perché la guerra continua ad essere il braccio della politica. Un’occasione per riflettere a partire da un famoso estratto di Antonio Gramsci: “l’indifferenza è il peso morto della storia”. Interverranno Antonio Barberini del Centro Filippo Buonarroti, Vito Mosca, vicepresidente dell’ANPI di Desenzano e rappresentante dell’ANPI Basso Garda e di Alessandro Scattolo del Laboratorio Politico Antonio Gramsci. Fra i reading dei poeti di Moniga si segnala l’intervento del poeta operaio Flavio Trevisani. Il moderatore dell’incontro sarà Alessandro Gatta, giornalista del BresciaOggi e di Brescia Today, nuovamente ai nostri microfoni per presentare l’iniziativa. Ascolta o scarica
Lido di Camaiore, 24 maggio 2025: La scuola tra militarizzazione e nuove indicazioni nazionali
SABATO, 24 MAGGIO 2025, ORE 17.00, SALA CROCE VERDE, LIDO DI CAMAIORE, VIA FRATELLI ROSSELLI, 2 Forse lavorare nella scuola in questo momento dà il vantaggio di capire cosa si sta preparando nel nostro paese e nell’intera Europa. Questo incontro lo abbiamo pensato per i lavoratori e le lavoratrici della scuola, ma vuole rivolgersi a tutti e a tutte: a studenti, genitori e a chiunque intenda opporsi alla deriva bellicista che rischia di travolgerci. Opporsi si può, dobbiamo informarci, pensare e organizzarci. Partecipate numerosi! Presentazione del volume Comprendere i conflitti. Educare alla pace, Atti del I Convegno nazionale dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Interverranno: Serena Tusini, docente scuola secondaria, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università; Ilaria Sabatini, docente scuola primaria, Movimento della Cooperazione Educativa di Pisa; Cristina Ronchieri, docente scuola secondaria, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.
IL PENSIERO POLITICO DI MAO ZEDONG: A URBINO UN CONVEGNO INTERNAZIONALE DISCUTE LA SUA EREDITÀ NEL XXI SECOLO
Il 14 e 15 maggio si tiene all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo un convegno intitolato “Il pensiero politico di Mao Zedong e la sua eredità nel XXI secolo”. L’iniziativa vede la partecipazione di studiose e studiosi da tutto il mondo e si propone di rispondere, in particolare, a due domande principali: cosa significa pensare e ripensare l’eredità di Mao, del suo pensiero e della sua prassi politica nel XXI secolo? E quale eredità si può tentare di riconoscere nel “ritorno” di Mao in Cina e nel mondo? Stefano Visentin, professore di Storia del pensiero politico all’Università di Urbino Carlo Bo e tra gli organizzatori del convegno, spiega ai nostri microfoni le ragioni e i contenuti dell’iniziativa. Ascolta o scarica. Il convegno potrà essere seguito online al link Zoom: https://uniurb-it.zoom.us/j/83690841283 Di seguito il testo di presentazione e il programma dettagliato della conferenza. Il 18 novembre 1986 (pressappoco 40 anni fa) si teneva a Urbino un convegno internazionale dal titolo “Mao Zedong. Dalla politica alla storia”, organizzato da Enrica Colletti Pischel, Emilia Giancotti e Aldo Natoli. Si trattava di un’iniziativa che intendeva, con le parole introduttive di Emilia Giancotti, “richiamare alla memoria, ridare vita a un elemento fortemente inattuale”; inattuale perché, sempre con le parole di Giancotti, “rispetto all’‘utopismo maoista’ e al cambiamento che potrebbe ad esso ispirarsi il fenomeno di rigetto è appariscente”. E, in conclusione di questa introduzione, Giancotti ricordava la presenza, nell’Istituto di Filosofia, di una frase di Mao che, scritta su una lavagna nel 1970, nel 1986 era ancora presente: “il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice della storia mondiale”. Quell’inattualità, quel rigetto appariscente del pensiero di Mao sembra oggi essere, almeno in parte, superato. Di Mao si è ricominciato a parlare, già negli anni ‘90 con l’emergenza della cosiddetta Nuova sinistra cinese, e poi, in maniera più ampia e rivolta a un pubblico non specialista, con l’ascesa al potere di Xi Jinping, che è stato spesso paragonato a Mao dai mass media occidentali e non solo. Ma l’effige e gli slogan di Mao sono apparsi anche durante le proteste in Cina contro le politiche anti-covid, e nelle lotte operaie contro l’ipersfruttamento delle grandi fabbriche transnazionali. Al di fuori dalla Cina, anche se il pensiero maoista ha smesso da tempo di ispirare le lotte contro il colonialismo e il neocolonialismo. Nondimeno, permangono nel mondo dei focolai di resistenza alla governance neoliberale, soprattutto in India, che si rifanno alle parole d’ordine del grande timoniere. E’ a partire da questi riferimenti che nasce il convegno internazionale “Il pensiero politico di Mao Zedong e la sua eredità nel 21mo secolo (Mao Zedong’s political thought and his legacy in the 21st century)”, che vorrebbe riprendere il filo di quello del 1986, aggiornando l’analisi e però allo stesso tempo cercando di mantenere l’ispirazione originaria, ovvero quella di riflettere sulla “persistenza di un progetto, o speranza, di trasformazione”, che l’opera teorica e politica di Mao e del maoismo, aldilà dei fallimenti, delle contraddizioni, dei vicoli ciechi, ha sempre incarnato. Che cosa significa allora pensare o ripensare l’eredità di Mao, del suo pensiero e della sua prassi politica, all’altezza delle sfide poste da un 21mo secolo che sta mostrando la faccia più caotica, più bellicosa, in una parola più distruttiva del sistema capitalistico contemporaneo? Che eredità si può tentare di riconoscere nelle diversissime modalità con le quali si manifesta il “ritorno” (o se vogliamo: i “ritorni”) di Mao in Cina e fuori da essa? Se certamente ci sono indizi da scoprire, documenti da studiare, discorsi da leggere, ed eventi da comprendere, tuttavia l’eredità di Mao non può essere tutta lì, non è già “pronta” e disponibile a essere colta integralmente da questi indizi, documenti, discorsi, eventi: è necessario che alla fondamentale ricerca storiografica, sociologica, filosofico-politica si aggiunga un tentativo comune di cogliere gli aspetti non immediatamente visibili, le aperture a dei futuri possibili, o perlomeno gli strumenti per rinnovare e approfondire la critica di un presente che ci propone il ritorno della guerra, del razzismo, dei fascismi. Se questo convegno riuscisse anche in piccola misura a cogliere, nell’analisi approfondita e attenta del presente, delle tracce “di speranza, o di trasformazione” del futuro, sarebbe davvero un grande risultato. Il convegno prevede la presenza di studiosi e attivisti internazionali (Anthony Saich, Michael Schoenhals, Ranabir Samaddar, Rebecca Karl, Pun Ngai e Qian Zhong Kai) e di studiosi italiani, e si terrà a Urbino il 14 e il 15 maggio.    
Il diritto di restare. Espulsioni e radicamento tra Roma e Ostia
di Stefano Portelli Carocci, 2024 Che cosa ne è stato degli abitanti dei borghetti autocostruiti intorno a Roma, le cosiddette “baracche” demolite negli anni Settanta? Questo libro racconta i decenni successivi alla grande stagione delle lotte per la casa, quando migliaia di persone trasferite sul litorale iniziarono a sentirsi deportate, sradicate, più isolate che nei vecchi quartieri. «Ostia, o Bombay – è uguale», scrisse Pasolini. In tutto il pianeta milioni di persone subiscono sfratti, sgomberi e trasferimenti, spesso verso zone remote. Ma quando le ruspe demoliscono abitazioni, spazi sociali, luoghi di culto, chi viene sradicato percepisce una violenza i cui effetti possono riemergere altrove, in forme anche difficili da decifrare. Il “diritto di restare” che reclamano oggi gli abitanti dell’Idroscalo di Ostia, l’ultimo borghetto di Roma, come quelli di altre zone considerate “informali” in tutto il mondo, può essere la chiave per immaginare quartieri contro lo sradicamento, città basate sui bisogni e sui desideri di chi le vive, anziché su progetti elaborati altrove (scheda editoriale). INDICE Introduzione 1. Lo Stato bulldozer 2. Ai margini di Roma 3. Lo sradicamento: le persone sono sostituibili? 4. Il vento della storia 1. Sotto gli archi di un acquedotto Le chiamavano baracche/La lotta per la casa/Nostalgia della baracca?/Lapide 2. Una mattonata sulla testa Dall’Acquedotto Felice al ghetto infelice/Abbiamo occupato tutto/Lo spezzamento di una comunità/Un amore tossico 3. L’ultimo borghetto di Roma La Sardegna dei poveri/Il marchio abusivo/Affari d’acqua/Tre dinamiche socio-spaziali 4. Quand’hanno sbracato Una sottile linea rossa/La vita nel residence/Il diritto di restare Coda: una testata alla volta 1. Una deriva verso i margini 2. La palestra della legalità 3. Angeli e demoni 4. Non ci sono buoni Indice dei nomi