
Impatto ambientale e militarizzazione: proposta di legge FdI esautora enti locali
Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Saturday, November 22, 2025Nel maggio del 2024 la deputata di Fratelli d’Italia Maria Paola Chiesa deposita una proposta di legge che è sfuggita all’attenzione di tanti, troppi, pacifisti e pacifiste. L’iniziativa legislativa si può leggere direttamente cliccando qui: DI0146.
Tuttavia, in particolare, segnaliamo per la gravità delle conseguenze, la premessa in cui si afferma che: «Il progetto di legge in esame si pone l’obiettivo di ribadire esplicitamente e rafforzare il carattere esclusivo della competenza dello Stato nella gestione di tutto ciò che afferisce alla difesa e alla sicurezza nazionale facendo, in particolare, riferimento alle attività di: predisposizione; organizzazione; preparazione; addestramento; dislocazione. Il progetto di legge in esame punta dunque a rafforzare il principio della centralizzazione statale in materia di difesa e sicurezza nazionale. Nel dettaglio, l’articolo 1, comma 1, lettera a) modifica l’articolo 15 del Codice dell’ordinamento militare (D.lgs. 66/2010 – COM) introducendo un nuovo comma, dopo il comma 2-bis. Il nuovo comma 2-ter ribadisce e precisa che tutte le attività connesse alla difesa e alla sicurezza nazionale rientrano nella competenza esclusiva dello Stato. Il legislatore ha così voluto chiarire che non solo le funzioni e i compiti già previsti nei primi due commi dell’articolo 15 del COM (spettanti allo Stato e attribuite al Ministero della Difesa), ma anche la predisposizione, l’organizzazione, la preparazione e l’addestramento delle unità degli enti, nonché la dislocazione delle unità militari sul territorio nazionale e l’individuazione delle aree addestrative, devono essere gestiti direttamente ed esclusivamente dallo Stato. Si ricorda che l’articolo 117, secondo comma, lettera d), della Costituzione attribuisce allo Stato la competenza legislativa esclusiva in materia di difesa e Forze armate, sicurezza dello Stato, armi, munizioni ed esplosivi. La disposizione in esame, perciò, si propone di rafforzare il principio per cui tutte le decisioni strategiche e operative relative alla sicurezza e alla difesa del Paese non possono essere oggetto di competenza concorrente o residuale da parte di Regioni, rientrando interamente nell’ambito delle materie assegnate alla competenza esclusiva dello Stato».
In estrema sintesi, la proposta della parlamentare meloniana è quella di evitare in futuro l’azione degli Enti locali a salvaguardia dell’ambiente ogniqualvolta il governo decida di ampliare le servitù militari, di costruire una nuova base, un poligono di tiro, una infrastruttura militare.
Per anni la resistenza ai processi di militarizzazione si è avvalsa anche di norme regionali e dell’intervento degli enti locali, di leggi a tutela dell’ambiente, ma un domani non sarà più possibile. Tutte le funzioni e i compiti relativi alla difesa e alla sicurezza militare saranno di competenza statale, le gare di appalto in deroga al codice degli appalti.
Siamo rimasti colpiti nel leggere alcuni progetti relativi a nuove basi militari con costruzioni ultra ecologiche, senza impatto ambientale, riuso di vari materiali, energia eolica, impianti di riciclo, costruzioni all’avanguardia, tutte operazioni con un messaggio assai chiaro: le forze armate difendono l’ambiente come nessun altro sa fare.
Ma se si tratta di aree adibite a poligono di tiro con decenni di esercitazioni militari all’anno, utilizzo molteplici tipologie di proiettili, chi si farà carico di valutare l’impatto ambientale? Se in alcune aree interessate i tumori risultano in grande crescita, qualcuno potrà ergersi a paladino dell’ambiente, a difesa della biodiversità e degli ecosistemi nell’interesse delle future generazioni?
I siti militari e le aree addestrative permanenti sono assimilabili ai siti industriali dismessi e se le bonifiche di siti contaminati tardano ad arrivare per gli irrisori stanziamenti economici, quali strumenti avranno a loro disposizione i cittadini, le cittadine e la comunità stessa?
E, intanto, diventa impresa ardua stabilire il responsabile dell’inquinamento con i valori di riferimento soggetti a normative e regole in continua trasformazione. Il rischio che corriamo è proprio quello di favorire i processi di militarizzazione senza applicare tutte quelle regole in materia di tutela ambientale e magari con qualche confusione di troppo tra siti inquinati e aree dismesse ad uso industriale.
Svincolare poi le attività militari dalle norme vigenti in materia di appalto per semplificare le procedure e bandire gare in tempi rapidi era uno degli obiettivi strategici già definiti in qualche documento ufficiale da un po’ di tempo.
Alla fine prevale l’idea che siano proprio le leggi regionali emanate in materia ambientale, le norme nazionali in caso di appalti a rappresentare un ostacolo, se non addirittura una minaccia, alla prontezza dello strumento militare. E visti i piani di riarmo la prontezza diviene un valore assoluto a cui piegare la democrazia stessa.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università