Magliano Sabina (RI): student3 della scuola primaria portati alla cerimonia del 4 novembre

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Wednesday, November 26, 2025

Una scelta che apre interrogativi sul ruolo educativo delle scuole

Lo scorso 4 novembre, presso il Monumento ai Caduti in Viale XIII Giugno, si è svolta la cerimonia dedicata alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, come riportato nei comunicati ufficiali del Comune. L’amministrazione ha definito l’iniziativa “un momento di raccoglimento e memoria” e ha sottolineato come particolarmente significativa la partecipazione degli studenti e delle studentesse delle scuole del territorio.

Questa informazione — l’unica confermata dalla fonte istituzionale — è sufficiente a sollevare alcune domande sul rapporto tra scuola ed educazione civica, e su come venga gestito il coinvolgimento dei bambini e delle bambine in celebrazioni dal carattere dichiaratamente militare. La presenza degli studenti e delle studentesse, infatti, viene presentata dal Comune come un elemento di valore, utile alla “trasmissione dei valori di unità, libertà e pace”. Ma senza ulteriori dettagli da parte della scuola, non è possibile sapere come sia stata introdotta e spiegata l’iniziativa agli alunni e alle alunne, né se agli/alle insegnanti sia stato richiesto un accompagnamento critico o solo una presenza formale.

Resta il fatto — spesso ignorato nella narrazione pubblica — che il 4 novembre non è una festa nazionale non lavorativa. Non lo è dal 1977, quando venne eliminato dal calendario festivo per ragioni economiche e organizzative. Da allora, la ricorrenza è rimasta una giornata celebrativa dello Stato, ma senza obblighi di partecipazione civile, e soprattutto senza alcun vincolo per gli istituti scolastici.
In altre parole: non è una festa, e tantomeno una ricorrenza che la scuola è tenuta a celebrare con uscite, rituali o presenze ufficiali.

È proprio qui che nasce la questione educativa. Quando una scuola — o un’amministrazione — decide di inserire bambini, bambine e ragazzi, ragazze in cerimonie ufficiali legate alle Forze Armate, dovrebbe farlo con un progetto chiaro, condiviso, spiegato, che permetta agli studenti e alle studentesse di comprendere la complessità storica del 4 novembre: la fine della Prima guerra mondiale, le sue conseguenze, il dolore sociale che ne derivò. Senza un percorso formativo, il rischio è quello di trasformare la memoria storica in un gesto simbolico che schiaccia la comprensione critica a favore della ritualità.

E soprattutto, ci si deve chiedere: è davvero compito della scuola “trasmettere valori” attraverso cerimonie militari? O il suo ruolo dovrebbe essere quello di formare cittadini capaci di leggere la storia e le istituzioni con consapevolezza, autonomia e spirito critico?

Il Comune ha rivendicato con orgoglio la partecipazione degli studenti e studentesse. Ma finché non verranno chiariti modalità, obiettivi educativi e natura della loro presenza, rimane aperto un nodo centrale: la scuola deve accompagnare, spiegare e contestualizzare — non semplicemente esporre i bambini e le bambine a rituali istituzionali che possono essere percepiti, di fatto, come una forma di educazione militarizzata precoce.

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università