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LAVORO: CONTINUA LO SCIOPERO AL MAGAZZINO BRT DI MADONNA DELL’ACQUA (PI). “RIMARREMO QUÌ FINO A QUANDO NON CI SARÁ UN ACCORDO”
Da martedì 18 novembre, lavoratori e lavoratrici dell’appalto AFS della filiale BRT di Madonna dell’Acqua (Pisa) sono in sciopero e presidio ai cancelli. La mobilitazione, organizzata con MULTI – Sindacato Sociale, denuncia condizioni di lavoro inaccettabili, rivendica diritti e tutele uguali alle altre filiali BRT e chiede di istituire un accordo sindacale di secondo livello che garantisca tutele reali anche di chi lavora in appalto. Sabato si era registrato un intervento della Polizia davanti i cancelli, ma la protesta è proseguita. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto la testimonianza di uno dei lavoratori in sciopero. Ascolta o scarica. Domenica 23 novembre, si è svolta un’assemblea pubblica a cui hanno partecipato tantissime persone solidali, ce ne parla Giovanna, del sindacato sociale MULTI. Ascolta o scarica. Di seguito il comunicato diffuso dai lavoratori e dalle lavoratrici di AFS in appalto BRT Italia di Pisa e da MULTI – Sindacato Sociale: “All’alba di martedì 18 novembre, decine di autisti e magazzinieri dell’appalto AFS della filiale BRT di Madonna dell’Acqua (Pisa) hanno iniziato lo stato di agitazione e lo sciopero per cambiare co ndizioni di lavoro ingiuste e richiedere i diritti che spettano regolarmente a chi lavora nella logistica. Lo sciopero continuerà fino a quando l’azienda non incontrerà i rappresentanti dei lavoratori e non accoglierà le richieste di condizioni di lavoro e salari giusti, dignitosi e conformi alle norme per chi ogni giorno fa la fortuna di AFS e BRT. PERCHÉ CI FERMIAMO È iniziato lo sciopero dei lavoratori del magazzino e degli autisti AFS in appalto BRT Italia — Il Piano Galileo deve valere anche a Pisa! Noi lavoratori sappiamo che il Piano Galileo è stato presentato da BRT Italia come strategia di rilancio dopo un periodo molto difficile: l’azienda (ex Bartolini) è finita sotto amministrazione giudiziaria per indagini su caporalato e frode fiscale. Il Piano prometteva risanamento, più controlli, una governance più trasparente e maggiore equità tra i lavoratori. Ma molte promesse non sono state mantenute, e a Pisa non vediamo alcun cambiamento reale. Le aziende ci devono pagare e rispettare Noi lavoratori di Madonna dell’Acqua, uniti nel MULTI – Sindacato Sociale, non vogliamo più lavorare in un magazzino dove da anni piove dentro o dove sono presenti fili elettrici scoperti. Denunciamo contratti part-time che non corrispondono alle ore effettive lavorate, salari troppo bassi e buste paga insufficienti. Metà di noi sono interinali, con contratti di un mese rinnovati da quasi un anno. Nelle altre filiali i premi di produzione arrivano fino a 2.000 €, mentre a Pisa solo una piccola parte dei magazzinieri riceverà meno di 500 €, gli altri niente. È inaccettabile: anche noi della filiale 117 di Pisa – Madonna dell’Acqua contribuiamo ai profitti di AFS e di BRT Italia. Gli autisti hanno carichi pesanti e troppe consegne senza ricevere il buono pasto, e il premio di produzione non è garantito. I lavoratori a scadenza vengono chiamati “giorno per giorno”, senza certezze sugli orari settimanali. Le motivazioni dello sciopero Da una settimana abbiamo chiesto un incontro a BRT e AFS dopo un’assemblea partecipata da tutti i lavoratori. La risposta è stata il silenzio. Non possiamo accettarlo. Lo sciopero parte per ottenere un incontro urgente con BRT e AFS, discutere le condizioni di lavoro e garantire l’applicazione del Piano Galileo anche a Pisa. Le nostre richieste Sicurezza sul lavoro garantita: magazzino e mezzi sicuri; eliminazione dei rischi elettrici e delle infiltrazioni. Premio di produzione equo, come in tutte le altre filiali. Regolarizzazione immediata degli interinali. Aumento delle ore dei part-time in base alle ore realmente svolte. Buono pasto per tutti gli autisti. “Occorre guardare con occhi che vogliono vedere” – Galileo Galilei I lavoratori e le lavoratrici di AFS in appalto BRT Italia di Pisa MULTI – Sindacato Sociale”
“UNA LEGGE DI BILANCIO DI MATRICE CLASSISTA” QUELLA DEL GOVERNO MELONI. L’ANALISI DEL PROFESSOR ALESSANDRO VOLPI
Si accende il dibattito rispetto alla iniqua manovra del governo, in particolare su fisco e pensioni. Rispetto alla riforma IRPEF, stamattina il ministro Giorgetti ha sostenuto che i provvedimenti aiuterebbero “il ceto medio e chi ha uno stipendio intorno ai duemila euro netti”. In realtà ai redditi fino a 28 mila euro il risparmio sarà solo di circa 30 euro all’anno, mentre ai redditi di 200 mila euro saranno oltre 400 euro, come certificato da ISTAT e Banca d’Italia. “Nessuno vuole massacrare Giorgetti. Quelli che oggi sono massacrati sono gli italiani, sono i lavoratori dipendenti, sono i giovani, sono i precari, sono le donne. Questi sono quelli massacrati da questa crisi” ha detto stamattina il segretario Cgil Landini. Aumento della pressione fiscale, tranne che per le banche e per le imprese, vantaggi per i ceti medio alti, perfetto rispetto dei diktat europei, nessun aiuto per la casa, austerità per una fascia di popolazione sempre più ampia, privatizzazioni del sistema sanitario e pensionistico, tagli agli enti locali e aumento delle spese militari. Questa la legge di bilancio Meloni secondo Alessandro Volpi, docente presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, ai nostri microfoni. Ascolta o scarica  
Viva la scuola libera e autonoma dalla politica e dall’indottrinamento militare
Il collegio dei docenti della scuola secondaria “Banti-Della Maggiore” non accoglie la proposta del Comune di Santa Croce sull’Arno (PI) di fare un’iniziativa per commemorare il tragico attentato ai militari italiani a Nassirya. Da parte nostra, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, non comprendiamo lo sconcerto e l’incredulità dell’amministrazione di Santa Croce, per quella che è una decisione strettamente didattica della scuola e che dovrebbe essere rivendicata per tutte le iniziative che vedono coinvolte le Forze Armate nelle scuole. Siamo convinti che la scuola pubblica italiana sia perfettamente in grado di educare gli studenti e le studentesse ai temi della legalità e della cittadinanza attiva. Dall’altra parte ci sfugge il nesso tra questi temi e la celebrazione di un triste episodio di guerra della storia recente del nostro Paese. Se l’obiettivo è la “conoscenza dei fatti” crediamo che la figura migliore sia un docente di storia e non certo un Militare dell’Arma dei Carabinieri. In particolare, sul concetto di pace è bene sempre ricordare che l’Italia “ripudia la guerra come mezzo per risolvere le dispute internazionali”, e di conseguenza non sono certo i militari i più adeguati per parlare di pace nelle scuole. Inoltre, se è la posizione dell’amministrazione la prima ad essere ideologica, come emerge chiaramente dalle dichiarazioni degli assessori – che parlano genericamente e banalmente di un “attentato terroristico” perdendo di vista la complessità dello scenario internazionale, delle ragioni della guerra in Iraq, del ruolo delle forze militari italiane presenti in territorio straniero anche dopo la fine della guerra, del fatto che fossero percepiti dalla popolazione locale come forze di occupazione e non come forze di pace, delle accuse anche di aver attaccato e ammazzato civili – si comprende quanto sia pericoloso lasciare temi di didattica a personale non qualificato per quanto riguarda l’insegnamento nelle scuole pubbliche.  E se c’è controversia sulla lettura storica di quegli anni o sul ruolo dell’Italia nelle guerre del 2003 e siamo tutti d’accordo che vada fatta una lettura critica, è chiaro che questi temi così complessi non possono essere lasciati a chi non ha nessuna competenza di pedagogia e capacità riconosciute per affrontare tematiche così delicate con studenti nella fascia di età che era stata scelta. Leggiamo invece positivamente la proposta di organizzare eventi pubblici aperti alla cittadinanza, dove si possano discutere queste tematiche, con un pubblico adulto che ha già maturato gli strumenti critici per affrontare un simile dibattito, ma ribadiamo che sia importante fare questa discussione fuori dai luoghi della formazione e tenendo gli adolescenti protetti rispetto ad ideologie belliciste e guerrafondaie. In ultima analisi ricordiamo che in tema di didattica, nella scelta dei progetti  a cui aderire, il Collegio Docenti è sovrano e non c’è nulla di scandaloso se tra le migliaia di proposte integrative che quotidianamente arrivano alle scuole dal Ministero, dagli Enti Locali, dal Terzo Settore, dai docenti stessi della scuola, alcune proposte non vengano accolte. Sarebbe problematico il contrario, ovvero pensare che le proposte delle amministrazioni locali debbano essere assunte in automatico, senza alcuna revisione critica e competente, tanto da sembrare quasi obbligatorie. Bene che le scuole mantengano la propria indipendenza nella scelta dei temi da trattare pur lasciando in ogni caso  la porta aperta a tanti altri temi che possono essere trattati con il Comune di riferimento in una proficua collaborazione educativa e formativa. Qui i link dove della notizia: * https://www.lanazione.it/pontedera/cronaca/strage-di-nassiriya-il-comune-propone-alla-scuola-di-ricordare-i-caduti-i-docenti-dicono-no-wdn37wku * https://www.quinewscuoio.it/santa-croce-sull-arno-carabinieri-a-lezione-no-degli-insegnanti.htm * https://www.ilcuoioindiretta.it/altre-news/2025/11/05/incontro-sulla-legalita-i-docenti-dicono-no/198614 osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Pisa
A Pisa il 4 novembre non è la nostra Festa
APPELLO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA CULTURA, CONTRO IL RIARMO E LE POLITICHE DI GUERRA, PER SOSTENERE LA PALESTINA. COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA. Anche nella città di Pisa, le realtà locali aderenti all’appello promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università si mobilitano nella giornata del 4 novembre, proclamata per legge (n. 27 del 1 marzo 2024) Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale. Nelle scorse settimane abbiamo partecipato alle manifestazioni contro il genocidio, contro l’economia di guerra e il piano di riarmo europeo e l’espansionismo della NATO. Chiediamo un cambio radicale delle politiche governative. In che modo? Rinunciando a introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado iniziative a sostegno della retorica militarista, con una politica estera che si prefigga la risoluzione pacifica dei conflitti a livello internazionale e al contempo favorisca la transizione verso un modello socialmente equo e ambientalmente sostenibile nel quale le produzioni di guerra siano convertite a scopi civili. Non siamo disponibili a celebrare la “Cultura della Difesa”, che di fatto si traduce in una sempre maggiore militarizzazione dei territori, delle coscienze e della società tutta. Non siamo disponibili a celebrare “i valori della patria e del sacrificio” delle nuove generazioni in nome della difesa dei confini e di un’unità nazionale, mentre si tagliano le risorse per il welfare e si esacerbano le disuguaglianze sociali all’interno del Paese e si costruisce, nelle scuole, un modello culturale caratterizzato dall’esaltazione del militarismo e della retorica di guerra. Andiamo oltre i confini che oggi diventano barriere culturali e premesse per la definizione di un “noi contro loro”, filo conduttore delle campagne d’odio contro “l’altro”, il diverso, e quindi la costruzione di un nemico da disumanizzare prima e contro cui combattere dopo, fino all’annientamento. Con questa legge, il ruolo delle Forze Armate viene dipinto agli studenti e le studentesse solo per alcuni ruoli e aspetti apparentemente allettanti, omettendo il ruolo principale della funzione militare nella storia e nell’attualità all’interno di una guerra diffusa che continua a provocare morte e distruzione. Sugli aiuti umanitari, abbiamo visto di recente la farsa dei lanci aerei operati proprio dalla 46esima brigata sulla striscia di Gaza. Questo mentre le missioni civili venivano fermate e gli equipaggi arrestati dall’esercito israeliano, col quale il nostro Paese coopera per il blocco del valico di Rafah e con la fornitura di armi e tecnologia. Conosciamo bene la retorica delle “missioni di pace” che si sostanziano nella difesa di interessi economici e di accaparramento di materie prime. Di quale tutela ambientale si parla, se sono proprio i militari i primi a colonizzare le aree naturali protette del nostro territorio, trasformando l’area da Livorno a Pisa in un’unica estensione di porti, caserme e aeroporti militari? Quale cura e soccorso ai rifugiati, se i nostri militari sono i primi ad addestrare le polizie militari degli stati africani per i respingimenti o il blocco delle migrazioni economiche? Mentre si chiede di “sensibilizzare” gli studenti, dall’altro lato si censura il lavoro degli insegnanti e degli educatori, minacciando perfino il carcere a chi critica l’operato del governo Israeliano o denunci la equiparazione tra antisionismo e antisemitismo, come previsto nel DDL Gasparri ora in discussione alla Camera. La libertà di espressione e di manifestazione è sempre più a rischio, data la repressiva legge sulla sicurezza, la fedeltà all’azienda e i codici di comportamento che limitano fortemente il diritto di parola e di opinione, fino alle linee guida del Ministro Valditara che si è mosso costantemente per far tacere le voci critiche e di opposizione: dalla riforma del voto in condotta fino agli ultimi provvedimenti che arrivano a punire la pacifica manifestazione di dissenso, anche un pacifico silenzio, fino alla normalizzazione delle scuole. Dall’altra parte, è proprio il Ministero dell’Istruzione, attraverso accordi e protocolli con il Ministero della Difesa, a favorire una crescente incursione di personale in divisa militare all’interno delle scuole. Questi militari, privi di competenze in ambito pedagogico e didattico, cercano di sostituirsi ai docenti (professionisti che hanno superato concorsi, abilitazioni e lauree) in tutte le discipline: dall’educazione civica alle scienze, dalla prevenzione del bullismo all’educazione socio-affettiva. Paradossale come il personale scolastico, precario e sottopagato, veda una sempre maggiore presenza di personale in divisa ad orientare gli studenti a carriere sicure e ben pagate. Emblematica è la circolare emanata dall’Ufficio scolastico della Toscana che ad inizio di quest’anno (per il terzo anno di seguito) invitava le istituzioni scolastiche a promuovere conferenze di storia tenute dall’Esercito. Tali iniziative hanno promosso un revisionismo storico, dalle celebrazioni della battaglia di El Alamein durante la Seconda Guerra Mondiale alla commemorazione di soldati caduti durante attacchi ai presidi militari in territorio straniero come quello di Nassiriya, in Iraq: in questi casi, il contesto storico e colonialista viene completamente eliminato in favore dell’esaltazione del singolo eroico combattente. E lo stesso Ufficio scolastico della provincia di Pisa non è da meno, visto che negli anni passati ha letteralmente accompagnato gli studenti delle elementari all’interno dell’aeroporto militare, in occasione del centenario dell’aeronautica. Questa dinamica di militarizzazione non risparmia l’Università. Gli atenei e gli enti di ricerca pubblici stringono sempre più accordi e convenzioni con l’industria bellica, destinando fondi e ricerche al settore militare, in particolare alle tecnologie dual-use che trovano applicazione diretta nei sistemi d’arma e di sorveglianza. È ormai chiaro come la strategia del Ministero della Difesa, sostenuta dai Governi di vario colore degli ultimi decenni, sia quella di penetrare a 360 gradi il mondo dei giovani per normalizzare la propria presenza, inculcare l’idea che gli eserciti e le guerre non solo siano necessari per una vaga idea di sicurezza nazionale, ma inevitabili data l’instabilità globale. Questa retorica è funzionale a far accettare l’enorme aumento di spesa militare previsto nei prossimi anni, che andrà a scapito proprio della qualità dell’ insegnamento scolastico e universitario e del diritto allo studio, oltre a compromettere l’ accesso ad altri diritti come cure mediche, casa e lavoro per la maggior parte della popolazione. Crediamo che, a partire dalle istituzioni scolastiche, universitarie e della ricerca, si debbano recuperare e promuovere i valori della pace, della solidarietà, della lotta alle disuguaglianze, dell’inclusione e della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Si tratta di una responsabilità etica verso le nuove generazioni che non è solo della scuola, ma di tutta la società. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Pisa adesioni (in aggiornamento): ARCI Comitato di Pisa e Alta Val di Cecina Arciragazzi Pisa Assemblea Precaria Universitaria Pisa Cambiare Rotta Pisa Casa della Donna Pisa Chicco di Senape – Bottega del Mondo Cobas Scuola Pisa Comitato Toscano di Un Ponte Per Confederazione Unitaria di Base Pisa El Comedor Giordano Liva Emergency-Gruppo locale Pisa Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil Pisa Gilda Insegnanti di Pisa Giovan* Comunist* Pisa Gruppo territoriale di Pisa del Movimento di Cooperazione Educativa Movimento No Base Rete Solidale Pisana Al-Tadamun Pinkriot Arcigay Pisa Pisa per la Palestina Potere al Popolo Pisa Partito dei CARC Pisa Sindacato Sociale di Base Pisa Sinistra Italiana Pisa Sinistra Per Specializzandi per Gaza Studenti Per la Palestina Pisa Rifondazione Comunista Pisa Unione Sindacale di Base Scuola e Università Pisa Una città in comune Unione Giovani di Sinistra Pisa
4 novembre: musei gratis e militarizzazione delle scuole, la denuncia da Pisa
Mentre il MIM con un atto di censura senza precedenti vieta il convegno nazionale sul 4 novembre che l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università aveva organizzato insieme al CESTES (clicca qui), di fatto demolendo il diritto alla formazione del personale scolastico, leggiamo sul sito del Ministero della Cultura dell’apertura gratuita nella data in questione di diversi musei nella nostra città. L’evento viene presentato come  la “grande occasione per visitare gratuitamente il patrimonio dei musei statali” quali il Museo Nazionale di Palazzo Reale, Le navi antiche di Pisa e la Certosa Monumentale di Calci (clicca qui per la notizia). Con un incredibile gioco di prestigio il 4 novembre diventa così da una parte uno strumento potente e chiaro di repressione del dissenso e di restrizione degli spazi di libertà di pensiero e di formazione, dall’altro un mezzo di propaganda delle forze armate proprio sul terreno culturale. Da una lato, quindi, la mano dura contro chi da anni si oppone alla cultura della guerra e delle armi nelle scuole, dall’altro un messaggio di “generosità” elargita dall’alto in realtà funzionale alla celebrazione di una data che per noi è tutt’altro che una festa. La presunta “non conformità” del corso di formazione è in buona sostanza puramente strumentale poiché le ragioni reali di quanto successo risiedono nella necessità da parte del Governo di tacitare con tutti i mezzi le voci, fortunatamente sempre più numerose, che si oppongono alla militarizzazione di scuola e università.  Dal canto nostro rilanciamo pertanto le iniziative organizzate in città (clicca qui) e invitiamo docenti, famiglie, studenti e studentesse ad affiancarci in questa opera di resistenza quotidiana e a disertare tutte le iniziative connesse con la celebrazione della giornata del 4 novembre. Ricordiamo infine che il convegno dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, pur non essendo coperto dalla possibilità di usufruire dei permessi per la formazione, sarà ugualmente in piedi, perché noi il convegno lo facciamo lo stesso (clicca qui). Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pisa
L’economia di guerra del governo Meloni colpisce ancora: nuova base militare del GIS e Tuscania a Pisa
Nel Documento Programmatico Pluriennale del Ministero della Difesa scritto nero su bianco con riguardo alle infrastrutture militari si legge: “Le attività di maggiore rilievo riguarderanno la progettazione della nuova sede del Gruppo Intervento Speciale (GIS) e del 1° Reggimento Paracadutisti … Leggi tutto L'articolo L’economia di guerra del governo Meloni colpisce ancora: nuova base militare del GIS e Tuscania a Pisa sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Sul processo alla Stella Maris: Basta abusi!
Basta uso del tappeto contenitivo! Verità sulle violenze alla Stella Maris!Solidarietà alle vittime dei maltrattamenti! Il prossimo martedì 4 novembre dovrebbe concludersi il primo atto del lungo processo per i...
Pisa, 4 novembre, conferenza stampa e presidio in Piazza Garibaldi: Noi non ci arruoliamo
IL 4 NOVEMBRE NON È LA NOSTRA FESTA! CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA CULTURA, CONTRO IL RIARMO E LE POLITICHE DI GUERRA, PER SOSTENERE LA PALESTINA. COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA. La legge n. 27 del 1 marzo 2024 istituisce il 4 novembre come Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. In quest’occasione le scuole di ogni ordine e grado vengono invitate a organizzare momenti di partecipazione alle celebrazioni che esaltano i valori della patria e del sacrificio. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ci rifiutiamo di considerare il 4 novembre come una giornata di festa da celebrare in quanto questa data rappresenta a nostro avviso piuttosto una giornata di lutto. L’opposizione radicale alla cultura imperante del militarismo e della guerra caratterizza sin dall’inizio il nostro operato e poiché il 4 novembre non è la nostra festa invitiamo tutto il personale scolastico a disertare le iniziative ad esso legate, a denunciarle e a partecipare al convegno del mattino “La Scuola non si arruola” e alle mobilitazioni organizzate nel pomeriggio in molte piazze italiane. Nello specifico la mobilitazione a Pisa sarà caratterizzata dai seguenti momenti: – ore 15 Conferenza stampa sotto l’Ufficio Scolastico Provinciale in via Pascoli con la partecipazione di tutte le realtà territoriali aderenti alla giornata; – ore 18 Presidio con microfono aperto in Piazza Garibaldi. In continuità con le mobilitazioni nazionali contro le insensate politiche di guerra delle potenze imperialiste e contro il genocidio del popolo palestinese, in un percorso contro la l’attuale Legge di Bilancio che non prevede investimenti sociali bensì 23 miliardi di sprechi aggiuntivi per il riarmo. Contro la follia dell’UE che vorrà sostenere spese per 800 miliardi di euro complessivi sottratti alla cura dei beni comuni (in Italia l’aumento del budget militare arriverà almeno al 3,5% del Pil in pochi anni), invitiamo collettivi, associazioni, sindacati, tutta la cittadinanza a farsi parte attiva di un’opposizione sempre più globale alla terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Pisa info e contatti: osservatorionomili@gmail.com
Pisa, vittoria dell’Osservatorio: rimozione della visita militare dal programma Festa della Toscana
Apprendiamo con grande soddisfazione che la “visita alla 46ª Brigata Aerea“, inizialmente prevista dall’amministrazione comunale di Pisa nella proposta progettuale per la Festa della Toscana, è stata rimossa dalla programmazione. Rimaniamo profondamenti convinti che per i ragazzi e le ragazze di Gerico e la delegazione degli studenti e delle studentesse una visita in una struttura militare, nonché un qualsiasi tipo di incontro con le forze armate, non avrebbe avuto alcun valore aggiunto nella promozione di un cultura di Pace e del rispetto dei Diritti Umani. In generale ribadiamo come è bene che tutte le istituzioni formative ed educative siano tenute ben lontane dall’apparato bellico-militare. Viviamo in un periodo di forte crisi mondiale, di guerra e di genocidio e crediamo che sia necessario educare le nuove generazioni alla risoluzione nonviolenta dei conflitti e delle crisi internazionali, e reputiamo inoltre necessario che la gestione degli aiuti umanitari debba essere compito delle strutture diplomatiche e civili. Rimaniamo a disposizione per un confronto o un approfondimento su i valori fondanti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università che includono l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisessismo, l’antimilitarismo, il pacifismo, l’ecologismo, il pluralismo, la democrazia e la nonviolenza. L’Osservatorio è nato per monitorare e denunciare l’aumento della militarizzazione in ambito scolastico e universitario, in risposta a un contesto internazionale segnato da un incremento delle spese militari e dal rischio di conflitti e in questo senso siamo pronti a collaborazioni costruttive con tutte le istituzioni civili e le associazioni del territorio. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pisa