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Occorre trasparenza sull’operato della Commissione per il Paesaggio. Lettera al Comune di Firenze di urbanisti, architetti e docenti universitari
PerUnaltracittà insieme a Salviamo Firenze ha promosso la stesura di una lettera al Comune di Firenze per ottenere trasparenza sull’operato della Commissione per il paesaggio. In questo momento la composizione della Commissione è in fase di rinnovamento. A seguire il … Leggi tutto L'articolo Occorre trasparenza sull’operato della Commissione per il Paesaggio. Lettera al Comune di Firenze di urbanisti, architetti e docenti universitari sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Il ruolo dei porti italiani nel traffico d’armi, la protesta di Donne in nero Piombino
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma del Coordinamento Donne in nero, Piombino sul coinvolgimento dell’Italia e dei suoi porti al centro delle rotte per il trasporto di armi e strumenti bellici, equipaggiamenti impiegati nelle guerre di tutto il mondo. “Da due giorni la nave ro-ro SEVERINE in arrivo da Monfalcone, è in attesa di entrare nel porto di Piombino ma a causa dell’intenso traffico turistico, resta al momento fuori. Questa tipologia di navi effettua continui carichi e scarichi di strumentazione bellica: dai carri armati, alle jeep, dai rifornimenti di ricambi per mitragliatrici a proiettili. Sono navi portatrici di morte ed attraccano anche nel nostro porto perché in esso trovano banchine disponibili alla movimentazione di tali materiali. Questo vogliamo che sia chiaro. In numerosi e importanti porti italiani, europei e non, grazie all’impegno e al sostegno di alcune sigle sindacali, i lavoratori si sono rifiutati di movimentare questa tipologia di carico. Si sono rifiutati a Livorno, Genova, Napoli, Barcellona, Sidney, e più recentemente a Marsiglia. Questo tipo di traffici, al limite della legalità (l’Italia ripudia la guerra e non può fornire armi a paesi in guerra) dimostra come il valore del denaro resti preponderante sulle scelte non solo dei governanti, ma anche di molte persone comuni. Di fronte al genocidio del popolo palestinese e alla guerra fra Ucraina e Russia che ha come teatro il cuore dell’Europa, non possiamo restare in silenzio. Il coinvolgimento militare del nostro territorio, ci rende parte attiva del conflitto in Medio Oriente come in Ucraina. Carichi d’armi verso paesi belligeranti sono già passati per il nostro porto. L’attracco nel porto di Piombino delle navi ro-ro Capucine e Severine pone il nostro Comune al centro delle responsabilità civili verso il massacro del popolo palestinese. Facciamo appello agli operatori portuali e a tutti le maestranze portuali affinchè navi di questo tipo non trovino braccia disposte a lavorare per loro, non solo per la tutela della pace, ma anche per la sicurezza di tutti e come incentivo alla pacificazione del commercio internazionale”. Coordinamento Donne in nero, Piombino.
Potere al Popolo in presidio per contestare Boeri e l’amministrazione Del Ghingaro
Trasatti: “Il modello Milano rappresenta lo sfruttamento dei territori mascherato da rigenerazione e ecosostenibilità”. Potere al Popolo era in presidio questa mattina, mercoledì 23 luglio, in occasione della presentazione del piano strutturale dell’amministrazione Del Ghingaro alla presenza dell’archistar Stefano Boeri, alla ribalta in questi giorni per l’inchiesta sul sistema speculativo […] L'articolo Potere al Popolo in presidio per contestare Boeri e l’amministrazione Del Ghingaro su Contropiano.
Puglia e Toscana si mobilitano il 19 luglio 2025. Contro Guerra, Riarmo e Genocidio
MANIFESTAZIONI PER LA GIUSTIZIA SOCIALE, LA SOLIDARIETÀ E UN’ECONOMIA DI PACE ll 19 luglio in Puglia e in Toscana ci mobilitiamo insieme con determinazione per lanciare un messaggio chiaro e forte contro la guerra e a favore della costruzione di un mondo fondato sul disarmo e la pace. Rifiutiamo in modo netto l’uso della forza militare, distruttiva e disumanizzante, come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali e locali. La pace non è un’utopia, ma una scelta politica concreta, basata sul dialogo, sulla cooperazione e, se occorre, sulla forza attuata con i metodi della nonviolenza. Ci opponiamo con decisione al riarmo europeo, alla scelta dei paesi Nato di destinare il 5% del Pil alle spese militari e alle politiche americane. La corsa agli armamenti, con centinaia di miliardi di euro sottratti ai bisogni reali, è una follia che mette a rischio l’umanità nonostante la retorica su sicurezza e difesa nazionale. La nostra solidarietà con il diritto all’autodeterminazione del popolo Palestinese deve risuonare forte come la condanna univoca di Israele per il genocidio in atto. Diciamo No ad un modello basato sull’accaparramento delle risorse fossili e sullo sfruttamento dei territori. Denunciamo un sistema che subordina gli interessi dei cittadini e delle cittadine e lo stesso futuro del pianeta alla sete di profitto e controllo delle risorse energetiche. Siamo per il disarmo e il reinvestimento delle risorse a tutela dei diritti per tutti e tutte: più fondi per sanità, istruzione, lavoro, casa e welfare, per una vera e urgente transizione energetica. Proponiamo un modello che metta al centro la cura delle persone, delle relazioni e della natura, contro l’economia di guerra. Per questo, dalla Puglia alla Toscana, dal Comando della stazione navale di Brindisi alla base americana di Camp Darby, ci mobilitiamo il 19 luglio per dire no a qualsiasi militarizzazione dei territori, per bloccare le infrastrutture della guerra globale. Ci ricolleghiamo alla mobilitazione che nelle scorse settimane si è svolta a Sigonella e invitiamo gli altri territori a muoversi contro le basi più vicine e a continuare a costruire manifestazioni plurali contro la guerra e il riarmo, e dimostrare che un altro mondo è possibile e necessario. Comitati organizzatori delle manifestazioni del 19 luglio Appuntamenti 19 Luglio – ore 9 via vecchia Livornese 788, Pisa Presidio a Camp Darby. No war No Rearm, No Genocide https://www.facebook.com/events/706850958889602 – ore 18 Piazza Francesco Crispi, Brindisi Manifestazione Regionale contro la guerra, per la Palestina, la Giustizia Sociale e Climatica https://www.facebook.com/events/1071721651727338
Emanazione Statuto dell’Università di Pisa: la prima applicazione riguarda Gaza
APPROVATA UNA MOZIONE NELLA SEDUTA DEL SENATO ACCADEMICO DI VENERDÌ 11 LUGLIO Nella seduta di venerdì 11 luglio, il Senato Accademico dell’Università di Pisa ha approvato una mozione che – in coerente applicazione delle modifiche dello Statuto – ribadisce la condanna della pulizia etnica in corso a Gaza nei confronti della popolazione palestinese e si esprime sulle collaborazioni con il governo israeliano e con enti pubblici o privati israeliani. Qui di seguito riportiamo il testo integrale della mozione. ***** Con l’emanazione del nuovo Statuto, l’Università di Pisa ha voluto introdurre un esplicito richiamo alla pace come valore fondamentale, in un momento storico in cui assistiamo al proliferare nel mondo di guerre che coinvolgono estesamente la popolazione civile. Quando la vita umana è calpestata e vilipesa si realizza la negazione dei principi che hanno fondato le comunità universitarie. Alla fiducia nella ragione, nella scienza e nella cultura subentra una tenebra che segna la dissoluzione di tutto quanto può definirsi umano. La pace non si costruisce attraverso la violenza. Riconoscere il valore della pace ci porta a un impegno concreto per contrastare il business degli armamenti, impegnandoci a non intraprendere attività volte allo sviluppo o al perfezionamento di armi da guerra. L’enfasi sulla necessità del riarmo espone al rischio di investire in strumenti che inevitabilmente saranno prima o poi utilizzati per spezzare vite, e appare particolarmente miope in un paese che dedica all’istruzione e alla ricerca una quota del PIL nettamente inferiore alla media europea. I principi statutari rappresentano il fondamento di un processo che dovrà condurre a una revisione di tutte le fonti normative dell’Ateneo. Fin da ora, è necessario affermare con chiarezza che le collaborazioni accademiche e scientifiche – didattiche e di ricerca – con governi, istituzioni universitarie, enti pubblici o privati, dovranno essere pienamente conformi a tali principi. Si ha oggi evidenza di gravi violazioni del diritto internazionale e di violenza sistematica esercitata per volontà del Governo israeliano nei confronti della popolazione civile di Gaza, con l’uso della fame e della gravissima precarietà sanitaria come strumento di guerra, che configura oggettivamente una forma di pulizia etnica. Per questo motivo, gli accordi già in essere ed eventuali nuove proposte di collaborazione con il governo israeliano e con enti pubblici o privati israeliani dovranno essere oggetto di attenta valutazione, alla luce dei valori di pace, giustizia e responsabilità etica richiamati dallo Statuto. Contestualmente, il Senato esprime sostegno alle colleghe e ai colleghi israeliani che, con coraggio e determinazione, si oppongono alla guerra e alle politiche dell’attuale Governo di Israele, e vicinanza a tutti coloro che sono stati toccati dagli attacchi terroristici di Hamas. Il Senato chiede altresì al nostro Governo di riconoscere lo Stato Palestinese e di revocare il Memorandum tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo dello Stato di Israele sulla cooperazione nel settore militare e della difesa. Raccomanda al Consiglio di Amministrazione di confermare ed estendere i finanziamenti destinati all’apertura di corridoi umanitari per studiosi e studenti palestinesi e ad altre azioni rivolte a salvaguardare la cultura di questo popolo da un tentativo di annientamento indegno di ogni società che voglia definirsi civile. Il Senato raccomanda, inoltre, al Consiglio di Amministrazione di interrompere gli accordi quadro con le università Reichman ed Hebrew, in considerazione delle valutazioni effettuate sulla base della documentazione istruttoria presentata in occasione del Senato Accademico straordinario del 14 marzo 2024. Si riserva di rivalutare in futuro gli altri progetti di collaborazione esistenti. Esprime la propria solidarietà alla Relatrice speciale dele Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, Alumna di questa Università, che è stata recentemente attaccata con sanzioni personali dal Governo degli Stati Uniti, per il lavoro d’indagine che compie nei confronti di Israele e altri Stati nella violazione dei diritti in Palestina. In risposta alle segnalazioni di Cambiare Rotta (organizzazione giovanile) in merito a possibili infiltrazioni, il Senato ribadisce che l’Università di Pisa è un luogo libero per l’espressione delle idee e delle opinioni, nel rispetto delle istituzioni democratiche ma senza alcuna sudditanza verso il potere. Considera la dialettica tra posizioni diverse un segno di ricchezza culturale e spirituale e attribuisce massima importanza alla tutela del dissenso. Un confronto che si eserciti nel rispetto del principio di legalità e nel segno della nonviolenza fisica e verbale sarà sempre garantito e difeso da ogni forma di interferenza esterna.
Cominciamo dall’ex-GKN
PREPARARE E SPERIMENTARE PIANI DI RICONVERSIONE INDUSTRIALE DAL BASSO, PORTATI AVANTI CON IL TERRITORIO E CON IL SUPPORTO DI ACCADEMICI E ORIENTATI CON I PRINCIPI E LE PRATICHE DALLA CONVERSIONE ECOLOGICA, DOVREBBE ESSERE UNA PRIORITÀ OVUNQUE. QUELLI CHE SONO IN ALTO, DALL’UE AL GOVERNO NAZIONALE, HANNO INVECE ABBRACCIATO L’ECONOMIA DI GUERRA. INTANTO, IN TOSCANA C’È CHI LEGA LA LOTTA PER LA CHIUSURA DELLE BASI MILITARI CON IL SOSTEGNO ALLE PROPOSTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DELL’EX-GKN PER LA PRODUZIONE DI PANNELLI SOLARI, LA PROMOZIONE DI COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI E LA COSTRUZIONE DI CARGO BIKE, GRAZIE ANCHE A PROGETTI DI AZIONARIATO POPOLARE Nessuna sostenibilità nell’economia di guerra  A fianco della GKN per un’economia di Pace e la chiusura delle basi militari a partire da Camp Darby Da diversi anni l’umanità è di fronte a una vera e propria sfida per la sopravvivenza: la transizione ecologica. Con l’Agenda 2030 l’ONU ha impegnato sin dal 2015 tutti i paesi del mondo a indirizzare i loro modelli economici e sociali verso la sostenibilità, cioè a rendere le attività umane meno impattanti sulla natura adottando l’economia circolare, riducendo l’impiego delle energie fossili, tutelando la biodiversità, razionalizzando l’uso delle risorse. Da molto meno tempo, però, gran parte dei paesi del mondo – purtroppo l’Unione Europea in testa – hanno abbracciato l’economia di guerra, si stanno impegnando cioè a reindirizzare i propri modelli economici e sociali verso un massiccio riarmo e verso la preparazione dei conflitti armati. Quello che non dicono è che questi due indirizzi non solo non sono compatibili, ma sono opposti tra loro. Nonostante questo l’Italia è uno dei paesi partecipa con maggior convinzione a questa irresponsabile corsa al riarmo e alla guerra: se il ministro delle imprese e del Made in Italy D’Urso ha prontamente proposto alle aziende della filiera di “diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita come la difesa, l’aerospazio, la blue economy, la cybersicurezza” quello all’Economia Giorgetti gli ha fatto eco ribadendo che “si parla moltissimo della riconversione dell’automotive al sistema della difesa, non si può ignorare che la spesa per la difesa e gli investimenti della difesa hanno anche una ricaduta in termini di crescita economica”. In questo clima guerrafondaio appare lontanissimo l’ottobre del 2022, quando il governo finanziava con 750 milioni di euro, all’interno del fondo per l’automotive, il sostegno e la promozione della transizione verde. Di tutti questi incentivi non un solo euro è stato destinato alla riapertura della ex-GKN in crisi dal luglio del 2021 ma, nel momento stesso in cui aprivano una vertenza contro i licenziamenti illegittimi, i lavoratori e le lavoratrici della fabbrica si sono mobilitati e hanno realizzato un piano di riconversione industriale dal basso con il supporto di accademici e di una comunità larga che ha condiviso conoscenze e necessità per immaginare un futuro diverso. Sostenibile, appunto, orientato verso la riconversione ecologica. Bisogna aggiungere che con la legge regionale sui Consorzi di sviluppo industriale oggi abbiamo tutti gli strumenti per il recupero dello stabilimento di Campi Bisenzio, ma affinché questo possa avvenire serve anche la volontà politica di creare il consorzio, quella di attuare la legge senza snaturare il progetto del collettivo di fabbrica e soprattutto servono i finanziamenti, soprattutto pubblici, che completino quanto raccolto dalla campagna di azionariato popolare. Ciò dovrebbe anzi avvenire all’interno di un coerente e convinto intervento dello Stato mirato, ben oltre lo specifico caso della GKN, a una riconversione industriale ecologica al livello nazionale. Al contrario lo spettacolo cui siamo di fronte è quello di uno Stato che non trova altra via se non quella di minacciare l’uso della forza per affrontare una questione squisitamente sociale, cercando di risolvere i conflitti in maniera violenta piuttosto che trovare mediazioni. È infatti proprio all’interno di un’ottica di riarmo e di preparazione alla guerra, e in nome di una pretesa e improbabile “difesa nazionale”, che si espropriano i terreni e si pensa a derogare a qualsiasi vincolo di compatibilità ambientale per costruire strutture e infrastrutture belliche. Tutto questo significa che oggi in Toscana sostenere l’ex-GKN significa anche sostenere un modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente, praticato dal basso, seguendo le necessità della comunità e del territorio e in maniera socialmente accettabile. Scegliendo con determinazione un’economia di pace e di sostenibilità. È una scelta che si contrappone automaticamente a chi vuole investire nell’economia di guerra, a chi vuole cioè rafforzare l’hub logistico-militare toscano nel quale vengono gettati decine di milioni di euro per potenziare il trasporto di armi dagli Stati Uniti verso il Medio Oriente mentre si blatera di una fantomatica prontezza per la guerra globale e delle minacce dello “straniero”. Noi ribadiamo invece con forza che la vera, grande emergenza da affrontare è quella della crisi climatica. Riaprire la fabbrica e chiudere le basi militari sono le due facce della stessa medaglia, due azioni finalizzate a uscire dalla crisi climatica e sociale che oggi attanaglia sia il nostro paese sia l’intero pianeta e mette a repentaglio il futuro dell’umanità. Azioni che si pongono l’ambizioso ma indispensabile obiettivo di andare in controtendenza, oltre tutto, rispetto a indicazioni dell’Unione Europea sulla necessità di preservare e recuperare il patrimonio naturale che divengono sempre più timide e deboli sotto gli attacchi dei governi nazionale e dalle lobby delle multinazionali. Azioni che si pongono l’obiettivo di contrastare la linea prevalente di investire risorse aumentando il debito pubblico in deroga a ogni vincolo di bilancio, per seguire il piano di riarmo europeo che si accompagna all’irresponsabile richiesta della Nato di aumentare le spese militari ad almeno il 5% del Prodotto interno lordo. Tutto questo finisce col disegnare uno scenario in cui l’economia civile scompare dall’orizzonte della discussione, si delinea una vera macelleria sociale a causa dei tagli draconiani alle altre voci di bilancio, la transizione ecologica viene rimessa nel cassetto e l’idea di elaborare un piano industriale nazionale che migliori le condizioni di vita delle persone senza esacerbare le devastanti alterazioni dell’ambiente prodotte dal nostro modello di consumo non è presa neppure in considerazione. È urgente insomma invertire questa rotta incentivando le aziende a convertirsi in aziende di pace. La proposta dei lavoratori e delle lavoratrici dell’ex-GKN va precisamente in questa direzione ponendosi l’obiettivo di ricollocare la fabbrica nel settore della transizione energetica da una parte con la produzione di pannelli solari e quindi la promozione di CER (comunità energetiche rinnovabili) e dall’altra realizzando cargo bike per un approccio diverso alla mobilità nelle nostre città paralizzate e soffocate dalle automobili. Una proposta di pace, una proposta di riconversione ecologica ma che ha al tempo stesso il merito di essere una proposta infinitamente più razionale dal punto di vista economico rispetto a quelle dell’economia di guerra: secondo un report di Greenpeace, un miliardo di euro investito nel militare crea 3.000 posti di lavoro rispetto ai 14.000 crati da investimenti in educazione, ai 12.000 investiti in sanità e ai 10.000 nella tutela ambientale. E se le armi creano solo morte, l’educazione, la sanità e l’ambiente creano anzitutto vita. Tutto questo conferma che le scelte disarmanti sono le sole morali e razionali e che è necessario sostenere al tempo stesso l’ex-GKN e chiudere Camp Darby, polveriera degli Stati Uniti in Europa e simbolo di un’occupazione militare che minacciala pace mondiale difendendo gli interessi economici dell’élite finanziaria globale. È ora di scegliere l’interesse delle persone. Per questo l’11 e il 12 luglio saremo a fianco del Collettivo di Fabbrica per il concerto anniversario Resistere e Ri-Esistere e alla terza assemblea dell’Azionariato Popolare e la settimana successiva insieme alla rete Stop Rearm Europ presidieremo Camp Darby per chiederne l’immediata riconversione a uso civile. -------------------------------------------------------------------------------- Una città in comune è una rete di cittadini e cittadine nata a Pisa intorno ai temi della giustizia sociale, dell’ambiente e della pace -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Cominciamo dall’ex-GKN proviene da Comune-info.
Firenze. Il Bargello per la Palestina
Ieri il Museo del Bargello è stato teatro di un’azione che ha colto di sorpresa i suoi visitatori. Alcuni attivisti di “Firenze per la Palestina” hanno voluto lanciare un messaggio di denuncia del genocidio dei palestinesi da parte di Israele in corso a Gaza e nei Territori Occupati e delle […] L'articolo Firenze. Il Bargello per la Palestina su Contropiano.
Scuole di Massa Carrara e La Spezia per i diritti umani e contro il genocidio a Gaza
COMUNICATO STAMPA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITA’, A SEGUITO DELLE SEGNALAZIONI PERVENUTECI DA NUMEROSE SCUOLE DELLE PROVINCE DI MASSA CARRARA E LA SPEZIA Anche nelle province di Massa Carrara e La Spezia la drammatica situazione a Gaza ha spinto il mondo della scuola a mobilitarsi, esprimendo un forte dissenso contro le atrocità in corso, soprattutto a Gaza. Docenti di diverse scuole si sono uniti per sottoscrivere una mozione che chiede azioni concrete e la fine dei bombardamenti. In cinque istituti (“Meucci” e “Barsanti” a Massa Carrara; “ISA 1”, “ISA 2” e Liceo “Mazzini” a La Spezia) la mozione è stata presentata e approvata dal collegio docenti, dimostrando una chiara presa di posizione. In altre scuole, invece, come “Minuto“, “Montessori-Repetti“, “Zaccagna-Galilei” a Massa) è stata avviata una raccolta firme che ha riscosso l’adesione della grande maggioranza del personale, a testimonianza della crescente consapevolezza e del profondo senso di urgenza tra gli/le educatori/trici. L’iniziativa è nata dal bisogno di non restare indifferenti di fronte alla catastrofe umanitaria e al genocidio. La mozione, redatta  inizialmente da una scuola di Pisa, è stata inviata a tutti i Dirigenti scolastici delle province di La Spezia e Massa Carrara. L’obiettivo è sensibilizzare il più ampio numero possibile di persone e istituzioni, affinché la scuola non rimanga in silenzio di fronte a ciò che è stato definito come un “massacro insostenibile” a Gaza. I docenti hanno sentito il dovere di condannare lo sterminio e di difendere i diritti umani, promuovendo nei propri studenti una coscienza critica e solidale. La mozione chiede al Governo italiano un’azione decisa in politica estera per la fine dei bombardamenti, la distribuzione immediata di aiuti umanitari e il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Si sollecitano inoltre azioni concrete, come l’interruzione di ogni collaborazione, la cessazione della vendita di armi e la revoca del memorandum d’intesa sulla cooperazione militare con Israele. Un’ulteriore richiesta è che il governo non conceda l’utilizzo delle basi NATO in Italia a sostegno di Israele. Questo appello, pur nascendo da un senso di impotenza di fronte a una tragedia così vasta, è animato dalla ferma volontà di non tacere. I bambini e le bambine palestinesi sono visti come “nostri/e alunni/e, nostre/i figli/e” e la scuola, in quanto luogo di educazione e formazione, ha il compito preciso di occuparsi del presente e di non rimanere inerte davanti a questo orrore. La diffusione di questa presa di posizione alla cittadinanza tutta è un passo fondamentale per sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica.
13 luglio, mobilitazione regionale contro la base USA di Camp Darby
MOBILITAZIONE REGIONALE CONTRO LA BASE USA DI CAMP DARBY 13 LUGLIO 2025. 18 PRESIDIO ALL’INGRESSO DELLA BASE, Via Vecchia Livornese 788 Pisa Dai presidi di Pisa e Firenze di Lunedì 23 giugno, convocati in tutta Italia dopo gli attacchi degli USA all’Iran e l’assemblea a Pisa del 1 luglio come […] L'articolo 13 luglio, mobilitazione regionale contro la base USA di Camp Darby su Contropiano.
Ricordo della strage di Viareggio: appello alla mobilitazione con ferrovieri e Osservatorio
Come ogni anno si è svolta il 29 giugno la manifestazione in ricordo della strage ferroviaria di Viareggio; è stata una giornata piena di dolore e insieme di tenacia e spinta verso la costruzione di un mondo diverso. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo partecipato al dibattito del pomeriggio, durante il quale abbiamo presentato il fenomeno della militarizzazione delle scuole, mentre i ferrovieri hanno portato un loro contributo sulla crescente militarizzazione delle ferrovie. Abbiamo poi partecipato alla manifestazione serale insieme a moltissimi cittadini e cittadine, associazioni, collettivi. La giornata si è chiusa a fianco dei binari con interventi di varie realtà e il fischio di tutti i treni che transitavano dalla stazione. Il comitato dei parenti delle vittime ha espresso il desiderio di continuare a lavorare con noi e con i ferrovieri sulla questione della guerra e della militarizzazione della società, per cui ci incontreremo a breve per progettare iniziative future di contrasto e di lotta. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Toscana