Source - Sport popolare

Lo sport popolare inteso come chiave di volta per interpretare il mondo attuale ed immaginarne uno migliore. Seguire da vicino i progetti di sport popolare e allo stesso tempo lanciare uno sguardo critico sul mondo dello sport mainstream. Il sito di Hellnation libri, powered by Red Star Press.

Pippo Russo e Schillaci. Un modo per ritrovare Nedo
Non ci nascondiamo dietro un dito, noi Pippo Russo lo stimiamo fortemente. Il sottoscritto più che mai. L’aver scritto il più bel romanzo sul calcio Nedo Ludi lo rende ai miei occhi un maestro della letteratura sportiva. E non solo. Pippo Russo è un sacco di cose: professore in primis, sociologo, saggista, giornalista e romanziere. Forse anche qualcos’altro che non so ma già mi pare tanta roba. Ho letto tanti lavori di Pippo, da saggi improbabili per la mia personale formazione, a scritti, articoli, biografie e saggi su Mennea, Baggio, Moana Pozzi, su Erasmo Iacovone, roba su Ched Evans o sull’Atleta digitale, il  romanzo Memo e ancora altro e senza se e senza ma si può tranquillamente dire che sono un suo fan.
Combattere per poter combattere. Storia del pugilato femminile
Nel mondo sportivo attuale la differenza tra ambito maschile e ambito femminile è ancora accentuata sotto molti punti di vista. Dalla differenza salariale fino, secondo alcuni benpensanti, alla differente tenuta fisica che hanno i due sessi nell’affrontare determinati sforzi, sono ancora moltissime le discriminazioni subite dal mondo femminile (e non nel solo ambito sportivo visto che viviamo in una società patriarcale a 360°). Per fortuna però ci sono anche episodi che vanno in controtendenza rispetto a questo sessismo sempre più dilagante. Pochi giorni fa ad esempio, per essere corretti sabato 14 giugno 2025, presso la sede della casa editrice Red Star Press nel quartiere romano di Tor Marancia, è stata presentata una nuova opera letteraria dal titolo Combattere per poter combattere. Gli autori di questo testo, pubblicato nella collana Hellnation Libri, sono Iacopo Ricci e Marta Sicigliano con cui abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere per quella che si è rivelata essere una specie di “intervista doppia”.
Sventolano bandiere palestinesi
Giovedì scorso, 30 maggio 2025, cadeva la ricorrenza del 600° giorno di genocidio sionista a Gaza. Nella striscia abitata dal popolo palestinese, ma anche nella zona conosciuta con il nome di Cisgiordania, i soldati dell’IDF (Israel Defense Forces) stanno mettendo  in atto una vera e propria pulizia etnica senza che nessuno faccia nulla. Da parte della politica mainstream infatti non è stata presa nessuna decisione concreta verso il governo di ultra-destra di Tel Aviv guidato da Benjamin Netanyahu. Anche le poche decisioni che provavano a mettere in dubbio i numerosi trattati, soprattutto economici e legati alla vendita di armi, che legano la maggior parte dei paesi “democratici” europei con il governo sionista, non hanno ricevuto l’appoggio del Vecchio Continente. Germania e Italia, ad esempio, non hanno firmato una semplice sollecitazione fatta dall’alto rappresentante Ue Kallas che chiedeva di “condurre una revisione del rispetto dell’articolo 2 dell’accordo di associazione con Israele”. Guarda caso si sono opposti i due stati che furono la culla del fascismo e del nazismo; ma sì sa che la storia è sempre quella! Anche le parole spese dai maggiori leader politici europei lasciano il tempo che trovano. Se poi non si passa immediatamente dalle parole ai fatti si parla semplicemente di pura e schifosa ipocrisia.
Il genocidio nel pallone
Da circa 600 giorni la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, che insieme compongono lo stato di Palestina, sono sotto attacco quotidiano da parte dell’esercito di Tel Aviv. I sionisti stanno compiendo un vero e proprio genocidio in quelle terre, contro la popolazione locale e le infrastrutture di base, per rispondere all’azione di Hamas del 7 ottobre 2023 in cui 1200 cittadini israeliani hanno perso la vita e circa 250 sono stati presi in ostaggio. Da quella data si contano più di 50 mila morti tra la popolazione gazawi, di cui un gran  numero è rappresentato da donne e bambini, ma anche la distruzione sistematica di ogni tipo di supporto per rendere la piccola lingua di terra al confine con l’Egitto praticamente invivibile per i palestinesi. Al contempo a ogni ente internazionale, che avrebbe il permesso di entrare nella Striscia per portare aiuti umanitari alla popolazione, non viene concesso il lasciapassare, lasciando persone di ogni età e genere a morire di fame fra le strade di Gaza.
Un prete del popolo a San Lorenzo
Poche settimane fa in Italia si è festeggiato l’ottantesimo anniversario della Liberazione del Belpaese dall’occupazione nazi-fascista. È stato un 25 aprile molto sentito e partecipato che ha portato in piazza migliaia di persone di ogni età ed estrazione sociale nonostante la richiesta di festeggiare con sobrietà tale avvenimento, vista la scomparsa di papa Bergoglio e i 5 giorni di lutto nazionale imposti dal governo (questo lungo periodo di lutto non era mai stato concesso finora tenendo conto della laicità garantita dalla nostra Costituzione ma questo è un altro paio di maniche”). Oltre alla rotondità dell’anniversario sono state molte le iniziative in gran parte dello Stivale che non hanno mancato di citare anche un’altra situazione che, per molti, rappresenta un vero e proprio caso di Resistenza dell’epoca attuale: quella del popolo palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, contro il genocidio messo in atto dal governo sionista di Tel Aviv. La Resistenza partigiana in Italia infatti, nonostante si provi a descriverla come un qualcosa messa in atto dai soli comunisti, è un movimento che interessò e distrusse la vita di moltissimi ceti sociali che, in alcuni casi temevano assai la falce e martello sulla bandiera rossa.
Le Figurine di Garrincha Edizioni
“Dove prima si vendeva la droga, oggi si spacciano libri”. È questo l’incipit sul sito collegato a Garrincha Edizioni, piccola casa editrice indipendente legata a un territorio non certo facile come quello Scampia a Napoli. Il progetto editoriale che nasce dall’incontro tra Rosario Esposito La Rossa editore e libraio, o meglio “spacciatore di libri” di Scampia e Giovanni Salomone, direttore editoriale. “Ci è venuta la fascinazione, l’idea suggestiva di poter dire qualcosa sul calcio in un certo modo. Come obiettivo non abbiamo la cronaca ma l’atmosfera, quello che ruota intorno a questo sport che spesso è spettro di storie, di situazioni, di mondi. Vogliamo raccontare attraverso il calcio” queste le parole dello stesso Salomone.
Il camerata Conor McGregor
Se tutto è politica, ricevere Conor McGregor alla Casa Bianca nel giorno di San Patrizio non può essere casuale. Molti potrebbero considerare l’ex campione irlandese della Ufc (Ultimate Fighting Championship), recentemente condannato per stupro, un impresentabile. Evidentemente non il presidente Trump che più volte ha manifestato non solo apprezzamento verso il trascorso sportivo di McGregor, ma anche vicinanza umana e stima professionale. Ormai lontano da parecchio tempo dall’ottagono McGregor ha infatti creato un piccolo impero fatto di attività immobiliari e società, dal whiskey alla birra, alle promotion di sport da combattimento. Ha dismesso i panni del combattente, scegliendo le sete pregiate degli abiti di sartoria della buona borghesia.
Ripescare storie dimenticate: Il volo di un portiere
Da qualche tempo, come già accennato in un post di qualche tempo fa, ho preso l’abitudine di rovistare tra ciò che offre il mondo dei remainders. Stavolta ho scovato un titolo per me molto molto accattivante, Il volo del portiere scritto da un’autrice a me sconosciuta (chiedo venia), Mariella Caporale. Il fatto che pubblicasse con Limina però poteva essere una garanzia non da poco per un attento lettore come il sottoscritto. Di fatto mi ha conquistato anche la scelta dell’immagine di copertina un quadro nientepopodimeno che di Giuseppe Montanari (Calciatori - 1930) perché un buon libro si sceglie anche dalla proposta della copertina. Nel complesso non ho saputo resistere e letta la quarta di copertina, che recita come di seguito, mi sono immerso nella lettura: “Christian Rossini, portiere della polisportiva Virtus Roma, studente modello, con la passione del violino, cresciuto in una famiglia torinese benestante, si ritrova, appena quindicenne, sradicato dalla sua città natale e scaraventato nella cruda realtà della periferia romana. Conflitti sociali e generazionali e contrastanti modelli di vita si intrecciano…”
Un giorno di gloria per l’Osasuna
Un successo inaspettato negli ottavi di finale di Copa del Rey ha regalato all’Osasuna il primo giorno di gloria del 2025. Una vittoria inebriante, inutile negarlo, amplificata dalla sublime condizione di partire sfavoriti nel pronostico. Un booster tutto particolare dal sapore intenso di rivalsa. Sconfiggere 2-3 i campioni uscenti dell’Athletic Bilbao in casa, nel tempio del San Mamés, in una partita tirata con tentativi di rimonta e capovolgimenti di fronte – impreziosita dalla rivalità del derby basco contro la squadra più titolata di Euskadi – è un’impresa che restituisce ai tifosi navarri una gioia rumorosa culminata in una nottata spensierata di festeggiamenti. Il trionfo dei gorritxoakm, i “rossi”, la squadra di Pamplona, è avvenuto però in un giorno speciale che lega con un filo ancora più rosso l’Osasuna alla storia del popolo basco. Ironia della sorte infatti proprio il 16 gennaio, giorno della vittoria contro l’Athletic, ricorreva l’anniversario della fucilazione di Eladio Zilbeti Azparren, avvenuta nel 1937, per mano dei franchisti.
Orgoglio biancoverde: il grido dello Spartak Lecce
Nel profondo Sud, proprio all’altezza del tacco dello Stivale, c’è una delle primissime realtà che si è cimenta nell’avventura del calcio popolare, ma che al tempo stesso non esaurisce la propria forza propulsiva sul rettangolo verde per i canonici novanta minuti. Infatti, come abbiamo avuto modo di vedere in passato, attraverso progetti come “Calcio senza confini” con la No-Racism Cup, un rapporto viscerale col proprio territorio e una pratica concreta e continua dei principi di “autogestione”, “antirazzismo” e “collettività” che hanno ridato ossigeno e slancio a una visione della militanza politica, lo Spartak Lecce si è rivelato un modello a cui ispirarsi per avviare un percorso sportivo dal basso, capace di coinvolgere sempre più gente e di andare a fondo nelle contraddizioni del sistema calcio italiano.
Sono state le mani di Duckadam
Immaginate di ritrovarvi a essere il portiere di una squadra che quasi inaspettatamente è arrivata in finale di Coppa dei Campioni, di affrontare una squadra del Paese che ospita il match e di essere ampiamente sfavoriti, per di più in uno stadio pieno quasi nella sua totalità di tifosi avversari che si sentono già il titolo in tasca. Adesso immaginate di resistere per ben centoventi minuti e – come se non bastasse – successivamente di parare quattro rigori su quattro, regalando il primo trofeo di prestigio non solo al proprio club e neanche alla propria nazione, ma a tutto un universo concettuale e a un modo differente di vedere il calcio, ma anche e soprattutto la vita.
Denis Bergamini, 35 anni dopo: non è mai tardi per fare giustizia
Meglio tardi che mai. È proprio il caso di dirlo. Specie se il ritardo più che trentennale riguarda la morte di un ragazzo di ventisette anni. L’ultimo capitolo giudiziario sulla morte di Denis Bergamini è la prova di come sia sempre possibile riscrivere una verità processuale anche dopo anni di distanza. 35, per l’esattezza. Piú di tre decenni per giungere a un primo – ma comunque fondamentale – verdetto: Denis Bergamini è stato ucciso. La revisione di un processo archiviato (oggi è possibile affermarlo) troppo frettolosamente come suicidio non sarebbe stata possibile senza la tenacia della famiglia Bergamini. Di Donata, in primis. Una donna caparbia che ha sempre lottato per fare luce su quanto accadde a suo fratello quel maledetto 18 novembre 1989.