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Volpago del Montello (TV) apre le scuole con azioni militaresche, contrarietà dell’Osservatorio
A Volpago del Montello (TV) nel primo giorno di scuola, l’amministrazione comunale ha invitato gli alpini della sezione locale per l’alzabandiera, procedendo spediti con lo sdoganamento delle prassi militari nelle istituzioni scolastiche (qui la notizia https://www.facebook.com/share/p/16pzfp8oeh/). Come aderenti all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Treviso e del Veneto esprimiamo una netta contrarietà alla presenza di un gruppo militare alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico presso l’Istituto Comprensivo di Volpago del Montello (TV). La scuola dovrebbe essere un luogo di formazione alla pace, alla democrazia e alla cittadinanza responsabile, valori incompatibili con la strumentalizzazione delle istituzioni militari in un contesto educativo, soprattutto in un momento in cui la società civile dovrebbe cercare di smorzare le velleità guerrafondaie del governo italiano, delle istituzioni europee e delle alleanze militari atlantiste. La scelta di introdurre forze armate in un momento simbolico come l’inizio dell’anno scolastico non solo contrasta con questi principi, ma rischia di influenzare negativamente la sensibilità degli studenti, soprattutto in una fase di crescita così delicata e in un periodo come quello attuale. La cerimonia di inizio anno scolastico dovrebbe celebrare l’inclusività e la serenità, senza riferimenti a istituzioni che, per loro natura, non possono essere completamente separabili dal contesto della guerra. SAREBBE OPPORTUNO CHE LA DIRIGENZA SCOLASTICA RIVEDA QUESTA DECISIONE, PROMUOVENDO INVECE CERIMONIE CHE CELEBRINO L’INCLUSIVITÀ, IL RISPETTO RECIPROCO E LA CULTURA DELLA PACE. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Treviso e del Veneto
Fiera del Levante 2025 esclude Israele, ma c’è una contraddizione: spazio alle Forze Armate
La Fiera del Levante di Bari 2025 ha chiuso le porte allo Stato genocida di Israele per esprimere un sentimento di condanna politica verso l’operato del governo di Benjamin Netanyahu su Gaza. Non si sottrae al confronto con i giornalisti Gaetano Frulli, presidente dell’Ente Fiera, che per maggiori dettagli sulla decisione rimanda al comunicato stampa pubblicato pochi giorni fa. Poche settimane prima il sindaco di Bari Vito Leccese, a nome del Consiglio comunale, aveva rivolto un appello pubblico agli organizzatori della Fiera dichiarando non gradita la partecipazione in qualsiasi forma dello Stato di Israele o di suoi rappresentanti nelle prossime edizioni della Fiera del Levante e dei Saloni Specializzati fino a quando non porrà fine all’intervento militare nella Striscia di Gaza e alla sistematica violazione di diritti umani della popolazione civile. All’Ente Fiera sono giunte critiche anche per la mancanza di Palestina, Russia e Ucraina negli spazi espositivi. Frulli ha chiarito che a parte Israele nessun altro Paese ha ricevuto provvedimenti di esclusione dalla Fiera. L’assenza degli altri Paesi è dovuta al fatto che nessuna impresa di questi Stati ha presentato richiesta di partecipazione. Sull’esclusione dalla campionaria di Bari è intervenuta anche l’Ambasciata di Israele con un comunicato che ricorda la lunga cooperazione tra Israele e Puglia, aree geografiche con difficoltà climatiche simili. Nel comunicato si ricorda che Israele è il paese leader nel watertech e che le sue conoscenze e capacità tecnologiche furono protagoniste nel 2023 del Water Innovation Summit Italia Israele, conferenza sui temi del servizio idrico integrato, ospitata proprio dalla Fiera del Levante di Bari.  L’esclusione di Israele dalla Fiera del Levante può leggersi in continuità con la consegna delle chiavi della città di Bari a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Cerimonia celebrata il 4 agosto. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università apprezziamo questa importante decisione presa dalla città di Bari e dalla nota Fiera del Levante. Tuttavia, scorrendo le informazioni al momento disponibili sul sito della Fiera, notiamo certi dettagli che saremmo lieti venissero corretti nelle future edizioni: per esempio lo spazio dedicato alle Forze dell’Ordine che ipotizziamo mostreranno al pubblico le attrezzature del loro lavoro e daranno dimostrazioni pratiche, come l’anno scorso. Alla luce del piano ReArm Europe e all’annunciata riconversione della produzione industriale italiana e europea a fini militari, sarà interessante visitare anche il settore dell’ automotive della Fiera per verificare quali novità saranno presenti, quelle di tendenza verde ed ecosostenibile o nera e distruttiva? Sul passaggio dell’ automotive alla produzione bellica abbiamo scritto qui.  Ci chiediamo, quindi, come mai alla Fiera del Levante, così come abbiamo rilevato al Molfest qualche mese fa, debba esserci questa presenza sistematica e massiccia di Forze Armate? Perché una società civile, che deve perseguire la pace secondo il dettato costituzionale, deve fare sfoggio in ogni occasione, secondo quanto riporta il Piano della Comunicazione del Ministero della Difesa 2025, di una forza muscolare armata per affascinare i/le giovani alla guerra? Osservatorio contro la militarizzazione elle scuole e delle università
Mozioni scuola: Richiesta di esonero da attività che prevedano la partecipazione di Forze Armate
IL GRUPPO SCUOLA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ HA MESSO A PUNTO UNA MOZIONE DA SOTTOSCRIVERE DA PARTE DEI GENITORI A INIZIO ANNO SCOLASTICO PER RIFIUTARE I PROPRI FIGLI E LE PROPRIE FIGLIE SVOLGANO ATTIVITÀ CHE PREVEDANO LA PARTECIPAZIONE DIRETTA O INDIRETTA DI POLIZIA DI STATO, ARMA DEI CARABINIERI, GUARDIA DI FINANZA, POLIZIA PENITENZIARIA, POLIZIA LOCALE, FORZE ARMATE ITALIANE E/O DI ALTRE NAZIONI. SI INVITANO I GENITORI A SCARICARE IL PDF IN FONDO, SOTTOSCRIVERE LA MOZIONE E CONSEGNARLA ALLA SCUOLA DI ISCRIZIONE. Gentile Dirigente, Gentili membri del Consiglio di Istituto, con la presente, io/noi sottoscritt……. genit…… esercenti la potestà genitoriale dell’alunno/a ……………………….. iscritto/a alla classe …..……… presso il Vostro Istituto, presentiamo la seguente dichiarazione. CONSIDERATI – la nota MIUR, prot. n. 4469 del 14 settembre 2017, che fornisce linee guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale;
 –  l’art.1 comma 7 lettera d della Legge 107/2015, che indica tra gli obiettivi prioritari delle scuole lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso l’educazione interculturale e alla pace; – la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176 in particolare il preambolo dove si afferma: «In considerazione del fatto che occorre preparare pienamente il fanciullo ad avere una sua vita individuale nella società, ed educarlo nello spirito degli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà»; l’art. 3: «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente»; l’art. 29: «Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite»;
 CONSIDERATO INOLTRE CHE – L’educazione familiare impartita a nostra/o figlia/o è fortemente improntata alla pace e alla cultura di pace;
 – l’educazione alla pace è, a mio/nostro avviso, incompatibile con attività scolastiche che prevedano il coinvolgimento diretto o indiretto della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, della Polizia Locale, delle Forze Armate italiane, delle forze armate di altre nazioni e di corpi o istituzioni europee e internazionali che svolgono attività militari così come di enti e soggetti ad essi collegati;
 – sono/siamo fortemente contrari/o/a all’esposizione e alla diffusione nella scuola di mio/a/nostro/a figlio/a di materiale promozionale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, della Polizia Locale, delle Forze Armate italiane e di altre nazioni e di organizzazioni internazionali, e di qualsiasi materiale finalizzato a propagandare le attività belliche e militari, l’arruolamento e la vita militare (anche al fine di orientare e condizionare le future scelte professionali di mio/a/nostro/a figlio/a); – sono/siamo fortemente contrari/o/a alla partecipazione di mio/a/nostro/a figlio/a a manifestazioni militari, all’organizzazione di visite guidate, a percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), a iniziative di orientamento, presso strutture militari (quali basi militari, sedi di forze militari nazionali e non, caserme, ecc..) siano esse italiane o appartenenti ad altre nazioni e organismi internazionali (ad esempio basi statunitensi o basi NATO); –  sono/siamo fortemente contrari/a/o alla realizzazione nella scuola di mio/a/nostro/a figlio/a di progetti in partenariato con strutture militari o aziende (italiane e non) coinvolte nella produzione di materiale bellico; esprimo/iamo contrarietà anche per quelle iniziative che, prevedendo obiettivi formativi fondamentali come la prevenzione della violenza di genere, delle varie forme di dipendenza, o la semplice divulgazione della cultura scientifica in vari ambiti o l’approfondimento di periodi o fatti storici o sociali, siano svolte da esponenti delle FF.AA. o di P.S., in quanto la loro trattazione in chiave pedagogica ed educativa è di stretta competenza delle istituzioni e del personale scolastico; – sono/siamo fortemente contrari/o/a alla partecipazione di mio/a/nostro/a figlio/a ad attività di PCTO e orientamento che prevedano la presenza di personale militare o di aziende (italiane e non) coinvolte nella produzione di materiale bellico; Tutte tali attività sono, a mio/nostro avviso, in palese conflitto con la funzione istituzionale e costituzionale della scuola; TUTTO CIO’ PREMESSO Io/noi sottoscritto/i CHIEDIAMO all’Istituzione Scolastica e al/alla Dirigente Scolastico/a, in qualità di rappresentante legale della scuola, che per la durata dell’intero percorso scolastico mio/a/nostro/a figlio/a sia esentato da ogni genere di attività che preveda il coinvolgimento di forze armate o di polizia o connesse con il mondo militare anche con riguardo al settore industriale delle armi, non ravvisandone alcuna le finalità educativa; 
DIFFIDIAMO dal discriminare mio/a/nostro/a figlio/a in base a questa scelta autonoma operata dai genitori in quanto suoi rappresentanti legali; e CHIEDIAMO l’organizzazione di proposte alternative qualora la scuola preveda le attività di cui sopra. Ci riserviamo, infine, di promuovere tutte le opportune azioni, anche legali, a tutela dei nostri diritti e di quelli di mio/a/nostro/a figlio/a. Restiamo in attesa di una tempestiva risposta da parte dell’Istituzione Scolastica. Cordiali saluti,
 Luogo ……………………………. Data ……………..                                                                                                                  Firme……………………………………………. Richiesta-esonero-attivta-militari-1Download
Molfest 2025, Festival della cultura POP e cosplay a Molfetta: ma che ci fanno le Forze Armate?
Si è aperta ieri, venerdì 27 giugno 2025, a Molfetta in provincia di Bari il Molfest, il Festival della Cultura POP e del cosplay, che proseguirà per tre giorni tra stand, spettacoli in costume e stage in giro per le strade e le piazze principali della città. Si presuppone che nell’arco dei tre giorni l’iniziativa richiami migliaia di adolescenti e giovani da tutto il Mezzogiorno, attratti e attratte dalla moda del momento, cioè dai travestimenti aventi come tema i personaggi dei cartoni animati, dei fumetti, dei videogiochi e dei manga, i famosi anime giapponesi. Il Festival è patrocinato dalla Città di Molfetta e ha come partners Radio Norba, il più grande network radiotelevisivo del Sud, Junior TV e Super Six, canali tematici per bambine e bambine, insieme al CNR e a tante altre aziende di videogiochi e realtà legate al mondo giovanile dei fumetti. Tra gli espositori, invece, figurano nell’apposita pagina del sito (clicca qui) aziende di abbigliamento, di giochi da tavolo, carte collezionabili, accessori, fumetti, videogiochi, case editrici, tatuaggi, maglie ispirate ai manga giapponesi, il tutto per affascinare i ragazzi e le ragazze. Eppure, senza figurare tra i partner e gli espositori, il Molfest, il Festival della cultura POP risulta costellato di stand delle Forze Armate, dalla Marina Militare all’Aeronautica, all’Esercito alla Polizia Penitenziaria, che occupano nel complesso un’area maggiore rispetto agli altri spazi dedicati allo specifico argomento del Festival, una sproporzione che è sintomatica del clima guerrafondaio che stiamo vivendo in questi ultimi giorni con il Governo che obbedisce al diktat della NATO e aumenta la spesa per la difesa al 5% del PIL nazionale. Ma, quindi, cosa ci fanno le Forze Armate al Molfest, il Festival della cultura POP con tantittime/i bambine/i nei loro stand? Perché un tale sfoggio di divise e simulatori di strumenti di morte, come cacciabombardieri, portaerei, elicotteri, visori, largamente sponsorizzati da Leonardo SpA, la maggiore industria di costruzione ed esportazione di mezzi di guerra? In tempi di totale disimpegno morale, di generale indifferenza nei confronti dei massacri e dei genocidi in corso per mano di governi fanatici e di militari fuori controllo, qual è il rapporto tra la cultura POP e le Forze Armate? In realtà, le risposte circostanziate ai nostri interrogativi, e questo capita ormai da molto tempo, rimarranno inevase, giacché l’unico motivo per cui le Forze Armate sono presenti in tutte le manifestazioni in cui accorrono i/le giovani obbedisce ad un progetto ben definito, esplicitato chiaramente nel Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa del 2019 (clicca qui per il documento) e anche in quello più recente del 2025 (clicca qui per il documento), in cui risulta chiaro l’obiettivo delle Forze Armate, cioè quello di aggredire tutti gli spazi, dalle scuole alle manifestazioni pubbliche in cui sono presenti i/le giovani e presentare la prospettiva di arruolamento, dal momento che, come afferma anche il generale Leonardo Tricarico, «Se venissimo attaccati non potremmo difenderci. I nostri militari? Non bastano». Sono anni, ormai, che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denunciamo questa indebita invasione di spazi pubblici della società civile per fare reclutamento e presentare, come scrivono nei loro documenti, «la Difesa e le Forze Armate come elementi essenziali del sistema nazionale e internazionale di sicurezza, al servizio della protezione delle nostre libertà», legittimando uno slogan, ormai diventato istituzionale, secondo il quale «Si vis pacem, para bellum». E, in particolare, la presenza delle Forze Armate al Molfest rientra in una delle “azioni specifiche” del Programma di Comunicazione 2025, infatti: «Per azioni specifiche si intendono le iniziative di comunicazione con cui il Dicastero intende proiettarsi all’esterno. Si continueranno ad utilizzare i tradizionali canali di interazione, ma per tutti vale il tassativo indirizzo che su questi canali, sempre, si dovrà far riferimento a un’unica realtà identitaria che si sintetizza con il termine “DIFESA”. In particolare i canali sono: eventi e attività aperti alla partecipazione della società civile, quali saloni, mostre, convegni, incontri culturali, seminari nelle scuole, ecc. continueranno a svolgere una funzione importante quali occasioni per esprimere le eccellenze peculiari della Difesa. Le manifestazioni di interesse dovranno essere individuate sulla base di criteri che tengano conto di idonei criteri tematici, geografici e temporali, della reputazione delle società organizzatrici, della pertinenza dei contenuti e dell’adeguatezza dei contesti di svolgimento». Prepariamoci, dunque, in tutti gli spazi e in tutti i settori della società civile a questa subdola e aggressiva strategia di comunicazione delle Forze Armate, compatte sotto “l’identità linguistica” #DIFESA, che, mentre mostra gli aspetti più ludici e accattivanti della strumentazione a loro disposizione, contribuiscono a normalizzare l’universo simbolico che legittima le guerre che domani i nostri figli e le nostre figlie affronteranno, giacché quello del 5% del PIL nazionale non è che un investimento economico che dovrà, in qualche modo, dare i suoi frutti. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Puglia
Incontri sulle devianze giovanili con i Carabinieri: rischio militarizzazione nelle scuole di Napoli
Alla fine dell’anno scolastico appena terminato, il 3 giugno 2025 dalle 9:00 alle 11:00, si è tenuto presso uno storico Liceo del centro di Napoli, il Liceo Statale “Antonio Genovesi”, un incontro rivolto agli studenti e alle studentesse delle prime classi sul tema delle devianze giovanili dal titolo “Oltre il limite. Quando le scelta diventa rischio”, presentato come «un dialogo aperto sulle devianze giovanili e il loro significato. Confronto tra dimensione psicologica, responsabilità legale e prevenzione educativa». Dell’evento, qualche giorno dopo, è scomparsa traccia dal sito dell’Istituto e una ricerca sui più diffusi motori di ricerca, anche tramite immagine, non ha dato risultati; resta quindi solo una foto scattata alla locandina che è stata affissa sul portone della scuola e la testimonianza di alcune persone che l’hanno vista e di una nostra attivista che ne ha parlato con degli studenti e le studentesse all’ingresso della scuola. I relatori dell’iniziativa? Oltre al Dirigente Scolastico per i saluti istituzionali di rito e una docente – si presume dell’Istituto – in qualità di moderatrice, tutti i tre interventi sono a cura di “esperti” dell’Arma dei Carabinieri. Colpisce in particolare che il primo dei tre sia il Comandante del Nucleo di Psicologia della Legione Carabinieri della Campania. Perché uno psicologo interno alle Forze Armate dovrebbe essere preferibile, per dialogare coi giovani all’interno di una scuola, ad un altrə professionista? Quale ragione sta dietro a tale scelta? Per noi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università il fatto che dei professionisti siano interni ad un corpo militare fa assumere di fatto all’iniziativa un’impostazione diversa da quella che avrebbe con esperti della società civile, improntata a un paradigma securitario, basato cioè sulla norma e la punizione prevista per chi la infrange; un paradigma lontanissimo da quello educativo, che dovrebbe prevedere il dialogo, il pluralismo, la costruzione condivisa di saperi e di valori e una motivazione intrinseca alla base dell’elaborazione personale, da parte degli educandi, di questi ultimi. Nel caso specifico, sul delicato e scivoloso tema delle devianze giovanili (devianze da cosa? da quale norma?) – e in particolare in una città come Napoli e in tempi di “Decreto Caivano” e “Decreto Sicurezza” – ci chiediamo quale dialogo aperto possa essere stato intessuto con gli/le studenti/studentesse da esperti con l’arma d’ordinanza nella fondina. Un altro aspetto di questa iniziativa, ancora poco diffuso e che ci pare assai preoccupante, è la presenza non di semplici Carabinieri, ma di esponenti delle professioni – proprio di quelle professioni che secondo noi sarebbero da preferire ai militari nella scelta di eventuali esperti esterni che intervengano nelle scuole -,  ma interni all’Arma dei Carabinieri. Questo fatto testimonia della crescente militarizzazione delle professioni, evidente anche in alcuni percorsi universitari e post universitari che vengono attivati in alcune facoltà, come ad esempio il master in psicologia militare dell’Università La sapienza di Roma (https://www.uniroma1.it/it/offerta-formativa/master/2025/psicologia-militare). Anche in altre parti d’Italia abbiamo testimonianze di giovani studenti e studentesse che dichiarano di voler lavorare, ad esempio, come biologa/o al RIS di Parma dei Carabinieri oppure psicologa/o nell’ufficio reclutamento della Marina Militare. Il fatto che si stia diffondendo un’attitudine a legare alcune occupazioni alla divisa e quindi all’attività lavorativa nelle Forze Armate è secondo noi il segno evidente che è in atto un tentativo di sovrapposizione tra il mondo civile e quello militare, atto a persuadere che tra l’uno e l’altro non ci sia nessuna differenza; di più: la presenza di queste professionalità nelle iniziative nelle scuole ha come obiettivo quello di aumentare la fascinazione dei giovani per la divisa, come se il mondo militare fosse un luogo in cui tutte le inclinazioni personali e le aspirazioni possono trovare spazio. In territori ad alto tasso di disoccupazione giovanile come il sud Italia, in cui la carriera militare è già vista come una delle poche possibilità di impiego sicuro, ora promette anche la possibilità di realizzarsi in molti campi diversi. Noi crediamo che questa promessa sia ingannevole e vogliamo scuole libere da questa propaganda! È evidente che un professionista stipendiato dal Ministero della Difesa non è più un libero professionista, ma ha l’obbligo di fare gli interessi e di veicolare la cosiddetta “cultura della Difesa”. Alcuni liberi professionisti, come avvocati o psicologi, se assunti da un’azienda devono uscire dall’ordine professionale, a garanzia dell’indipendenza e dell’autonomia che deve caratterizzare queste professioni. Perché, quando si è stipendiati dal Ministero della Difesa e a maggior ragione nel clima culturale denso di militarismo di questi anni, si vorrebbe far credere ai più giovani e alle comunità scolastiche tutte, che questi professionisti in divisa siano davvero liberi nei contesti educativi, e che facciano qualcosa di diverso dal veicolare il militarismo e i suoi valori? Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Napoli
IC S. Giovanni Bosco di Isernia festeggia il 211° annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri: perché?
Il sito web dell’istituto comprensivo S. Giovanni Bosco di Isernia apre così: «Il coro “Piccole Voci InCanto” dell’Istituto Comprensivo “San Giovanni Bosco” è onorato di intonare l’inno di Mameli alla celebrazione del 211° Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Un ringraziamento particolare al Comandante dell’Arma il tenente colonnello Fabrizio Coppolino e di tutti i suoi collaboratori che con generosa accoglienza si è prodigato affinché fossero presenti le voci dei nostri alunni che hanno riscosso un caloroso plauso». Passi per l’intonare l’inno di Mameli in piazza per una qualche ricorrenza, ma che lo si faccia per celebrare uno dei tanti annuali di fondazione dell’Arma dei Carabinieri che per definizione si celebra appunto ogni anno risulta oltremodo misterioso quantomeno sul piano pedagogico ed educativo. Non sorprende, invece, se anche questa attività apparentemente innocente e goliardica nonché festosa sia inquadrata in una strategia più ampia di tipo propagandistico, volta a coinvolgere sempre di più e partendo dalle fasce di età sempre più prossime all’infanzia, la gioventù italiana intorno al concetto di difesa e protezione grazie alle forze dell’ordine o alle forze armate: ogni occasione, dunque, è buona. Il fatto di iniziare fin da piccoli il grande gioco della normalizzazione della “divisa” sempre più presente nelle nostre vite quotidiane, a partire da queste iniziative appunto, all’intervento all’interno delle scuole, agli open-day, alle innumerevoli serie TV, ai fumetti, ecc. ecc. da cosa nasce? Forse dall’esigenza di fare introiettare nel profondo dei giovani questa visione legalitaria, giustizialista e militaresca della convivenza civile che passa, per prima cosa, dal rispetto delle norme e poi semmai e solo in seconda battuta, dalla consapevolezza dei proprie diritti e delle modalità per difenderli? Probabilmente sì, perché le ultime indagini su campioni di giovani e meno giovani vede la percentuale di chi è disposto a dare la vita per la “patria” scendere di pari passo all’età degli intervistati. Secondo un sondaggio Gallup del 2024 solo il 14% sarebbe disposto a combattere per il proprio paese mentre il 78% si rifiuterebbe categoricamente. Scendendo alle fasce giovanili, YouTrend per SkyTg24 ci consegna un dato eclatante rispetto all’ipotesi di servizio militare obbligatorio: il 55% tra i 18 e i 35 anni è contrario e solo il 36% è favorevole. In sintesi, il “sacrificio estremo”, coinvolge non più del 20% dei giovani “arruolabili”. La propaganda militare quindi deve dare fiato alle trombe e mettere al massimo i propri motori facendo leva anche su una parvenza di parità di genere coinvolgendo al figura femminile sempre più spesso presa in prestito per ingentilire la figura militare, soprattutto nei confronti dei più piccoli: non è sorprendente, infatti, che per la prima volta la figura centrale del carosello dei Carabinieri sia appunto una carabiniera. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Rally di Sardegna 2025: c’è anche la Polizia Penitenziaria per la propaganda
«È da un paio d’anni che siamo presenti con il nostro stand al Rally della Sardegna – ci ha spiegato un agente di polizia penitenziaria, seduto sotto il gazebo, in attesa di visitatori, preferibilmente bambini ai quali viene destinato il privilegio di indossare il casco antisommossa – il motivo è perché dobbiamo far capire a tutta la popolazione che siamo presenti con diversi compiti all’interno della società ma soprattutto perché vogliamo rendere conto di come vengono spesi i soldi delle tasse». Mentre rispondeva alle domande, si fa avanti un genitore che entusista, propone al proprio figlio, di indossare il casco antisommossa che viene posizionato dalle rassicuranti ed accudenti mani di un’agente di polizia penitenziaria che, ricordiamolo, all’interno del Corpo penitenziario, rappresenta una ristretta minoranza non superiore al 20% ed è entrata in servizio solo nei primi anni ’90. Le stesse motivazioni ce le hanno fornite i militari dell’esercito, nello stand poco più avanti, dove fanno bella mostra di sé un autoblindo lince della Iveco, una tenuta mimetica per la dissimulazione del militare nelle operazioni nelle foreste e macchia mediterranea, una tenda mimetica con accanto alla razione di sopravvivenza per le esercitazioni outdoor. «Questo autoblindo non è un veicolo di guerra semmai è un veicolo utilizzato in teatri di guerra – ha risposto il militare alla domanda sul perché di questa presenza anomala all’interno di una competizione rallyistica – e noi qui non facciamo propaganda perché sono i genitori stessi che ci portano i loro figli quindi la domanda sui motivi per cui desiderano salire sull’autoblindola posta a loro prima che a noi. Per i bambini, il infatti, salire su un autoblindo e come fare un gioco”. Il tentativo di dialogo basato sul concetto chiaro e semplice di un’offerta, anomala come quella, che di per sé, può creare, in un contesto sportivo-avventuroso, l’offerta (il/la bambina/o) non va molto oltre la classica risposta stereotipata basata sul luogo comune che la pace va difesa con le armi e che “se qualcuno ci attacca dobbiamo difenderci». Più avanti, allo stand della Polizia stradale, staziona la solita Lamborghini, ma fatto un po’ più sorprendente, c’è anche un parco macchinine elettriche di diverse tipologie, destinate proprio ai bambini, per l’educazione stradale. «Siamo noi della Polizia Stradale, i più esperti a fare educazione stradale ai bambini» – sottolinea un’agente donna che ci viene incontro rispondendo al motivo per cui non era presente il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture oppure dell’ACI. Intavolando poi il discorso sul nuovo codice della strada e virando, lentamente, verso la polemica inerente la persistenza di sostanze da THC nel sangue anche a distanza di giorni, veniamo a sapere di una recentissima indagine scientifica che puntualizza ancora una volta tutti i danni da uso di cannabis addirittura sulla “memoria a breve”. Tocchiamo quindi con mano la svolta proibizionista inerente alcune sostanze stupefacenti messe sullo stesso piano di tante altre obiettivamente più pericolose e che ha come braccio armato tutte le forze dell’ordine e in questo caso quelle che possono incidere anche sul comune cittadino nel momento in cui viene fermato, per strada per un semplice controllo della Polizia Stradale. Non è stato sempre così: la presenza di forze dell’ordine e di forze armate in manifestazioni sportive culturali o artistiche, ha subito un’accelerazione di lungo periodo negli ultimi dieci anni e per alcuni corpi d’armata e di forze dell’ordine “particolari” negli ultimissimi tre o quattro anni. Ne è un esempio concreto la presenza dello stand della polizia penitenziaria alla competizione realistica annuale ad Olbia con sede di partenza ad Olbia. Lo stand oltre alle macchine di servizio e i furgoni per la traduzione del detenuto o per il trasporto di cani antidroga ad Olbia metteva in bella mostra anche un manichino con l’attrezzatura inquietante e le parti speciali (GOM) in tenuta antisommossa. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
InternationalistStandpoint: The spectre of militarism is haunting Europe
BY MARCO VERUGGIO PUBLISHED ON WWW.INTERNATIONLISTSTANDPOIND.ORG ON MAY 29, 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante articolo pubblicato da Marco Veruggio sulla Rivista internazionale Internationalist Standapoint, il 29 maggio 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo. «The Observatory against the Militarization of Schools and Universities, created by grassroots unions together with Pax Christi (a group of peace activists with a catholic background) after the invasion of Ukraine in 2022, has brought together hundreds of teachers and activists. It has been denouncing the intervention of the military in classrooms on a daily basis and promoting debates across Italy and has become an important point of reference for those fighting against militarist propaganda among the youth...continua a leggere su www.internationaliststandpoint.org.
Cremona, Festa della Repubblica: il reggimento Tuscania cerca adepti
In occasione delle celebrazioni per il 79esimo anniversario della nascita della Repubblica, la città di Cremona è stata teatro di una scenografica esibizione dei paracadutisti del 1^ Reggimento Tuscania dei Carabinieri, che sono atterrati “in caduta libera” nella centrale piazza Stradivari, gremita di persone, portando con sé un gigantesco tricolore di 70 metri quadrati, successivamente consegnato al prefetto. La manifestazione, organizzata dal Comune di Cremona, ha altresì previsto l’allestimento, in piazza Roma, di una serie di stand a cura di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito, Polizia Penitenziaria, nonché un’esibizione del Decimo Reggimento del Genio Guastatori dell’Esercito. Il reggimento Tuscania è un’unità dei Carabinieri con una lunga tradizione nel paracadutismo, non solo militare, ma anche sportivo. Al reggimento viene però riconosciuto un forte coinvolgimento nella cd. “terza dimensione” dell’azione militare, ovvero quella dello spazio aereo, con azioni di intelligence, supporto al fuoco nel corso di operazioni di guerra e identificazione di potenziali obiettivi militari. La sua attività si configura, in altre parole, come un particolare esempio di dual use civile-militare. La comunicazione pubblica dell’evento, a cura soprattutto dei media locali, ha infatti posto l’accento soprattutto sul paracadutismo come disciplina sportiva in ambito agonistico, evidenziando il ricco medagliere conquistato dagli “atleti” nel corso di prestigiose competizioni internazionali e sottolineando i requisiti richiesti a giovani eventualmente desiderosi di entrare a far parte del reggimento: preparazione fisica, forza di volontà, tenacia, elasticità mentale, capacità di lavorare in team, spirito di sacrificio.   La rilevanza assunta dall’evento, anche in virtù del suo carattere altamente spettacolare e della comunicazione mediatica di cui è stato fatto oggetto, costituisce un ulteriore capitolo della strategia di promozione del ruolo delle forze armate, tesa ad attrarre nei propri ranghi soprattutto esponenti delle generazioni più giovani. In tale quadro, si può inserire anche l’istituzione della figura del Carabiniere ausiliare volontario, recentemente annunciata dal comandante generale dell’Arma Salvatore Luongo, al festival dell’Economia di Trento, al fine di ovviare al decremento degli arruolamenti, in parte dipendente dal calo demografico (Per i Carabinieri investimento sui giovani tra i 18 e i 24 anni – Il Sole 24 ORE). Osservatorio contro la militarizzazione elle scuole e delle università
Come ti ripulisco l’immagine del poliziotto: Polizia Ferroviaria al Magicland
Il 21 maggio 2025 nella Disneyland “de noantri”, MagicLand, dove il divertimento dei piccoli è giusto accanto a quello dei loro genitori, cioè l’Outlet di Valmontone, si è tenuta una delle due giornate della fiera delle guardie, lo “School-Day” (21 maggio e 5 giugno): accanto a montagne russe, castelli incantati e giardini degli orrori, hanno stazionato almeno una trentina di mezzi delle varie forze dell’ordine coi lampeggianti rigorosamente accesi. Tra questi, ad attirare genitori e figli, spiccava, facendo bella mostra di sé all’ingresso del parco, la “Pantera” della Lamborghini, diventata nota più che per quei dieci viaggi a tutta birra all’anno per portare organi da trapiantare, per aver dato un passaggio alla befana poliziotta che rendeva visita, calze alla mano e pistola nella fondina, ai bambini malati oncologici del Policlinico Gemelli di Roma. Col processo di militarizzazione in atto, sociale, culturale e pedagogico, gli stand che fanno propaganda e a tempo perso, anche una qualche forma di educazione, sebbene con un approccio basato sempre sulla deterrenza e repressione, non ci sorprendono più di tanto. Uno di questi però, ha attirato in modo particolare la nostra attenzione, perché era targato Polizia Ferroviaria: cosa ci faceva una specializzazione della polizia così residuale all’interno di un evento che pretendeva goffamente di essere educativo? Nulla! O, meglio, le indicazioni banali, ridondanti ma soprattutto inutili, perché rivolte ad un pubblico di bambin3 della primaria che notoriamente non vanno in stazione e prendere il treno da soli, avevano in realtà uno scopo sotterraneo più che valido e tutto a favore delle forze dell’ ordine (e di repressione). La risposta del poliziotto alla nostra obiezione che chiedeva conto del motivo per cui, invece di chiamare un capostazione o un ferroviere, per parlare appunto dei pericoli nell’attraversare i binari oppure la striscia gialla all’arrivo del treno o di buttare bottigliette dal finestrino, non ci ha convinto: «È proprio grazie alla nostra costante sorveglianza – ci ha spiegato, infatti, con non molta convinzione il poliziotto – che non accadono incidenti». In realtà, questa presunta costante ed attenta presenza della Polfer lungo le banchine dei treni non ha impedito, per esempio nel 2019, a 165 persone di suicidarsi e a 176 di farlo due anni prima. In realtà, la spiegazione va ricercata andando a ripescare i fatti accaduti il 20 ottobre dell’anno scorso nei pressi della stazione Porta Nuova di Verona. Il ventiseienne Moussa Diarra, originario del Mali, venne raggiunto da tre proiettili tutti sparati ad altezza d’uomo, di cui uno fatale in pieno petto. La tragica storia di Mussa iniziava a dieci anni prima, con l’odissea di un viaggio che passando dall’inferno della Libia lo portò a Lampedusa. Da lì è stato tutto un susseguirsi di atrocità burocratiche di tipo kafkiano, fatto di permessi di soggiorno che scadevano poco prima di essere ritirati negli uffici della questura e tanti altri percorsi ad ostacoli fino ad arrivare a uno stato di esaurimento nervoso che lo portò quel giorno ad aggirarsi per ore a partire dall’alba in preda ai deliri. A nessuno venne in mente di chiamare un’ambulanza, ma in compenso qualcuno dimenticò di riparare proprio quelle telecamere che avrebbero potuto inquadrare la tragica scena in modo adeguato. Il giorno dopo si assistette ad un capolavoro inedito delle istituzioni poliziesche e giudiziarie della città scaligera: un comunicato stampa congiunto, Procura-Questura che attribuiva in tempi record le cause dell’accaduto ad una legittima difesa a causa di un’aggressione con arma da taglio. La Procura di Verona affida le indagini alla Polizia di Stato per indagare su fatti commessi dalla Polizia di Stato. Per fortuna, il caso che da subito si preannunciava ad altissimo rischio di insabbiamento, è stato preso in carico, sul versante della difesa, da Fabio Anselmo, l’avvocato, tra gli altri di Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi e Giuseppe Uva. L’immarcescibile teoria delle “poche mele marce”, quindi, passa anche attraverso l’indottrinamento delle piccole menti, fortemente ricettive, di bambine e bambini, soprattutto se immerse in un contesto ludico e coinvolgente come quello di un parco giochi all’americana come MagicLand. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle Scuole e delle Università