A Pisa il 4 novembre non è la nostra Festa

Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Tuesday, November 4, 2025

Appello Contro la militarizzazione della cultura,
contro il riarmo e le politiche di guerra,
per sostenere la Palestina. Costruiamo l’alternativa.

Anche nella città di Pisa, le realtà locali aderenti all’appello promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università si mobilitano nella giornata del 4 novembre, proclamata per legge (n. 27 del 1 marzo 2024) Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale.

Nelle scorse settimane abbiamo partecipato alle manifestazioni contro il genocidio, contro l’economia di guerra e il piano di riarmo europeo e l’espansionismo della NATO. Chiediamo un cambio radicale delle politiche governative. In che modo? Rinunciando a introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado iniziative a sostegno della retorica militarista, con una politica estera che si prefigga la risoluzione pacifica dei conflitti a livello internazionale e al contempo favorisca la transizione verso un modello socialmente equo e ambientalmente sostenibile nel quale le produzioni di guerra siano convertite a scopi civili.

Non siamo disponibili a celebrare la “Cultura della Difesa”, che di fatto si traduce in una sempre maggiore militarizzazione dei territori, delle coscienze e della società tutta. Non siamo disponibili a celebrare “i valori della patria e del sacrificio” delle nuove generazioni in nome della difesa dei confini e di un’unità nazionale, mentre si tagliano le risorse per il welfare e si esacerbano le disuguaglianze sociali all’interno del Paese e si costruisce, nelle scuole, un modello culturale caratterizzato dall’esaltazione del militarismo e della retorica di guerra. Andiamo oltre i confini che oggi diventano barriere culturali e premesse per la definizione di un “noi contro loro”, filo conduttore delle campagne d’odio contro “l’altro”, il diverso, e quindi la costruzione di un nemico da disumanizzare prima e contro cui combattere dopo, fino all’annientamento.

Con questa legge, il ruolo delle Forze Armate viene dipinto agli studenti e le studentesse solo per alcuni ruoli e aspetti apparentemente allettanti, omettendo il ruolo principale della funzione militare nella storia e nell’attualità all’interno di una guerra diffusa che continua a provocare morte e distruzione. Sugli aiuti umanitari, abbiamo visto di recente la farsa dei lanci aerei operati proprio dalla 46esima brigata sulla striscia di Gaza. Questo mentre le missioni civili venivano fermate e gli equipaggi arrestati dall’esercito israeliano, col quale il nostro Paese coopera per il blocco del valico di Rafah e con la fornitura di armi e
tecnologia. Conosciamo bene la retorica delle “missioni di pace” che si sostanziano nella difesa di interessi economici e di accaparramento di materie prime. Di quale tutela ambientale si parla, se sono proprio i militari i primi a colonizzare le aree naturali protette del nostro territorio, trasformando l’area da Livorno a Pisa in un’unica estensione di porti, caserme e aeroporti militari? Quale cura e soccorso ai rifugiati, se i nostri militari sono i primi ad addestrare le polizie militari degli stati africani per i respingimenti o il blocco delle migrazioni economiche?

Mentre si chiede di “sensibilizzare” gli studenti, dall’altro lato si censura il lavoro degli insegnanti e degli educatori, minacciando perfino il carcere a chi critica l’operato del governo Israeliano o denunci la equiparazione tra antisionismo e antisemitismo, come previsto nel DDL Gasparri ora in discussione alla Camera. La libertà di espressione e di manifestazione è sempre più a rischio, data la repressiva legge sulla sicurezza, la fedeltà all’azienda e i codici di comportamento che limitano fortemente il diritto di parola e
di opinione, fino alle linee guida del Ministro Valditara che si è mosso costantemente per far tacere le voci critiche e di opposizione: dalla riforma del voto in condotta fino agli ultimi provvedimenti che arrivano a punire la pacifica manifestazione di dissenso, anche un pacifico silenzio, fino alla normalizzazione delle scuole.

Dall’altra parte, è proprio il Ministero dell’Istruzione, attraverso accordi e protocolli con il Ministero della Difesa, a favorire una crescente incursione di personale in divisa militare all’interno delle scuole. Questi militari, privi di competenze in ambito pedagogico e didattico, cercano di sostituirsi ai docenti (professionisti che hanno superato concorsi, abilitazioni e lauree) in tutte le discipline: dall’educazione civica alle scienze, dalla prevenzione del bullismo all’educazione socio-affettiva. Paradossale come il personale scolastico, precario e sottopagato, veda una sempre maggiore presenza di personale in divisa ad orientare gli studenti a carriere sicure e ben pagate.

Emblematica è la circolare emanata dall’Ufficio scolastico della Toscana che ad inizio di quest’anno (per il terzo anno di seguito) invitava le istituzioni scolastiche a promuovere conferenze di storia tenute
dall’Esercito. Tali iniziative hanno promosso un revisionismo storico, dalle celebrazioni della battaglia di El Alamein durante la Seconda Guerra Mondiale alla commemorazione di soldati caduti durante attacchi ai presidi militari in territorio straniero come quello di Nassiriya, in Iraq: in questi casi, il contesto storico e colonialista viene completamente eliminato in favore dell’esaltazione del singolo eroico combattente. E lo stesso Ufficio scolastico della provincia di Pisa non è da meno, visto che negli anni passati ha letteralmente accompagnato gli studenti delle elementari all’interno dell’aeroporto militare, in occasione del centenario dell’aeronautica.

Questa dinamica di militarizzazione non risparmia l’Università. Gli atenei e gli enti di ricerca pubblici stringono sempre più accordi e convenzioni con l’industria bellica, destinando fondi e ricerche al settore militare, in particolare alle tecnologie dual-use che trovano applicazione diretta nei sistemi d’arma e di sorveglianza.

È ormai chiaro come la strategia del Ministero della Difesa, sostenuta dai Governi di vario colore degli ultimi decenni, sia quella di penetrare a 360 gradi il mondo dei giovani per normalizzare la propria presenza, inculcare l’idea che gli eserciti e le guerre non solo siano necessari per una vaga idea di sicurezza nazionale, ma inevitabili data l’instabilità globale.

Questa retorica è funzionale a far accettare l’enorme aumento di spesa militare previsto nei prossimi anni, che andrà a scapito proprio della qualità dell’ insegnamento scolastico e universitario e del diritto allo studio, oltre a compromettere l’ accesso ad altri diritti come cure mediche, casa e lavoro per la maggior parte della popolazione.

Crediamo che, a partire dalle istituzioni scolastiche, universitarie e della ricerca, si debbano recuperare e promuovere i valori della pace, della solidarietà, della lotta alle disuguaglianze, dell’inclusione e della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Si tratta di una responsabilità etica verso le nuove generazioni che non è solo della scuola, ma di tutta la società.

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Pisa
adesioni (in aggiornamento):
ARCI Comitato di Pisa e Alta Val di Cecina
Arciragazzi Pisa
Assemblea Precaria Universitaria Pisa
Cambiare Rotta Pisa
Casa della Donna Pisa
Chicco di Senape – Bottega del Mondo
Cobas Scuola Pisa
Comitato Toscano di Un Ponte Per
Confederazione Unitaria di Base Pisa
El Comedor Giordano Liva
Emergency-Gruppo locale Pisa
Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil Pisa
Gilda Insegnanti di Pisa
Giovan* Comunist* Pisa
Gruppo territoriale di Pisa del Movimento di Cooperazione Educativa
Movimento No Base
Rete Solidale Pisana Al-Tadamun
Pinkriot Arcigay Pisa
Pisa per la Palestina
Potere al Popolo Pisa
Partito dei CARC Pisa
Sindacato Sociale di Base Pisa
Sinistra Italiana Pisa
Sinistra Per
Specializzandi per Gaza
Studenti Per la Palestina Pisa
Rifondazione Comunista Pisa
Unione Sindacale di Base Scuola e Università Pisa
Una città in comune
Unione Giovani di Sinistra Pisa