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PISA: “CI VOGLIAMO VIVE*. PER SAMANTHA, PER TUTTE*”. FIACCOLATA NEL QUARTIERE SANT’ERMETE
Il Senato ha approvato all’unanimità, nel pomeriggio di mercoledì 23 luglio 2025, il disegno di legge del governo Meloni sul femminicidio. Il provvedimento passerà ora alla Camera. La nuova norma introduce l’articolo 577-bis del codice penale e punisce con l’ergastolo chiunque provochi la morte di una donna “commettendo il fatto con atti di discriminazione, di odio o di prevaricazione, ovvero mediante atti di controllo, possesso o dominio verso la vittima in quanto donna”. Nel paese reale, però, la strage dei femminicidi continua. L’ultimo caso si è verificato ieri, martedì 22 luglio 2025, nel quartiere di Sant’Ermete a Pisa. Samantha Del Gratta, 45 anni, è stata uccisa da un uomo di 50, il suo compagno, una guardia giurata, che le ha sparato con la pistola d’ordinanza. “Ci vogliamo vive*, per Samantha, per tutte*”: con queste parole d’ordine la Comunità di quartiere di Sant’Ermete ha organizzato per questa sera, 23 luglio, alle 21, una fiaccolata. Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto è intervenuta Carla, della Comunità di Quartiere di Sant’Ermete. Ascolta o scarica.
Puglia e Toscana si mobilitano il 19 luglio 2025. Contro Guerra, Riarmo e Genocidio
MANIFESTAZIONI PER LA GIUSTIZIA SOCIALE, LA SOLIDARIETÀ E UN’ECONOMIA DI PACE ll 19 luglio in Puglia e in Toscana ci mobilitiamo insieme con determinazione per lanciare un messaggio chiaro e forte contro la guerra e a favore della costruzione di un mondo fondato sul disarmo e la pace. Rifiutiamo in modo netto l’uso della forza militare, distruttiva e disumanizzante, come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali e locali. La pace non è un’utopia, ma una scelta politica concreta, basata sul dialogo, sulla cooperazione e, se occorre, sulla forza attuata con i metodi della nonviolenza. Ci opponiamo con decisione al riarmo europeo, alla scelta dei paesi Nato di destinare il 5% del Pil alle spese militari e alle politiche americane. La corsa agli armamenti, con centinaia di miliardi di euro sottratti ai bisogni reali, è una follia che mette a rischio l’umanità nonostante la retorica su sicurezza e difesa nazionale. La nostra solidarietà con il diritto all’autodeterminazione del popolo Palestinese deve risuonare forte come la condanna univoca di Israele per il genocidio in atto. Diciamo No ad un modello basato sull’accaparramento delle risorse fossili e sullo sfruttamento dei territori. Denunciamo un sistema che subordina gli interessi dei cittadini e delle cittadine e lo stesso futuro del pianeta alla sete di profitto e controllo delle risorse energetiche. Siamo per il disarmo e il reinvestimento delle risorse a tutela dei diritti per tutti e tutte: più fondi per sanità, istruzione, lavoro, casa e welfare, per una vera e urgente transizione energetica. Proponiamo un modello che metta al centro la cura delle persone, delle relazioni e della natura, contro l’economia di guerra. Per questo, dalla Puglia alla Toscana, dal Comando della stazione navale di Brindisi alla base americana di Camp Darby, ci mobilitiamo il 19 luglio per dire no a qualsiasi militarizzazione dei territori, per bloccare le infrastrutture della guerra globale. Ci ricolleghiamo alla mobilitazione che nelle scorse settimane si è svolta a Sigonella e invitiamo gli altri territori a muoversi contro le basi più vicine e a continuare a costruire manifestazioni plurali contro la guerra e il riarmo, e dimostrare che un altro mondo è possibile e necessario. Comitati organizzatori delle manifestazioni del 19 luglio Appuntamenti 19 Luglio – ore 9 via vecchia Livornese 788, Pisa Presidio a Camp Darby. No war No Rearm, No Genocide https://www.facebook.com/events/706850958889602 – ore 18 Piazza Francesco Crispi, Brindisi Manifestazione Regionale contro la guerra, per la Palestina, la Giustizia Sociale e Climatica https://www.facebook.com/events/1071721651727338
Emanazione Statuto dell’Università di Pisa: la prima applicazione riguarda Gaza
APPROVATA UNA MOZIONE NELLA SEDUTA DEL SENATO ACCADEMICO DI VENERDÌ 11 LUGLIO Nella seduta di venerdì 11 luglio, il Senato Accademico dell’Università di Pisa ha approvato una mozione che – in coerente applicazione delle modifiche dello Statuto – ribadisce la condanna della pulizia etnica in corso a Gaza nei confronti della popolazione palestinese e si esprime sulle collaborazioni con il governo israeliano e con enti pubblici o privati israeliani. Qui di seguito riportiamo il testo integrale della mozione. ***** Con l’emanazione del nuovo Statuto, l’Università di Pisa ha voluto introdurre un esplicito richiamo alla pace come valore fondamentale, in un momento storico in cui assistiamo al proliferare nel mondo di guerre che coinvolgono estesamente la popolazione civile. Quando la vita umana è calpestata e vilipesa si realizza la negazione dei principi che hanno fondato le comunità universitarie. Alla fiducia nella ragione, nella scienza e nella cultura subentra una tenebra che segna la dissoluzione di tutto quanto può definirsi umano. La pace non si costruisce attraverso la violenza. Riconoscere il valore della pace ci porta a un impegno concreto per contrastare il business degli armamenti, impegnandoci a non intraprendere attività volte allo sviluppo o al perfezionamento di armi da guerra. L’enfasi sulla necessità del riarmo espone al rischio di investire in strumenti che inevitabilmente saranno prima o poi utilizzati per spezzare vite, e appare particolarmente miope in un paese che dedica all’istruzione e alla ricerca una quota del PIL nettamente inferiore alla media europea. I principi statutari rappresentano il fondamento di un processo che dovrà condurre a una revisione di tutte le fonti normative dell’Ateneo. Fin da ora, è necessario affermare con chiarezza che le collaborazioni accademiche e scientifiche – didattiche e di ricerca – con governi, istituzioni universitarie, enti pubblici o privati, dovranno essere pienamente conformi a tali principi. Si ha oggi evidenza di gravi violazioni del diritto internazionale e di violenza sistematica esercitata per volontà del Governo israeliano nei confronti della popolazione civile di Gaza, con l’uso della fame e della gravissima precarietà sanitaria come strumento di guerra, che configura oggettivamente una forma di pulizia etnica. Per questo motivo, gli accordi già in essere ed eventuali nuove proposte di collaborazione con il governo israeliano e con enti pubblici o privati israeliani dovranno essere oggetto di attenta valutazione, alla luce dei valori di pace, giustizia e responsabilità etica richiamati dallo Statuto. Contestualmente, il Senato esprime sostegno alle colleghe e ai colleghi israeliani che, con coraggio e determinazione, si oppongono alla guerra e alle politiche dell’attuale Governo di Israele, e vicinanza a tutti coloro che sono stati toccati dagli attacchi terroristici di Hamas. Il Senato chiede altresì al nostro Governo di riconoscere lo Stato Palestinese e di revocare il Memorandum tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo dello Stato di Israele sulla cooperazione nel settore militare e della difesa. Raccomanda al Consiglio di Amministrazione di confermare ed estendere i finanziamenti destinati all’apertura di corridoi umanitari per studiosi e studenti palestinesi e ad altre azioni rivolte a salvaguardare la cultura di questo popolo da un tentativo di annientamento indegno di ogni società che voglia definirsi civile. Il Senato raccomanda, inoltre, al Consiglio di Amministrazione di interrompere gli accordi quadro con le università Reichman ed Hebrew, in considerazione delle valutazioni effettuate sulla base della documentazione istruttoria presentata in occasione del Senato Accademico straordinario del 14 marzo 2024. Si riserva di rivalutare in futuro gli altri progetti di collaborazione esistenti. Esprime la propria solidarietà alla Relatrice speciale dele Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, Alumna di questa Università, che è stata recentemente attaccata con sanzioni personali dal Governo degli Stati Uniti, per il lavoro d’indagine che compie nei confronti di Israele e altri Stati nella violazione dei diritti in Palestina. In risposta alle segnalazioni di Cambiare Rotta (organizzazione giovanile) in merito a possibili infiltrazioni, il Senato ribadisce che l’Università di Pisa è un luogo libero per l’espressione delle idee e delle opinioni, nel rispetto delle istituzioni democratiche ma senza alcuna sudditanza verso il potere. Considera la dialettica tra posizioni diverse un segno di ricchezza culturale e spirituale e attribuisce massima importanza alla tutela del dissenso. Un confronto che si eserciti nel rispetto del principio di legalità e nel segno della nonviolenza fisica e verbale sarà sempre garantito e difeso da ogni forma di interferenza esterna.
Cominciamo dall’ex-GKN
PREPARARE E SPERIMENTARE PIANI DI RICONVERSIONE INDUSTRIALE DAL BASSO, PORTATI AVANTI CON IL TERRITORIO E CON IL SUPPORTO DI ACCADEMICI E ORIENTATI CON I PRINCIPI E LE PRATICHE DALLA CONVERSIONE ECOLOGICA, DOVREBBE ESSERE UNA PRIORITÀ OVUNQUE. QUELLI CHE SONO IN ALTO, DALL’UE AL GOVERNO NAZIONALE, HANNO INVECE ABBRACCIATO L’ECONOMIA DI GUERRA. INTANTO, IN TOSCANA C’È CHI LEGA LA LOTTA PER LA CHIUSURA DELLE BASI MILITARI CON IL SOSTEGNO ALLE PROPOSTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DELL’EX-GKN PER LA PRODUZIONE DI PANNELLI SOLARI, LA PROMOZIONE DI COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI E LA COSTRUZIONE DI CARGO BIKE, GRAZIE ANCHE A PROGETTI DI AZIONARIATO POPOLARE Nessuna sostenibilità nell’economia di guerra  A fianco della GKN per un’economia di Pace e la chiusura delle basi militari a partire da Camp Darby Da diversi anni l’umanità è di fronte a una vera e propria sfida per la sopravvivenza: la transizione ecologica. Con l’Agenda 2030 l’ONU ha impegnato sin dal 2015 tutti i paesi del mondo a indirizzare i loro modelli economici e sociali verso la sostenibilità, cioè a rendere le attività umane meno impattanti sulla natura adottando l’economia circolare, riducendo l’impiego delle energie fossili, tutelando la biodiversità, razionalizzando l’uso delle risorse. Da molto meno tempo, però, gran parte dei paesi del mondo – purtroppo l’Unione Europea in testa – hanno abbracciato l’economia di guerra, si stanno impegnando cioè a reindirizzare i propri modelli economici e sociali verso un massiccio riarmo e verso la preparazione dei conflitti armati. Quello che non dicono è che questi due indirizzi non solo non sono compatibili, ma sono opposti tra loro. Nonostante questo l’Italia è uno dei paesi partecipa con maggior convinzione a questa irresponsabile corsa al riarmo e alla guerra: se il ministro delle imprese e del Made in Italy D’Urso ha prontamente proposto alle aziende della filiera di “diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita come la difesa, l’aerospazio, la blue economy, la cybersicurezza” quello all’Economia Giorgetti gli ha fatto eco ribadendo che “si parla moltissimo della riconversione dell’automotive al sistema della difesa, non si può ignorare che la spesa per la difesa e gli investimenti della difesa hanno anche una ricaduta in termini di crescita economica”. In questo clima guerrafondaio appare lontanissimo l’ottobre del 2022, quando il governo finanziava con 750 milioni di euro, all’interno del fondo per l’automotive, il sostegno e la promozione della transizione verde. Di tutti questi incentivi non un solo euro è stato destinato alla riapertura della ex-GKN in crisi dal luglio del 2021 ma, nel momento stesso in cui aprivano una vertenza contro i licenziamenti illegittimi, i lavoratori e le lavoratrici della fabbrica si sono mobilitati e hanno realizzato un piano di riconversione industriale dal basso con il supporto di accademici e di una comunità larga che ha condiviso conoscenze e necessità per immaginare un futuro diverso. Sostenibile, appunto, orientato verso la riconversione ecologica. Bisogna aggiungere che con la legge regionale sui Consorzi di sviluppo industriale oggi abbiamo tutti gli strumenti per il recupero dello stabilimento di Campi Bisenzio, ma affinché questo possa avvenire serve anche la volontà politica di creare il consorzio, quella di attuare la legge senza snaturare il progetto del collettivo di fabbrica e soprattutto servono i finanziamenti, soprattutto pubblici, che completino quanto raccolto dalla campagna di azionariato popolare. Ciò dovrebbe anzi avvenire all’interno di un coerente e convinto intervento dello Stato mirato, ben oltre lo specifico caso della GKN, a una riconversione industriale ecologica al livello nazionale. Al contrario lo spettacolo cui siamo di fronte è quello di uno Stato che non trova altra via se non quella di minacciare l’uso della forza per affrontare una questione squisitamente sociale, cercando di risolvere i conflitti in maniera violenta piuttosto che trovare mediazioni. È infatti proprio all’interno di un’ottica di riarmo e di preparazione alla guerra, e in nome di una pretesa e improbabile “difesa nazionale”, che si espropriano i terreni e si pensa a derogare a qualsiasi vincolo di compatibilità ambientale per costruire strutture e infrastrutture belliche. Tutto questo significa che oggi in Toscana sostenere l’ex-GKN significa anche sostenere un modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente, praticato dal basso, seguendo le necessità della comunità e del territorio e in maniera socialmente accettabile. Scegliendo con determinazione un’economia di pace e di sostenibilità. È una scelta che si contrappone automaticamente a chi vuole investire nell’economia di guerra, a chi vuole cioè rafforzare l’hub logistico-militare toscano nel quale vengono gettati decine di milioni di euro per potenziare il trasporto di armi dagli Stati Uniti verso il Medio Oriente mentre si blatera di una fantomatica prontezza per la guerra globale e delle minacce dello “straniero”. Noi ribadiamo invece con forza che la vera, grande emergenza da affrontare è quella della crisi climatica. Riaprire la fabbrica e chiudere le basi militari sono le due facce della stessa medaglia, due azioni finalizzate a uscire dalla crisi climatica e sociale che oggi attanaglia sia il nostro paese sia l’intero pianeta e mette a repentaglio il futuro dell’umanità. Azioni che si pongono l’ambizioso ma indispensabile obiettivo di andare in controtendenza, oltre tutto, rispetto a indicazioni dell’Unione Europea sulla necessità di preservare e recuperare il patrimonio naturale che divengono sempre più timide e deboli sotto gli attacchi dei governi nazionale e dalle lobby delle multinazionali. Azioni che si pongono l’obiettivo di contrastare la linea prevalente di investire risorse aumentando il debito pubblico in deroga a ogni vincolo di bilancio, per seguire il piano di riarmo europeo che si accompagna all’irresponsabile richiesta della Nato di aumentare le spese militari ad almeno il 5% del Prodotto interno lordo. Tutto questo finisce col disegnare uno scenario in cui l’economia civile scompare dall’orizzonte della discussione, si delinea una vera macelleria sociale a causa dei tagli draconiani alle altre voci di bilancio, la transizione ecologica viene rimessa nel cassetto e l’idea di elaborare un piano industriale nazionale che migliori le condizioni di vita delle persone senza esacerbare le devastanti alterazioni dell’ambiente prodotte dal nostro modello di consumo non è presa neppure in considerazione. È urgente insomma invertire questa rotta incentivando le aziende a convertirsi in aziende di pace. La proposta dei lavoratori e delle lavoratrici dell’ex-GKN va precisamente in questa direzione ponendosi l’obiettivo di ricollocare la fabbrica nel settore della transizione energetica da una parte con la produzione di pannelli solari e quindi la promozione di CER (comunità energetiche rinnovabili) e dall’altra realizzando cargo bike per un approccio diverso alla mobilità nelle nostre città paralizzate e soffocate dalle automobili. Una proposta di pace, una proposta di riconversione ecologica ma che ha al tempo stesso il merito di essere una proposta infinitamente più razionale dal punto di vista economico rispetto a quelle dell’economia di guerra: secondo un report di Greenpeace, un miliardo di euro investito nel militare crea 3.000 posti di lavoro rispetto ai 14.000 crati da investimenti in educazione, ai 12.000 investiti in sanità e ai 10.000 nella tutela ambientale. E se le armi creano solo morte, l’educazione, la sanità e l’ambiente creano anzitutto vita. Tutto questo conferma che le scelte disarmanti sono le sole morali e razionali e che è necessario sostenere al tempo stesso l’ex-GKN e chiudere Camp Darby, polveriera degli Stati Uniti in Europa e simbolo di un’occupazione militare che minacciala pace mondiale difendendo gli interessi economici dell’élite finanziaria globale. È ora di scegliere l’interesse delle persone. Per questo l’11 e il 12 luglio saremo a fianco del Collettivo di Fabbrica per il concerto anniversario Resistere e Ri-Esistere e alla terza assemblea dell’Azionariato Popolare e la settimana successiva insieme alla rete Stop Rearm Europ presidieremo Camp Darby per chiederne l’immediata riconversione a uso civile. -------------------------------------------------------------------------------- Una città in comune è una rete di cittadini e cittadine nata a Pisa intorno ai temi della giustizia sociale, dell’ambiente e della pace -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Cominciamo dall’ex-GKN proviene da Comune-info.
Presidio di solidarietà con le vittime del caso Stella Maris
In comunicazione telefonica con Alberto, del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa, abbiamo parlato del presidio di solidarietà che si terrà il venerdì 11 luglio alle ore 10:30 presso il Tribunale di Pisa per chiedere verità per le vittime delle violenze nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. 
Pisa, 14 giugno, Scelte Disarmanti: Lotte e Percorsi per un’Europa di Pace
SABATO, 14 GIUGNO 2025 DALLE 16, PISA PRESSO SMS IN VIALE DELLE PIAGGE CONVEGNO SU ECONOMIA DI GUERRA,  IL PIANO DI RIARMO EUROPEO E GLI INVESTIMENTI NELLE INFRASTRUTTURE MILITARI La logica di investimento in caserme verdi, aeroporti azzurri e porti blu, non riesce a mascherare l’opera di devastazione ambientale e sociale che la militarizzazione dei territori comporta.  In un momento in cui sale la mobilitazione contro il riarmo globale, non solo per la questione delle spese militari, ma anche e soprattutto contro  l’opera genocidiaria e devastante per l’ambiente e per le persone che i governi del mondo stanno portando avanti, riteniamo sia fondamentale approfondire le dinamiche che alimentano l’economia di guerra, ma soprattutto quali sono le possibili strade alternative che possiamo e dobbiamo scegliere  La retorica della cultura della difesa e della continua propaganda allarmista sulla necessità di sicurezza mostra in maniera sempre più evidente che la logica perseguita  è la difesa dei confini, la difesa dello status quo,  la sicurezza volta a proteggere solo gli  interessi economici dei potentati mondiali.   A questo si contrappone la necessità di garantire alla popolazione la sicurezza di una casa, di un lavoro, di un sistema sanitario e scolastico universale e funzionante. La domanda dello scorso autunno. “Cosa  faresti a Pisa con 520 milioni di euro?” oggi diventa “Cosa ci faresti in Europa con 800 miliardi di euro ?”  Il 14 Giugno dalle 16 presso il centro espositivo di San Michele degli Scalzi, a Pisa,  il Movimento No Base organizza un convegno su economia di guerra, il piano di riarmo europeo e gli investimenti nelle infrastrutture militari. Il tema delle risorse economiche, investite dal Governo per alimentare le spese belliche invece di sostenere il benessere della cittadinanza e incentivare un’economia di pace, è stato da subito portante nell’analisi e nella spinta all’agire contro la nuova base militare. Ci proponiamo di indagare i meccanismi che stanno alla base dell’economia di guerra, dall’utilizzo del risparmio privato del singolo cittadino all’indebitamento pubblico a livello di Comunità Europea. Si può quantificare l’impatto negativo sui nostri territori di un’economia che finanzia strumenti di morte e distruzione ? Quali strategie e pratiche di resistenza possiamo mettere in campo per evitare che le nostre città diventino caserme a cielo aperto? Infine quali sono le possibili alternative per investire sulla salute e il benessere della cittadinanza? Abbiamo coinvolto docenti universitari, studiosi della società civile, giornalisti ed espressioni dei movimenti e reti europee pacifiste e antimilitariste, per una giornata di formazione e divulgazione che sia aperta a tutta la cittadinanza e che possa avere un respiro di interesse globale. Un momento di riflessione necessario anche in vista della mobilitazioni che si terranno  il 21 giugno, in concomitanza con il vertice della Nato, in tutta Europa ed in particolare a Roma, ma anche e soprattutto in preparazione dell’Estate di lotta No Base. L’iniziativa sarà trasmessa in streaming sui canali del movimento No Base, ma sarà contornata in presenza da momenti di socialità e da una mostra sulla storia del movimento stesso. Pillola Rossa. Focus locale: Territori e Strategie di Lotta * Movimento No Base Desecretare la guerra: un territorio da tutelare. * Simone Siliani (Direttore Fondazione Finanza Etica) Come si finanzia la guerra: il ruolo delle banche. * Antonio De Lellis (Centro studi economico sociali per la pace di Pax Christi) Costruire la pace attraverso l’economia * Valentina Mangano (Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace) Pratiche di resistenza: il ruolo della ricerca scientifica e dell’università nella promozione della pace Pillola Blu. Piano Inclinato Europeo: il Riarmo da fermare. * Simone D’Alessandro (Docente di Economia Politica, Università di Pisa) Rearm Europe. Un piano di difesa o di espansione imperialista. * Nicoletta Dentico (Responsabile salute globale – Society for International Development) Warfare VS Welfare: salute o militarizzazione in Europa * Duccio Facchini (Direttore Altraeconomia) Il Ruolo dell’Industria Bellica Italiana nello scenario Europeo e Internazionale * Heidi Meinzolt (Women’s International League for Peace and Freedom) Reti Europee contro la guerra. Prospettive per una mobilitazione transnazionale. Promosso da:  Movimento No Base,  GIT Banca Etica Pisa e Livorno, Pax Christi, Un Ponte Per, Fondazione Finanza Etica,  Altreconomia, Chicco di Senape – Bottega Mondo. Per condividere evento fb: https://www.facebook.com/events/1598828180788424/ instagram: https://www.instagram.com/p/DKckyYGoAah/ In allegato la locandina web A conclusione del Convegno verrà presentato il piano di lotta dell’Estate No Base Saluti disarmanti Movimento No Base
Scelte disarmanti. A Pisa il 14 giugno: Lotte e percorsi per un’Europa di pace
L’occasione di confronto e crescita che si terrà il 14 giugno a Pisa, per iniziativa del Movimento No base né a Coltano né altrove vuole affrontare le dinamiche concrete del bellicismo imperante e delle sue ricadute sui territori, con l’aiuto … Leggi tutto L'articolo Scelte disarmanti. A Pisa il 14 giugno: Lotte e percorsi per un’Europa di pace sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Pisa, “Lə soldatinə” sfilano alla parata revisionistica sugli “eroi di guerra”
Domenica 25 maggio si è tenuto a Pisa un raduno della sezione Pisa-Lucca-Livorno dell’Associazione Nazionale Alpini, per l’inaugurazione di un monumento presso largo San Zeno dedicato alle Medaglie d’oro al Valor militare sottotenente Enzo Zerboglio e maresciallo ordinario Ferruccio Tempesti, con alzabandiera, fanfare suonate dalla banda degli Alpini e sfilata attraverso la città. Una cerimonia patrocinata dai Comuni di Pisa, Lucca e Livorno che si è svolta alla presenza di autorità civili e militari, il Generale di Brigata, Michele Vicari, le delegazioni dei Comuni di Barga, Calci, Camaiore e Setteville, la Provincia di Pisa. A rappresentare il Comune di Pisa, il vicesindaco Raffaele Latrofa. Enzo Zerboglio morì sul Monte Grappa durante la Prima guerra mondiale, mentre Tempesti morì sul fiume Don, durante la campagna di Russia, dopo aver partecipato a quella di Francia e a quella di Grecia. Ci pare evidente l’operazione di propaganda revisionista nella scelta di questi due nomi, operazione confermata dalle parole del vicesindaco: «Zerboglio e Tempesti (..) testimoniano la forza collettiva di un’Italia capace di opporsi al sopruso, anche a costo della vita». Parole che non accettiamo siano riferite alla guerra di aggressione ed espansione imperialista combattuta dall’esercito dell’Italia fascista al fianco della Germania nazista, un sopruso compiuto, non subìto! Ci pare aberrante la presenza di figure istituzionali anche non appartenenti ai partiti di destra a patrocinare e validare una simile operazione di propaganda, per non parlare di quella del presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Bruno Possenti. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università vogliamo denunciare in modo particolare un “elemento del cerimoniale” che troviamo raccapricciante: ad aprire e guidare il corteo che domenica mattina ha sfilato da Ponte di Mezzo fino a Largo San Zeno è statə messə unə bambinə. Unə bambinə di pochi anni, in divisa militare. Marciava compostə accanto a una persona in divisa che reggeva lo stendardo della sezione; dietro di loro lə altrə militari della banda musicale, poi le autorità, poi lə altrə alpinə. Ci pare una scelta perfettamente in linea con la crescente militarizzazione delle scuole che denunciamo quotidianamente, con la propaganda che vuole rendere allettante agli occhi deə piccolə e deə più giovani la vita militare; una scelta comunicativa avente lo scopo di farci dimenticare che militari, armi ed eserciti portano morte e distruzione, servendosi di una persona piccola la cui vista muove alla tenerezza. Un atto di profonda mancanza di rispetto, anzi una vera forma di violenza psicologica, innanzitutto nei confronti di quellə bambinə, non ancora in grado di dare o negare il proprio consenso in modo consapevole che è statə strumentalizzatə, ma anche di tutte le persone piccole e molto giovani presenti nel pubblico o che vedranno nel tempo le immagini dell’evento, che in quellə bambinə istintivamente si identificano, esposte ad un messaggio – in carne e ossa, quindi molto potente – di normalizzazione della guerra; messe di fronte ad un modello di obbedienza cieca e annientamento dell’individualità, dell’autodeterminazione, della spontaneità, della libertà. Un bell’esempio di pedagogia nera, di violenza educativa, quella che già gli studi di Erich Fromm e poi Alice Miller e moltə altrə studiosə hanno riconosciuto essere la base culturale, l’humus che consente la nascita e alimenta i governi autoritari perché condiziona le persone fin dall’infanzia alla presenza di un’autorità indiscussa e indiscutibile, a subire passivamente violenza psicologica e fisica, ad obbedire per paura di ricevere una punizione e impedisce loro di imparare ad ascoltare i propri bisogni fondamentali, l’innata esigenza di verità e di fedeltà a sé stessə, alle proprie percezioni, sensazioni e conoscenze. Che disumanizza perché sopprime l’empatia. Tocca ricordare e ribadire che dopo la fine della seconda guerra mondiale i padri costituenti impressero nella carta fondativa della repubblica italiana il ripudio della guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per risolvere controversie internazionali”. Sono i valori della Costituzione che abbiamo il compito e il dovere di trasmettere alle nuove generazioni, questo, riprendendo le parole del vicesindaco, il “patrimonio morale” che deve essere “trasmesso alle giovani generazioni come una vera e propria lezione civile”! Riferimenti: https://www.pisatoday.it/cronaca/inaugurazione-monumento-zerboglio-tempesti-pisa-maggio-2025.html > Pisa rende omaggio agli eroi alpini Zerboglio e Tempesti: inaugurato il > monumento a loro dedicato Alice Miller, La persecuzione del bambino. Erich Fromm, Fuga dalla libertà.
Cittadinanza onoraria al CAPAR: a Pisa esaltazione della militarizzazione della società
La città di Pisa approva la cittadinanza onoraria al CAPAR Centro Addestramento Paracadutisti della Brigata Folgore, segnando il passo in quel clima di crescente militarizzazione della società ed esaltazione cieca delle forze armate. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università condanniamo fermamente questa scelta tutta politica e, in particolare, rimaniamo indignati dal fatto che tra le motivazioni di merito che giustificano l’approvazione della delibera ci sia proprio il rapporto tra le forze armate e gli ambienti educativi. Si sottolinea, infatti, nel documento la centralità di questo tipo di attività della Forza Armata che si espleta «svolgendo numerosi incontri con gli studenti presso le scuole superiori del territorio e ospitando gli studenti di scuole di tutta Italia impegnati in viaggi d’istruzione. In particolare nelle visite guidate all’interno della Caserma le scolaresche di ogni ordine e grado possono osservare in prima persona, per il tramite di appositi circuiti guidati, la fase di formazione di tutti gli aspiranti paracadutisti e i cicli tecnici legati ai vari materiali aviolancistici. Si può, inoltre assistere alle lezioni sul Metodo di Combattimento Militare, di cui il CAPAR ospita il centro di formazione per gli istruttori per tutta la Forza Armata, un addestramento a cui tutti i militari sono sottoposti per il loro addestramento nel combattimento corpo a corpo». Insomma la pervasiva presenza dei corpi militari all’interno delle scuole diventa un vanto tale da meritare la cittadinanza onoraria, tanto più che la particolare attenzione che il CAPAR rivolge alle nuove generazioni ha l’obiettivo di impartire «lezioni sul Metodo di Combattimento Militare» che è espressamente studiato per consentire al militare completamente equipaggiato la sopravvivenza sul campo di battaglia, anche senza l’impiego di armi da fuoco. Una formazione completa quindi che alle tipiche tecniche di combattimento affianca lezioni sui traumi e sulla psicologia del combattente. Ma, oltre allo scritto, a destare sconcerto ci sono anche le dichiarazioni dei consiglieri di maggioranza, favorevoli al provvedimento. In particolare, il consigliere di Pisa al Centro (militare di professione) che prima di tutto ricorda come «le forze armate servano a permettere a tutti di esprimere liberamente il proprio parere», poi esalta il motto “si vis pacem, para bellum” giustificando le crescenti spese militari per la cosiddetta cultura della difesa e della sicurezza. «I rapporti con le scuole» a sua detta, «non sono fatti per esportare il militarismo, ma sono fatti per far conoscere ai ragazzi quali sono le offerte lavorative che il nostro paese offre, come tutte le aziende vanno nelle scuole a fare vedere quali sono i profili di carriera». In maniera del tutto fuorviante si mettono sullo stesso piano l’esercito e tutte le forze armate e il mondo delle aziende, come se quello del militare fosse un mestiere come un altro prescindendo da quelle che sono le reali funzioni degli uomini in divisa previste dalla Costituzione. Al tempo stesso si disvela senza pudore quello che da ormai anni stiamo denunciando, ovvero l’opera ossessiva di reclutamento nelle nostre scuole di ogni ordine e grado. Questo totale capovolgimento della realtà non si ferma neanche davanti al tragico ricordo di Emanuele Scieri, che proprio nel centro di addestramento che viene oggi celebrato, è morto vittima del nonnismo. Si torna a parlare delle cosiddette mele marce, della mancata applicazione di norme e discipline, la cui necessità viene pervicacemente ostentata, senza ammettere che è proprio quella cultura del disciplinamento e del militarismo che ci porta oggi sempre più alla soglia di una guerra mondiale. Una pagina triste e pericolosa quella scritta oggi dal Consiglio comunale di Pisa, che non ha mancato di esaltare gli spettacoli degli aviolanci e la presenza sul territorio con strade sicure, altri esempi ormai paradigmatici della inarrestabile e sempre più deprecabile diffusione della cultura militarista in ogni ambito civile. Qui il link al consiglio comunale Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pisa
GIRO D’ITALIA: GRANDE MOBILITAZIONE A PISA A SOSTEGNO DEL POPOLO PALESTINESE
Grande mobilitazione ieri, durante il passaggio della tappa del Giro d’Italia che collegava Lucca a Pisa, in sostegno alla causa palestinese. Lungo il percorso della gara ciclistica, da Lucca fino all’ingresso della città di Pisa, le strade sono state costellate di bandiere della Palestina e di scritte in solidarietà con il popolo palestinese. Un gesto simbolico che ha avuto grande visibilità, tanto che è stato impossibile per le dirette televisive non inquadrarle. La presenza della solidarietà palestinese è stata davvero massiccia. “Molte persone si sono impegnate nei giorni precedenti per realizzare bandiere e scritte per far sentire la propria voce”, ha commentato Alessandra di Studenti per la Palestina ai microfoni di Radio Onda d’Urto “Il Giro non poteva ignorare questa presenza, che è stata visibile sia nelle strade che nelle trasmissioni televisive, creando un forte contrasto con l’evento sportivo stesso.” Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Alessandra di Studenti per la Palestina. Ascolta o scarica