Magliano Sabina (RI): student3 della scuola primaria portati alla cerimonia del 4 novembre
UNA SCELTA CHE APRE INTERROGATIVI SUL RUOLO EDUCATIVO DELLE SCUOLE
Lo scorso 4 novembre, presso il Monumento ai Caduti in Viale XIII Giugno, si è
svolta la cerimonia dedicata alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze
Armate, come riportato nei comunicati ufficiali del Comune. L’amministrazione ha
definito l’iniziativa “un momento di raccoglimento e memoria” e ha sottolineato
come particolarmente significativa la partecipazione degli studenti e delle
studentesse delle scuole del territorio.
Questa informazione — l’unica confermata dalla fonte istituzionale — è
sufficiente a sollevare alcune domande sul rapporto tra scuola ed educazione
civica, e su come venga gestito il coinvolgimento dei bambini e delle bambine in
celebrazioni dal carattere dichiaratamente militare. La presenza degli studenti
e delle studentesse, infatti, viene presentata dal Comune come un elemento di
valore, utile alla “trasmissione dei valori di unità, libertà e pace”. Ma senza
ulteriori dettagli da parte della scuola, non è possibile sapere come sia stata
introdotta e spiegata l’iniziativa agli alunni e alle alunne, né se agli/alle
insegnanti sia stato richiesto un accompagnamento critico o solo una presenza
formale.
Resta il fatto — spesso ignorato nella narrazione pubblica — che il 4 novembre
non è una festa nazionale non lavorativa. Non lo è dal 1977, quando venne
eliminato dal calendario festivo per ragioni economiche e organizzative. Da
allora, la ricorrenza è rimasta una giornata celebrativa dello Stato, ma senza
obblighi di partecipazione civile, e soprattutto senza alcun vincolo per gli
istituti scolastici.
In altre parole: non è una festa, e tantomeno una ricorrenza che la scuola è
tenuta a celebrare con uscite, rituali o presenze ufficiali.
È proprio qui che nasce la questione educativa. Quando una scuola — o
un’amministrazione — decide di inserire bambini, bambine e ragazzi, ragazze in
cerimonie ufficiali legate alle Forze Armate, dovrebbe farlo con un progetto
chiaro, condiviso, spiegato, che permetta agli studenti e alle studentesse di
comprendere la complessità storica del 4 novembre: la fine della Prima guerra
mondiale, le sue conseguenze, il dolore sociale che ne derivò. Senza un percorso
formativo, il rischio è quello di trasformare la memoria storica in un gesto
simbolico che schiaccia la comprensione critica a favore della ritualità.
E soprattutto, ci si deve chiedere: è davvero compito della scuola “trasmettere
valori” attraverso cerimonie militari? O il suo ruolo dovrebbe essere quello di
formare cittadini capaci di leggere la storia e le istituzioni con
consapevolezza, autonomia e spirito critico?
Il Comune ha rivendicato con orgoglio la partecipazione degli studenti e
studentesse. Ma finché non verranno chiariti modalità, obiettivi educativi e
natura della loro presenza, rimane aperto un nodo centrale: la scuola deve
accompagnare, spiegare e contestualizzare — non semplicemente esporre i bambini
e le bambine a rituali istituzionali che possono essere percepiti, di fatto,
come una forma di educazione militarizzata precoce.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università