Molfest 2025, Festival della cultura POP e cosplay a Molfetta: ma che ci fanno le Forze Armate?
Si è aperta ieri, venerdì 27 giugno 2025, a Molfetta in provincia di Bari il
Molfest, il Festival della Cultura POP e del cosplay, che proseguirà per tre
giorni tra stand, spettacoli in costume e stage in giro per le strade e le
piazze principali della città.
Si presuppone che nell’arco dei tre giorni l’iniziativa richiami migliaia di
adolescenti e giovani da tutto il Mezzogiorno, attratti e attratte dalla moda
del momento, cioè dai travestimenti aventi come tema i personaggi dei cartoni
animati, dei fumetti, dei videogiochi e dei manga, i famosi anime giapponesi.
Il Festival è patrocinato dalla Città di Molfetta e ha come partners Radio
Norba, il più grande network radiotelevisivo del Sud, Junior TV e Super Six,
canali tematici per bambine e bambine, insieme al CNR e a tante altre aziende di
videogiochi e realtà legate al mondo giovanile dei fumetti. Tra gli espositori,
invece, figurano nell’apposita pagina del sito (clicca qui) aziende di
abbigliamento, di giochi da tavolo, carte collezionabili, accessori, fumetti,
videogiochi, case editrici, tatuaggi, maglie ispirate ai manga giapponesi, il
tutto per affascinare i ragazzi e le ragazze.
Eppure, senza figurare tra i partner e gli espositori, il Molfest, il Festival
della cultura POP risulta costellato di stand delle Forze Armate, dalla Marina
Militare all’Aeronautica, all’Esercito alla Polizia Penitenziaria, che occupano
nel complesso un’area maggiore rispetto agli altri spazi dedicati allo specifico
argomento del Festival, una sproporzione che è sintomatica del clima
guerrafondaio che stiamo vivendo in questi ultimi giorni con il Governo che
obbedisce al diktat della NATO e aumenta la spesa per la difesa al 5% del PIL
nazionale.
Ma, quindi, cosa ci fanno le Forze Armate al Molfest, il Festival della cultura
POP con tantittime/i bambine/i nei loro stand? Perché un tale sfoggio di divise
e simulatori di strumenti di morte, come cacciabombardieri, portaerei,
elicotteri, visori, largamente sponsorizzati da Leonardo SpA, la maggiore
industria di costruzione ed esportazione di mezzi di guerra? In tempi di totale
disimpegno morale, di generale indifferenza nei confronti dei massacri e dei
genocidi in corso per mano di governi fanatici e di militari fuori controllo,
qual è il rapporto tra la cultura POP e le Forze Armate?
In realtà, le risposte circostanziate ai nostri interrogativi, e questo capita
ormai da molto tempo, rimarranno inevase, giacché l’unico motivo per cui le
Forze Armate sono presenti in tutte le manifestazioni in cui accorrono i/le
giovani obbedisce ad un progetto ben definito, esplicitato chiaramente nel
Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa del 2019 (clicca qui per
il documento) e anche in quello più recente del 2025 (clicca qui per il
documento), in cui risulta chiaro l’obiettivo delle Forze Armate, cioè quello di
aggredire tutti gli spazi, dalle scuole alle manifestazioni pubbliche in cui
sono presenti i/le giovani e presentare la prospettiva di arruolamento, dal
momento che, come afferma anche il generale Leonardo Tricarico, «Se venissimo
attaccati non potremmo difenderci. I nostri militari? Non bastano».
Sono anni, ormai, che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole
e delle università denunciamo questa indebita invasione di spazi pubblici della
società civile per fare reclutamento e presentare, come scrivono nei loro
documenti, «la Difesa e le Forze Armate come elementi essenziali del sistema
nazionale e internazionale di sicurezza, al servizio della protezione delle
nostre libertà», legittimando uno slogan, ormai diventato istituzionale, secondo
il quale «Si vis pacem, para bellum».
E, in particolare, la presenza delle Forze Armate al Molfest rientra in una
delle “azioni specifiche” del Programma di Comunicazione 2025, infatti: «Per
azioni specifiche si intendono le iniziative di comunicazione con cui il
Dicastero intende proiettarsi all’esterno. Si continueranno ad utilizzare i
tradizionali canali di interazione, ma per tutti vale il tassativo indirizzo che
su questi canali, sempre, si dovrà far riferimento a un’unica realtà identitaria
che si sintetizza con il termine “DIFESA”. In particolare i canali sono: eventi
e attività aperti alla partecipazione della società civile, quali saloni,
mostre, convegni, incontri culturali, seminari nelle scuole, ecc. continueranno
a svolgere una funzione importante quali occasioni per esprimere le eccellenze
peculiari della Difesa. Le manifestazioni di interesse dovranno essere
individuate sulla base di criteri che tengano conto di idonei criteri tematici,
geografici e temporali, della reputazione delle società organizzatrici, della
pertinenza dei contenuti e dell’adeguatezza dei contesti di svolgimento».
Prepariamoci, dunque, in tutti gli spazi e in tutti i settori della società
civile a questa subdola e aggressiva strategia di comunicazione delle Forze
Armate, compatte sotto “l’identità linguistica” #DIFESA, che, mentre mostra gli
aspetti più ludici e accattivanti della strumentazione a loro disposizione,
contribuiscono a normalizzare l’universo simbolico che legittima le guerre che
domani i nostri figli e le nostre figlie affronteranno, giacché quello del 5%
del PIL nazionale non è che un investimento economico che dovrà, in qualche
modo, dare i suoi frutti.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Puglia