Fabrizio Sinisi / Sperduti in un sogno di fede
In un’epoca sempre più confusa e divisiva come la nostra, l’attesa di un seppur
piccolo miracolo non è futile, ma anzi un desiderio che sentiamo ardere come
comunità, oltre che come individui. Crederemmo a qualsiasi cosa pur di alleviare
l’impotenza che governa le nostre vite e dare un senso alla nostra sfuggente
esistenza. Così, quando una grande città italiana un giorno si risveglia con un
enorme volto che osserva, placido, lo scorrere delle vite degli uomini dall’alto
del blu del cielo, i cittadini gridano al miracolo: è forse questa, la svolta
che tutti aspettavano? Il Volto, battezzato con la lettera iniziale maiuscola, è
il fugace e incorporeo protagonista del formidabile romanzo Il prodigio,
pubblicato da Mondadori ed esordio narrativo del drammaturgo e poeta Fabrizio
Sinisi.
Il Volto, per l’intera durata del romanzo, rimane immobile: non pronuncia
sentenze né giudica, ma sembra starsene lì, nel cielo, a osservare il
tafferuglio che avviene al di sotto. Un dio che ha deciso di mostrarsi per la
prima volta dopo millenni, un dio che ora è – e forse è la caratteristica più
importante – ben visibile e fotografabile. Certo, potrebbe semplicemente essere
un agglomerato di nuvole testarde e ben ancorate tra loro, ma non è la verità
che importa: ciò che conta è quello che, volgendo lo sguardo in alto, gli esseri
umani scelgono di credere.
Don Luca, il nostro narratore, è confuso: il Volto sarà veramente il dio a cui
ha dedicato la sua esistenza oppure un mero avvenimento meteorologico? Potrebbe
essere un esperimento biochimico oppure un tentativo di spionaggio? Già dai
primi giorni sono tante le teorie complottiste che arrancano tra la fiumana di
spiegazioni possibili, ma solo una sembra attecchire più delle altre: quello lì
in alto pare essere proprio dio. Affiorano miracoli, voci, sogni, profezie. Ciò
apre le porte a pellegrini, ordini religiosi, malati terminali e persone comuni
che desiderano solo crederci più intensamente degli altri e trovarsi sotto quel
cielo da cui potrebbero piovere benedizioni, assoluzioni e miracoli. Diventa
comune imbattersi in sette religiose, profeti, confraternite e credenze
demoniache. Se non esiste una verità inconfutabile, ciascuno si trova a vagare
dove la propria mente o la propria fede sente un richiamo più forte di altri.
La città diviene ben presto assediata da una fede per il Volto che scavalca
qualsiasi norma sociale di convivenza. Mentre fedeli si riversano per le strade,
c’è chi vuole creare un nuovo ordine, un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di
essere: da una parte c’è Folker, un transgender seguitissimo online, prossimo
alle elezioni comunali, che invoca al cambiamento della società con retorica e
slogan piuttosto astratti; dall’altra c’è il generale Capogrosso, che con ideali
fascisti vuole cambiare lo Stato e la Costituzione, portando ordine con la
forza. Ci sono colpi di stato, palazzi evacuati e trasformati in sedi religiose,
disordini per le strade, ronde fasciste che invocano un regolamento di conti:
tutto si svolge nell’immobilità di quel dio che osserva. Quando il Vescovo, in
mancanza di una risposta del Papa, decide di affermare che quello lassù non è
veramente dio, ai fedeli poco importa: ormai sono ammaliati da quella divinità
così concreta rispetto al dio che hanno pregato per tutta la vita senza mai
sentire, senza mai vedere, “sperduti in un sogno di fede”.
Che cos’è questa fede che tutti all’improvviso sentono ardere, che tutti
invocano e a cui tutti vogliono dare una direzione? Un bisogno di un miracolo,
di qualcosa che spezzi le catene dell’ordinarietà e che offra una via d’uscita
alla confusione che stabilmente abita nel mondo? E se fosse, invece, una fede
che si risveglia dopo un lungo sonno, assopita da un’ordinarietà e da una
quotidianità sempre più difficile? “Ogni lotta sulla terra è una lotta fra un
dio e l’altro”, scrive Sinisi, riassumendo alla perfezione ciò che vediamo
accadere nel romanzo e che richiama così fortemente ciò che già accade nella
realtà: “assorti solo nella propria disperata strategia di salvezza” non
riusciamo a veder al di là di noi stessi e non conosciamo più il significato di
comunità e di fede. Se un volto apparisse davvero nel nostro cielo, cosa
faremmo? Credo che Il prodigio tracci una risposta piuttosto concreta del nostro
smarrimento.
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