SOS Humanity pubblica le prove di un respingimento illegale e della scomparsa di 4 persone durante un’operazione della Guardia Costiera tunisina e di quella italiana

Pressenza - Monday, July 14, 2025

Venerdì 11 luglio il nostro equipaggio è riuscito a salvare 26 persone da un gommone sovraffollato e non idoneo alla navigazione, senza giubbotti di salvataggio, nelle acque internazionali della zona di ricerca e soccorso (SRR) libica. Il luogo sicuro (PoS) assegnato dalle autorità italiane è Brindisi, dove Humanity 1 arriverà martedì 15 luglio alle 09:00 CET circa.

Il caso di emergenza è stato individuato dai binoculari venerdì mattina. Intorno alle 11:15 CET, il soccorso di un’imbarcazione sovraffollata è stato completato e tutti i 26 sopravvissuti sono stati portati in salvo a bordo. Erano partiti da Zuwiyah e avevano trascorso 30 ore in mare. La maggior parte dei sopravvissuti, tra cui alcuni minori, proviene dal Sudan devastato dalla guerra, mentre altri provengono dall’Egitto, dal Mali e dalla Costa d’Avorio.

Poco dopo aver completato il salvataggio, Humanity 1 ha ricevuto una richiesta di soccorso da un aereo Frontex che segnalava circa 70 persone in pericolo. L’aereo dell’ONG Seabird 1 era sul posto e ha confermato il caso di emergenza e che l’imbarcazione era alla deriva. Humanity 1 ha proceduto a prestare assistenza sotto il coordinamento del Centro di coordinamento marittimo italiano (MRCC). Durante la navigazione, l’equipaggio di Humanity 1 ha ascoltato una conversazione radio VHF tra la Guardia Costiera tunisina e quella italiana riguardo a un’operazione in mare: la Guardia Costiera tunisina ha riferito di aver preso a bordo 33 persone, mentre la Guardia Costiera italiana ha segnalato 27 persone a bordo della propria imbarcazione, indicando che quattro persone erano disperse. Il MRCC italiano ha successivamente informato l’equipaggio di Humanity 1 che le persone erano state “soccorse” e ha ordinato alla nave di procedere verso Brindisi.

Le prove raccolte da SOS Humanity da bordo di Humanity 1 confermano un respingimento illegale da parte della Guardia Costiera tunisina, che ha costretto 33 persone a tornare in Tunisia e ha lasciato almeno 4 persone disperse in mare. L’intercettazione coercitiva da parte della Guardia Costiera tunisina è stata pubblicata per la prima volta dai progetti Maldusa e Mediterranean Hope sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti sbarcati a Lampedusa dopo essere stati soccorsi dalla Guardia Costiera italiana venerdì 11 luglio. La loro pubblicazione rispecchia le prove raccolte in mare da Humanity 1.

Questo è l’ennesimo esempio delle conseguenze mortali delle politiche di esternalizzazione dell’UE: con il sostegno dell’UE e dei suoi Stati membri, le persone in cerca di protezione vengono lasciate morire e i rifugiati vengono riportati contro il diritto internazionale in Tunisia, dove sono sottoposti a detenzione arbitraria, discriminazione razziale ed espulsioni collettive nel deserto. La Guardia Costiera tunisina non effettua operazioni di ricerca e soccorso in conformità con il diritto internazionale, ma costringe illegalmente le persone a tornare in Tunisia nonostante la Guardia Costiera italiana sia sul posto per soccorrerle e portarle in un luogo sicuro. Questa è la chiara conseguenza dell’esternalizzazione sistematica delle operazioni di ricerca e soccorso, che l’UE e i suoi Stati membri affidano alla Guardia Costiera tunisina.

La perdita di quattro vite umane e il ritorno forzato di 33 persone in Tunisia, dove i loro diritti non sono tutelati, è l’ennesima prova lampante delle politiche migratorie letali dell’Europa e della sua diretta responsabilità per queste violazioni dei diritti umani in mare.

Redazione Italia