Le forze libiche sparano sulle persone migranti in fuga nel Mediterraneo centrale

Progetto Melting Pot Europa - Thursday, October 16, 2025

Nel primo pomeriggio del 12 ottobre 2025, il telefono SOS di Alarm Phone riceve una chiamata dal Mediterraneo centrale: un gruppo di circa 150 persone è in fuga dalla Libia su un peschereccio, alcuni gridano che stanno sparando su di loro 1 .

«Ci stanno colpendo con proiettili veri», ripetono agli operatori, «sono una milizia libica!».

Alle 13:30, il segnale GPS colloca l’imbarcazione in acque internazionali, nella zona di ricerca e soccorso (SAR) di Malta. Nonostante le segnalazioni inviate immediatamente alle autorità italiane e maltesi, nessuno interviene. Per più di dodici ore, nessuna nave della Guardia costiera, nessun elicottero, nessun mezzo ufficiale si avvicina al peschereccio sotto attacco.

Secondo il resoconto pubblicato da Alarm Phone, le milizie libiche non si limitano a sparare. Rimangono accanto alla barca per ore, la speronano più volte, rischiando di capovolgerla. «Ci stanno uccidendo, per favore aiutateci», gridano le persone al telefono.

Nel tardo pomeriggio, un nuovo messaggio: «Una persona è morta, tre sono ferite». Le autorità continuano a tacere.

Solo la mattina del 13 ottobre si scopre che il gruppo è stato infine soccorso dalla Guardia costiera italiana e poi sbarcato a Pozzallo. Ma il bilancio è pesante: una persona è in coma, con un proiettile conficcato nel cranio, e almeno altre due sono gravemente ferite.

«Siamo sconvolti da un altro crimine di frontiera nel Mediterraneo centrale», denuncia Alarm Phone. «Le milizie libiche, finanziate e legittimate dall’Unione europea, agiscono con aggressività e impunità in mare, mentre le autorità italiane e maltesi violano sistematicamente le leggi del mare».

Poche ore dopo lo sbarco, arriva anche la denuncia di Mediterranea Saving Humans. L’organizzazione, presente al porto di Pozzallo, parla di un intervento tardivo e di una catena di responsabilità precisa.

«Una persona, con una pallottola nel cranio, è in coma e sta lottando tra la vita e la morte», scrive Mediterranea in un comunicato. «Altre due risultano gravemente ferite, al volto e a una mano, vittime dei colpi sparati da una motovedetta libica».

Il gruppo di 140 persone è arrivato in Sicilia dopo 24 ore di attesa, «inascoltati per un giorno intero», dice l’organizzazione. «Insieme ad Alarm Phone avevamo avvisato le autorità italiane fin dal pomeriggio di ieri (12 ottobre ndr.), ma solo oggi (13 ottobre ndr.), con ventiquattr’ore di ritardo dalla tragica sparatoria, sono partiti i soccorsi».

«La persona ora in fin di vita poteva essere raggiunta subito da un elicottero maltese o italiano», aggiungono. «Se dovesse finire diversamente, di fronte alla scelta di omettere un necessario soccorso urgente, sappiamo di chi sono le responsabilità».

Per Mediterranea, si tratta di un altro episodio in una guerra dichiarata contro i migranti: «Erano in 140 a bordo di un motopeschereccio e cercavano di sfuggire alla guerra contro i migranti in corso in Libia, finanziata dal governo italiano, da quello maltese e dalle istituzioni dell’Unione Europea».

L’episodio rientra in un modello ormai consolidato. Le milizie e le forze libiche, sostenute economicamente e politicamente dall’Unione europea, agiscono come una vera e propria polizia di frontiera delegata. I loro compiti: intercettare le persone migranti prima che raggiungano le coste europee e togliere di mezzo i testimoni scomodi come le Ong del mare.

«Con il sostegno dell’Ue e dei suoi Stati membri», scrive Alarm Phone, «le milizie libiche si sono trasformate in una brutale forza di frontiera che opera con impunità».

Mediterranea punta il dito contro la cooperazione istituzionale: «Il diritto internazionale è carta straccia per i governi che permettono e coprono tutto questo», si legge nel comunicato. «Alla vigilia del rinnovo del famigerato Memorandum Italia-Libia, chiediamo al Parlamento italiano di istruire finalmente un dibattito serio sulla necessità di non rinnovare un patto scellerato con degli assassini».

Il Memorandum che non si ferma

Il centrosinistra in Parlamento ha chiesto di fermare gli accordi con Tripoli, ma il Memorandum Italia-Libia, anche quest’anno, verrà rinnovato. Nonostante le continue denunce di attacchi e violenze da parte della Guardia costiera libica, grazie alle motovedette e all’addestramento fornito dall’Italia, il patto firmato nel 2017, quando al Viminale c’era Marco Minniti, continuerà a valere dal 2 novembre.

Il termine ultimo per fermare il rinnovo automatico sarebbe stato proprio quel giorno, ma ieri – 15 ottobre – la Camera ha respinto le due mozioni delle opposizioni che chiedevano lo stop alla cooperazione con Tripoli.

La mozione a prima firma Elly Schlein del PD, sottoscritta anche da Avs, Iv e Più Europa, proponeva di «non procedere a nuovi rinnovi automatici del Memorandum con la Libia, sospendendo immediatamente ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico». Un testo simile, presentato dal Movimento 5 Stelle, chiedeva «l’interruzione del rinnovo automatico al fine di procedere alla sua revisione».

Entrambe sono state bocciate. È invece passata, con 153 voti favorevoli, 112 contrari e 9 astensioni, la mozione della maggioranza che impegna il governo a «proseguire la strategia di contrasto ai trafficanti e di prevenzione delle partenze dalla Libia, fondata sul Memorandum del 2017».

Mentre si conferma la linea della continuità, nel Mediterraneo centrale continuano gli spari e i respingimenti: non si tratta solo di effetti collaterali, ma di un vero e proprio sostegno del Parlamento. E’ qui che siedono i mandanti di queste violenze.

  1. La cronologia degli avvenimenti è disponibile in questa ricostruzione di Alarm Phone del 13 ottobre: Stop the shootings at sea! ↩︎