
L’Unione Europea palesa divisioni sulle strade da intraprendere per il Riarmo
Osservatorio contro militarizzazione di scuole e università - Monday, October 27, 2025La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Accolgo con favore l’accordo sul programma per l’industria europea della difesa. 1,5 miliardi di euro per rafforzare l’industria europea della difesa, sostenere l’Ucraina e garantire che la difesa sia pronta entro il 2030, in linea con la nostra tabella di marcia “Preservare la pace”. Perché quando investiamo nella prontezza, investiamo nella pace. Congratulazioni alla presidenza danese per aver portato a termine questo programma cruciale”.
Con un bilancio di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027, l’EDIP introduce misure mirate per affrontare le principali sfide che l’industria europea della difesa deve affrontare, tra cui l’industrializzazione dei prodotti per la difesa, l’espansione industriale, il sostegno alle catene di approvvigionamento e alle PMI europee e lo sviluppo della base industriale e tecnologica della difesa dell’Ucraina (clicca qui).
L’UE vuole armarsi e farlo in fretta da qui ai prossimi cinque anni, prova ne sia che stanno ragionando su come arrivare a questo risultato utilizzando il riarmo per rilanciare una industria bellica comunitaria con aziende alleate e tra loro in sinergia evitando quei conflitti interni che hanno portato solo acqua al mulino delle multinazionali USA.
Tra i motivi di preoccupazione e divisione la questione del debito tanto che il commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius prende le distanze dagli Eurobond pensando che una economia in serie difficoltà abbia già problemi a pagare il debito esistente e per questo si dovrà limitare al piano di Readiness 2030.
La bassa crescita, o la decrescita, dell’economia comunitaria, l’arrivo dei dazi USA si aggiungono ai debiti contratti negli anni pandemici con le sovvenzioni concesse ai paesi membri e che pesano per quasi il 30 per cento delle spese annuali, per questo viene suggerita maggiore cautela almeno fino a quando non saranno recuperati i debiti per i prestiti post covid.
Ma fatti due conti si capisce che l’Europa sta già spendendo tanto per la difesa, decisamente più di quanto potrebbe permettersi ossia 2.400 miliardi di euro come da decisione assunta, a inizio primavera, quando era stato annunciato l’investimento 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni.
Per raggiungere questi obiettivi la UE ha permesso che la spesa militare andasse in deroga ai tetti di spesa previsti dalle norme comunitarie, ma le difficoltà incontrate sono forse legate al capitale privato il cui impegno è decisamente inferiore alle aspettative. E investimenti per la difesa nel bilancio comune si vanno a scontrare anche con i progetti specifici di nuove armi con aziende nazionali contrapposte e impegnate nella produzione di sistemi tra loro concorrenziali facendo la fortuna alla fine degli Usa che si sono assicurati importanti forniture per la realizzazione di tutti questi sistemi bellici.
I 150 miliardi di euro del prestito finanziario chiamato “Safe” sono giudicati una manna dal cielo ma insufficienti, sarà un problema produrre armi sufficienti perché il 65% dei prodotti sia acquistato all’interno della UE, non è quello delle armi un settore in sovrapproduzione ma piuttosto vive problemi opposti.
L’attenzione si sposta allora sui possibili accordi di partenariato per l’UE e qui entrano in gioco alcuni paesi con i quali costruire un accordo privilegiato pur sapendo che 650 miliardi di euro del piano da 800 miliardi di euro potranno essere a beneficio di importazioni da altri Stati e scelti liberamente senza alcuna pianificazione. La UE vuole poi definire una volta per tutte le spese per la difesa che per alcune nazioni includono anche altre voci, una preliminare intesa dovrà definire gli ambiti di spesa e la stessa nozione di spesa visto che alcuni paesi, ad esempio l’Italia, vorrebbe includere anche gli investimenti per l’antiterrorismo e genericamente per la sicurezza. Se dovesse prevalere questa ipotesi ci troveremmo davanti a un ampliamento della nozione di difesa a mero discapito della ricerca e produzione di sistemi tecnologici e di armi vere e proprie. E nel caso di investimenti nella informatica e nella AI Israele e Usa potrebbero trarre importanti vantaggi economici
Per giustificare lo straordinario aumento delle spese militari a sinistra si suggerisce di includere anche la lotta al cambiamento climatico giusto per alzare una cortina di fumo rispetto al grande riarmo, una via di uscita che rappresenterebbe una sorta di alternativa alle fobie delle destre contro gli attacchi informatici e terroristi e per prevenire i quali alcuni paesi propongono ulteriori investimenti utilizzando parte dei fondi già stanziati.
E per accelerare la spesa militare Ue si dice che la Russia spenda molto più della Europa, al contrario invece, nel 2024, la spesa militare europea è stata superiore del 58% rispetto a quella di Mosca: 730 miliardi di dollari internazionali contro 462 miliardi. A fornire questi dati non siamo noi ma l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
In ogni caso la via verso il Riarmo UE è già tracciata dal corposo libro bianco scaricabile anche dalla rete:
Fai clic per accedere a e6d5db69-e0ab-4bec-9dc0-3867b4373019_en
Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università